Capitolo 2

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John se n'era andato già da un po' e lei era rimasta sul letto, seduta nella sua stanza le erano serviti quindici minuti abbondanti per realizzare cosa fosse appena accaduto: era libera, finalmente non sentiva più nessuna responsabilità, nessun peso e nessun vincolo che la obbligasse a vivere in un certo modo, secondo certe regole e con il terrore di non essere abbastanza.

Sorrise contenta e si alzò pimpante, indossava ancora la divisa dell'università quando cercò i documenti tra le borse e il disordine della camera, doveva sbrigarsi a rinunciare agli studi. E poi cosa avrebbe fatto? Non lo sapeva, non ne aveva idea ma sarebbe dipeso solo da lei. Era elettrizzante sapere di poter decidere del proprio destino.

« Iv? Che fai? » Si aprí la porta, pensava fosse tornato John quindi trasalí, invece si ritrovò davanti allo sguardo calmo di Lorenzo, uno studente italiano con cui aveva fatto amicizia nell'ultimo periodo. Era forse l'unico che reputasse sincero e di cui riteneva di potersi fidare, forse un po' diverso da tutti gli altri, o forse solo più gentile per carattere. Comunque la vide mentre infilava nervosamente i vestiti in un borsone scuro con le sue iniziali ricamate sopra, visibilmente turbata e decisamente agitata, come se avesse fretta o paura.
E in effetti Vivian aveva paura che John potesse decidere di tornare indietro, di rimangiarsi la sfida appena lanciatale e che lei non aveva esitato ad accettare.

« Me ne vado. »
« In che senso? »
« Vado via, lascio l'università, questo posto di merda. »
« E i tuoi? »
« Non m'interessa, ho appena parlato con mio fratello, sono libera. » Si avvicinò a lui e gli sorrise vivacemente, Lorenzo era ancora sconvolto e non capiva, perchè era cosí felice? E cosa avrebbe fatto?
Si chiedeva se avrebbe continuato a vederla, gli sarebbe mancata davvero tanto. La vide cosí vicina ed ebbe l'istinto di abbracciarla per non lasciarla andare, per non lasciarla partire più.
L'idea di averla lontana lo faceva morire, dannazione. Lei l'aveva avvisato, gli aveva detto di non innamorarsi, lui c'era cascato come un idiota e adesso non sapeva cosa fare. Avrebbe dovuto essere contento per Vivian ma riusciva solo a sentire un grande vuoto e gli mancò il respiro.

« Hai capito? » Non vedendolo reagire Iv si avvicinò ancora di più a lui cingendogli le spalle da sopra la giacca blu della divisa dell'università, lo guardò negli occhi e lui si sentí morire. Gli si bloccò la gola eppure era certo che i suoi occhi parlassero e urlassero tutte le parole che lui non riusciva ad esprimere. Vivian vide le iridi blu di lui divenire lucide e si sentí egoista. « Continueremo a vederci, Lore, non ti abbandono. » Con una mano gli accarezzò la guancia, lui chiuse gli occhi beandosi di quelle attenzioni come se sapesse che sarebbero state le ultime. Una lacrima gli attraversò il viso e bagnò le dita affusolate di Vivian, che lo avvicinò di piu e fece scontrare le loro fronti.
« Non posso rimanere qui, mi dispiace. » Venne da piangere anche a lei, ma si trattenne.

Lorenzo strinse le labbra, raccolse tutto il coraggio che aveva in corpo e anche quello che non aveva mai avuto, si staccò da lei e fece scivolare lentamente le mani sui suoi fianchi magri, da sopra la giacca grigia, fin sopra la gonna dello stesso colore. Si fermò e si beò di quel momento per qualche istante, adorava quando lei si perdeva e attendeva che lui facesse qualcosa.

La baciò all'improvviso, non fu un bacio lento ma romantico e pieno di rabbia, di tristezza e risentimento. L'amava da morire e la odiava per questo, ma lasciarla andare via senza prendersi per l'ultima volta le sue labbra sarebbe stato il più grande rimpianto della sua vita.
Lei strinse un braccio intorno al collo e fece scivolare l'altro dietro la nuca di lui, infilando le dita candide tra la chioma setosa dell'italiano. Adorava accarezzargli i capelli, castani e mossi, la pelle olivastra quasi sempre abbronzata metteva in risalto gli occhi blu. Lo aveva visto per la prima volta in biblioteca, entrambi passarono più tempo a guardarsi da un tavolo all'altro che a studiare, bastò poco, un caffè insieme, qualche pausa studio a chiacchierare di loro stessi, dei loro interessi e capirono che non v'era nessuno altro in quel campus che potessero incontrare e con cui instaurare un rapporto solamente simile a quello che avevano costruito insieme.

