Capitolo II: Prigionieri

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Capitolo II: Prigionieri

William iniziò a preoccuparsi quando, essendo da un pezzo passata l'ora di pranzo, Ada non era ancora tornata. Il conte poteva ben immaginare che volesse stare sola con Gisborne, e sapeva anche che era perfettamente capace di badare a se stessa, essendo un'eccellente spadaccina, e che Gisborne non era da meno; ma non era semplicemente da lei tardare così.

Quando, verso le due del pomeriggio, Ada non era ancora rientrata a Chetwood, William decise di andare a cercarla; avrebbe portato con sé due guardie per qualsiasi evenienza. Pertanto, andò a cercare il capo delle guardie. Lo indirizzarono all'armeria, dove il sergente stava controllando lo stato delle armi immagazzinate: spade, lance, mazzafrusti, archi, frecce, balestre e quadrelle.

"Roland!" lo chiamò dalla soglia.

Il sergente si girò. "Sì signore?"

"Chiama due guardie. Lady Adeliza non è ancora rientrata e voglio andare a cercarla."

"Subito, signore. Verremo io e Norbert."

"Molto bene. Vado a far sellare i cavalli, vi aspetto."

William si diresse alle scuderie, mentre Roland si affrettava in direzione della caserma, in cerca del suo vice.

OOO

I manigoldi si erano addentrati nel profondo della foresta di Sherwood, cambiando spesso direzione, tanto che Ada e Guy avevano completamente perso l'orientamento.

Sbucarono in una radura piuttosto ampia e Osbert diede l'alt. "Tirateli giù dai cavalli", ordinò ai suoi uomini; due di loro procedettero senza tante cerimonie, obbligando i prigionieri a sedere per terra, le mani sempre legate davanti a loro.

Guy raddrizzò la schiena, dolorante dalla scomoda posizione che aveva dovuto mantenere per ore, e guardò Ada, preoccupato. "Stai bene?" le domandò sottovoce.

Anche lei stiracchiò la schiena e gli arti indolenziti. "Abbastanza", borbottò con una smorfia. "E tu?"

"Potrei star meglio", mugugnò il cavaliere. Si guardò attorno, battagliero, cercando di valutare la situazione e trovare un modo per tirar fuori Ada e se stesso dalla loro infelice e pericolosa situazione.

Osbert si avvicinò e squadrò Ada; l'espressione del farabutto la mise a disagio, ma reagì ricambiando il suo sguardo con aria di sfida.

Guy riconobbe l'espressione lubrica di Osbert e sentì la rabbia montargli dentro. "Attento a come tratti la signora", ringhiò in tono feroce. "Torcile un solo capello e ti assicuro che te ne pentirai amaramente."

Osbert lo guardò con scherno; senza degnarsi di rispondergli, scrollò le spalle e si girò verso i suoi uomini. "Accendete un fuoco e cucinate qualcosa, ho fame!" sbraitò, apparentemente dimentico delle sue intenzioni indubbiamente oscene.

Guy mantenne lo sguardo fisso su Osbert. Lo sguardo lascivo che il manigoldo aveva rivolto ad Ada lasciava pochi dubbi su cosa gli fosse passato per la testa. Se avesse provato a mettere in pratica il suo infame proposito... Strinse i denti. Il bastardo avrebbe dovuto passare sul suo cadavere prima di riuscire a toccare Ada anche solo con un dito. L'avrebbe difesa con la vita, se necessario.

Udendo le parole di Guy, Ada sentì il cuore gonfiarsi al pensiero che lui volesse proteggerla. Poiché contraccambiava quel sentimento, gli lanciò un'occhiata piena di gratitudine, ma lui era intento a fissare torvamente Osbert che si stava allontanando.

"Guy", lo chiamò allora sottovoce, senza riuscire a celare l'apprensione nella voce.

Udendola, il cavaliere girò il viso a guardarla e si rese conto della sua inquietudine. "Va tutto bene, mia piccola folletta", tentò di rassicurarla. "In un modo o nell'altro ne usciremo e qualsiasi cosa accada, non permetterò a nessuno di farti del male. Mi hai sentito? Prima di arrivare a te dovranno vedersela con me."

Ada sentì le lacrime salirle agli occhi. Era ben capace di difendersi da sola, ma sapere che lui era disposto a tutto pur di tenerla al sicuro la commuoveva fino in fondo al cuore.

In quella, Osbert tornò da loro e si piazzò davanti ad Ada, fissandola anche più sfacciatamente di prima, spogliandola con gli occhi. "Bene bene, ma che bella cosina abbiamo qui", sogghignò in modo sgradevole. "Ci frutterai sicuramente un bel riscatto... ma prima di restituirti alla tua famiglia, penso che mi divertirò un po' con te..."

S'inginocchiò accanto a lei e le piazzò una mano sulla coscia. Ada sobbalzò e si ritrasse di scatto, disgustata. "Non toccarmi, miserabile!" gli urlò, più furiosa che spaventata.

OOO

Allan era preoccupato per il ritardo di Guy. A differenza sua, il cavaliere nerovestito era sempre molto puntiglioso riguardo ai propri doveri. Anche in assenza dello sceriffo, anzi forse ancora di più proprio per quello. Pensare a Vaisey mise ancor più ansia ad Allan: sarebbe rientrato al castello l'indomani e, se non avesse trovato Gisborne, se la sarebbe presa con lui, Allan. Questo lo fece decidere ad andare in cerca del ritardatario. Preso un cavallo dalle scuderie, si diresse quindi al galoppo verso Chetwood.

Quando vi giunse, trovò il conte che si stava preparando a lasciare la tenuta assieme a due delle sue guardie.

"Lord Chetwood!" lo chiamò Allan, avvicinandosi e rallentando il cavallo fino ad affiancarsi al gruppetto. "Buongiorno, signore. Sono venuto a cercare Sir Guy, è qui?"

William si girò verso il vice di Gisborne, ex uomo di Robin Hood. Non sapeva per quale ragione egli avesse abbandonato la banda di fuorilegge che rubavano ai ricchi per dare ai poveri, ma non riusciva a credere che fosse un traditore e pensava che doveva avere i suoi buoni motivi.

"Salve, Allan", lo accolse pertanto con affabilità, nonostante la propria preoccupazione per la figlia. "No, non è qui. È andato via assieme a mia figlia e stavo andando a cercarli. So dov'erano diretti. Se vuoi unirti a noi, sei il benvenuto."

Allan annuì. "Certamente, signore, sono lieto di unirmi a voi."

"Eccellente. Andiamo!" ordinò William, salendo in sella. Poteva anche essere ormai anziano, ma era ancora piuttosto agile, notò Allan.

William spronò il proprio destriero e Allan lo seguì dappresso, con le due guardie appena dietro di loro. Il giovane sperava che la faccenda si concludesse presto, trovando subito i due dispersi, in maniera che potessero tornare al castello prima del Barone di Nottingham ed evitando così di subire la sua ira; ma una sensazione in fondo alla mente gli diceva che non sarebbe stato così.

Quando raggiunsero il laghetto, William diede l'alt e si guardò attorno. Allarmato, vide la coperta accartocciata, il cestino rovesciato e l'erba calpestata in modo disordinato. Non c'era traccia né di Ada, né di Gisborne.

"Ma dove sono?" domandò, più preoccupato che mai.

Allan osservò i segni e comprese che c'era stata una lotta. Non poteva essere stato Robin: per quanto lui e Guy si detestassero, il fuorilegge non avrebbe mai attaccato il cavaliere mentre era in compagnia di Ada, che aveva cara come una sorella. Beh, magari gli avrebbe volentieri sferrato un pugno per amoreggiare con lei, si corresse.

"Chi può aver fatto questo?" domandò.

William scosse la testa. "Non ne ho idea, ragazzo mio. Questo ha tutta l'aria di un attacco e di un rapimento. Considerando che sia mia figlia, sia Sir Guy sono ottimi combattenti, devono essere stati attaccati da un gruppo abbastanza numeroso da riuscire a disarmarli e a portarli via, loro e anche i cavalli", accennò al posto dov'erano stati legati Thor e Ginevra, dove si vedevano i segni lasciati dalle cavalcature. "Dove possono averli portati?"

