Parte 8 Confessioni

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'Secondo me, dovreste ripensarci!' Shuri, la mattina seguente, continuava a tentare di convincerli a non recarsi al villaggio.

'E' da quando hai saputo che ho deciso di accettare l'ospitalità di Abasi che ti sei inalberata! Che razza di problemi hai?' la Spencer si stava scocciando. Aveva compreso il perché della sua opposizione! Non avrebbe avuto James nella sua reggia. Beh, casomai non si fosse sentita sufficientemente motivata, ora aveva una ragione in più per spostarsi.

'Era un consiglio di natura professionale! Stai lavorando con me, per allontanare la tua depressione e il resto, e si tratta di cure che si basano sulla continuità del trattamento' ribadì la wakandiana.

'Non amo dare ragione a mia sorella, ma una donna come te in un posto dove le comodità sono pari a zero, mi convince poco' T'Challa aveva espresso il proprio parere.

'E' adulta, ed ha fatto una scelta. In caso di complicazioni, verremo via' Bucky la difese, salendo sul fuoristrada che li avrebbe accompagnati a destinazione 'in caso contrario, mandaci a prendere fra un mese esatto!'.

'James...non abbiamo nemmeno uno zaino!' Sara era preoccupata. Nel percorso in auto stringeva Einstein, che, invece, appariva spavaldo.

'Dobbiamo adeguarci al modo di vivere della tribù, ci daranno gli abiti. Fra caccia, pesca ed agricoltura ci sfameremo. Le altre donne ti mostreranno come cucinare. Vivere in quel modo ti farà capire che si ha bisogno di poco e che, al contrario, molto di ciò che possediamo non ci serve sul serio'.

'Nemmeno lo spazzolino da denti o il sapone?' lo interpellò.

'Spencer...a parte il tuo sacco di pulci, non ti avvicini più a nessuno, per te non sarà un problema esistenziale!' la prese in giro, sdrammatizzando.

'Sempre spiritoso!' borbottò, intanto che arrivavano.

'Sono contento abbiate accettato la mia proposta. Sara, mia moglie ti spiegherà qualche regola di vita del nostro gruppo e ti darà i vestiti che indosserai, simili ai nostri. Tu, Lupo Bianco, sai già tutto...' Abasi, all'ingresso del villaggio, accompagnò la Spencer nella propria casetta dove li attendeva la sua dolce metà, una donna dai tratti regolari e dai modi gentili, che parlava un inglese stentato ma comprensibile.

'Quel poco che conosco della tua lingua me lo ha insegnato Lupo Bianco...erano tutti affascinati da lui, al suo arrivo, me compresa ma più che altro i bambini. Anche per la sua introversione. Ci ha aiutato, con la sua forza, in diverse attività, addirittura, con un braccio solo, e molti di noi lo ritengono un Dio...un Dio moderno come un novello Gesù pure nell'aspetto' spiegò Fatma.

Sara ridacchiò fra sé, le pareva davvero impossibile.

'Comunque, nella vostra casa, troverai un abito per cambiarti. Non usiamo biancheria, laviamo vestiti, stoviglie e noi stessi al fiume. Abbiamo delle pentole per cucinare, il fuoco dovrai gestirlo a terra nel retro. Durante il giorno raccogliamo la frutta e la verdura che coltivano i nostri uomini, puliamo e scuoiamo gli animali che loro cacciano, insegniamo a leggere e scrivere ai bambini' elencò.

La ragazza la fissava, scettica...scuoiare!

'Di notte, ovviamente, potrai dedicarti a Lupo Bianco!' terminò così la breve conversazione, con un sorriso complice, facendola arrossire, in lieve imbarazzo.

Forse Fatma non aveva capito con esattezza il tipo di rapporto che aveva con Barnes...come darle torto?

La lasciò, per cambiarsi. Spostata la tenda dell'abitazione, le prese un colpo. Davanti ai suoi occhi James, un pareo rosso scuro lungo fino a piedi, in vita la cintura di cuoio tolta dai jeans, un altro quadrato di stoffa blu ad avvolgere il moncherino del braccio e scalzo, si era appena finito di preparare.

'Spencer, non prendermi in giro, non azzardarti' la minacciò 'riderò io di come sarai conciata tu con la veste verde!'.

'Fra qualche giorno, quando ti sarà cresciuta di più la barba, organizzerò l'Ultima Cena coi nostri colleghi, Sergente!' non aveva resistito, poi lo aveva fissato, sfiorandolo sulla spalla sinistra 'Solo un'altra volta ti ho visto senza protesi...quando l'ho fatta volare, in palestra. Perché qui non la indossi?'.

Sussultando al suo tocco, fu sincero 'Quando sono venuto per la prima volta, non avevo il braccio che mi ha costruito Shuri, lo avevo perso nel combattimento con Tony. Gli abitanti del villaggio mi hanno sempre visto così e non volevo che si spaventassero, soprattutto i bambini. Per questo ho usato il guanto, ieri' ammise.

'Ti adorano. Indossarla sarebbe un problema per te e non per loro, a mio avviso' erano vicinissimi e poteva sentire l'odore del suo dopobarba. Si ammutolì, con gli smeraldi fissi nei suoi occhi azzurri. Fu solo per un attimo, prima che lui le lasciasse un po' di privacy 'Ti aspetto fuori, così facciamo un giro'.

Con l'abito lungo verde a maniche corte, e ugualmente scalza, Sara lo raggiunse 'Pronta!'.

A Buck uscì un complimento 'Mi ero sbagliato, Spencer, sei perfetta pure con lo straccio wakandiano'.

Doveva essere così, perché subito i ragazzini la circondarono, gioiosi insieme al beagle, prendendola per mano, ammirati, per mostrarle la casetta dove studiavano e la loro area giochi.

Arrivò, con Bucky, ai campi coltivati 'Si tratta di un'agricoltura di sussistenza ovvero coltivazioni familiari, con produzioni limitate; nessuno ha un capitale da investirci o vuole guadagnare. Una parte della frutta e della verdura viene barattata con merci di altre comunità. E gli strumenti che utilizzano sono semplici, sfruttano la forza fisica degli uomini...per questo qui mi venerano...' confessò 'affiancandomi a loro, grazie al potenziamento fisico, ai riflessi e alle abilità nell'uso delle armi, li ho stupiti ed agevolati in diverse circostanze'.

'Non stento a crederlo e aspetto con ansia il momento in cui ti vedrò in azione!' replicò.

'Potresti aiutarli anche tu, se lo volessi' le suggerì, sapendo di toccare un tasto spinoso.

'Non ho sfruttato le potenzialità dei miei arti bionici se non in missione, davanti ai colleghi. Nella mia vita privata, mi sono autoconvinta di essere come prima dell'intervento, per non impazzire' confessò, con tristezza.

'Sarebbe come un'operazione di lavoro. Gli Avengers proteggono il mondo da pericoli di natura diversa, qui tu daresti comunque una mano ad una popolazione che ha scarse risorse...'.

'Vedremo. Non voglio precludermi nulla ma nemmeno fare false promesse' almeno era un'apertura 'James...sono disponibile e mi adatterò, non a tagliare animali a pezzi, ti avverto' non riusciva quasi a guardare le donne della comunità che toglievano la pelle e le viscere alla cacciagione.

'Quando assaggerai le prelibatezze della cucina locale cambierai idea. L'ho fatto molte volte e potrei occuparmene io. Oppure soprassediamo alla carne. Sopravvivremo!' le propose.

Animali a parte, la Spencer aveva tentato, con gli occhi, di apprendere le tecniche per la gestione del fuoco primitivo, cui si era dedicata l'intero pomeriggio, con risultati scarsi in proporzione all'impegno ed alla fatica. 'Ecco la nostra magra cena' sul tavolino esterno aveva poggiato del pesce arrostito su rametti di mirto e una zuppa di verdure, per metà bruciata nella casseruola.

