45

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Le luci al neon sopra di lei si accesero con un freddo ticchettio. Il dolore al fianco la salutò pulsando piano. Rose cercò invano di sprofondare di nuovo nel sonno.

Sentì qualcuno avvicinarsi. Socchiuse gli occhi e riconobbe Willem. Il ragazzo appoggiò qualcosa sul tavolino in radica davanti al divano su cui Rose era sdraiata. Erano una tazza fumante e due barrette energetiche.

"Servizio in camera" disse Willem. "Gentilmente offerto dalla Lancewar".

Rose si alzò faticosamente sul gomito. "Ma è notte fonda" protestò piano.

"Ti consiglio le barrette al muesli. Dopo tre mesi nello zaino, cominciano a sapere di cioccolato. Non so spiegarmelo, ma è così"

"Ho capito. Non è notte fonda" rispose Rose. Girò la testa. Vide Clash e Dakota intenti a richiudere gli zaini. Parlavano insieme. Dakota sorrideva a Clash.

"Non scordarti di fare colazione" disse Willem allontanandosi. "Oggi dovremo camminare molto".

Quando uscirono dal rifugio, il cielo era ancora buio. La strada era illuminata dalle luci tremolanti dei lampioni. Il silenzio era innaturale. Non c'era nessuno, oltre a loro tre. Rose richiuse fino in fondo la zip della sua giacca. La similpelle leggera non impedì al freddo di penetrare nelle sue ossa. Pensò con un brivido che quella giacca era l'unica cosa sopravvissuta alla distruzione della Vanguardia. A parte lei stessa, naturalmente.

Si avviarono lungo Numanstrasse. Camminavano in mezzo alla carreggiata riservata alle auto, indisturbati.

"Kantorstadt" disse Clash. Si era avvicinato a Rose, e aveva interrotto con quell'unica parola un silenzio che si era protratto per molti minuti.

"Il nostro vecchio quartiere" rispose Rose. "La nostra casa."

"È dove siamo diretti. Le rilevazioni orbitali mostrano che le Falangi si raggruppano in quella zona. Probabilmente è lì che tengono prigioniero Hendricks."

Rose sorrise. Pensò alla piccola Rose che un tempo viveva a Kantorstadt. La ragazzina picchiata dal padre, che voleva andare a una festa nello spazio. E che voleva fare colpo sul ragazzo che lavorava allo spaccio.

"Ehi, non ti ho neppure chiesto... hai avuto notizie dei tuoi?"

Clash scosse la testa. "Ho perso i contatti con loro dopo lo scoppio dei disordini. Le comunicazioni sono diventate difficili."

"Mi dispiace. Forse a Kantorstadt li incontreremo."

"È il motivo per cui mi sono offerto volontario per la missione." Clash le sorrise. "Rintracciarli, e farli evacuare dalla città."

Rose gli restituì il sorriso. Il vecchio Clash. Non indossava più il capello dello spaccio Hamilton, era diventato un soldato. Ma era lo stesso bravo ragazzo. Con spalle ancora più larghe, e la stessa luce negli occhi.

"Problemi, Tenente Hamilton?" Era stata Dakota a parlare. La ragazza li seguiva a qualche metro di distanza.

"Nessun problema, specialista Jang" rispose Clash senza voltarsi, emettendo un sospiro.

"Oh mio Dio, dovrò fare rapporto", continuò Dakota, fingendo di parlare fra sé e sé. "Ho il sospetto che la strega Mercury abbia riscritto il cervello del Tenente Hamilton."

"E da cosa lo deduce, specialista?" Il tono di Clash era diventato duro e autoritario. Parlava a voce alta, rivolto all'aria davanti a sé.

"L'ho sentito mentre rivelava alla strega i dettagli della missione." La voce di Dakota era ghiaccio puro.

"Non voglio farti litigare con la tua fidanzata" disse Rose a Clash, parlando piano. "Vai da lei. Si sente trascurata."

Per alcuni secondi, Clash sembrò non sapere cosa rispondere. Poi mormorò: "non è cattiva, è solo... poco diplomatica, a volte."

"Deve avere un mucchio di lati positivi. Molto nascosti" disse Rose. Senza volerlo, parlò a voce più alta. Dakota sentì le sue parole.

"Di sicuro, io non nascondo mostri tecnologici nelle mie ovaie."

"Dakota!" gridò Clash. Si allontanò. No, nessuna diplomazia, pensò Rose. Continuò a camminare da sola.

Il cielo di Siebengrade virò verso il grigio. La luce lattiginosa dell'alba cominciò lentamente a illuminare la città. Ancora non si vedeva anima viva. Man mano che si allontanavano dai quartieri alti, incontravano sempre meno vetrine sfondate. Ma la devastazione assumeva altre forme. In Gorestrasse, la filiale di una banca era stata distrutta da incendio.

