Parte 7 Wakanda

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Tesa all'inverosimile per l'intero volo, le mani strette sulla seduta, gli occhi indagatori di Barnes su di lei, Sara, all'atterraggio, si lasciò sfuggire un'esclamazione di stupore, davanti alla magnifica architettura wakandiana 'Favoloso!'.

In mezzo ad una fitta vegetazione e a enormi spuntoni rocciosi, a ridosso di una cascata, si stagliava una costruzione composta di tre cerchi concentrici, al centro di una metropoli all'avanguardia. Non era moderno, era futurista!

'E' il Palazzo Reale! Bello, vero?' Bucky commentò. Persino il beagle si era appiccicato al vetro del Quinjet, impiccione.

Il Falco portò giù il velivolo ed aprì il portellone per farli scendere, salutandoli, insieme a Romanoff, dalla sua postazione 'Signorina, come da accordi, tu mi fai un fischio, io corro! Salutate T'Challa da parte nostra, e ditegli che siamo fuggiti via a causa della pesantezza di Rogers!' il Capitano li aveva ammoniti a sbrigarsi, per un'operazione organizzata da tempo.

'Certo! Grazie del passaggio!' la Spencer gli mandò un bacio con la mano e scese la scaletta, con James che, galantemente, portava le loro valigie, seconda al cane, che si era già precipitato a terra.

'Benvenuta nel mio paese! Sono T'Challa' un giovane uomo di colore, attraente, vestito con una tunica nera corta alla vita sul davanti e scampanata nella parte posteriore, con fregi e ricami grigi sul petto ed all'altezza delle maniche, pantaloni della stessa stoffa, un pizzetto curato ed i capelli corti, le si avvicinò. 'Bentornato, Sergente!' dette una stretta forte e maschile a Buck e tornò con l'attenzione su Sara 'Mia sorella mi aveva anticipato che fossi la donna più incantevole del pianeta...ammetto di essere stato scettico, finora!' si espresse in un complimento sincero, fissandole gli smeraldi incastonati nel volto perfetto.

La Spencer, in enorme imbarazzo, si irrigidì, facendo, stranamente, un passo verso James, a cui un paio di servitori liberavano le mani dai bagagli.

'E tu saresti?' il principe si accovacciò a terra, per carezzare la testolina del beagle, che, colto da una inusuale simpatia a prima vista, si mise a pancia in sotto per farsi coccolare.

'Lui è Einstein, Maestà' Sara replicò, timidamente e l'altro rise 'Meglio evitare formalismi! Dai, ragazzi, seguitemi' cercando di metterli a loro agio, fece strada all'interno del Palazzo, attraverso sale i cui pavimenti erano di vetro trasparente, sorretto da travi metalliche, fino al piano superiore, dove gli aveva destinato due lussuose camere...comunicanti.

Li salutò, gentilmente 'Ci vediamo più tardi per desinare, sistematevi con comodo'.

Le stanze gemelle avevano al centro un letto di forma circolare, allestito su una piattaforma lignea, lateralmente il residuo mobilio in stile moderno, alle spalle una vetrata che affacciava sull'atrio della struttura, con uno splendido panorama. La chicca era l'apertura, anch'essa circolare, sopra il talamo, da cui si scorgeva il cielo.

Nella propria camera, la Spencer notò un cuscino per cani posto a terra, per il riposo del quadrupede, insieme ad una ciotola per l'acqua e una per il cibo; uno sguardo al terrazzo, pieno di vasi di piante, le fece comprendere che ci fosse lo zampino di James e Shuri, nell'allestimento.

'E' spettacolare...grazie' non si era trattenuta.

'Vero! E' la seconda volta che ci dormo, nella mia permanenza non ho abitato qui'.

'Scherzi? Perché?' si incuriosì.

'Quando mi sono svegliato dal sonno criogenico, non riuscivo a stare in un ambiente tanto chiuso, soffrivo di una lieve forma di claustrofobia. Fu Shuri a suggerirmi di provare a vivere all'aria aperta, tornando all'esistenza semplice e senza comodità dei popoli più primitivi. In Wakanda esistono molte tribù, nemmeno troppo distanti. Ho alloggiato lì, in una casetta di cemento con il tetto di makuti, vestito di stracci. E' stata un'esperienza singolare, ma ritrovai me stesso. Insomma, fu un buon consiglio' spiegò.