Scese di sella per andare a osservare più da vicino le tracce lasciate dai rapitori. Allan lo imitò, mentre le due guardie, su segno di William, sfoderavano le spade, pronti a fronteggiare possibili minacce.

Allan e William esaminarono attentamente il terreno. Una flebile traccia conduceva oltre il laghetto verso la foresta. Era evidente che i rapitori si erano diretti colà e che stavano cercando di coprire le loro orme.

"Ci serve aiuto", disse il conte a bassa voce. Si girò verso l'uomo più giovane. "Allan, so che non sei in termini molto amichevoli con Robin Hood, adesso, ma abbiamo bisogno della sua capacità di seguire le tracce e della sua conoscenza di Sherwood per trovare mia figlia e Sir Guy. Ti chiedo di andare da Robin e di dirgli che lo prego di venire qui per aiutarmi. Lo farai?"

Allan guardo esitante Lord Chetwood. I suoi rapporti con Robin erano, nella migliore delle ipotesi, di non-confronto, ma se lui si fosse presentato al campo dei fuorilegge – di cui non aveva mai rivelato l'ubicazione né l'avrebbe mai fatto, e sapendolo, Guy a questo proposito lo aveva lasciato stare – le cose sarebbero cambiate. Robin lo avrebbe sicuramente ascoltato, perché c'era in gioco la sicurezza, e forse addirittura la vita, di Lady Adeliza; ma gli altri lo avrebbero lasciato parlare, o lo avrebbero ucciso prima? In particolare, lo preoccupava Little John, che ce l'aveva a morte con lui per il suo tradimento. Tuttavia, Allan non poteva abbandonare Ada – una donna che ammirava per le sue doti guerriere non meno che per la sua bellezza – nelle mani di malintenzionati, e neppure Guy, che dopotutto lo trattava abbastanza bene. Almeno, quando Allan non lo faceva arrabbiare...

Prese la sua decisione. "Farò quello che posso, signore", disse. "Sono sicuro che Robin, quando saprà che Lady Adeliza è in pericolo, verrà in soccorso."

William si sentì sollevato: non era stato sicuro che Allan avrebbe accettato. "Grazie, ragazzo mio", disse, grato.

Allan annuì, poi tornò al proprio cavallo e balzò in sella. "Farò il prima possibile", assicurò all'anziano nobiluomo. Poi girò il destriero e lo spronò, addentrandosi tra gli alberi della foresta.

OOO

Guy scattò verso il brigante che aveva osato toccare Ada. "Toglile le mani di dosso!" urlò, furibondo. "Pensa bene a quel che fai, Osbert! O non avrò alcuna pietà di te!"

Osbert si allontanò da Ada, ma solo per avvicinarsi al cavaliere, afferrarlo per le mani legate e tirarlo in piedi. Gli rise in faccia, poi sputò per terra e l'attimo dopo lo colpì duramente con un pugno al fianco.

Guy rimase senza fiato, ma solo per un attimo: ignorando il dolore, contrattaccò con un poderoso calcio.

Vedendo Osbert percuotere Guy, Ada lanciò un grido rabbioso; rotolò di lato per tirarsi in piedi, poi con tutte le sue forze mollò un calcio al fianco del malfattore. Osbert cadde di schianto e Guy gli sferrò un altro calcio nella schiena. Era pronto a combattere fino alla fine per assicurare l'incolumità di Ada, ma le mani legate erano un impedimento.

Attirati dal tumulto, gli uomini di Osbert abbandonarono le loro incombenze e si precipitarono in soccorso del loro capo. Circondarono i due prigionieri, cercando di fermarli.

Ada era entrata in modalità berserker, lo stato mentale del guerriero a cui non importa più della propria vita ma soltanto di lottare contro il nemico, ad ogni costo. Combatté come una furia, a calci e a pugni a due mani, in un certo senso quasi avvantaggiata in quest'ultima azione dai polsi legati insieme. Anche Guy si batté come un leone, colpendo duro un paio di banditi, ma alla fine sia lui sia Ada furono sopraffatti e finirono a terra, inchiodati dal semplice numero degli avversari.