Imboccarono Sylvianstrasse, il grande viale che conduceva fino al cuore di Kantorstadt. L'asfalto era divelto in più punti. Sembrava che qualcuno avesse sparato sulla strada con dei cannoni a impulso. Automobili abbandonate sostavano di traverso sulle corsie, con le portiere aperte. Sui sedili posteriori di una giardinetta, Rose vide un seggiolino per bambini. Accanto sedeva un orsacchiotto giallo spelacchiato.

Avanzarono. Passarono davanti a un palazzo completamente devastato da un incendio. Grosse volute di fuliggine nera erano disegnate sopra ogni finestra. Ancora nessuno in vista. Gli abitanti di Siebengrade erano stati inghiottiti dal silenzio.

"Siamo arrivati al confine" disse Clash. Verso la fine del viale, la strada era sbarrata da grossi jersey di cemento sistemati di traverso. Sul primo era stata dipinta, con rudi pennellate rosse, una scritta gigantesca: ACTHUNG: PHALANX.

"Sanno come delimitare il territorio" continuò Clash. Estrasse un tablet dal suo zainetto. Sullo schermo apparve una mappa satellitare della città. "Passando di qui dovremmo evitare i posti di blocco. Se qualcuno ce lo chiede, siamo solo in cerca di cibo. I supermercati della nostra zona sono stati tutti saccheggiati."

"Dobbiamo fare conversazione prima o dopo avere estratto le pistole?" chiese Dakota.

"E sorridete. Soprattutto, ricordatevi di sorridere" aggiunse Clash, impassibile.

La brezza fece rotolare un sacchetto vuoto di sinto-patatine verso di loro.

"Non mi piace. Non può essere così facile entrare" disse Willem.

Clash stava rimettendo il tablet nello zaino, quando rialzò la testa. C'era allarme sul suo volto. Lui e Dakota si scambiarono un'occhiata. Lo stesso pensiero sembrava passare dietro i loro occhi.

"Non sentite niente?" chiese Clash.

Rose si concentrò sul rumore del vento. Da qualche parte, le fronde di un albero si agitavano. Ma il fruscio stava crescendo. No, non solo crescendo. Emergeva via via un rumore più freddo e tagliente.

"Dietro il jersey. Subito" ordinò Clash.

Si acquattarono a ridosso del cemento freddo. Sembrava che tutti avessero capito cosa stava succedendo, tranne Rose. Poi il rumore di fondo, sempre più vicino, si concretizzò in un'immagine più chiara. Qualcosa stava volando, fendendo l'aria. E si avvicinava.

"Droni!" esclamò Rose.

"Sono controllati dalle falangi" bisbigliò Clash. Poi avvicinò velocemente l'indice alle labbra.

Droni. Nell'ultimo giorno della sua vita precedente, avevano dato la caccia a Rose. Le avevano sparato. L'avevano catturata. E lei era finita chiusa in una bara per due anni.

"Perlustrano il confine. Non ci hanno visti" bisbigliò piano Clash. "Lasciamoli passare."

Il sibilo si avvicinò, sempre più acuto. Crebbe di intensità, efficiente e spietato. Poi rimase constante. Proveniva da una fonte che doveva trovarsi all'imboccatura della strada, al di là dei jersey.

I droni erano poco distanti da loro. Se non ci hanno visti, perché si sono fermati? pensò Rose. Se avessero sparato, il cemento del jersey avrebbe retto? Forse uno o due colpi. Poi avrebbero dovuto scappare. E sarebbero stati allo scoperto.

Rose guardò gli altri. Clash, Dakota e Willem erano immobili, lo sguardo vuoto e teso. Respiravano solo perché non potevano fare altrimenti.

Il sibilo cresceva di intensità. Rose provò l'impulso di alzarsi e correre via, nella direzione da cui erano arrivati. Poi ebbe la certezza che, se l'avesse fatto, un colpo di cannone a impulso l'avrebbe raggiunta alla schiena. Le sue gambe tornarono a pietrificarsi. Era in trappola.

Non è questo che ti ho insegnato. Era stata come una voce nella sua mente. No, non come una voce. Come una presenza. Un'energia che aveva deciso di manifestarsi.

Ti ho insegnato a non farti catturare dalle tue paure. A non farti catturare dalla tua mente.

Rose ebbe una fugace visione: un campo in cima a una collina, con l'erba alta battuta dal vento. Ma era solo un ricordo.

Ora doveva essere consapevole del momento presente. La brezza fra i jersey. Il cemento duro dietro la sua schiena. Il sibilo crescente a pochi metri da lei.

La presenza divenne tutto, e la paura divenne nulla. Rose provò una gratitudine immensa per la pace da cui era stata investita. Ora sono pronta.

Si alzò in piedi. Con la coda dell'occhio, notò i volti spaventati dei suoi compagni, rivolti verso di lei. "Sei impazzita?" bisbigliò Dakota.

Provò un enorme sollievo nell'alzarsi e stirare i muscoli. L'aria era fresca e piacevole. Rose si girò. Due droni, argentei e freddi, già sorvolavano i jersey. Puntavano dritti verso di loro.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro