Lola

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Lola era accanto al letto e lo guardava con una infinita rassegnazione.

Lola, la sua ragazza, quanto era bella, anche con quella espressione desolata e quanto avrebbe voluto dirglielo, ma non ci riusciva.

"Lola, sono qui."

«Terapia, parenti fuori!» tuonò una voce maschile.

Lola, lentamente imboccò la porta.

Invece di un uomo entrò la dottoressa bellissima.

«È da giorni che sta qui.»

"E lei è la dottoressa?"

Si avvicinò per scrutarlo da pochi centimetri. Una luce gli colpì la pupilla destra.

«Mi chiamo Nona. Se mi senti, ci tenevo a dirtelo.»

Quando si spostò Aldo notò che anche a lei sporgeva un filo dalla mano destra, che era nascosta, ma il movimento della manica era diverso e sembrava che il filo fosse avvolto su un oggetto nascosto.

«Vuoi renderti conto della situazione?»

"Sì, per favore."

Prese uno specchio e glielo rivolse sul volto. Era completamente fasciato.

Lei sembrò dispiaciuta.

«Sarà dura, eri un bellissimo ragazzo.»

"Eri?"

«Coraggio, ho visto la tua moto: sei più forte dell'acciaio.»

"La moto?"

«La moto è distrutta.»

Aldo si sentì sopraffatto.

"E io?"

«Tu, se vuoi vivere, avrai bisogno di tanta forza.» disse lei dura ma poi si addolcì. «A proposito quando hai pensato: "le creatrici del caffè". L'ho trovato... carino, anche originale.»

Aldo guardò la donna con odio e una folgorazione lo colse. Era del tutto identica alla prima dottoressa, ma lo sguardo, la maniera di camminare e di parlare non la ricordavano affatto. Non erano la stessa persona. Solo la mano era altrettanto soffice quando gliela passò sugli occhi, costringendolo a chiuderli.

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