Osbert si era tirato in piedi durante la colluttazione, ma non vi aveva partecipato. Adesso, pesto e con un occhio nero, si piantò davanti ai prigionieri, fissando entrambi con occhi furibondi. "Legateli", ordinò in tono ringhiante. "L'uomo lì", indicò un albero. "La donna lì", ne indicò un secondo, abbastanza lontano da impedire loro di toccarsi ed eventualmente di aiutarsi a slegarsi a vicenda.

Rapidamente, i suoi uomini obbedirono. A quel punto, Osbert si avvicinò ad Ada. La giovane donna non mostrò la paura che stava provando, ma in realtà adesso era davvero spaventata, perché era consapevole che ora il malvivente era libero di fare di lei quello che voleva, e né lei né Guy sarebbero stati in grado di impedirglielo.

Invece, Osbert sputò ai suoi piedi. "Non voglio aver niente a che fare con una cagna selvaggia come te. Preferisco donne più arrendevoli."

Con ciò, si voltò e si diresse verso il fuoco da campo, dove sobbolliva la zuppa che i suoi uomini stavano cucinando prima che i prigionieri scatenassero la lotta. Ada tornò a respirare, sollevata.

Ignorando il proprio corpo dolorante in più punti dove aveva subito i colpi dei manigoldi, Guy si girò verso Ada e notò che stava tremando, anche se il suo volto, sebbene pallido, fosse una maschera di pietra. "Stai bene, folletta?" le chiese in tono preoccupato. "Non aver paura. So che tutto questo è spaventoso, ma ne usciremo. Te lo prometto.

Ada ricambiò il suo sguardo, grata delle sue parole confortanti. Era spaventata, ma avere lui al suo fianco le dava coraggio. "Grazie, Guy", gli disse a bassa voce. "Sì, in qualche modo ne usciremo, lo so."

Guy continuò a guardarla e si rese conto che il lieve tremore nella voce di lei lo addolorava più di quanto riuscisse a sopportare. Parlò a cuore aperto. "Ada, mia dolce folletta, qualsiasi siano le intenzioni di questi uomini, a un certo punto ci lasceranno andare, non ci terranno legati a questi alberi per sempre. Quell'Osbert ha brutte cose per la testa, ma credimi... io ti prometto... Piuttosto morirei qui proteggendoti col mio stesso corpo se necessario, ma non permetterò che ti accada niente di male."

Ada tenne gli occhi fissi in quelli di Guy, mentre il suo cuore si gonfiava ancora una volta nell'udire le sue parole, perché significavano che lui teneva a lei, moltissimo. "So che lo faresti, Guy", gli disse a bassa voce. "Io proteggerò te allo stesso modo. Non ti succederà niente, se posso impedirlo in qualsiasi modo."

Sbalordito dalle sue parole, Guy sollevò le sopracciglia, fissandola e ripetendo nella propria mente le parole che lei gli aveva appena detto. Non riusciva a capirne il senso. Emise un respiro tremolante mentre scuoteva leggermente la testa. Per un secondo, un pensiero folle gli attraversò il cervello, quello che Ada tenesse a lui tanto da essere disposta a rischiare la vita per lui, ma poi si convinse che doveva essere stata la paura a farla parlare così. Un sorrisetto amaro gli incurvò la bocca da un lato. La sua speranza era, semplicemente, vana. Eppure, doveva sapere. Doveva. "Perché faresti questo, Ada?" le domandò pertanto. "Perché anche solo pensare di correre rischi per me? Devi promettermi, devi promettermelo solennemente: nel momento in cui dovesse presentarsi l'occasione di scappare, lo farai, e senza voltarti indietro."

Ada mantenne lo sguardo fisso in quello di Guy, poi scosse lentamente la testa. "Non esiste che io ti lasci qui, Guy. Ci siamo dentro insieme, e insieme ne vedremo la fine. Quale che sia", dichiarò con una fermezza che non ammetteva repliche. Esitò brevemente, poi prese una decisione e proseguì. "Quanto al perché farei una cosa del genere... è semplicemente perché ti amo", vide gli occhi di Guy dilatarsi per lo shock. "Sì, Guy, sono innamorata di te. Meriti di saperlo."

Non gli rivelò che glielo aveva detto perché non sapeva se sarebbero usciti sani e salvi da quella situazione o meno, e quindi aveva parlato perché, in caso non ce l'avessero fatta, voleva che lui sapesse quali erano i suoi sentimenti per lui.

