Epilogo

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3 Aprile

-Avanti, prego!- 

Marco Barbaglio, con non poco stupore, notò che il suo ufficio non era vuoto. 

-Come sarebbe a dire: "Avanti, prego?"- esclamò il principe sfoderando una pistola che teneva alla cintola. -Questo ufficio è mio. Chi è là?- 

-Non serve che tu chiami le guardie, caro.- esclamò una donna di qualche anno più grande di lui, che era accomodata su una delle poltrone che stavano di fronte all'elegante scrivania intarsiata di luminite che il nuovo capo di stato della Repubblica si era appena comprato. -Metà di loro sono sul mio libro paga, lo sai?- 

Riconoscendo la donna, il principe sorrise e rinfoderò l'arma. -Anche io son felice di rivederti, mia cara.- le disse levandosi il corno (ossia la "corona" del Princeps) dalla testa e riponendolo su una piccola scultura a forma di testa umana che teneva sul tavolo. -Cosa mi racconti: mio padre ha accettato?- 

-Lo ha fatto, non temere!- disse la donna con un sorriso soddisfatto. 

-Stupendo: ora sia mio padre che mio figlio sono alle tue dipendenze. Direi che siamo pari?- 

-Visto che ieri la Tsunami è stata varata, diciamo che siamo pari, sì.- concesse lei assumendo uno sguardo assorto. -Il debito della Repubblica nei confronti dell'Alleanza è stato ripagato. Ora potremo tornare a concentrarci sul commercio.-

Marco emise un sospiro di sollievo, per poi prendere un paio di calici da una teca e posarli sul tavolo, dove iniziò a riempirli con uno dei liquori che conservava nei cassetti.
 -Allora son felice per voi: e se mi stai per chiedere dei nostri alleati, non ti preoccupare: ho già ordinato ad una squadra di andare a prestargli supporto.- le raccontò offrendole un bicchiere, che la donna afferrò ed iniziò a gustarsi. -Ne sono felice: se tutto andrà bene, presto anche Paelania aprirà i suoi porti a noi.- esclamò la donna. -Ma non è una cosa di cui tu ti debba preoccupare: i nostri rapporti d'ora in poi saranno solo di natura economica, con lauto profitto per entrambi.- 

Marco scrollò le spalle. -Mi sta bene: come nuovo Principe ho già fin troppo a cui pensare.- fece una pausa per bere un sorso a sua volta. -Dimmi solo una cosa: perché vi state dotando anche di una flotta da guerra? E che ti ha detto mio padre a riguardo?- 

Lei divenne seria: con un'espressione quasi cupa sul viso. -I nostri interessi vanno ben oltre il semplice commercio e lo sai bene! Ci vorranno anni prima che la flotta sia pronta, ma so che tuo padre è l'uomo più adatto a guidarla in questo momento. Tuo figlio è la nostra garanzia che tu non ti metterai in mezzo alle nostre azioni.- spiegò con tono quasi minaccioso. -Poi Domenico è stato gentilissimo: ha consigliato di aumentare l'investimento su navi di taglia medio-piccola per poter garantire una miglior copertura delle acque basse, e non posso dargli torto, strano che non ci avessero pensato anche i nostri tecnici. Ma come ho detto, questo non è più un tuo problema!- 

 La frase finale era perentoria: non avrebbe ammesso repliche o ulteriori domande, e Marco ebbe il buon senso di non farne alcuna. I due rimasero in silenzio per alcuni istanti, poi si salutarono cordialmente e la donna lasciò l'ufficio. Di sicuro aveva omesso di dirgli qualcosa, ma il Principe si sforzò di non preoccuparsene: suo figlio era con suo padre, e non avrebbe potuto essere più al sicuro con nessun altro. Concedere i servigi di un vecchio e di un bambino in cambio della cancellazione di un debito oneroso come quello che aveva contratto con loro, in fondo era stato un buon affare. L'alleanza Mercantile lo aveva avvicinato quasi un anno prima, proponendogli questo affare, e lui aveva accettato. Loro gli avevano dato quei due rubini che gli avevano permesso di essere "estratto a sorte" tra gli elettori, e sempre loro gli avevano dato i soldi della bustarella che era stata necessaria per convincere gli altri elettori estratti a votare per lui. Accettare che suo padre e suo figlio entrassero per un po' al loro servizio poteva anche essere uno scambio equo, ma ora qualche dubbio sorgeva nella mente del Principe. Chissà cosa volevano in realtà da Domenico?

Sospirando, decise di non pensarci: si accomodò meglio sulla poltrona e, gustandosi il contenuto del bicchiere, afferrò un plico di lettere che aveva trovato sulla scrivania: il suo nuovo segretario doveva averle selezionate per importanza, eppure erano parecchie, quindi si decise a leggerne alcune. 
Non ci volle molto, prima che qualcuno bussasse alla porta, facendogli perdere il segno nella lettura.

-Avanti, prego.- esclamò riponendo la lettera sul tavolo.

-Vostra eccellenza, buongiorno.- lo salutò una delle guardie del palazzo: un allampato ragazzotto ancora coi brufoli. -C'è vostro zio che chiede udienza.-

Marco sorrise, alzandosi dalla poltrona e portandosi davanti alla scrivania. 
-Fatelo passare: ho molto di cui parlare con lui.-

Pochi minuti dopo, la porta venne riaperta, permettendo l'ingresso di un uomo enorme: nonostante i suoi settant'anni,  Andrea Arcolin, marito della defunta sorella di Domenico, Primo Capitano di Flotta della Repubblica, aveva ancora l'aspetto più simile a quello di un pugile che a quello di un ufficiale di Marina. Alto quasi due metri e dalla massa muscolare fin troppo definita, dimostrava i suoi anni solo in volto, dove i capelli erano da tempo scomparsi, cedendo il passo ad un paio di folti baffi grigi a manubrio che incorniciavano il sorriso soddisfatto di quell'uomo che, levatosi il cappello, fece un leggero inchino, per poi scattare sull'attenti.

-Buongiorno, vostra eccellenza.- esclamò alzando lo sguardo, per poi andare in posizione di riposo senza attenderne il permesso, pronto a stringere la mano al suo Principe. -O posso ancora dirti: "Ciao, nipote?"-

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