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"Ci avevano detto che eri morta." Una luce negli occhi di Clash diceva che era felice di vedere Rose. Ma qualcosa lo tratteneva. Era diffidenza. Certo, pensò Rose. È la prima volta che ci vediamo, da quando il mondo sa che la piccola Rose è malata di Mercury.

"La fata è una Mercury ed è una tua amica?" chiese incredula a Clash la ragazza con i capelli biondi rasati. Continuava a puntarle contro la pistola. "Dobbiamo abbracciarla oppure spararle? Decidi tu, capo."

Clash guardò con un mezzo sorriso la bionda. Era proprio il vecchio Clash, eppure c'era qualcosa di diverso in lui. Era come se una nuova durezza avesse avvolto la sua eterna aria da bravo ragazzo. La bionda l'aveva chiamato capo? Certo, si disse Rose, sono trascorsi due anni. Non tutti li hanno passati a dormire.

"Potrebbe essere coinvolta nella crisi" disse la terza figura. Era un ragazzo alto con la pelle scura.

"Potrebbe contagiarci. Trasmetterci la sua malattia" esclamò la bionda, con una punta di ribrezzo.

"Non è un raffreddore" rispose Rose. "Non funziona come un virus."

Clash tornò a guardare Rose. I suoi occhi indagatori sembravano cercare risposte.

"Niente male quel numero con le nano, quando il veicolo si è disintegrato" disse. "Sei tutta intera?"

"Solo un po' ammaccata" rispose Rose. Si guardò le braccia. In alcuni punti la giacca era strappata, e lasciava intravedere abrasioni rosso sangue sulla pelle.

"Ti servi spesso di quel modo per viaggiare?"

"È la prima volta. Sono appena fuggita dalla Vanguardia. È andata a fuoco."

"Vuoi dire che vieni direttamente dallo spazio?" esclamò incredulo Clash.

"Coincide con la segnalazione della Schneider" intervenne il ragazzo alto. "L'oggetto che è penetrato nell'atmosfera."

Clash sembrava impressionato. I suoi occhi increduli non si staccavano da Rose. Ebbene sì, la piccola Rose hai dei superpoteri, pensò lei. Cosa ci posso fare?

"Cosa ci facevi sulla Vanguardia? Secondo le nostre informazioni, è stata abbandonata."

"Abbandonata da tutti, tranne me. Mi hanno tenuta in ibernazione per tutto questo tempo. E andando via, si sono dimenticati di scongelarmi. Per fortuna ci ha pensato il computer di bordo."

"Ti hanno lasciato completamente da sola... ibernata? E per quale motivo?"

Rose scosse la testa. "Non so, forse c'è stato un incidente. Per tutta la nave ho visto i resti di persone bruciate."

Clash sembrò riflettere per un secondo. Poi annunciò serio: "Rose, ti devo fare due domande. La prima è: hai intenzione di riscrivere il cervello di qualcuno di noi?"

Rose rivolse uno sguardo pungente alla ragazza, che ancora non abbassava la pistola. La bionda strinse gli occhi. Era paura, quella? Rose tornò a rivolgersi a Clash. Sospirò. "Fai tu. Riscrivo i cervelli solo di chi mi fa davvero arrabbiare."

Clash apparve rassicurato. "Ecco la seconda domanda" continuò. "Mercury è in qualche modo coinvolto con le Falangi?"

Rose sospirò. "Senti, ho appena trascorso due anni su un'astronave in orbita. Dove passavo la maggior parte del tempo a dormire. Quindi, ecco, è possibile che io sia un tantino poco aggiornata. Cosa sono queste Falangi?"

Clash si massaggiò il mento. Sembrava valutare la sincerità di Rose. "Ok, ti credo." Poi disse in tono di comando ai suoi due compagni: "Per ora viene con noi. Potrebbe aiutarci."

La bionda finalmente abbassò la pistola. Poi si avvicinò a Clash e gli parlò sibilando fra i denti. "Senti, forse è stata la tua fidanzatina del liceo. Ma adesso è una strega Mercury. La minaccia vivente più pericolosa della galassia."

Clash guardò dubbioso Rose. Le domandò: "Sei la minaccia vivente più pericolosa della galassia?"

