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La testa di Miki si trovava esattamente al centro del mirino. Clash sapeva di avere un solo colpo a disposizione. Cercò di escludere tutto il resto dalla sua mente. A cominciare da Rose.

Udì un rumore di sabbia pesante che cadeva. Veniva da dietro di lui. Sapeva cos'era. Rose aveva liberato le nano. Nel parcheggio sottostante, Miki si spostò leggermente a destra. Clash dovette riallineare il mirino.

Rose l'avrebbe stritolato con le nano? Oppure avrebbe riscritto la sua mente? Non importava. Doveva sparare in fretta. L'essenziale era che il colpo andasse a segno. Wotan andava fermato.

Doveva solo uccidere una ragazzina. Solo uccidere Miki. Cosa stava aspettando?

Il rumore di sabbia e vento alle sue spalle cessò.

"Clash, fermati" disse Rose piano. "Ora so cosa devo fare."

Clash abbassò il fucile. Si rese conto solo in quel momento di trattenere il respiro. Rilassò i muscoli e riempì i polmoni.

Si girò verso Rose. "La ucciderà" disse.

"Lo so. Devo agire subito." Rose appariva di nuovo determinata.

Clash strinse i denti. C'era troppo in gioco. Poteva davvero fidarsi di Rose?

"Qual è la tua idea?" le chiese.

Rose alzò le spalle. Poi disse: "è semplice. Mi arrenderò."


Circa un minuto dopo, Rose spalancò le porte del multisala olografico. Fu di nuovo allo scoperto, sotto il sole. Immediatamente, ebbe addosso gli occhi di Miki e dei falangisti. Accanto a Miki, Dakota era allo stremo. La sua bocca era spalancata in uno spasimo. Le vene del suo collo sembravano dover scoppiare.

"Lasciala!" gridò Rose. Alzò le braccia. "Hai vinto tu."

Miki la guardò con aria di sfida, senza dire nulla.

"Accetto Wotan!" urlò Rose con il fiato che le restava nei polmoni. "Puoi farmi quello che vuoi!"

Miki rivolse uno sguardo freddo verso Dakota. La ragazza, in ginocchio ai suoi piedi, aveva il colorito di un cadavere. Miki fece un minuscolo cenno con la testa, e dalla bocca di Dakota uscirono dense volute di fumo rosso. Dakota crollò a terra, contorcendosi mentre ispirava aria ripetutamente, con un suono straziante.

Miki ebbe un fremito, come se si fosse resa conto in quel momento della sua crudeltà. Guardò Rose, quasi cercando la comprensione di lei.

"Lo sto facendo perché ti voglio bene, Rose" disse. Sembrava quasi sul punto di piangere. "Voglio che tu sia felice come me."

Rose rimase in silenzio. Con passi incerti, zoppicando sull'asfalto, percorse la distanza che la separava dalla sorella.

Miki le rivolse un sorriso incerto. Appoggiò le mani sulle spalle di Rose. "Non ci saranno più litigi fra di noi. Sarà come avrebbe dovuto essere sempre. Saremo di nuovo due sorelle."

Rose sembrava esausta. "Fai in fretta, Miki" disse.

Miki scosse tristemente la testa. "Non capisci. Non capisci ancora. Ti prego, mettiti in ginocchio."

Rose ubbidì. Vicino a loro, Dakota era ancora a terra. Ora ansimava leggermente. Trovò la forza per dire: "ehi, Mercury, non scherzare. Chi salverà la galassia se ti fai friggere il cervello?"

"Ti prego, stai zitta" sibilò Rose.

"Io e tua sorella stavamo solo giocando a chi trattiene di più il fiato" disse ancora Dakota. "Stavo vincendo io."

Miki liberò le nano. Una ventata di fumo rosso travolse Dakota, che rotolò per alcuni metri sull'asfalto. Quando smise di girare, la ragazza rimase prona e immobile a terra, priva di sensi.

Infine, Miki si rivolse di nuovo a Rose. "Non ho mai riscritto una Mercury" disse. "Probabilmente perderai il contatto con il tuo dio."

"Cosa aspetti?" urlò Rose. Poi serrò le labbra. Il suo sguardo era duro e impenetrabile.

"Va bene. Come vuoi". Miki allargò le braccia e aprì le mani. Dai suoi palmi, uscirono vibrando i dardi di luce nera.

Rose ebbe l'istinto di liberare le nano e fuggire. Si sforzò di rimanere immobile. I dardi ronzavano come alveari vicino alle sue orecchie. Poi Miki avvicinò le mani alle tempie di lei. Stava accadendo davvero. Avrebbe provato dolore?