Si piacevano da matti, questo era certo, non passavano mai troppo tempo a negarsi attenzioni e non si erano mai fatti problemi a saltare delle lezioni solamente per passare più tempo sotto le lenzuola.
Se si amassero non se l'erano mai domandato: eppure a lui sembrava cosí chiaro, l'amava cosí tanto che stava soffrendo e sarebbe fuggito con lei se Iv glie l'avesse chiesto.

« Questo non sarà l'ultimo. Io non ho più soldi ma tu si, puoi venirmi a trovare— »
« Non hai soldi? »
« Ah giusto, non lo sai.
La condizione per andarmene era rinunciare alle grandi ricchezze degli Archibald. »
« E ora come farai? »
« Non mi servono tutti quei soldi, Lore. »
« Ma sai vivere senza? Come farai ad andartene senza un dollaro in tasca? E per mangiare? Dove andrai? »
« Non lo so, troverò un lavoro. »
« Ma dove? »
« Che ne so, prendo il primo volo che posso permettermi e guardo dove finisco. »
« Aspetta— senti, perchè non vieni in Italia? Lí c'è la mia famiglia, se hai bisogno possono darti una mano, puoi stare nell'appartamento a Firenze... »
« No, non sono scappata dalla mia famiglia per finire ad essere accudita da un'altra. Voglio lavorare e pagarmi un tetto, non— »
Aveva bisogno di dimostrare a tutti e ancora di più a se stessa che potesse farcela, che non avesse sempre bisogno di qualcuno pronto a risolverle tutti i problemi, che la sua vita valesse qualcosa e non solo per il cognome che portava.

« Okay, okay. Allora ti trovo un lavoro e mi paghi l'affitto, oppure se non vuoi ti trovo un amico a cui pagare l'affitto, cosí non dipenderai da me. »
« Perchè ti preoccupi tanto? » Lo guardò intensamente negli occhi, lui si domandò come facesse lei a non comprendere.

Perchè ti amo.
Avrebbe voluto urlarglielo ma rimase zitto per paura di perderla per sempre. « Perchè ti voglio bene. »
« Ti aspetto in Italia, allora. »
« Appena prendo il telefono ti mando il numero del tizio del lavoro e dell'affitto. »

Stava per iniziare un nuovo capitolo della sua vita, e non era mai stata più eccitata e contenta. Non aveva messo in conto di non essere sola, abituata a cavarsela per conto suo pensava di dover rinunciare a Lorenzo per sempre, invece era pronto ad accompagnarla nella sua pazzia.
« Grazie. »
« Non preoccuparti, ho in mente molti modi per farti sdebitare. »
Adesso lui era più calmo, quasi sereno. Non avrebbe dovuto salutarla per sempre, anzi, forse aveva trovato un modo per averla più vicina. Sapeva quanto Vivian odiasse essere controllata o costretta, quindi fece in modo di lasciarle comunque tutto lo spazio possibile. Le morse il labbro inferiore e subito l'incubo di prima sembrò solo un brutto ricordo, adesso voleva solo farla sua, ne aveva bisogno.

Vivian non si negava mai alcun piacere, e quando stava con Lorenzo le sembrava di essere su un altro pianeta, quindi senza dire niente ricambiò il suo bacio con uno più passionale e abbandonò tutta la fretta che l'aveva presa fino a quel momento. Si beò delle attenzioni dell'altro, fin quando i vestiti non furono di troppo e allora si spogliarono di ogni cosa, degli indumenti, delle loro paure, delle loro maschere, delle loro insicurezze.

« Va a finire che m'innamoro di te, cosí. »
Lui l'amava già come un matto, ma non lo disse, perchè non voleva farla sentire in gabbia. Pensò fosse meglio apprezzare quello che aveva in quel momento. « Allora il mio piano sta funzionando. » Le strinse le cosce da sotto la gonna e l'attirò a se, le scappò una risatina divertita che si affrettò a soffocare contro il collo caldo di lui.

Passarono cosí la loro ultima giornata insieme, e fu tutto merito di Lorenzo, perchè fosse stato per Vivian, sarebbe scappata via senza alcun piano o idea di cosa fare. Senza avvisare nessuno e senza aver detto addio al ragazzo che l'aveva salvata in quel luogo vuoto e spento.

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