Rose fece no con la testa.

Clash allargò le braccia. "Visto? È tutto a posto. Non possiamo abbandonarla. E non possiamo abortire la missione per portarla sulla Schneider. Dunque, viene con noi."

"Tenente Hamilton" esclamò la bionda in tono improvvisamente formale, "vorrei che fosse messo agli atti il mio dissenso. Chiedo inoltre il permesso di sparare alla strega al minimo accenno di minaccia".

"Accordato" disse tranquillo Clash. Poi tese di nuovo la mano a Rose. "Ce la fai ad alzarti e a camminare? Non possiamo rimanere a lungo allo scoperto."

Rose prese la sua mano. Ignorò il dolore al costato e si rimise faticosamente in piedi. Quando fu a faccia a faccia con Clash, gli chiese: "Ora sei il tenente Hamilton?"

"Siamo tutti cambiati" rispose lui. "Ne parleremo più tardi".

Camminare all'inizio non fu facile. Oltre al dolore che avvertiva in varie parti del corpo, Rose sentiva le gambe ancora deboli e incerte.

"Tutto bene?" chiese Clash.

"Non preoccuparti. È che stamattina ho dovuto reimparare a camminare."

I due ragazzi la precedettero. Percorsero il vialetto sterrato che conduceva all'uscita del parco senza smettere di guardarsi attorno. C'era qualcosa di professionale nel loro atteggiamento. Rose era certa che sotto le loro giacche verde chiaro nascondessero armi, pronte a essere estratte al minimo pericolo.

Rose cercò con lo sguardo la bionda. La trovò a circa due metri dietro di sé. Aveva di nuovo nascosto la pistola in qualche fondina, al riparo del trench nero.

"Non esiste che ti do le spalle." disse la bionda stringendo gli occhi. "Vai avanti. Ti tengo d'occhio."

Rose continuò a camminare senza dire nulla. Nella sua mente, passò in rassegna qualche trucchetto con le nano che avrebbe messo la nuova amica al suo posto. Ma era troppo stanca. E poi aveva bisogno di capire cosa diavolo stava succedendo.

Arrivarono all'entrata del parco. Il cancello sembrava essere sfondato. Metà di esso penzolava arrugginito su un cardine solo. Uscirono sulla Wagnerstrasse. Il viale era completamente deserto. Ovunque, Rose poteva vedere segni di rovina e devastazione. Wagnerstrasse era una delle strade più eleganti di Siebengrade. Ospitava le case dei quadri dirigenti della compagnia mineraria, oltre ad alcuni dei negozi più costosi della città. Ora sembrava un campo di battaglia.

La vetrina di un negozio che vantava la vendita di "autentiche bio pellicce" era stata sfondata. Ora, al di là dei cristalli infranti e appuntiti, facevano bella mostra di sé una serie di manichini nudi. Più avanti, un negozio di orologi aveva subito lo stesso trattamento. Passando davanti alle vetrine vuote, Rose notò sparsi sull'asfalto frammenti di orologi meccanici. Qua e là c'erano anche piccoli cartellini con i prezzi, tutti con molti zeri.

Rose sentiva nell'aria un odore pesante di fumo.

"Che cosa è successo alla città?" chiese.

"Semplice. Le Falangi. Sono successe le Falangi" rispose ermetico Clash.

"Le Falangi hanno fatto tutto questo?"

"Proprio così."

"E la polizia non glielo ha impedito?"

"Da quanto ne sappiamo, la maggior parte delle forze di polizia sono confluite nelle Falangi." Clash spiò con prudenza dietro l'angolo di un palazzo, prima di fare segno agli altri che la via era libera.

Sbucarono su Eldritch Platz. Non c'era anima viva neppure lì. Rose notò con la coda dell'occhio un movimento a una delle finestre che si affacciavano sulla piazza. Quando girò lo sguardo, vide solo le ante di una persiana che si richiudevano.

"Sono tutti tappati in casa" mormorò. "Hanno paura. Clash, sai qualcosa di mio padre e di mia sorella? Stanno bene?"

"Mi dispiace, non ho notizie. Non vedo tua sorella da quando ci hanno arrestati."

"Cosa? Vi hanno arrestati?"

