Seconda stella a destra

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Flora, il signor Lupo e Cappuccetto Rosso arrivarono in un'immensa radura al limitare della foresta. Dall'erba facevano capolino alcuni fiori colorati, che il Lupo stava raccogliendo in un mazzetto variopinto. Flora intravide tra i cespugli un lungo pontile in legno che si affacciava sul calmo mare blu. Una nave era ancorata agli ormeggi, in attesa di salpare. Il Lupo si avvicinò allo scafo e cominciò a parlottare con il comandante, un uomo alto con un largo cappello rosso, che nascondeva l'enorme massa di ricci neri, e un paio di baffi arricciati. Flora era convinta di averlo già visto da qualche parte, ma non ricordava dove.

Il Lupo le si avvicinò con il mazzo di fiori, si inginocchiò, glielo porse e si protese in avanti. Allora Flora, notevolmente imbarazzata e impacciata, stampò un bacio sulle labbra del Lupo. Poi salutò la piccola Cappuccetto e si imbarcò sulla nave. L'imbarcazione levò le ancore e si preparò a lasciare il bosco della casetta della nonna.

Flora si avvicinò a uno dei marinai: aveva un berretto floscio appoggiato sui capelli grigi, un paio di occhiali tondi che gli conferivano un'aria piuttosto ingenua e una maglia larga a righe bianche e blu. Si presentò come un certo Spugna, collaboratore del capitano, da lui descritto come un uomo molto scaltro e abile, ma tormentato dai demoni del passato. La ragazza, però, voleva qualche informazione sul viaggio, pertanto decise di andare dal comandante.

"Così tu devi essere l'amica del Lupo... io sono Capitan Uncino e sono il condottiero di questa nave."

"Sì, sono io, molto piacere, mi chiamo Flora. Volevo sapere la destinazione di questo viaggio." rispose sorridendo.

"Ma come? Non lo sai? Vedi laggiù?" le disse indicando verso il cielo "Prenderemo la seconda stella a destra e poi dritti fino al mattino. Tra 10 ore esatte ci troveremo all'Isola Che Non C'è!" le spiegò Uncino.

"Wow!" esclamò entusiasta la giovane "ed è bella?"

"Stupenda. è come una riserva naturale, dove tutte le specie vivono protette e i problemi dei grandi rimangono fuori." le rispose il capitano.

Che meraviglia! No, aspetta, non posso distrarmi dalla missione. I miei amici, Gretel, contano su di me: non posso abbandonarli. Cosa posso fare? Mentre pensava a queste cose nella sua cuccetta, Flora si addormentò.

Al suo risveglio, vide la luce della luna entrare dall'oblò e decise di tornare sul ponte. Sentì Uncino che discuteva con un'altra persona. Andò sull'altra ala della nave e lo vide insieme ad un ragazzo dal cappello verde, che portava in tinta con il suo vestito.

"Ma papà, non mi farò male. Sai che mi piace volare: io voglio esplorare il mondo! Non puoi impedirmelo per sempre."

"Ho capito Peter, ma ho paura per te. Ho promesso a tua madre che ti avrei protetto qualunque cosa fosse successa..." si asciugò una lacrima con l'uncino.

"Vabbè, però dovevo portare un paio di cose a una tua passeggera, una certa Flora."

La giovane allora si avvicinò ai due: "Sono io Flora!"

Il ragazzo le venne incontro e le porse un fagotto. Dentro trovò tutti i suoi averi: la marmellata, un paio di vestiti, la chiave d'argento del Mago Buono ed infine il Brucaliffo, visibilmente scosso.

"Mille grazie. Le mie cose! ... effettivamente mi chiedevo dove fossero finite."

"La tua amica Biancaneve mi ha chiesto di rintracciarti per tornartele. Le avevi lasciate a casa sua."

"Oh, che gentile. Ma scusa, tu chi saresti?"

"Io mi chiamo Peter Pan, Capitan Uncino è mio padre. Mi porta sempre con sè nei suoi viaggi, a me piace molto." rispose felice.

"Ah, capisco." un guizzo le balenò negli occhi scuri "Visto che voi viaggiate molto, posso chiedervi un altro favore? Sapreste indicarmi la strada per le montagne di fuoco?"

"Certo! Ma prima dobbiamo arrivare all'Isola Che Non C'è. Poi ti diremo tutto! Adesso potete rilassarvi e giocare un po' a dadi, se volete. Ce ne sono un paio nel cassetto della mia scrivania." raccomandò il comandante ai due giovani.

L'indomani, come da programma, arrivarono all'Isola. La nave attraccò in un piccolo porto situato sull'insenatura rocciosa a qualche chilometro dalla città. Capitan Uncino accompagnò Flora e il figlio nel paese e raccomandò alla ragazza:

"Non si può visitare l'Isola senza prendere un souvenir come ricordo di questo posto fantastico. Peter!" disse poi rivolgendosi al ragazzo "Falle fare tu un giro per i negozi, io devo sbrigare un paio di commissioni."

I due giovani si addentrarono così nelle vie affollate della cittadina, tra polverosi negozi di antiquariato e rivenditori di videogiochi dell'ultimo momento. Dopo un intricato succedersi di viuzze, venditori ambulanti e bancarelle, giunsero in un piazzale abbastanza ampio, dove si ergeva imponente un edificio di epoca vittoriana. Sotto l'insegna, Da Wendy, era specificato che si trattava di un negozio di giocattoli.

Peter la fece entrare. Varcata la soglia, gli occhi della ragazza si persero tra i numerosi scaffali che adornavano le pareti del negozio. Il suo amico nel frattempo aveva raggiunto la ragazza dietro il bancone ed ora erano stretti in un abbraccio affettuoso. Flora decise di lasciarli in pace e si inoltrò in uno dei lunghi corridoi, alla ricerca di qualcosa che catturasse la sua attenzione.


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