Rock the Casbah

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- Fumi?! – Eddie aveva optato per sedersi fuori dal minimarket, appena davanti alle pompe di benzina, e godersi un po' la luce della luna.

- Davvero dopo quello che hai visto ti sorprendi del fatto che io fumi? – si era accesa la sigaretta e si era seduta sulla vetrata vicino al ragazzo.

- Io l'avevo detto che eri un mistero.

- Non così tanto – aveva preso una boccata – Solo un po' un controsenso che non tutti approverebbero.

- Da quando ti sei costruita il personaggio della Geek?

- Sai, Eddie, non è un vero personaggio, dopotutto – un'altra boccata – È una parte di me che ha preso il sopravvento da quando avevo circa 12/13 anni.

- Da quando non essere parte di qualcosa diventava il problema.

- Lo capisci bene anche tu – lo aveva guardato accendersi una sigaretta – conformismo forzato che uccide i ragazzi – Eddie l'aveva guardata colpito, non pensava si potesse ricordare così bene le sue parole.

- Ti fa stare così male?

- Non è che non sono me stessa, sono solo una parte e costantemente le persone conoscono solo un pezzo di me.

- Ecco perché Geek ti dà così fastidio: perché non sei totalmente tu...- aveva sputato una nuvola di fumo fuori dal naso - Quindi nemmeno Rosie...

- Sì, lei sì – aveva tirato su le gambe – Per il resto, credo non lo sappia nessuno: è la prima volta che qualcuno compare così all'improvviso alla stazione, di solito sto molto attenta.

- Non dirò nulla, Gracie, giuro.

- Me lo stai promettendo?

- Sulla mia testa – si era messo una mano sul petto e aveva alzato il palmo della mano con ancora la sigaretta tra le dita – Non dirò mai in giro che Gracie Lynn Barnes in realtà è sana di mente.

- Hey! – gli aveva dato una pacca sul fianco – Sono seria.

- Anche io – aveva riso – Rimarrà il nostro piccolo segreto – aveva preso una boccata dalla sigaretta guardando in alto, lasciando che calasse il silenzio.

Faceva ancora freddino, eppure Gracie indossava solo un paio di jeans neri da cui facevano capolino delle calze a rete, proprio dallo spazio lasciato vuoto dalle converse alte. Anche il top a quadretti sembrava fuori posto, scollato e troppo leggero, appena coperto da una giacca verde militare, decorata con ricami geometrici e spille sul taschino sinistro.

- Hey!

- Hey! – era saltata la ragazza, sorpresa dallo scatto del compagno.

- Di chi sono le spille sul taschino?

- Oh – si era guardata la giacca – Billy Idol, AC/DC, Clash, Police...

- Ah – l'aveva interrotta.

- Deluso che non sia solo hard rock? – aveva preso una boccata, l'ultima, ridendo leggermente – Mi piace la buona musica, non faccio distinzioni sul genere.

- Risposta per nulla deludente – aveva mosso la testa sinceramente colpito – E gusti nemmeno, solo più soft dei miei – aveva preso anche lui l'ultima boccata – Almeno ti preservi l'udito.

- Sei mezzo sordo?

- Eh? – l'aveva guardata con un'espressione confusa, ma era scoppiato subito a ridere, trascinandola con sé.

- Magari sordo no, ma sei proprio stupido – aveva continuato a ridere – Io comunque rientro, se vuoi stai pure fuori.

- No, no, vengo – l'aveva seguita dentro, dove suonava Take my breath away – Comunque davvero, qui non passa nessuno: sono ore che sono qui e ho visto due persone di numero – si era seduto sul bancone dando la schiena a Gracie – Cosa fai di solito?

- Pulisco, riordino, alle volte anche i compiti...

- La domenica sera?! Oh, ma sei normale davvero.

- ...per la settimana dopo.

- Ci rinuncio, sei impossibile.

- È quello il divertimento, Munson – se ne era scomparsa tra gli scaffali, lasciando Eddie a dondolare le gambe sul bancone e a guardare il suo profilo: solo ora notava i due cerchi alle orecchie e il bracciale borchiato al polso destro, i capelli lisci e gli occhiali costantemente cadenti sul naso.

- Vuoi una mano? – era saltato giù, vedendola in difficoltà con uno scatolone.

- No, no, sono abituata – l'aveva messa giù e aperta, scoprendo una serie di lattine di zuppa che aveva cominciato ad ordinare su uno scaffale basso.

- Insisto – ne aveva afferrata una – Dimmi solo come devo metterle.

- Sei testardo, eh...- aveva sbuffato, ma lui le sorrideva troppo pieno per farla desistere - Etichetta in avanti.

- Sissignora.

- Vado a prendere gli altri scatoloni.

Di nuovo il silenzio appena coperto dalla musica attutita e dal rumore delle latte sugli scaffali.

Gracie era abituata a quel suono la domenica sera, ma ora sembrava così strano dopo un'intera serata passata a parlare con Eddie.

Se ne era tornata indietro, ma la sagoma del ragazzo accovacciato l'aveva attirata: la catena che pendeva dai jeans accarezzava il pavimento insieme alla bandana legata alla cintura, finalmente completamente visibile ora che indossava solo una t-shirt grigina che aveva visto sicuramente dei giorni migliori.

Anche il suo viso aveva visto giorni migliori, ne era certa, perché aveva un leggero velo di occhiaie scure e un filo di barba che cominciava a crescergli sulla pelle pallida, la stessa decorata con curiosi disegni scuri.

Quei tatuaggi danzavano al ritmo del braccio destro, che faceva su e giù tra lo scatolone e lo scaffale alla luce della luna, sotto la quale brillavano la catena al polso e l'anello sull'anulare.

- Sai che mi piace un sacco quell'anello? – si era accovacciata al suo fianco con un cenno alla mano destra.

- Oh, è solo un vecchio anello dell'umore.

- Però è molto carino – si era alzata lei e aveva girato l'angolo degli scaffali, lasciandolo di nuovo solo.

Eddie si era guardato le mani: sì, quell'anello era carino, ma non così tanto nel suo stile.

Non ricordava nemmeno dove lo avesse preso, forse tra le cose dimenticate da sua zia Edna.

Oppure nel bosco, perso da qualche ragazza sbadata.

Lo aveva sfregato, lasciandolo verde con qualche puntino rosa che nuotava nel viola, ed aveva alzato la testa di scatto, attratto da un suono.

- Stai cantando! – l'aveva interrotta su My Sharona.

- Scusami, ero sovrappensiero.

- No, no, mi piace la tua voce, Gracie – le aveva sorriso con una lattina in mano mentre lei lo squadrava.

- Sei minaccioso con quel coso in mano, sai?

- Hai detto che non vuoi un passaggio per non rimanere uccisa da Eddie "The Freak", ma Eddie "The Freak" può ucciderti anche qua – si era avvicinato un poco – È tutto così silenzioso, tranquillo, vuoto...– aveva cominciato a toccare note bassissime con la voce – Nessuno si accorgerà se ti succede qualcosa.

- Pulcina!

- Pulcina?

- Nico! – Gracie Lynn era corsa incontro al fratello, un ragazzo con spessi riccioli caramello, grandi occhi castani e un sorriso smagliante.

- Ah, non sei sola – era sbucato da dietro Eddie – Non mi presenti il tuo amico?

- È Eddie, il mio compagno a cui faccio ripetizioni.

- Piacere – il moro gli aveva offerto la mano, che Nico Jay aveva accettato con una stretta sicura e decisa.

A guardarlo bene, i due si somigliavano, ma una cicatrice che correva sul naso e una che segnava il mento confondevano la vista di Eddie.

- Molto piacere, Nico Jay – era tornato sulla sorella – Scusa il ritardo - Gracie non si era nemmeno accorta che era passato un quarto d'ora da mezzanotte – Non ci lasciavano andare.

- Raegan?

- Raegan, ma non farmi domande che non ho testa ora, ti prego, Pulcina.

- Come non avessi detto nulla.

- Andiamo?

- Sì, prendo la borsa – se ne era andata.

- Tu hai bisogno un passaggio, Eddie?

- No, grazie, però.

- Figurati – era tornata – Ci sei, Pulcina?

- Sì – aveva guardato Eddie – Allora ci vediamo domani, noi.

- Sì – aveva alternato lo sguardo tra i fratelli, avevano lo stesso sorriso tranquillo – A domani, Gracie – aveva sorriso – E buona serata a te, Nico.

- Buona serata.

- Buonanotte, Eddie.

- Quell'Eddie...

- Jay, ti prego, non ti ci mettere anche tu.

- Mamma e papà hanno detto qualcosa?

- Non girano belle voci su di lui.

- E sono vere?

- Alcune sì, ma moltissime no.

- Non mi sembra così male – aveva fatto spallucce – Ma non infilarti in casini.

- Quello mai – ma qualcosa frullava nella testa di Gracie.

Qualcosa che probabilmente l'avrebbe tenuta sveglia tutta la notte.

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