Avvertì solo una sensazione strana, come se qualcosa stesse facendosi strada nel suo cranio, ma senza dolore. Pensò che se le avesse fatto male, forse sarebbe stato meno terribile. Infine sentì il calore delle mani di Miki contro le sue tempie. I dardi neri erano nel suo cervello.

Seppe non essere più sola nella sua mente. Seppe che ogni cosa di lei, ogni pensiero, ogni sospiro, era osservato da un occhio estraneo, che non era quello del proprio io. E poi seppe che ogni sua idea era diventata un oggetto a disposizione di una forza aliena.

L'estraneo esaminò con interesse la solitudine di Rose, la sua vulnerabilità. Tutte le volte che si era sentita persa davanti a papà. Quando era stata abbandonata da Duke. Quella volta che Lower le disse che la dottoressa Marley se n'era andata.

L'estraneo sulle prime sembrò volere fare qualcosa con tutta quella solitudine, ma abbandonò presto l'idea. Poi esaminò frettolosamente, come una mercanzia esposta a un mercato, il senso di giustizia di Rose, il suo idealismo, il desiderio di combattere per il bene. Affascinante, ma troppo vicino alla sua parte buona. Ai margini di quel campo, l'estraneo notò però qualcos'altro: la voglia di farla pagare ai malvagi, a chiunque avesse fatto del male a lei o a chi voleva bene. Questo conduceva a qualcosa di molto più interessante. Il desiderio di riequilibrare i torti era espressione di una rabbia repressa, cieca e disperata.

Queste cose appartengono a me. IO sono queste cose. Come possono diventare pedine che sposti a piacimento sulla tua scacchiera?

Rose provò un terrore senza limiti. Non essere più sola nella propria mente era già mostruoso, ma quello che voleva fare l'estraneo andava oltre. L'estraneo prese la rabbia di Rose e minacciò di farla venire alla luce, togliendo tutti i freni che la controllavano. Tutto l'equilibrio su cui si reggeva la mente di Rose ne sarebbe uscito trasformato.

Sarebbe stato così che Wotan avrebbe conquistato Rose. Le avrebbe concesso di riversare la sua rabbia cieca su tutta la galassia, senza più freni. L'avrebbe trasformata nell'araldo della legge di Wotan: la legge della distruzione pura.

Rose vacillava, tutto l'universo vacillava. Questione di secondi, e il danno sarebbe stato irreversibile. Al posto di Rose, ci sarebbe stato qualcun altro. La vecchia Rose se ne sarebbe andata per sempre.

Doveva raccogliere quel poco di sé che ancora rimaneva e agire. Seguire il piano. Rose si sforzò di concentrarsi sulla sua mano destra. Riuscì a muoverla. Toccò la similpelle della giacca della divisa che indossava, sottratta dalla Vanguardia prima che andasse a fuoco. Cercò verso il basso una particolare tasca. La trovò. Aprì piano il bottone che la richiudeva. Vi infilò la mano. Sentì al tatto un piccolo, freddo cilindro metallico. Era una siringa. Conteneva la cura della dottoressa Marley.

Forse Miki ebbe un sospetto: sui suoi occhi attenti si disegnò per un attimo un'ombra di incertezza. Ma era troppo tardi. Rose estrasse la siringa dalla tasca, e la piantò nel collo della sorella. Il meccanismo percutaneo si attivò automaticamente, rilasciando le anti-nano nel sangue di Miki.

Miki tolse subito le mani dalle tempie della sorella. Per Rose fu la fine dell'inferno. Sentì la propria mente tornare in sé, come un elastico tirato che torna violentemente al suo posto.

Gli occhi di Miki si spalancarono, in un'espressione fra il terrore e l'incredulità. Il suo respiro si fece affannoso. Rose cercò di decifrare quei segni. Fai che funzioni, ti prego. La cura era stata creata per Rose, per resettare le nano di Mercury. Ma se a Miki erano state iniettate le stesse nano, forse...

Miki si guardò intorno con incertezza, come se stesse cercando di ricordare qualcosa, o se faticasse a riconoscere il luogo in cui si ritrovava. Poi incontrò di nuovo gli occhi della sorella. E Rose seppe, con certezza assoluta. Lo capì da come Miki la guardava: fragile, sofferente, in cerca di aiuto e perdono. Wotan se n'era andato.

"È finita" mormorò Miki. "Ciao, Rose."

Rose si sentì svuotata. Non seppe far altro che annuire con un lieve cenno della testa. La tensione la abbandonò, e quasi ebbe un capogiro. Non si rese neppure conto di stare aprendo la mano destra.

Il piccolo cilindro metallico color magenta tintinnò sull'asfalto, poi rotolò piano per alcuni centimetri, finché non si fermò. Il falangista con la barba rossa lasciò il gruppo dei compagni, e avanzò in direzione delle due sorelle. Si chinò per raccogliere la siringa vuota.

"E questo cos'è?" si domandò. La sua voce baritonale era perfettamente udibile da tutti.

Rose si rese conto solo allora che avevano un altro problema. Wotan poteva essersene andato. Le sue falangi erano ancora lì. Dall'espressione allarmata di Miki, capì che lei stava pensando la stessa cosa.

"Alzati. Stai al gioco" le sussurrò. Facendo appello alle ultime forze rimaste, Rose ubbidì. Abbandonò la posizione genuflessa e si alzò in piedi. Fu un sollievo, anche se le sue ginocchia protestarono quando raddrizzò le gambe.

Miki guardò la schiera delle falangi riunita attorno a loro. Cercò di assumere un'espressione dura e risoluta. Poi gridò: "L'infedele è convertita!"

Il silenzio assoluto cadde. Nessuno applaudì, nessuno urlò.

Miki trasse un profondo sospiro, poi gridò ancora: "Wotan ha vinto!" La sua voce si spezzò sull'ultima parola.

Rose capì che erano perdute. La recita di Miki non poteva convincere nessuno. Il demone l'aveva abbandonata: era chiaro dalla voce, dalla postura, da come teneva le spalle abbassate. Non era più la sovrana della galassia.

Dalle falangi uscì il dottor Lower. Si avvicinò all'uomo con la barba rossa. Vide cosa teneva nella sua mano aperta. Forse fu solo perché la luce del giorno per un momento scemò, ma Rose credette di vedere il volto del dottore virare sul grigio pallido.

"La cura della Marley" mormorò Lower. "Oh no, no."

Miki strinse il braccio di Rose. "Ora devo ritirarmi con mia sorella" gridò ancora. "Abbiamo molte cose di cui parlare." I suoi occhi tradivano una paura crescente. Tirando Rose per il braccio, si avvicinò al gruppo di falangisti. Nessuno le lasciò passare.

"Sposa di Wotan, mostraci il tuo potere" disse dietro di loro Lower. Aveva compreso ogni cosa.

"Cosa?" sussurrò Miki con un filo di voce.

"Libera le tue nano" incalzò Lower. "Oppure converti un infedele. Manifesta il potere di Wotan."

Miki si voltò verso di lui. "Come osa? Lei non può darmi ordini." Cercava di mostrarsi autoritaria, ma stava quasi balbettando.

"Ti ha iniettato la cura della Marley!" Lower era sul punto di piagnucolare come un bambino. "Ti prego, mostrami che Wotan è ancora in te. Non può essere tutto perduto."

Miki rimase muta. Il suo sguardo perso rivelava ogni cosa. Si girò volto i falangisti, come per trovare sostegno. Tutti la guardavano senza dire nulla.

Lower non aveva bisogno di domandare altro. I suoi occhi divennero due fessure. Strinse forte nel pugno la siringa, poi alzò il braccio con un gesto teatrale, per mostrarla a tutti i falangisti. Esclamò: "I nemici di Wotan hanno colpito. E hanno sciolto il legame fra Wotan e la sua sposa! Wotan ci ha abbandonato!"

I falangisti sembravano pietrificati. Rose capì. Sapevano che Lower diceva la verità. In qualche modo percepivano l'assenza di Wotan. Poi un grido terribile ruppe il silenzio. Proveniva dall'uomo con la barba rossa. Uno, due, e poi decine di falangisti si associarono a lui. Infine tutti si unirono a quel lamento assordante.

Era la parodia oscena di un grido di guerra, ma senza quasi rabbia. Era più vicino a un urlo di dolore. Avevano perso la loro guida, il dio che aveva plasmato le loro menti. Ora davanti a loro si apriva la disperazione di un vuoto totale, assoluto, senza appello. Erano terrorizzati.

Rose, è venuto il momento. Lascia andare te stessa.

Lower impartì un ordine, del tutto inudibile in quel frastuono atroce. Ma i falangisti non avevano bisogno di sentire la voce di Lower. Scattarono tutti insieme verso Miki e Rose.

Non c'era via di scampo: erano circondate da ogni lato. Rose liberò le nano. Lo sforzo le causò un capogiro. Doveva resistere. Se fosse svenuta, Miki e lei sarebbero state perdute.

Respinse una prima volta i falangisti con le nano. I più avanzati caddero all'indietro, travolgendo quelli delle fila dietro. Ma non bastò a fermarli. Si rialzarono e tornarono all'assalto.

C'è solo un modo in cui potrai toccare tutte le loro menti. Devi raggiungermi. Accedere al luogo dove riposa il mio pensiero.

Rose strinse i denti. Si concentrò, e proiettò un muro di nano a circa dieci metri. I falangisti premettero tutti insieme contro quel perimetro di fumo nero. Erano centinaia. Colpivano il muro con pugni e bastoni. Rose sentiva ogni colpo raggiungerla attraverso le nano.

Lasciati alle spalle la tua individualità. Abbandona la tua mente. Lascia che la mia libertà diventi la tua libertà.

E Rose ricordò. Ricordò Duke, il momento in cui si era riunito a Mercury, in cui era scomparso dalla sua vita. Ricordò le sue parole. Le aveva detto che poteva vedere le menti di tutti gli abitanti della città. Mentre se ne andava, aveva toccato anche la mente di Rose.

I falangisti continuavano a picchiare sul muro di nano. Le loro nocche erano insanguinate per la violenza dei colpi. Il perimetro attorno a Rose e a Miki si stringeva sempre più.

Qualcosa di miracoloso accadde dentro Rose. La paura stava lasciando il posto a qualcos'altro. Non se n'era ancora andata, ma era diventata come un oggetto ingombrante nella sua mente. Rose si scoprì capace di liberarsene. Lo fece. Una calma perfetta la accolse. Perché avrebbe dovuto scegliere la paura?

Udì degli spari, al di là della schiera dei falangisti che le assaliva. Non aveva bisogno di voltarsi, per sapere chi li aveva esplosi. Clash era uscito dal suo nascondiglio per difenderle. Aveva tentato di farsi strada fra i falangisti. Lo avevano subito bloccato e disarmato. Rose sorrise. Era un ragazzo adorabile. Era degno dell'amore che aveva provato per lui un tempo. Scelse di amarlo ancora. Rose scoprì che poteva disporre dei propri sentimenti come voleva. E scelse l'amore. Perché avrebbe dovuto scegliere l'odio?

Rose vedeva perfettamente anche la mente di Miki. La sua paura, il suo senso di colpa, la sua innocenza fondamentale. Avrebbe potuto eliminare tutta quella paura dentro Miki. Donarle la stessa calma che stava provando lei ora. Forse un giorno l'avrebbe fatto.

Miki le chiese: "Rose... perché stai brillando?"

Rose guardò la propria mano. Era vero. La sua pelle emanava un bagliore lattiginoso.

Ora, Rose. Ascendi a me. E tocca la mente di tutti.

Rose ubbidì. Vide la propria mente laggiù, in basso, come un labirinto in cui si era aggirata per tutta la vita, e che ora dominava dall'alto. Poi vide la mente di tutti. La stupida rabbia. La cieca fede che era stata imposta loro da un demone. Rose scoprì che era così facile cancellare tutto, e donare loro la calma. Bastava che lei lo volesse, e avrebbe fatto luce nelle loro menti. Socchiuse le labbra. Abbassò le palpebre. Compì la purificazione.

Improvvisamente, i falangisti smisero di assalire il muro di nano. Fu come se una marea di furore si fosse ritratta di colpo. Alcuni osservarono incerti le proprie mani insanguinate, altri si guardavano intorno, come se stessero cercando di ricordare dove fossero. Erano tutti liberi dall'influenza di Wotan.

Rose ritirò le nano. Era finita. Tutto era finito.

Miki la guardava spaventata. "Rose, cosa sta succedendo?"

"Li ho liberati" rispose Rose. "Ho purificato le loro menti."

Nella luce del giorno che andava scemando, Rose poteva vedere la luminosità proiettata dal proprio corpo sul volto di Miki, sull'asfalto, sui falangisti liberati che rimanevano a debita distanza. Tutto era così lontano, ormai.

"Rose, ti prego..."

Rose cercò di accarezzare il volto di Miki. La sua mano era diventata ormai pura luce. Illuminò le lacrime che scendevano lungo le gote della sorella, e i suoi occhi tristi.

"Fai la brava, Miki" disse Rose.

Miki faticava a tenere gli occhi puntati sul volto di Rose: la luce che emanava era diventata troppo forte. Ma non poteva distogliere lo sguardo. La luce divenne più intensa, fino a confondere i lineamenti di Rose in un bagliore indistinto.

"Rose, ti prego. Non abbandonarmi".

La luce improvvisamente si spense. I vestiti di Rose si afflosciarono a terra, completamente vuoti. Un filo sottile di fumo si alzò nell'aria. Rose Almeida se n'era andata.

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