"Storia lunga" tagliò corto Clash. Le fece segno di fare silenzio. Aveva notato un movimento dalla parte opposta della piazza.

Una donna avvolta in un logoro capotto grigio aveva fatto la sua apparizione. A giudicare dalla sua corporatura, doveva avvicinarsi ai cento chili. Spingeva pigramente davanti a sé il carello di un supermercato, colmo di scatole e bottiglie. Le ruote cigolavano piano nel silenzio della piazza.

Appena vide Rose e gli altri si bloccò. Rimase immobile per alcuni secondi, con gli occhi puntati sul gruppo. Quindi abbandonò il carello, si girò e con le sue gambe tozze accennò a una goffa corsa, fuggendo nella direzione da cui era venuta. Aveva già quasi svoltato l'angolo della piazza quando si voltò indietro. Constatò che nessuno la inseguiva. Tornò veloce sui suoi passi e afferrò il carrello. Lo girò più in fretta che poté, facendo cadere per terra alcune scatole di sinto-tonno, che rotolarono lungo il marciapiede. Spingendo il suo tesoro, la grossa donna scomparve dalla vista. Pian piano, il cigolio delle ruote fu inghiottito dal silenzio.

"Qualcuno visita i negozi già saccheggiati dalle Falangi. E trova ancora qualcosa da portare via" commentò Clash.

Per la mezzora successiva, attraversarono i grandi viali di Dumasstadt senza incontrare anima viva. Ovunque regnava la devastazione, il silenzio e l'odore acre del fumo. Intravidero da lontano un autobus in fiamme. Il fuoco lo aveva già quasi ridotto a uno scheletro di metallo.

Rose era sfinita. Aveva cominciato a zoppicare.

"Non rallentare" le intimò la bionda alle sue spalle. "Se rallenti mi fai venire brutti pensieri. Tipo che vuoi tenerci allo scoperto per farci catturare dai tuoi amici Mercury."

"Non ho amici Mercury" rispose Rose. Una volta aveva Duke. Ma era un'altra vita, prima che iniziassero gli incubi. "Però mi piacerebbe sapere dove stiamo andando."

"Siamo quasi arrivati" la rassicurò Clash. "Abbiamo stabilito una base qui vicino."

"Silenzio" intimò il ragazzo nero. "Non sentite qualcosa?"

Attraverso il silenzio, si faceva strada il rombo di un motore a combustione.

Clash si guardò intorno. Fece cenno agli altri di entrare in un negozio abbandonato di articoli in sinto-pelle. Era un ordine che non ammetteva repliche, e che fu prontamente eseguito. La bionda afferrò Rose per un braccio, e la trascinò all'interno.

Si acquattarono dietro uno scaffale pieno di stivali. Nella penombra potevano intravedere l'esterno, oltre la vetrina sfondata, senza temere di essere notati. Attesero, mentre il rombo del motore si avvicinava. Rose non aveva bisogno di chiedere da cosa stavano nascondendosi.

Un autocarro si fermò davanti alla vetrina. Sul pianale scoperto si scorgeva una decina di uomini. Alcuni erano seduti, e sembravano avere le mani legate dietro la schiena. Erano tenuti d'occhio da altri uomini, che imbracciavano fucili a impulso. Rose fu colpita dall'abbigliamento di questi ultimi. Indossavano pellicce, e portavano collane che luccicavano come oro. Era come una divisa ispirata a un lusso barbarico e trasandato.

Il guidatore dell'autocarro scese dall'abitacolo. Si avvicinò alla vetrina sfondata.

"E adesso perché ci siamo fermati?" qualcuno chiese gridando.

L'uomo scrutò all'interno del negozio. Sembrava dubbioso.

Era gigantesco. Rose poteva vedere i suoi folti capelli rossi e la sua barba lunghissima. Indossava un lussuoso visone nero. Al collo portava numerose catenine d'oro, insieme a diversi fili di perle. Le sue mani erano ornate da grossi anelli scintillanti. Sembravano diamanti.

"E allora?" gridò ancora qualcuno. Clash estrasse una pistola a impulso dalla sua giacca verde. Fu imitato dai suoi due compagni.

"Ho visto qualcosa qui dentro" rispose l'uomo.

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