OOO

Allan era arrivato al campo dei fuorilegge capitanati da Robin Hood, ben nascosto nel profondo della foresta, mimetizzato nell'avallamento tra due piccoli rialzi del terreno che erano stati scavati per creare vani dove dormire e cucinare, al caldo e all'asciutto. La porta a botola era aperta, perché Allan aveva evitato gli allarmi che Will Scarlet aveva posizionato. La loro ubicazione cambiava spesso, ma Allan sapeva cosa cercare e dove guardare, così le aveva individuate ed eluse.

Smontò da cavallo ed avanzò con le braccia ben aperte a mostrare che non era armato. "Robin?" chiamò. "Abbiamo bisogno del tuo aiuto. Mi ascolterai? Abbiamo veramente molto bisogno del tuo aiuto."

Udendo la voce di Allan, Robin sollevò di scatto la testa da quel che stava facendo mentre Little John urlava. "Ci stanno attaccando!"

Robin afferrò l'arco ed uscì all'aperto, incoccando una freccia a velocità fulminea e mirando ad Allan, guardingo. "Nessuno si muova!" ordinò ai suoi uomini. "Lasciatelo parlare!" avanzò verso l'ex amico, l'espressione fosca. "Cosa significa, Allan? Vuoi morire così?"

Allan guardò il gigantesco John che torreggiava alle spalle di Robin, immobile ma pronto ad attaccare mentre soppesava il bastone tra le mani. "John", disse Allan in tono supplichevole. "Sono solo. Non sono qui per attaccarvi o farvi del male. Non vi ho consegnati a Gisborne o allo sceriffo", si rivolse a Robin. "Si tratta di Lady Adeliza. Era andata a fare una scampagnata con Gisborne, ma dei briganti devono averli assaliti e presi prigionieri. C'erano i segni di una lotta", abbassò gli occhi a terra. "Lord Chetwood è disperato e mi ha pregato di venire a cercarti per aiutarlo a seguire le tracce e salvare sua figlia. Sta aspettandoci al laghetto nella sua proprietà. Ti prego, vieni!"

Allan guardò da un uomo all'altro, notando appena gli altri che si ammassavano dietro a John per osservare quello che stava succedendo.

Robin abbassò il suo arco. Era stato amico di Allan e ancora adesso stentava a credere che lui li avesse abbandonati per passare dalla parte di Gisborne e dello sceriffo solo per proprio vantaggio. Nel profondo del proprio animo, era sicuro che Allan aveva i suoi motivi e quindi voleva dargli il beneficio del dubbio.

"Vado da solo", annunciò ai suoi. "Voi rimanete qui."

Little John protestò. "Robin, no! E se fosse una trappola?"

"No!" gridò Allan, tra l'indignato e il deluso. "Vi dico che mi ha mandato William di Chetwood! Robin, so quanto vuoi bene a Lady Adeliza", tornò a rivolgersi al capo dei fuorilegge. "E tu sai quanto io la ammiri. Non potrei mai usarla per attirarti in una trappola. È davvero in pericolo!" notando che Robin ancora esitava, aggiunse con maggior forza. "Se volessi veramente tenderti un tranello, pensi che avrei citato il fatto che Gisborne è con lei? Di lui non t'importa sicuramente, ma cosa mi dici della tua amica??"

Robin ponderò la cosa ancora per un istante, poi annuì. "Va bene, ti credo!"

"Robin!" provò nuovamente John, ma l'altro era ormai convinto e troppo preoccupato per Ada e si girò a fissare il suo secondo con espressione torva. "Ho deciso, basta", disse. "Voglio fidarmi di lui. Voi rimanete qui", concluse, attenuando il tono duro della voce con una pacca rassicurante sulla spalla del gigantesco villico. "Conto su di te, John."

Little John cedette ed annuì, mentre gli altri fuorilegge si scambiavano occhiate perplesse. Much tentò d'aprir bocca, ma uno sguardo ammonitore del suo padrone lo dissuase; allora incrociò le braccia al petto ed assunse un'espressione tra il ferito e l'ostinato. A Robin spiaceva che il suo servitore e amico più fedele fosse in disaccordo con lui, ma il suo affetto per Ada passava davanti anche a questo.