'Ti impratichirai, col tempo!' James, affamato, spazzolò le pietanze in pochi minuti 'l'aria di qui mi mette un appetito pazzesco. È come se i sensi fossero stimolati, ehm...tutti!' esaminò, con un sorriso, le forme morbide e femminili della sua commensale che nemmeno la tunica verde riusciva a nascondere.

Sara abbassò gli occhi sul piatto di terracotta marrone oramai vuoto, compiaciuta del suo corteggiamento sempre galante. 'È vero, mangerei una coppa di gelato del tipo perfetto...una pallina per ogni gusto!'.

'Freezer non pervenuti. Però ti faccio una proposta! Ti accompagno a lavare le stoviglie e poi nel mio negozio segreto!' Ridacchiando, prese pentole e piatti sporchi, per recarsi con lei nella zona del fiume dedicata alla pulizia, la più vicina al delta che portava al mare, dove già c'erano le altre donne, che, al loro arrivo, sghignazzarono, mandandosi battute fra loro.

'Non farci caso, non sono abituate a vedere un maschio che si dedica ad attività che non gli spettano. Nella mia permanenza qui, ero solo e lavavo i piatti in cui mangiavo, ora si aspettano che lo faccia tu. Credono che tu sia mia moglie. Ho provato a spiegare che non è così...' Buck chiacchierava ad alta voce, in ginocchio sul greto del torrente, accanto a lei.

'Lo sarà presto, Lupo Bianco!' Fatma, passando alle loro spalle, lo sussurrò, con certezza.

Sara, stupefatta, si rivoltò indietro, per chiedere spiegazioni sulla frase appena ascoltata, ma la moglie di Abasi si era già volatilizzata.

'Lasciamo le stoviglie qui ad asciugare, le prenderemo al nostro ritorno o domani' senza commento alcuno, Barnes si incamminò per un sentiero limitrofo, circondato di alte siepi, non prima di aver fischiato per richiamare l'attenzione di Einstein, che li raggiunse.

Il percorso era ostico, buio e stretto. La Spencer seguiva Bucky, concentrata e in silenzio, in fila indiana; il cane, a sentir volare gli uccelli che si alzarono dalle piante, disturbati dal loro passaggio, si innervosì, scappando di scatto in avanti e facendola inciampare 'Accidenti! È fuggito via. Devo preoccuparmi?' La ragazza tentò di raggiungerlo, con lo sguardo, da terra.

'Sono certo si fermerà, a un certo punto...vedrai' l'aiuto a rialzarsi 'dammi la mano, sto più tranquillo, manca ancora un po'' unì la destra alla sua sinistra.

Sara annuì, provando a rilassarsi 'Perché ti chiamano Lupo Bianco?'.

'Il lupo è l'animale cacciatore per eccellenza. Aggressivo e letale. Mi hanno visto in azione al loro fianco e con un braccio solo. Si sono impressionati...bianco per il colore della mia pelle e per la rarità...insomma, non si trova facilmente un altro come me' chiarì, amaramente.

'Condivido l'ultima parte della tua spiegazione; sei una perla rara, Sergente, nell'universo di superficialità ed egoismo che ci circonda' strinse forte la sua mano, senza esitare.

'Sara, non è vero, mi sono comportato molto male con te' colpito dalla sua dolcezza, trovò il coraggio di scusarsi 'ti ho odiato, la sera che mi sono ritrovato nel tuo letto. Volevi farmi sentire distante, allontanarmi e non riuscivo a capirne le ragioni, credevo fosse per la protesi'.

'James, non importa, è passato. È stata colpa mia. Avrei dovuto raccontarti la verità sul mio corpo e sui miei problemi, quando abbiamo iniziato a frequentarci. Solo che ero così coinvolta e felice, dopo tanto tempo, che non ci sono riuscita. Pensavo che non mi avresti più voluta e che non ti sarei più piaciuta, che avresti avuto disgusto di me...' lo giustificò 'non ce l'ho con te...'.