'Non lo sapevo, non me lo avevi mai detto' lo scrutò, con i suoi smeraldi.

'Raccontarti che indossavo una veste colorata scozzese, che ero trasandato, con la barba incolta ed i capelli lunghi, senza braccio, tipo senzatetto? No, Spencer, volevo che tu mi immaginassi al meglio, in ogni circostanza' ripeté il concetto di Banner.

'Ed è sempre stato così, infatti' lei ribatté, molto seria, vedendo Einstein correre fra le loro due stanze, felicissimo.

'Temo che dovremo tenere la porta aperta...ti spiace?' domandò Bucky, incerto.

'Se vogliamo dormire stanotte, è poco ma sicuro' confermò la ragazza, non troppo contenta. 'Conviene cambiarci e scendere a cena, sono stati tanto cortesi e non è carino farli aspettare'.

'Certo' sul jet avevano indossato, per comodità, le tute di cotone dell'Agenzia, ma un abbigliamento formale sembrava più consono ai loro ospiti.

'Sei pronta?' James, mezz'ora dopo, docciatosi e infilatosi un paio di pantaloni blu e una camicia bianca, si fece sentire, con un colpetto sulla porta.

'Eccomi!' in un elegante tubino nero dalla linea semplice, con la scollatura arricchita di pizzo dello stesso colore, i capelli sciolti, Sara uscì dal bagno. 'Può andare?' domandò.

'Penso proprio di sì' balbettò Barnes, col cuore che perdeva un battito davanti la sua bellezza, mai ostentata e tanto naturale 'sei perfetta...'.

'Sai che non è così e come, invece, mi vedo; non ripetermelo in continuazione...mi ferisce' si lamentò, prendendo la pochette abbinata e muovendosi verso il corridoio, con il beagle alle calcagna.

'Sei perfetta per me, Sara, pure se non vuoi ammetterlo!' bisbigliò, intanto che scendevano insieme le scale verso il salone principale, dove si sarebbe svolta la cena.

Lei non poté controbattere, trovando il principe ad attenderli alla base della scalinata. Educatamente, l'uomo le dette il braccio per accompagnarla al tavolo da pranzo, allestito in maniera impeccabile per soli quattro commensali.

Oltre a loro tre, Shuri, che li raggiunse trafelata, scusandosi 'Chiedo perdono. Quando mi chiudo nel mio laboratorio, perdo la cognizione del tempo!'.

'Mia sorella è una stakanovista; tuttavia è indubbio che possegga una sorta di genialità, visti i successi che ottiene. Anche se con te, Sara, ha avuto ben poco da migliorare' T'Challa la fissò, con sguardo languido, versandole il vino.

Il pasto e le bevande erano portate da innumerevoli servitori, tuttavia, probabilmente per rendere l'atmosfera più informale, si allontanavano quasi all'istante.

In una conversazione fitta e dai toni serrati, il wakandiano fece alla Spencer un interrogatorio, tentando di carpire quante più informazioni possibili sulla sua vita. Davvero esigue, stante la sua timidezza e le sue difficoltà ad aprirsi con gli altri, circostanze che intrigarono il suo ospite maggiormente.

Il tutto sotto lo sguardo infastidito di James e quello divertito di sua sorella.

'Sara, non preoccuparti, fa lo splendido, è il suo ruolo' Shuri, sghignazzando, le spiegò.

'Propongo una passeggiata nel nostro giardino, per sgranchirci le gambe e digerire la cena! So che ami molto le piante' T'Challa desiderava prolungare la serata e si rivolse esclusivamente alla sua nuova amica.

'Passo, sono un po' stanca, il viaggio è stato lungo' lei rifiutò, con educazione, dandogli appuntamento al mattino seguente e muovendosi in direzione della propria stanza.

Pensando di non essere vista dagli altri tre, rimasti a chiacchierare sulla veranda, si era nascosta dietro una colonna ed era sgattaiolata fuori appena possibile. Il principe aveva visto giusto, era interessata alla vegetazione del Continente Nero e già dal balcone aveva adocchiato rampicanti e fiori che voleva ammirare da vicino.

E non era un giardino, era un vero e proprio orto botanico a cielo aperto, pieno di piante rigogliose ovunque, stante il clima mite ed umido perenne.

