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Ci vollero ore di tentativi, ma alla fine riuscì a muovere le braccia in modo soddisfacente. Con le gambe, niente da fare: erano ancora un peso morto, laggiù, lontano da lei.

Sperava ancora che qualcuno venisse ad aiutarla, ma in tutto quel tempo nessuno si era fatto vivo. Non che Rose avesse molta voglia di rivedere i soldati, oppure il dottor Lower. Ma continuare a rimanere sola, sdraiata immobile nel cilindro aperto, era una prospettiva ancora peggiore.

Per fortuna aveva le nano. Già una volta le aveva utilizzate per sollevare se stessa. Le liberò, ed esplorò attraverso il loro tocco l'ambiente circostante. Avvertì le paratie convesse del cilindro aperto, e la superficie liscia e dura del ripiano sotto di sé. Poi si concentrò sul suo stesso corpo. Per un istante lo sentì come un oggetto estraneo, privo di vita. Combatté contro il disagio che questa sensazione le dava. Si concentrò sul problema di avvolgere se stessa con le nano, per staccarsi dal ripiano. Si sentì come un passerotto fragile raccolto da una mano gigantesca.

Funzionò. Sentì il ripiano staccarsi e allontanarsi. Ora levitava a mezz'aria.

Non bastava. Non poteva certo andarsene in giro sdraiata su un letto di nano. Lentamente, si girò per mettersi in posizione orizzontale. Aveva quasi raggiunto il suo scopo, quando avvertì un capogiro. Sentì freddo sulla fronte e sul collo. Evidentemente, il suo cuore faticava ancora a pompare sangue fino alla testa. Ebbe paura di svenire e di crollare a terra. Cercò di calmarsi, e attese per paio di minuti. Poi, senza fretta, completò l'operazione.

Finalmente fronteggiava lo spazio della sala. I cilindri vuoti del koglast riposavano nella penombra. Rose fluttuava nell'aria, con le gambe morte a penzoloni sopra quello che per due anni era stato il suo giaciglio. Galleggiare come un fantasma era un bel trucco, ma poteva fare di più. Si concentrò. Le nano la spostarono piano attraverso l'aria.

Si posizionò davanti all'uscita. Sperava che bastasse la sua presenza per far aprire le paratie. Non fu così.

Cercò di pensare. Cosa voleva fare? Se qualcuno l'avesse vista sveglia, l'avrebbe rispedita di corsa a dormire nel koglast. Ma, con un po' di fortuna, poteva sperare di nascondersi da qualche parte sulla nave. E di tentare la fuga su Sieben, non appena avesse recuperato le forze. Rimaneva il problema delle paratie chiuse.

"Assistente?" mormorò Rose.

Non ebbe nessuna risposta.

"Non potresti per favore, tipo... aprire la porta?"

Le paratie si spalancarono con un sibilo.

"Beh, almeno a qualcosa servi" commentò Rose.

Varcò la soglia, sempre fluttuando a circa mezzo metro da terra. Il corridoio davanti a lei era deserto. Ma la fortuna non poteva durare a lungo. Prima o poi, avrebbe incontrato qualcuno. Doveva trovare un posto dove nascondersi.

Mentre avanzava, fu assalita da una sensazione di caldo. Lo considerò un fatto positivo: voleva dire che la circolazione del sangue si stava riattivando. Presto avrebbe tentato di camminare di nuovo sulle sue gambe... presto, ma non ora.

Cercava con gli occhi una porta laterale, che portasse a una stanza o a un nascondiglio qualsiasi. Vide qualcos'altro. Una strana massa scura, appoggiata a terra in un angolo. Non aveva mai notato niente del genere prima. Contro la sua volontà, invece di passare oltre si fermò a osservarla. C'era qualcosa di inquietante e familiare in quelle forme. Ebbe un sospetto terribile, che cercò di scacciare. Sentì il suo cuore battere più forte, e il flusso di sangue che raggiunse la testa la stordì di nuovo. Il sospetto divenne una certezza.

Era un corpo umano carbonizzato. Qualcuno si era rannicchiato in quell'angolo, ed era stato bruciato vivo. Ora Rose riconosceva la schiena inarcuata, le gambe, e le braccia che cercavano di proteggere la testa. Al posto del volto, c'erano i resti bruciati di una visiera ottica. Rose ricordò di averla vista sui volti dei soldati presenti sulla Vanguardia.

Che cosa stava succedendo? Era in atto un ammutinamento sulla nave, o qualcosa del genere? Rose continuò a fluttuare lungo il corridoio, ancora più guardinga. Era decisa a difendersi, se avesse incontrato qualcuno di ostile. Anche se, in effetti, stava impiegando già tutte le sue energie per continuare a volare.

Girò l'angolo, e vide altri due corpi. Uno era seduto con la schiena rivota alla parete, come se si stesse riposando. L'altro era prono sul pavimento, con le braccia protese, come se fosse stato abbattuto nell'atto di scappare. Erano altri due soldati. Anche loro, come il compagno, sembravano essere bruciati fino alle ossa.

