Verso la scuola

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Oltre la coltre di nubi
vorrei vedere il cielo
questo cupo sentiero

Oltre i miei pensieri
vorrei squarciare il velo
questo grande silenzio

E infine oltre la vita
per scoprire che in fondo
non cambia nulla ...

Vincitori e vinti
ugualmente perdenti
in questo gioco perverso

Guardare negli occhi
la vita sfumare
e chiedersi perchè...

Cara tredicenne,  lo so, sono sparita per un po'. Potrei tentare mille scuse, ma in fondo ritengo abbastanza stupido mentire a se stessi.E tu sei me. Quindi ti dirò la verità. Non mi sentivo pronta per scrivere questo frammento della mia lettera. E non lo sono ancora, ma ci voglio provare con la postilla che forse non ho ancora una risposta a tutte le tue domande. Con la postilla che una risposta a tutte queste tue domande forse nemmeno c'è. Stai trattenendo il fiato? Hai capito che è un capitolo difficile per me e quindi anche per te? Hai ragione.

Stasera vorrei che pensassi a quando ti viene tanta tanta fame, tanta che non puoi fare a meno di buttarti sul frigo e mandare a quel paese dietisti e regole. Cara piccola tredicenne, tu sei certa di sapere davvero cos'è la fame? Una stretta , che ti prende alla bocca dello stomaco. Insopportabile, pesante, opprimente, che a volte ti fa mancare addirittura il respiro. Hanno un bel da dire quei simpatici medici! Perchè cavolo dovresti sopportare qualcosa del genere? E' questa che tu credi sia fame , giusto? Non ti prende ad orari precisi e a volte in situazioni strane, anche se hai mangiato da poco. Ti prende di più quando sei nervosa o stressata. Hai ragione su una cosa : quella sensazione è davvero brutta e spiacevole. Però non è fame. La  fame comincia con un semplice borbottio dello stomaco o della pancia, qualcosa che ti ricorda che il tuo organismo ha bisogno di sostanze nutritive e poi cresce piano piano se non soddisfatta. Mai avuto giramenti di testa in quei momenti, vero? La fame per arrivare al dolore che tu dici di provare impiegherebbe delle ore, forse anche dei giorni. Non sto dicendo che quello che tu provi non sia vero, non sto nemmeno dicendo che non esista. Ricordo bene quella sensazione! Solo che non è fame. E' ansia.

 Non è facile spiegare l'ansia a qualcuno che non l'ha provata. Non in tutti provoca le stesse reazioni. Hai ragione dovrebbero essere i nostri genitori ad insegnarci certe cose. Tua madre non ti ha mai parlato di cos'è la fame e di cos'è l'ansia. E non è affatto un caso. A volte non lo sa nemmeno lei.  A volte anche per lei è troppo doloroso parlare di certe cose perchè lei non vorrebbero mai che capitassero a te. C'è solo un piccolo problema in questo meccanismo. Lei non parla, tu non parli. Nessuno sa che l'altro soffre dello stesso problema e lei potrebbe aiutarti, perchè altri l'hanno aiutata. Non è giusto che ti spieghi ora cosa l'è successo, ma bussa a quella porticina. Chiedi! Perchè non è che poi l'ansia sparisce quando la riconosci, ma se non sai cos'è, è molto più spaventosa e soprattutto, ti posso assicurare, non è mangiando che passerà. 

Parlando in termini matemetici l'ansia è un equazione esponeziale, un logaritmo. Tutti ne hanno sentito parlare, ma se chiedi a qualcuno di spiegartelo saranno in pochi ad esserne veramente capaci. Possono dirti quando succede o che cosa li aiuta, difficilmente sapranno spiegarti che cos'è. Vedi, cara piccola tredicenne, questa non è una mancanza dell'istruzione italiana, è che la chiave è proprio lì: risolvere l'equazione. Trovare l'incognita. Non si guarisce mai dell'ansia. Si impara a controllarla.  A volte ci si riesce a volte noCi vuole tempo e molta pazienza. Ti faccio un esempio semplice: a te non piace arrivare in ritardo a scuola. Odi dover portare la giustificazione per l'entrata posticipata, anche se magari è stato solo un ritardo dovuto al tram in panne e i tuoi ti hanno accompagnato. Non ti piace entrare per ultima, dover parlare di cose tue con l'insegnante, sostenere gli sguardi curiosi dei tuoi compagni di classe. In fondo ti senti sempre un po' in colpa. Se fossi arrivata prima alla fermata del tram e avessi preso quello prima, non sarebbe successo nulla e saresti potuta essere già bella invisibile al tuo posto per tempo. Senz'ansia e più tranquilla.

Ti ho fatto questo esempio perchè è una cosa che farà parte di te per molto tempo e ti causerà spesso ansia. Fra qualche anno sarai grande e avrai un lavoro a cui dovrai arrivare puntuale. Capiteranno intoppi stradali che non puoi prevedere. Ovviamente sarebbe sempre meglio partire prima, ma capiterà la mattina che la sveglia non suonerà. E allora cosa succederà? Niente. Innanzitutto respira. Se sei in ritardo non è correndo i cento metri o attraversando la strada senza guardare o guidando come una matta che sistemerai le cose. Semplicemente ci sono cose che capitano e non puoi sistemare. Ma, ti dirò, cara tredicenne, non sono la fine del mondo. Tua mamma non avrà problemi a firmarti una giustificazione se il tram ha avuto un guasto e al professore non interesserà molto. Fa solo il suo lavoro. Quanto ai tuoi compagni di classe, prima della fine dell'ora non si ricorderanno nemmeno che sei entrata dopo. Tu invece si. Rimuginerai per ore fino all'intervallo questo inizio di giornata turbolento e infine ti fermerai ad annegare la tua desolazione in una barretta di cioccolato che probabilmente ingurgiterai in fretta e ti si pianterà.

Cara piccola tredicenne, è tutto molto semplice in realtà. E' tutto previsto. E' un eventualità che capita a tutti , una volta o l'altra. C'è una procedura apposta, a scuola come sul lavoro. A te piacciono le procedure, ti fanno sentire più sicura. Segui la procedura e archivia la storia. Non è così semplice, vero? Ti ho sentito che l'hai detto scuotendo la testa e hai ragione. E' difficile. Specie all'inizio. E te lo dice una che ha messo l'orologio della macchina indietro per dieci anni della sua vita così da poter illudere la sua testa di non essere in ritardo, tanto una volta che sei lì in viaggio, il danno è già fatto: non puoi cambiare il tuo orario di partenza o quello di arrivo. In casa tutti gli orologi puntualissimi, ma in macchina indietro di 10/15 minuti anche.  Quei quindici minuti possono salvare il tuo stomaco da una barretta mal ingurgitata e quindi anche la tua mattinata. 

Perchè lo fai? Ecco qui entriamo nelle cose difficili. I tuoi sono sempre stati fissati con la puntualità. La tua testa è un computer che ha imparato dagli eventi. Se si ritardava nella tua famiglia si scatenava il panico. Urla al piano di sopra . Corse e porte sbattute. Minacce. Pianti. Tua padre saliva in macchina che era uno spillo. A guardarlo ora non lo capisco: iniziava a lavorare alle 9.00 e lavorava da casa, era già in proprio. In realtà a lui non piaceva che noi figli arrivassimo in ritardo a scuola. Lui è sempre stato molto ligio alle regole e all'autorità e ha sempre preteso da noi lo stesso. In quanto a tua madre, ovviamente da ex insegnante non amava i ragazzi che interrompevano la lezione entrando dopo. Ecco il risultato dell'equazione. La tua testa ha associato al ritardo le urle, le grida, i pianti, l'allarme, la tensione nervosa, il panico. Quindi innesca la reazione che più conosce. Per proteggersi. Perchè ama ripetere un copione, uno schema sicuro e consolidato negli anni per quanto questo possa essere negativo per il corpo. 

La domanda da 10 milioni di dollari è quanto l'ansia ti aiuta ad arrivare puntuale? Non c'era davvero un altro modo per insegnarti che la puntualità era una bella cosa senza dover ricorrere alle grida , al panico e al nervoso?  Il mestiere del genitore è il più difficile del mondo perchè a volte il messaggio lo veicola più quello che fai e quello che senti rispetto a quello che pensi o che dici.  E anche i tuoi genitori sono esseri umani, con le loro debolezze, i loro problemi e il loro bel bagaglio di errori, di convinzioni, di ansie. E qui cominciano le domande senza risposta ...  Forse loro hanno sbagliato, ma tu, come pensi di fare a non trasmettere a tuo figlio le tue ansie? Come pensi di spezzare la catena? E spezzarla è davvero così importante e fondamentale? Tu sei cresciuta a latte ed ansia, l'hai respirata per tutta la tua infanzia, l'hai immagazzinata e interiorizzata. Ma questo quanto ti ha aiutato nella tua vita?  

Per fortuna, cara tredicenne, hai tempo per rispondere a queste domande. Per ora se il tram si dovesse bloccare, vedila così: magari entri che il professore ha già chiamato qualcuno alla lavagna e per oggi ti salvi. Non sei quella che fa fuga da scuola, quindi non devi preoccuparti.  Se la prof ti voleva interrogare lo farà comunque, quella volta o un'altra . Mettiamo sia anche il giorno della verifica e la prof non sia disposta a ridarti il tempo perso, farai al meglio di quello che riesci. E rimedierai il compito dopo. Non ti sto dicendo che è sbagliato quello che provi. Ti sto solo chiedendo quanto ti aiuti viverla così male.  Se il tram si blocca non puoi controllarlo. Ci sono cose che non controlliamo.Su quelle essere in ansia non servierà a nulla. Invece se sei in ansia per il compito in classe magari questo ti aiuterà a ripassare meglio. L'ansia in sè non è sbagliata , ma se diventa qualcosa che ci blocca , che ci fa stare male, un'equazione irrisolvibile, allora è un problema. Perchè influisce negativamente sulla nostra vita. E ti assicuro che non è colpa della dietista, quindi toglila dal bancone degli imputati. 

A disinnescare la fitta alla bocca dello stomaco ogni volta che ero in ritardo io ci ho messo 10 anni. Non sono pochi. Però ha funzionato. E te lo dico stupita io stessa di confessarlo.  Ho avuto la fortuna di incontrare una persona che mi spiegasse cos'era quello che provavo e che cercasse di aiutarmi ad affrontarlo nel migliore dei modi. Chiedi! L'avevo gia detto? Porta pazienza, noi adulti siamo molto ripetitivi.Chiedi! Le persone potrebbero stupirti. E' difficile , ma non è impossibile, se davvero lo vuoi.  

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Voi avete mai sofferto di ansia o attacchi di panico? In quali sistuazioni? Che soluzioni avete trovato?

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