'Spencer...sei malata davvero se credi questo' si rabbuiò, proseguendo 'ero confuso, arrabbiato, sono stato violento ed a tratti feroce...un lupo...con l'ultima persona al mondo che desideravo predare'.

'Non sei un lupo e non lo sarai mai' Sara si fermò, quasi alla fine del sentiero e poggiò la bocca sulla stoffa blu, che ricopriva il moncherino del suo braccio, dandogli un leggero bacio 'è tutto a posto...'.

Lo sentì rabbrividire, ed emettere un gemito. 'Sara!' si lasciò sfuggire, coinvolto, nell'attimo in cui il ripetuto abbaiare del beagle li riportò alla realtà della notte africana 'il sacco di pulci rovina sempre l'atmosfera...è un manipolatore geloso e lo fa di proposito'. Vagheggiando, percorse con lei gli ultimi metri che li separavano da un grande albero di prugne gialle.

'I frutti sono dolcissimi, di una varietà che cresce soltanto qui; le chiamano gemme dorate. La chioma ne è piena ma sono difficili da raggiungere per essere colte, rimangono su a marcire...' spiegò, con Einstein che aveva già fatto indigestione delle prugne troppo mature cadute in terra.

'Potrei salire io...per me non è complesso' d'istinto, la ragazza alzò la gonna e si arrampicò fino ai rami più alti, usando gli arti bionici, inconsapevole.

Appollaiata sull'albero, gettò un frutto a James che le sorrideva dal basso e ne colse uno per sé. Il sapore paradisiaco della prugna la inebriò 'Lanciami i cestini!' Avevo notato dei contenitori di paglia intrecciata ai piedi del tronco. Non appena li ebbe fra le mani, li riempì velocemente, tutti, svuotando l'albero fino all'ultimo frutto. Erano almeno una decina e stracolmi, considerò soddisfatta scendendo a terra e rimirandoli.

'Domani, Spencer, imparerai a fare la marmellata e io potrò mangiarla a colazione! Sei stata bravissima...portiamo un cestino con noi' consigliò Barnes.

'Me ne occupo io!' Sara, mangiando un'ultima prugna e porgendone un'altra a lui, tornò al villaggio, in una lunga e silenziosa camminata mano nella mano, complice la suggestione della notte movimentata dalle confidenze.

Solo all'arrivo al gruppo di casette, comprese con precisione cosa fossero i rumori strani che udiva in lontananza: gemiti acuti delle coppie che facevano l'amore. 'Oddio! Sembra una sinfonia' sussurrò.

James rise 'Mi ero scordato di dirtelo; per i wakandiani, il rituale dell'accoppiamento è cosa molto seria, c'è un concerto notturno quotidiano, ti abituerai'.

'Non c'è nulla di buffo, anzi ora capisco la battuta che mi ha dato oggi Fatma' si lamentò.

'Sono stato due anni ad ascoltare gli amplessi altrui, credimi, quando sei solo non è il massimo!' ammise, in imbarazzo, spostando la tenda per farla accomodare.

'E anche quando sei accaldato...la casetta è un forno, mi manca l'aria condizionata' l'ambiente minuscolo e il clima umido avrebbero reso difficoltoso il riposo.

'Per la notte ci sono degli abiti più leggeri, almeno per noi due' Bucky le porse una veste bianca, voltandosi di spalle per indossare la propria, stendendosi per dormire l'attimo seguente.

Sara si sbrigò a cambiarsi, per fare altrettanto. Era stanca, agitata, aveva tanti ricordi della giornata trascorsa nella mente; si chiese se avrebbe potuto riposare con James accanto a lei. Einstein fra loro, crollò letteralmente, nella sua prima notte al villaggio.

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