Intenta ad esaminare una siepe di buganvillea rosso acceso, aveva udito dei passi ed una risata familiare alle sue spalle, tirando un respiro di sollievo 'Come mi hai scoperto?' domandò a Bucky.

Lui indicò Einstein, che lo aveva anticipato di un paio di metri, per andare incontro alla sua padroncina 'Quando lo freghi? Ti troverebbe ovunque!'.

'Traditore, mai che ti faccia gli affari tuoi' simpatica, rimproverò il beagle 'James, non ho resistito. Sono meravigliose, vieni a vedere'. Tendendogli la mano senza neanche farci caso, lo avvicinò a sé, e spiegò alcune caratteristiche del rampicante 'Queste sono violette africane, invece...ecco posso coglierlo, è rovinato, imperfetto' staccò un fiorellino lilla, a cui mancavano alcuni petali, da un'escrescenza a terra e lo portò prima al proprio viso per annusarlo per farlo annusare a lui, l'attimo seguente 'senti, hanno un odore incredibile, ci sono anche negli Stati Uniti, ma non è la stessa cosa!'.

Barnes, che lo aveva tenuto in mano, mise il fiore nella tasca dei pantaloni, non volendolo gettare in terra e proseguì la passeggiata, con Sara infervorata e chiacchierina, persa in un mondo per lei favoloso.

'Potevi venirci con T'Challa, ti avrebbe fatto da guida!'.

'E' più palloso di Steve!' sussurrò, camminando sotto la luce delle stelle, gli occhi da gatta che lo cercavano.

L'uomo rise 'Sei terribile...Capitan America e Black Panther! Molte ragazze ucciderebbero per due corteggiatori così'.

'Solo con te avevo intravisto uno spiraglio di felicità' confessò, amareggiata, con la voce rotta dall'emozione 'sarà meglio andare...Einstein, vieni!' a testa bassa si diresse verso l'interno del Palazzo, lasciandolo sbigottito; era esattamente ciò che aveva sentito per lei, dal primo istante in cui i loro sguardi si erano incrociati!

***

Gustata una veloce colazione, Sara, scortata dalle sue guardie del corpo personali, si era diretta al laboratorio di Shuri, dove le aveva dato appuntamento; era una enorme stanza rotonda con moltissimi macchinari, di tecnologia più avanzata addirittura di quella del New Avengers Facility.

'Io sono stato congelato lì' Bucky segnalò una sorta di cilindro di vetro e plastica bianca, posto in obliquo.

'E' stato un ghiacciolo molto carino per parecchi mesi' la wakandiana aggiunse, con tristezza, ricordando il lungo e faticoso percorso che avevano affrontato insieme.

La Spencer percepì una vibrazione, nell'altra donna; l'aveva già intercettata dal cambiamento nel tono della voce quando parlava di James...le piaceva, era ovvio. Ne fu infastidita e tentò di non darlo a vedere.

'Sara, la terapia per liberare una persona da un condizionamento radicato come quello del Sergente Barnes è diversa e più complessa da ciò che ho in mente per te. Nel tuo caso, sarà più soft e spero piacevole. Seguimi, per favore' Shuri aprì la porta una stanza annessa, ma sentendo i passi dei piedi e delle zampette del cagnolino, fece dietrofront 'Signori miei, la zona è interdetta al vostro sguardo, poiché la cura prevede che la mia paziente si tolga i vestiti. Ci rivedremo dopo, vi consiglio una passeggiata!'.

All'ammonimento, Sara sussultò, stranita dall'idea di doversi spogliare e Einstein e Buck si immobilizzarono 'Quand'è così, signore mie, togliamo il disturbo'. Barnes fece il simpatico, rispondendo sulla stessa linea e tornò verso il corridoio con il cane.

'Che significa?' la Spencer era preoccupata.

'Tieni' l'altra le porse un accappatoio bianco, segnalandole un grande bagno 'spogliati, completamente nuda e indossalo, poi torna da me'.

Ubbidì e rientrata nella stanza, immersa nel buio, si trovò davanti la wakandiana con un vassoio di metallo fra le mani; appoggiati sopra, una compressa marrone ed un infuso bollente in una tazza di ceramica 'Prima mastica la pasticca, ti aiuterà per il relax; è brevettata al gusto di cioccolato fondente, so che è il tuo preferito'.

