Parte 9 Lupa Bianca

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'Dormigliona...' Bucky tentava di svegliare Sara, con una carezza sui capelli.

'Uhm...che ore sono?' domandò lei, con uno sbadiglio, rivoltandosi sulla stuoia.

'Che ne so?! Abbiamo consegnato ad Abasi pure gli orologi! E' l'alba...qualcuno ti aspetta, oggi sei una star' sghignazzando, la esortò a prepararsi.

Curiosa, lei si alzò e si vestì in fretta; fuori dalla casetta l'intera tribù l'attendeva, per ringraziarla di aver colto le prugne gialle, che erano state trasportate, nei cestini riempiti, al villaggio, di buon mattino.

'Sara, sei una donna piena di sorprese. Lupo Bianco ci ha detto che sei stata tu a farci un regalo inaspettato e prezioso. Avremo conserve per l'intero anno. Sai, è la prima volta che l'albero viene interamente spogliato dei suoi frutti. Quando verrà il momento, mi spiegherai il tuo segreto' Abasi le fece l'occhiolino 'per ora hai la nostra riconoscenza!'. Con un inchino, si allontanò, lasciando lei e Barnes a fare colazione sul tavolino di legno, dove avevano trovato due tazze di thè al gelsomino e due fette del pane alle noci preparato da Fatma.

'Spencer, non mi hanno mai coccolato in questo modo! E' il fascino dei tuoi occhi da gatta! Io sono più bruttino e rude!' si lamentò James, tirandole una ciocca di capelli.

'Sei idiota di prima mattina, piuttosto' affamata, mangiò di gusto, prima di mettersi a sbucciare decine di prugne che furono immediatamente trasformate in marmellate dalle donne wakandiane. Imparò l'arte di realizzare confetture, e nel pomeriggio fece un salto a trovare Buck.

Lo salutò, da lontano, intanto che arava un campo che doveva essere seminato. Poiché la comunità non disponeva di cavalli, asini o mucche, erano i maschi adulti del villaggio a trainare l'aratro stesso, aiutati da Barnes, che comunque con un braccio solo, per quanto potente, era squilibrato ed in difficoltà. Poteva vedergli addosso le goccioline di sudore sul viso, pure dal punto in cui si era fermata.

Fece una riflessione semplice; con la sua forza, sarebbe stato un gioco da ragazzi completare il lavoro e ci avrebbe impiegato pochissimo tempo. Ricordò proprio le parole di Lupo Bianco, che l'avevano spronata a considerare l'opportunità di usare il suo corpo, mettendolo al servizio del bene altrui, di trovare un senso alla sua trasformazione.

Si mosse verso il gruppo, con passo deciso e si rivolse a James 'Ci penso io! Spostati, sei una lumaca'. Dissimulò la tensione, con una battuta e lui l'assecondò, nemmeno troppo meravigliato di vederla, qualche secondo successivo, imbracciare i manici lignei dell'aratro, e da sola, smuovere il terreno, in profondità, davanti agli esterrefatti uomini della tribù.

Uno di questi gli dette anche una pacca sulla schiena, indicando la Spencer, e commentando il suo operato nel dialetto locale. Dalla femmina di Lupo Bianco, non c'era da aspettarsi nulla di meno!

Appena terminato, Sara corse da lui, abbracciandolo, in sottofondo l'applauso degli astanti 'Hai visto quanto sono stata brava?'.

Era stranamente contenta, piena della soddisfazione di dare una mano a chi aveva bisogno, in modo concreto, con la propria fatica. L'aveva stretto, spontanea, incurante dell'appiccicaticcio dei loro corpi, schioccandogli un bacio sulla guancia, affettuosa e adorabile. Com'era sempre stata con lui, all'inizio della loro frequentazione.

'Potremmo approfittare del tuo apporto, Lupa Bianca?' domandò Abasi, alle loro spalle, avendo chiaramente compreso che la ragazza fosse speciale, come il suo amico.

'Certo, ogni qual volta vi servirà' asserì, fomentata, incurante del nomignolo affibbiatole.

Ed era stato così. Aveva trascorso le sue giornate affaccendata tra incombenze tipicamente femminili e mansioni connesse alla robustezza datale dagli arti cibernetici. Nessuno le aveva chiesto conto della sua diversità, l'avevano accettata come un dono. E che fosse contenuto in un essere umano dalle fattezze estetiche tanto gradevoli, lo rendeva ancora più prezioso.

Nel suo piccolo, con estremo imbarazzo, era venerata come una dea, e si era resa conto di quello che doveva aver provato James al suo arrivo al villaggio, un'altra piacevole condivisione.

Col passare delle giornate, si era abituata alla routine della tribù, ai lenti ritmi africani, profondamenti differenti da quelli della metropoli da cui proveniva; soprattutto, era stata in grado di leggere i propri ritmi interiori, di mente e anima, oltre che fisiologici, abbandonandosi ad essi.

Cucinava volentieri per la sua famiglia ristretta, lei stessa, Buck ed Einstein, ed ogni sera si ritrovavano al loro tavolino a raccontarsi delle ore trascorse separati, fra risate e chiacchiere serene. Le notti...beh, quelle erano parecchio disturbate dall'umidità e dai gemiti amorosi altrui!

***

'Che vuoi, piccolino?' la Spencer si era ritrovata Einstein che le leccava il viso e aveva agganciato con i denti la manica della camicia da notte bianca che indossava. Era molto nervoso 'Diamine, ero crollata!' nemmeno fece in tempo a rimproverarlo, che sentì un odore acre di bruciato nelle narici e si mosse alla svelta, guardando fuori della casetta.