Rose ebbe un'idea folle e terrorizzante. Aspirò a piene boccate l'aria calda del corridoio. Poi chiese, cercando di non ansimare: "Assistente, puoi dirmi una cosa?"

"Sono al tuo servizio" rispose la nota voce femminile.

"Quante... quante persone sono presenti sulla nave?"

"Una" disse la voce.

Rose cercò di bagnarsi le labbra secche con la lingua, senza molto successo. Poi chiese ancora: "Una oltre a me?"

"No. Una soltanto."

Era completamente sola. Su una nave piena di cadaveri.

"Assistente, la nave è stata evacuata? Per quale motivo?"

"Prima domanda: sì. Seconda domanda: non sono in possesso dell'informazione."

"Chi... ha ucciso i soldati?"

La voce rimase silente per qualche secondo. Poi disse solo: "altri soldati".

Rose scosse la testa. "Assistente, perché i soldati si sono uccisi fra di loro?"

"Non sono in possesso dell'informazione".

Parlare con quella stupida voce era completamente inutile. Rose si senti improvvisamente stanchissima. Ebbe la tentazione di stendersi sul pavimento e dormire un po'. Ma ebbe paura che non sarebbe più riuscita ad alzarsi. O forse di dormire ancora per anni.

Continuò a esplorare i corridoi. Come aveva anticipato la voce, non incontrò nessuno. Solo altri corpi carbonizzati. Mentre Rose scivolava lungo i ponti, ne contò circa una decina. Cosa era successo? Forse la Vanguardia era davvero maledetta, e il suo destino era di essere una nave fantasma. Popolata da fantasmi come lei, che era emersa dalla sua tomba di cristallo per fluttuare nell'aria, incapace di toccare terra con i piedi. Forse anche lei avrebbe vagato per sempre su quella nave, senza mai rivedere casa.

Si aggirò come in un labirinto, per quelle che sembrarono ore. Infine, vide una luce tremolante proiettarsi dal fondo di un corridoio. Volò piano in quella direzione, come una falena notturna verso la luce.

Si ritrovò sul ponte panoramico. Era completamente vuoto. Rose ricordò di averlo visto pieno di gente che ballava, alla festa in cui aveva conosciuto Duke. Erano passati solo due anni? Sembrava la vita di un'altra persona. Erano i ricordi di una Rose che non c'era più.

Duke. Solo per un attimo, lui era stato il centro di tutto, il centro della galassia e del cosmo. Aveva dato un significato nuovo alla sua vita, e l'aveva distrutta. Rose ripensò ai momenti passati insieme a Siebengrade. Al modo che aveva lui di essere estraneo al mondo, prossimo a lasciarlo, ma di esserci per lei. Aveva deciso di amarla, ed era la cosa più straordinaria che qualcuno avesse mai fatto per Rose. Mercury glielo aveva portato via. Quel dio freddo aveva cercato di sostituirsi a Duke, riempiendole la testa di incubi. Rose aveva promesso a Duke di seguire la via. Ma l'unica cosa che Rose adesso desiderava era un'altra ora con Duke, in un mondo senza Mercury, senza super poteri, senza destini oscuri.

Il ponte panoramico era solo uno spazio immenso in cui perdersi. Le uniche figure visibili qua e là sul pavimento erano altri soldati carbonizzati. Avevano condotto la loro ultima danza, ed erano rimasti per sempre sulla pista da ballo.

Tutto era avvolto in una luce strana, fioca e tremolante, con tonalità rossastre. Ombre danzanti si allungavano dai corpi privi di vita dei soldati. Rose si domandò quale fosse l'origine di quella parvenza di vita. Doveva venire dall'alto.

Cercò di alzare la testa. Sentì i muscoli del collo protestare, ma non si arrese. Lentamente, riuscì a girare gli occhi verso la volta di cristallo sopra di lei. E finalmente vide.

L'occhio era vuoto. Non c'era più traccia della pupilla, il mandala di Robinson. Ma il contorno dell'ovale, disegnato dalle estremità delle pinne della nave, era avvolto da lingue di fuoco. L'occhio stava bruciando, e volgeva il suo enorme e infernale sguardo vuoto alla piccola Rose.

Ebbe un capogiro. Le nano persero la presa. Rose si ritrovò a toccare con i piedi nudi il pavimento del ponte. Le gambe cedettero, e cadde dolorosamente in ginocchio. Solo le nano le impedirono di crollare a terra. Cercò di reggersi appoggiando le mani sul pavimento. Scoprì che era caldo.

Continuò ad ansimare per circa un minuto, immobile in quella involontaria posizione di preghiera. Infine mormorò: "Assistente, perché tutto sta bruciando?"

"L'orbita della nave è in decadimento progressivo costante. In questo momento, ha già raggiunto gli strati superiori dell'atmosfera di Sieben." La voce aveva un tono indifferente, come se l'informazione non avesse importanza.

Decadimento dell'orbita. Da quel poco che Rose sapeva del volo spaziale, non era una cosa buona.

"Assistente, stiamo correndo qualche pericolo?"

"Decisamente sì", rispose calma la voce. "La distruzione della nave è prevista fra dodici ore."

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