Scettica, Sara la portò alla bocca e la mangiò...accidenti, sembrava un cioccolatino di qualità. Poi tolse la spugna.

'Ora mettiti sul lettino. Ti lascio la tisana, sul mobile accanto, bevila con calma' la sollecitò, di spalle, per lasciarle la sua privacy, nel frattempo accendendo decine di candele profumate di ambra e vaniglia e inserendo un cd di una musica new age nella filodiffusione.

'La terapia in cosa consiste, Shuri? Credevo avremmo parlato, che mi avresti fatto delle domande o ipnotizzato' le sembrò di essere in un centro massaggi occidentale.

'Nulla di tutto questo. E' un percorso che dovrai affrontare da sola. Ascolta il tuo corpo, le sensazioni che provi, leggi dentro di te. La medicina somministrata ti aiuterà lasciare i cattivi pensieri e le paure alle spalle. Dovrai pensare solo a ciò che ami. E' questo il segreto' invitandola a rilassarsi, si allontanò definitivamente.

Sulle prime, Sara si scocciò. Le parve senza senso stare stesa, nuda, a fissare il soffitto, in quel modo...non c'era bisogno di arrivare fino in Wakanda, per la pratica propostale. Tuttavia, aveva promesso a Steve e agli altri che si sarebbe impegnata e tentò di rasserenarsi e fare come le era stato detto.

Si concentrò sulle emozioni più piacevoli che riuscì a scovare in fondo alla sua anima; le sovvennero alla memoria i ricordi di quanto era ragazzina, dell'Università, del beagle e delle operazioni vittoriose coi colleghi...e soprattutto di James...i momenti che avevano trascorso insieme, fino alla notte che aveva sconvolto la sua vita: la loro prima volta, tanto strana, quando lui si era dimostrato insieme lussurioso e aggressivo. Ci aveva riflettuto a lungo, del piacere provato, nonostante i suoi timori e il distacco del compagno di letto.

Si sentì attraversare da una scossa elettrica, dalla punta dei piedi all'attaccatura dei capelli, colta da un attacco di brividi alla reminiscenza dell'appagamento vissuto. La stupì la reazione del proprio corpo, forse era stata la pillola somministrata a scaldarla...era tanto coinvolta che, per pudore, si coprì l'intimità ed i seni con le mani, realizzando che non ci fosse nessuno a guardarla. Respirando affannata, udì il bussare di Shuri sulla porta, che interruppe le sue riflessioni, annunciandole che la seduta, durata più di due ore, fosse terminata.

***

'Hai avuto così poco giovamento dalle cure?' domandò James, intanto che, con la jeep messagli a disposizione, portava Sara a fare un giro nei dintorni di Wakanda City.

Lei, Einstein sulle ginocchia che fissava curioso fuori dal finestrino, sospirò 'Quando sono lì, mi rassereno...però non mi sento tanto diversa ed ho ancora il terrore di guardarmi allo specchio. Mi vedo esattamente come prima. Ho avuto la tentazione di telefonare a Clint, ma ho soprasseduto. Voglio aspettare, almeno un po''. Mica poteva spiegargli che, immersa nel buio della stanza, nuda, pensava a lui continuamente ed in maniera per nulla casta!

'Ottima idea' erano lì da dieci giorni ed il tempo che la Spencer dedicava alla terapia esiguo. Nel resto della giornata avevano visitato la capitale, fatto passeggiate. Tuttavia, lo stato africano che li ospitava era di piccola estensione e la noia stava prendendo il sopravvento sulla rilassatezza, posto che non erano in vacanza e che i rapporti fra loro tesi.

'Mi piacerebbe mostrarti il villaggio dove sono stato, la tribù con cui ho vissuto. E' a mezz'ora di macchina da qui, ti va?' Bucky aveva notato il cartello stradale con la relativa indicazione e espresso un desiderio.

'Ovviamente!' la ragazza accondiscese, di buon grado, sapendo quanto quell'esperienza fosse importante, per James, che gli avesse cambiato l'esistenza, in maniera radicale.

'Eccoci, siamo arrivati' parcheggiando accanto ad un ruscello antistante un villaggio di una decina di casette, Bucky, indossato un guanto di pelle nera a coprire la mano metallica che spuntava dalla camicia azzurra a maniche lunghe, scese sorridendo a trentadue denti ai tre bambini che gli corsero incontro. Il più bel sorriso che Sara gli avesse mai visto.

Erano una femminuccia e due maschietti, dedusse dall'acconciatura intrecciata sulla testa e dal vestitino con le maniche corte giallo che differenziava la bambina dagli altri due. I maschi indossavano un rettangolo di stoffa annodato sulla spalla, una specie di pareo colorato. Tutti avevano il volto dipinto di bianco e giallo, forse una mistura di acqua ed argilla, pensò.

Barnes li abbracciò e li sollevò da terra, facendoli volteggiare e saltare verso l'altro, fra molte risate e battute, nel dialetto della tribù, che, chiaramente conosceva.

Passato qualche attimo, i piccoli si interessarono a lei ed al beagle, rimasti accanto al veicolo, incerti. Più a lei, avvicinandosi e squadrandola nel viso, toccandole i capelli castani chiari ed indicando i suoi occhi.

La Spencer si trattenne, immobile, non troppo contenta del contatto, vedendo un uomo più anziano farglisi incontro.

'Ammiravano la tua bellezza e i tuoi colori, non hanno mai conosciuto una donna occidentale; sono Abasi, il capo di questa comunità' il vecchio parlava inglese perfettamente e, presentandosi, spiegò il perché di tanto coinvolgimento dei ragazzini, che scemò quasi subito, indirizzandosi verso Einstein, con cui giocarono a rincorrersi.

'Lupo Bianco, sei in gran forma. Ora mi è chiaro perché hai preferito tornare nel tuo mondo...per l'affascinante compagnia!' un'occhiata alla ragazza, invitò Barnes e Sara a sedersi ad un tavolo di legno esterno, spartano, dove gli fu servito un thè caldo, in bicchieri di ceramica.

'E' buono, sa di gelsomino!' commentò lei, indovinandone le note.

'Lo hai capito immediatamente!' si meravigliò Abasi.

'Ho portato la mia amica a vedere la lussuosa dimora che mi ha ospitato! E' quella' fece strada verso una casetta identica alle altre, di forma cilindrica, l'esterno in muratura dipinto di arancio, con delle incisioni lungo il perimetro, ed il tetto di paglia. L'unica porta, chiusa con una tenda, conduceva all'interno, dove non c'era alcun tipo di mobile, ma soltanto delle stuoie a mo' di giaciglio, e dei vasi per raccogliere l'acqua.

'Quanto sei stato qui?' chiese lei, sconvolta. Comprendeva il bisogno di un ritorno alle origini, ma le parve troppo. Non c'era il bagno né l'acqua corrente, né l'elettricità!

'Quasi due anni' Bucky ridacchiò 'sono sopravvissuto ai miei fantasmi, vivendo a contatto con Abasi e la sua grande famiglia. Alla fine, mi ero abituato a non avere alcuna comodità'.

'Caspita! Ti ammiro, non credo sarei riuscita a fare altrettanto' commentò, sincera.

'Dipende sempre da quale punto si parte, Sara. Lupo Bianco aveva toccato il fondo e poteva solo risalire a galla. Per te sarebbe meno complesso, se volessi provare' l'anziano suggerì.

'Come, prego?' forse gli avevano parlato dei suoi problemi; se ne stupì, con la certezza che avesse semplicemente intuito il suo malessere.

'Per allontanare il peso che hai sul cuore; è un peso enorme, si comprende. Però non è impossibile liberarsene, lasciarlo nel passato e camminare verso il futuro. So che siete ospiti di T'Challa. Vieni a stare qui, con noi...con Lupo Bianco e con il tuo cane, ovviamente, ti gioverà' propose, serio.

La Spencer non seppe il perché, ma in quell'attimo, presa dalla calma e dalla strana suggestione che le provocava il luogo e il saggio uomo davanti a sé, acconsentì, con un cenno del capo. Si riprese dal suo torpore, per rivolgersi a James 'Sempre se per te va bene'. Senza di lui non si sarebbe mossa dal Palazzo.

'Proviamo' le rispose, carezzandole il braccio e ringraziando Dio che stavolta non si fosse spostata. Gli era parsa una follia trasferirsi con lei nella casetta, ma si era anche domandato se vi fossero alternative e se potesse essere l'occasione di riconciliarsi.

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