Alla vista, in lontananza, un vasto incendio stava devastando la parte più esterna del villaggio, ad ovest, nella zona non abitata, vicino ai campi coltivati che aveva arato e erano stati seminati per la stagione seguente.

'James' urlò, prendendolo per il braccio, per farlo alzare 'dobbiamo avvisare gli altri' tra il sonno pesante e l'impegno in attività notturne più piacevoli, nessuno si era accorto delle fiamme.

'Porca miseria' Barnes si rivestì in un baleno e volò fuori, insieme a lei, in cerca di Abasi e degli uomini della tribù.

'E' un vero disastro...a volte accade, la causa sono i mozziconi di sigaretta gettati dalle auto dei turisti che percorrono le strade limitrofe, e che vengono nel nostro paese per i safari' spiegò l'anziano 'il vento e le sterpaglie secche peggiorano la situazione, e il fuoco cammina velocemente. In passato, abbiamo avuto dei piccoli focolai, mai nulla del genere'.

'Dobbiamo arginare l'incendio, possiamo farcela!' Bucky prese in mano la situazione 'portiamo con noi tutti i vasi e contenitori che reperiamo, creeremo una fila che inizierà dal torrente per finire in prossimità delle fiamme, dove saremo io e Sara!'.

Si precipitarono verso la riva, iniziando a tentare di spegnere l'incendio.

'Non è sufficiente, non ce la faremo mai, siamo pochi e lo scirocco si sta alzando' Sara era angosciata.

'Lo so...altre idee?' Barnes non ne aveva.

'Forse...ci serve una quantità di acqua maggiore...se deviassimo il fiume? La sua portata dovrebbe bastare!' gli propose.

'Potrebbe andare. Ma come?'.

'Buttiamo giù un po' di alberi, li piazziamo sulla parte ovest...il flusso e la corrente faranno il resto...' suggerì.

'Hai usato il plurale. Tu forse puoi riuscirci...'.

'Anche tu, Lupo Bianco...indossa la tua arma letale 'indicò lo spazio che di solito era occupato dalla protesi, ora mancante e che lui aveva lasciato nascosta nella casetta 'e muoviamoci prima che sia troppo tardi!' Lo spronò, baciandolo leggera, sulla stoffa che copriva il moncherino, come quando avevano passeggiato verso il prugno. Sapeva non volesse essere visto dai suoi amici wakandiani con l'arto metallico e tentò il tutto per tutto. In fondo, erano uguali, fece ciò che avrebbe auspicato per sé, se avesse dovuto caricarsi di coraggio.

'Hai vinto' dopo qualche attimo di riflessione, James si arrese. Le diceva che era perfetta, nonostante la trasformazione bionica, e poi non si accettava...era un paradosso, il massimo dell'incoerenza.

Si concordò con Abasi, spiegando brevemente il piano della Spencer, poiché senza il suo benestare non si sarebbero mossi e l'uomo si affidò alla trovata dei suoi due amici.

Barnes tornò al villaggio di filato, per mettersi il braccio e raggiungere Sara, che, in camicia da notte bianca, sradicava alberi e li posizionava nella parte del torrente limitrofa all'incendio.

La fissò senza riuscire a fare un altro passo, rimuginando che non fosse mai stata tanto bella ai suoi occhi, con gli smeraldi spiritati, la veste bagnata appiccicata al corpo come una seconda pelle, dinamica e disarmante nella naturalezza dei gesti, indifferente di qualsiasi pensiero i suoi spettatori potessero elucubrare alla sua visione. Spettatori che non immaginava fossero solo speranzosi e grati di ciò che stava facendo per salvare le loro coltivazioni e la loro sussistenza alimentare futura.

'Sara è Lupa Bianca, lo dissi per scherzare, per il vostro legame; ci avevo azzeccato, in realtà...è forte, determinata e istintiva come una lupa, non si tratta delle abilità che le hanno fornito i vostri scienziati, è la sua indole...unita alla dolcezza dell'anima. Vai! Raggiungila! Ha bisogno di te' Abasi lo invitò ad unirsi a lei, spingendolo leggermente sul braccio sinistro.

Lui la affiancò, aiutandola a portare un tronco enorme che appoggiarono accanto agli altri già incastrati 'In due facciamo prima!'.

'Ricordami di ringraziare Banner e Shuri!' ridendo, con il viso sporco di fuliggine, Sara terminò con l'ultimo albero, osservando l'acqua deviata dal flusso del fiume defluire, spegnendo via via le sterpaglie brucianti che trovava sul suo cammino.

In pochi minuti, l'incendio venne domato sotto gli occhi degli abitanti del villaggio che espressero la loro gioia e sollievo con grida e urla oltre che con un lungo applauso; Abasi li abbracciò, euforico, uno per lato!

'Dobbiamo fare il lavoro al contrario, togliamo i tronchi. Il torrente riprenderà il suo corso!' la ragazza, determinatissima, cominciò a riportare il legno depositandolo sulla riva, insieme a Bucky, terminando nello stesso momento in cui il sole si levava, con i bambini che saltavano loro intorno, per ringraziarli, ammirando soprattutto il braccio in vibranio di James come fosse un giocattolo.

'Hai fatto tante di quelle storie...guardati adesso' Sara ridacchiò, facendogli l'occhiolino.

'Preferisco guardare te, Spencer...' la rimirò, con gli occhi zeppi di evidente desiderio facendola arrossire...e sentire...bellissima e attraente!

Sara camminò verso il villaggio, davanti a lui, con Einstein che la precedeva, cercando di sopire il medesimo desiderio che recava nel petto. 

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