Si voltò nuovamente verso Allan. "Va bene, portami da Lord Chetwood."

OOO

William stava aspettando al laghetto. Ogni minuto che passava, la sua preoccupazione si accresceva, ma non poteva far altro che attendere l'arrivo di Robin. Le tracce lasciate dai banditi erano troppo flebili perché un cercatore meno esperto del Conte di Huntingdon potesse essere sicuro di non perderle nella foresta.

Finalmente, li vide arrivare, entrambi in groppa al cavallo di Allan. Era trascorsa meno di un'ora, ma al padre in angoscia era sembrato molto di più.

"Robin!" esclamò, andando loro incontro. "Sapevo che saresti venuto subito. Ada è sparita, e Sir Guy con lei. Sembra che siano stati rapiti. Nessun altro è più bravo di te a leggere le tracce, e nessuno conosce Sherwood meglio di te. Mi aiuterai?"

Robin scivolò giù da cavallo e strinse la mano che l'anziano nobiluomo gli porgeva. "Contateci, Lord Chetwood", gli assicurò. "Mostratemi dove si trovavano."

William lo condusse dove ancora si trovavano la coperta e tutti gli oggetti sottosopra della merenda finita male. Robin si chinò per osservare da vicino le tracce dell'attacco e del susseguente combattimento, poi le seguì mentre si avviavano verso la foresta. "Di qua", disse, cominciando a camminare velocemente. Preferì rimanere a piedi, perché i rapitori avevano cercato di nascondere il loro passaggio e sarebbe stato facile, a cavallo, perdere la traccia. Allan gli rimase appiccicato, le redini del proprio cavallo in mano. William, che era rimontato in sella, li seguì dappresso, e dietro di lui venivano Roland e Norbert.

Ogni tanto, Robin si fermava a studiare qualche indizio: un ramoscello rotto, una zolla di terreno rivoltata dallo zoccolo di uno dei cavalli, un pezzetto di stoffa blu che William riconobbe come appartenente all'abito di Ada. Procedettero così per un paio d'ore abbondanti; l'ansia di Robin per la sorte della sua amica, che amava come una sorella, si accresceva a mano a mano che il tempo passava, ma si obbligò a non farsene sopraffare e a rimaner concentrato nella caccia.

Infine, Robin sollevò un braccio per comandare l'alt. Tutti si fermarono, mettendosi in ascolto. Davanti a loro, leggermente sulla destra, si udivano in distanza delle voci, e sulla brezza giunse loro l'odore di fumo di un fuoco da campo.

Di fianco a Robin, Allan attese i suoi ordini, proprio come i buoni vecchi tempi che avevano condiviso.

OOO

Dopo la dichiarazione di Ada, Guy era senza parole. Incapace di continuare a guardarla negli occhi, distolse il viso da lei.

Non riusciva a credere che lei pensasse davvero quello che aveva detto, e più passavano i minuti, più si convinceva che lei poteva aver parlato così soltanto perché preoccupata e impaurita dalla loro situazione corrente. Era semplicemente impossibile e fuori questione che una donna come Ada, così pura di cuore e bella, sia dentro che fuori, potesse anche solo prendere in considerazione sentimenti così veri e importanti verso di lui, come aveva appena dichiarato. Sapeva di piacerle, e che magari aveva una cotta per lui, ma qualsiasi cosa oltre a questo era troppo bella per essere vera. L'ultima donna che ricordava avergli detto di amarlo, intendendolo veramente, era stata la sua defunta madre.

Inconsapevole che i soccorsi erano ormai vicini, Guy riuscì infine a tornare a guardare Ada. Quando i loro occhi s'incontrarono, il cuore di Guy perse un battito.

"Ada..." mormorò, di nuovo parlando a cuore aperto come raramente gli capitava, ma che con lei gli veniva tanto facile. "Sei la donna più straordinaria che io abbia mai incontrato e l'onore che mi fai nel voler trascorrere del tempo con me, tra tutti gli uomini, è più di quanto io possa aver mai desiderato. Comunque finisca, voglio che tu sappia che i momenti con te hanno portato nella mia vita più gioia di qualsiasi altra cosa io riesca a ricordare nel mio passato."

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro