Capitolo 11

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Mi prese per mano, un contatto che da subito mi parve azzardato, non c'erano dubbi sulle sue intenzioni, di certo sapeva in quale direzione voleva che andasse la nostra conoscenza. Anche se con qualche remora lo lasciai fare, in fondo non mi dispiaceva così tanto. La mia mano scompariva dentro la sua che era grande e molto curata, era chiaro che nella sua vita non aveva mai dovuto fare lavori usuranti, erano anche fredde nonostante il caldo afoso di quella stagione. Il contatto mi trasmise la sua determinazione a conquistarmi, mi teneva stretta come se avesse paura che io potessi scappare, ma non mi trasmise quello che avrei voluto, quello che avevo provato solo una volta e che mi aveva scosso con un solo sfioramento di dita... scossi la testa per scacciare il fastidioso pensiero di Tom, dovevo smettere di paragonare Liam a lui, Tom era stata una bella storia ma era stata anche solo una parentesi, doveva scomparire della mia testa e Liam forse poteva aiutarmi, non ero mai stata una grande sostenitrice della filosofia "chiodo schiaccia chiodo" ma potevo provare almeno ad avere un'amicizia con lui, dato che anche David era scomparso dalla mia vita, potevo dare a lui un'opportunità, la possibilità di starmi vicino.

Mi lasciai guidare tra i banchi, ma una volta varcata la soglia, notai che nel corridoio sostavano alcuni dei miei compagni di classe, provai subito a sottrarre la mia mano dalla sua stretta, ma lui prontamente la trattenne, provai nuovamente, questa volta con più enfasi e ottenni il risultato sperato, liberai la mia mano, ma Liam m'indirizzò uno sguardo corrucciato che mostrava tutto il suo disappunto per il mio gesto, io lo ignorai, non volevo dare nell'occhio, non più di quanto avessi già fatto grazie a lui. Continuai a camminare e dopo qualche secondo Liam mi si affiancò sbuffando.

<<Non so se questa tua reticenza sia più attraente o fastidiosa!>> disse girando appena il viso per guardarmi mentre avanzavamo nel corridoio.

<<Beh! Questo sta a te deciderlo>> risposi con una risatina, era divertente vedere quanto era esasperato <<e ricorda che sei tu che ti ostini a cercarmi, quindi deduco che forse un po' ti piace questa mia "reticenza">> dissi irriverente mimando le virgolette.

Uscimmo all'aperto e m'incamminai verso la mia macchina lasciando Liam qualche passo dietro di me.

<<Abigail, dove stai andando?>> mi raggiunse la sua voce.

<<A pranzo, hai già cambiato idea?>> domandai confusa girandomi a guardarlo, non capivo la sua domanda.

<<No, non sarai graziata, non è così facile disfarsi di me>> disse anche un po' compiaciuto, a volte avevo l'idea che sotto una frase di Liam si nascondesse un mondo, le sue parole sembravano avere un significato nascosto <<ormai hai acconsentito a questo pranzo.>>

<<Sì, mi hai incastrato per bene.>> scherzai facendo una risatina.

<<Non ancora!>> ecco, lo stava facendo nuovamente, sembrava parlassimo di cose diverse <<Perché hai preso questa direzione?>>

<<Sto andando alla mia macchina, ovvio no?>> indicai il veicolo parcheggiato a pochi metri da noi.

<<Neanche per idea, togliti dalla tua bella testolina rossa che io possa mettere piede dentro quel confetto Hyundai.>> era veramente indignato e sembrava anche un po' terrorizzato dall'idea, era divertente vedere come il disgusto deformava i suoi bellissimi lineamenti alla sola possibilità di dover posare il suo sedere royal in una macchina rosa. Stavo per scoppiare a ridergli in faccia per quanto era divertente <<Voglio uscire con te, è evidente, ma non mi umilierò fino a questo punto per dimostrarlo, a tutto c'è un limite, io lì non ci salgo!>> concluse impuntandosi.

<<E cosa proponi mio Lord?>> mi fu impossibile non prendermi gioco di lui e delle sue evidenti origini. Era un uomo contraddittorio, non si faceva scrupoli a farsi vedere con me, una sua studentessa, ma su una macchina un po'... femminile, non ci saliva, addirittura lo metteva in crisi.

<<Ovviamente propongo di prendere la mia macchina, è molto più dignitosa.>> propose infine facendo una alzata di spalle. Faceva sembrare tutto così semplice.

<<Non credo sia il caso, se ci vedono...>> feci per protestare ma lui stroncò sul nascere qualunque polemica io stessi per fare.

<<Non penso sia meglio se mi vedono in giro sulla macchina di Barbie, non credi?>> Oh! Giusta osservazione. Su questo punto aveva ragione, la macchina di Kate non era affatto discreto, ma riflettendoci la macchina non era il problema, eravamo noi due insieme, forse era il caso di lasciar perdere.

<<Forse questa non è una grande idea Liam, hai ragione non dovremmo andare sulla mia macchina, forse non dovremmo andarci affatto...>>

<<Hey ci è voluto così poco per farti tornare sui tuoi passi? Credo che in futuro dovrò fare molta attenzione alle parole, non vorrei perderti prima di avere la possibilità di conoscerti.>>

Abbassai la testa un po' in imbarazzo, lui prontamente facendo una leggera pressione con la sua mano sotto al mio mento riportò i miei occhi nei suoi, che erano neri come la pece, profondi, ipnotici.

<<Cosa posso fare per farti capire quello che sento standoti vicino? Non sei un capriccio!>>

Avevo la testa leggera, quando Liam parlava le sue parole erano come il canto di una sirena, era impossibile non ascoltarlo.

<<Mi sfidi continuamente, sei adrenalina pura e sei anche molto impegnativa.>>

<<Non sono sicura che siano complimenti.>> provai a ribattere anche se con fatica, era sempre un'impresa non cedere alle sue parole.

<<Non ho mai amato le cose semplici, mi fai sentire come un adolescente alla prima cotta, ti cerco in classe, nei corridoi...>> il suo respiro fresco mi accarezzava il viso, e il suo profumo di pino, così intenso e sensuale mi ottenebrava i sensi. Le sue labbra toccarono appena le mie, un contatto accennato, quasi impercettibile, non era un bacio ma neanche un semplice sfioramento, era una provocazione, ma non potevo assecondarlo, capii che voleva che fossi io a coprire la distanza che ci separava.

Le sue mani lasciarono le mie e salirono dalle braccia fino a posarsi ai lati del mio collo...

<<Hai un profumo stupendo!>> disse mentre con un dito mi accarezzava il lato destro del collo, giusto sopra la giugulare, ero certa che potesse vedere i battiti impazziti del mio cuore.

Ispirò a fondo e chiuse gli occhi prendendo un grosso respiro e poi disse...

<<Se non vieni a pranzo con me e mi dedichi il tuo tempo, penso che impazzirò.>>

Ero molto combattuta, divisa tra il volere di più e la sensazione che questo fosse un grande sbaglio, una complicazione che non avrei dovuto accogliere nella mia vita avevo sempre questa doppia sensazione, una parte di me spingeva verso di lui e l'altra si ritraeva.

<<Ok! Vengo a pranzo.>> dissi facendo uno sforzo sovraumano per distogliere i miei pensieri dalla piega inappropriata che avevano preso, erano affollati d'immagini di me e lui, labbra incollate, abbracci molto intimi e carezze nelle quali non speravo, era come se non appartenessero a me, come se fossero state impresse nella mia testa con un copia incolla.

<<Ma se devo acconsentire ad andare con la tua macchina, allora tocca a me scegliere il posto dove mangeremo.>> lo guardai dritto negli occhi con la mente più lucida <<Prendere o lasciare!>>

Lui fece un passo indietro... fortunatamente, ed io respirai.

<<Non so come fai.>> disse con gli occhi socchiusi mentre si massaggiava il mento, sembrava confuso.

<<A fare cosa?>> non capivo a cosa si riferisse.

<<Sei un enigma, hai qualcosa di diverso qui dentro>> disse toccando con l'indice la mia fronte <<ma sono determinato a capire quale sia il tuo segreto.>>

Detta così con quell'espressione corrucciata non sembrava essere una cosa positiva, e poi io non avevo alcun segreto <<prima o poi ci arriverò, ma per ora ti porto a pranzo.>> sminuì lui con un gesto della mano.

Scossi la testa, non mi piacevano le persone enigmatiche, adoravo la schiettezza.

<<Allora cosa ne dici della mia proposta?>> avevo provato a contrattare, il mio intento era quello di allontanarmi dall'università il più possibile ma rimanendo in un territorio a me familiare.

<<Non mi resta che accettare >> disse sconsolato <<anche se ho la sensazione che con te non ho mai scelta, non starai architettando qualcosa che non mi piacerà vero?>> domandò diffidente.

<<Oh! Non ti preoccupare, niente che tu non possa superare. Allora? Qual è il veicolo super maschile che ti ha fatto rinunciare ad un viaggio nella mia bambina?>>

Fece una smorfia schifata guardando nuovamente la mia macchina.

<<Vieni, seguimi da questa parte.>> mi prese nuovamente per mano, a quanto pareva era diventata un'abitudine per lui, mi guardai attorno ma non c'era nessuno, quindi lo lasciai fare, nuovamente.

Qualche metro più avanti nel parcheggio riservato ai docenti, Liam si fermò davanti ad una Jaguar, la cui sola vista mi fece arricciare le dita dei piedi dal piacere, era la macchina ideale per fare colpo su una donna, e su di me stava funzionando. Se gli avessi chiesto di sposarmi sarebbe stato prematuro?

<<Dio santo!>> mi lasciai sfuggire con la bava alla bocca.

<<Ti piace?>>

<<Perché? A qualcuno non piace?>> domandai ironica.

Era bellissima, l'immagine della potenza, il design moderno era meraviglioso, linee eleganti e aerodinamiche, la carrozzeria nera lucida, per non parlare della pelle bianca dei sedili, potevo quasi sentirne l'odore da dov'ero, sembrava appena uscita dalla concessionaria, anzi, sembrava appena uscita dalla fabbrica.

Avevo sempre sostenuto la teoria che a comprare macchine così costose, fossero gli uomini alla disperata ricerca di attenzioni o che sentivano il bisogno di compensare qualche mancanza, tipo la gioventù perduta o qualcosa del genere, ma guardando Liam mi rendevo conto dell'errore nella mia teoria, era così perfetto, bello, simpatico e intelligente che non pensavo avesse bisogno di camuffare qualche difetto.

<<Andiamo?>> le sue parole, insieme al contatto del suo palmo con la mia schiena sulla porzione di pelle lasciata scoperta dalla maglietta che portavo mi riscossero dal mio piccolo momento di estasi visivo <<Ti sei imbambolata?>>

<<Non ti pavoneggiare, è bellissima ma non così tanto !>>

Ovviamente lui da gentiluomo qual era non mi fece notare quanto stessi mentendo, si limitò ad aprirmi la portiera del lato passeggero ed io salii, accomodandomi sui bellissimi sedile in pelle, lottando contro la voglia di annusare quel materiale, adoravo le cose belle e questa macchina lo era.

Entrò in macchina anche lui, e sentii il suo profumo invadere l'abitacolo, ancora più intenso di prima, la sua figura alta e slanciata all'interno della macchina sembrava più imponente, era come se il veicolo fosse stato creato apposta per lui, lo faceva sembrare ancora più elegante.

<<Da quando ce l'hai?>> domandai curiosa, mentre seguivo i suoi movimenti, stava mettendo in moto.

<<La macchina?>> mi guardò.

Io annuì.

<<Da qualche mese, la mia ha avuto un... incidente.>> era tornato il suo tono misterioso da dico e non dico. Liam aveva una parte che teneva chiusa dentro di sé, era gentile, dolce, appassionato ma nascondeva qualcosa, ne ero certa, forse quella parte era meno perfetta.

<<Sembra nuovissima.>> dissi accarezzando la pelle del sedile.

<<Dove si va?>> cambiò argomento.

Tornai a concentrarmi nuovamente su di lui.

<<Avevo pensato che forse potremmo andare in quel caffè, mi sembra si chiami "Café Framboise", sai quello dove ci siamo conosciuti>> Nella mia mente la frase non aveva lo stesso tono che assunse una volta che la ebbi pronunciata, sembrò quasi romantica, non era mia intenzione. Lui inizialmente sorrise vedendomi in difficoltà, ma poi, come se fosse stato colpito da un fulmine a ciel sereno la sua espressione cambiò, aveva preso consapevolezza della mia proposta, e il grugnito che emise mi fece capire che avrebbe voluto bocciare la mia proposta <<Non ti piace?>> ed io che pensavo che sarebbe stato più semplice andare in un posto che eravamo soliti frequentare, insomma meno imbarazzante o carico di pretese, solo un pranzo tra amici, io dovevo ancora chiarirmi le idee.

<<In realtà, pensavo di portarti in un posto nuovo, giusto per farti conoscere un altro po' questa città.>> il suo viso si era adombrato, nonostante le sue parole gentili. Provai a rimediare, era ovvio che le sue intenzioni collidevano con le mie...

<<Hai avuto un pensiero bellissimo, ma meglio se lo lasciamo per la prossima volta.>> dissi io provando a farlo acconsentire alla mia proposta.

<<La prossima volta?>> domandò sornione.

Che cretina! Mi ero data la zappa sui piedi da sola, avevo lasciato intuire che volevo altre uscite.

<<Era un modo di dire... uff! Così suona anche peggio, adesso sembro una stronza!>> dissi sconsolata e sentii un incendio divagare sulle mie guance, mi rendevo ridicola in ogni occasione, avevo un dono.

Lui spense nuovamente il motore, si tolse la cintura e si girò dalla mia parte, s'inclinò verso il mio sedile, si avvicinò al mio viso e disse le parole che ogni donna vorrebbe sentire.

<<Abigail a me andrebbe di continuare a vederti eccome, forse le mie intenzioni non ti sono chiare o le mie parole non ti hanno convinta, quindi metterò le cose in chiaro una volta per tutte e poi starà a te decidere.>> fece una pausa che mi diede tanto l'idea della calma prima della tempesta <<Voglio passare del tempo con te e preferirei farlo in un posto dove non ci sia la possibilità che compaia qualcuno a darmi dello psicopatico o una barista che non mi perde d'occhio come se fossi un criminale>> posò una mano sulla parte alta del mio sedile e l'altra sul cruscotto, intrappolandomi tra le sue braccia come aveva fatto in classe, si avvicinò ad un soffio dal mio viso guardando le mie labbra, era la seconda volta in poche ore che lo faceva <<ma se vuoi andare lì, lo farò, perché il tempo con te vale il sacrificio>> staccò la mano dal cruscotto e sfiorò le mie labbra con il pollice, era una richiesta, voleva il permesso, ma io ero pronta a darglielo? Era una domanda alla quale non sapevo dare una risposta, ma non potevo vivere di paure, l'unico modo per sapere quanto ero pronta a dare era rischiare, quindi non acconsentii ma nemmeno negai, semplicemente aspettai l'evolversi degli eventi <<ti voglio conoscere>> mi diede un bacio a fior di labbra <<ti voglio frequentare>> un altro <<ti voglio e basta.>> e quando pensai che stava per baciarmi sul serio si staccò e si sistemò meglio sul sedile ignaro dell'uragano che aveva scatenato nella mia testa. Lo aveva fatto apposta? Guardai meglio il suo viso ora girato verso la strada e intravidi un piccolo sorrisetto sornione, lo aveva fatto apposta! Sbuffai indispettita dalla sua sfrontatezza.

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