Il mio grande amico Albus

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Credo fosse settembre inoltrato. Avevo scritto a casa per tranquillizzare mia madre e darle la lieta notizia: ero tornata ad Hogwarts e avrei cominciato l'anno scolastico come assistente di Albus nel dipartimento di trasfigurazione. Trovai il suo gufo di risposta qualche giorno più tardi davanti alla finestra del mio nuovo ufficio. C'era una grande vetrata davanti alla scrivania: si sentivano i ragazzi che lanciavano le palle di Quiddich nel cortile provando i passaggi. Ero davvero felice di quel cambio di scenario, piano piano stavo iniziando a sentirmi meglio. Albus mi aveva lasciato tutti i test dei ragazzi da correggere, ma non mi pesava: erano comunque molti meno delle cartelle del ministero ed era davvero come tornare a casa. In più leggendoli avevo capito che Albus aveva davvero bisogno di una mano. I voti delle classi stavano precipitando: così la metà della classe non avrebbe passato i GUFO. Ero davvero felice di potergli essere utile, di cambiare qualcosa, anche solo per qualcuno di quei ragazzi.

Aprii la finestra e presi la lettera che il gufo aveva lasciato sul davanzale prima di riprendere il volo. La calligrafia di mia madre era come sempre inconfondibile con quelle lettere allungate che sembravano prendere il volo verso il margine del foglio. Il tono era scherzoso, sembrava fosse felice del fatto che ero uscita dal mio buco nero. Mi raccontava i soliti pettegolezzi del paese. Come tutti i presbiteriani, in teoria avrebbe dovuto astenersi e ciò implicava che in pratica , tutti sapevano sempre tutto.

"Non so se ti ricordi di Dougal: ecco la notizia sorprendente è che si è sposato la settimana scorsa. Mi ricordavo di quel caro ragazzo, quando andavate a scuola insieme: veniva spesso a giocare qui da noi, mi sembra siano passati pochi anni. Litigavate sempre! Adesso è cresciuto sai, si è fatto un uomo. Sta prendendo in mano la fattoria del padre. Si è costruito una casetta a fianco del fienile: davvero carina, con le finestre di legno e i fiori. Si trasferiranno a giorni. Ha sposato una ragazza di un villaggio vicino, molto carina per essere babbana. "

La lettera continuava descrivendo le nozze e come il villaggio intero li aveva aiutati a finire in tempo quella casetta. Mio padre aveva celebrato la cerimonia nella nostra piccola canonica. Mi aggrappai alla scrivania, mi sembrava che il mondo avesse cominciato a girare come se fossi salita su una di quelle giostre meccaniche babbane dei luna park che ruotavano fino a farti perdere l'orientamento. Mamma non aveva mai saputo di Dougal, della nostra pazza estate, del mio peccato, mi aveva dato la notizia pensando non avessi più rivisto Dougal da anni. In quel momento avrei voluto davvero fosse andata così. Era davvero troppo tardi per tornare indietro.

La vita babbana a cui avevo rinunciato era ora davanti a me , scritta in quelle poche righe, tutto ciò che avevo perso per non dimenticare di essere una strega ora fluttuava davanti a me in mezzo alle lacrime. Mi sentivo chiudere la gola dall'angoscia. Dougal mi aveva dimenticato, in fondo era quello che avevo sempre voluto: non gli avevo mai risposto ad alcuna lettera. Di cosa mi lamentavo ora? Ero stata io a decidere per tutti e due. Perché faceva ancora così male dopo tutti quegli anni? Era solo l'ultimo inevitabile atto. Dougal era andato avanti, perché io non riuscivo a fare altrettanto?

Nemmeno sentii bussare alla porta. Mi voltai allucinata: Albus era sull'uscio con il suo sorriso sincero e i capelli che stavano lentamente virando al bianco. In quegli anni vestiva davvero come un banchiere babbano: faceva sorridere con quel suo orologio e la piccola lente che si portava appresso, nascosta nel taschino del gilet. Credo per lui vestire da babbano in quegli anni così controversi fosse una grande provocazione, per sbattere in faccia davanti al mondo magico cosa ne pensava di quei venti di paura che circolavano al ministero.

- Minerva, mi chiedevo se domani puoi tenere tu la lezione, io dovrei fare un salto al ministero per un problema urgente - disse guardandomi perplesso. Mi asciugai gli occhi in fretta sperando non si accorgesse che stavo piangendo disperata. Avevo ancora quella lettera tra le mani e la voce tremante. Credo fossi pallida come un fantasma del castello.

- Certo, non c'è problema, posso consegnare i compiti e correggerli coi ragazzi - dissi cercando di risultare professionale.

- Oppure potresti fargli vedere cos'è un animagus.  Credo sarebbe interessante - rise lui sovrappensiero pregustandosi la scena in testa.

- Come preferisci- annuii incerta.

- Minerva, c'è qualcosa che non va? - fece lui perplesso. Non sapevo davvero da dove partire.

- Lascia stare quei compiti e vieni nel mio ufficio, mi è appena arrivata una cassa di bottiglie di acqua allegra , la devi provare – mi invitò deciso.

- Albus, non sono certa sia la serata adatta, poi tu domani devi partire - protestai.

- E con questo? Non c'è nulla che una notte di sonno profondo non possa sistemare, forza andiamo, i ragazzi avranno i loro compiti dopo domani:  sono una tragedia, lo sapevo già - disse tirandomi in piedi, prendendomi sottobraccio e trascinandomi giù per le scale verso il suo ufficio. Mi fece sedere su un divanetto rosso , troppo basso e quindi prese una bottiglia contente un liquido chiaro.

- Di solito non bevo- protestai.

- Andiamo, Minerva, non sei più una bambina, poi se dobbiamo parlare di amori babbani, mi serve un goccio - mi fece l'occhiolino e mi versò il contenuto in un bicchierino.

- Dicono che questo intruglio faccia morire dalle risate... proviamolo, che dici! – aggiunse bonario.

- Sono le sei del pomeriggio – gli ricordai allibita.

- Se non ci facciamo vedere a cena, nessuno se ne accorgerà. - disse dando inizio alle danze. Io scoppiai a ridere e lo imitai mandando giù quel liquido alcolico. Mi bruciava terribilmente la gola, lo sentivo scendere dentro di me come veleno, ma una volta arrivato a destinazione sentii una fiammata. Improvvisamente paonazza in volto, mi slacciai il primo bottone della camicetta per riuscire a respirare meglio.

Albus rideva come un matto. Mise la lettera sul tavolo e mi guardò in faccia: - Deve essere davvero bello questo babbano per far capitolare una delle streghe più potenti del mondo magico- mi prese in giro. Come facevo a stare seria? Infine, comunque gli raccontai tutto. Biascicavo di quella storia finita ancora prima di cominciare e Albus sorrideva eppure sembrava che la sua mente viaggiasse a chilometri da li. Quando mi fermai in silenzio aveva smesso di ridere nonostante quel liquore.

- Non ti ho mai detto di Ariana?- sospirò. Fino ad allora per me era sempre stato il mio professore, nient'altro. Non avevo mai approfondito la sua vita, non mi ero mai spinta a tanto. C'erano voci contrastanti tra gli studenti.

- L'amore ha un prezzo, per i maghi come per i babbani, credimi posso capirti meglio di chiunque altro. Vorremo poter scegliere chi amiamo, ma non sempre è possibile.- rimasi allibita in silenzio ad ascoltarlo.

- Ariana è sempre stata fragile, la magia in lei era troppo potente, non riusciva a controllarla. Tu sei cresciuta in un villaggio babbano, credo sappia cosa succede quando le persone iniziano a parlare. Nulla di buono. La aggredirono mentre tornava da scuola, erano in cinque, più grandi di lei, babbani. Mio padre perse il senno e si spinse dove nessun mago dovrebbe spingersi. Li avrebbe davvero uccisi se non l'avessi fermato. Ariana non si riprese più. Quando finii il mio ultimo anno qui ad Hogwarts era peggiorata molto. Ad Aberforth mancavano ancora un paio d'anni, non volevo lasciasse gli studi, ma mia madre sola non ce la faceva più a controllarla. Così rimasi a casa con loro. Ero infelice, ovviamente, ma ci voleva molta forza per fermarla, quando perdeva il controllo. Il destino sa giocare con noi a volte, ci stupisce nel punto più basso offrendoci l'illusione della salvezza.- sospirò gettando giù un bicchiere di whisky.

- Mi dispiace molto per tua sorella - sussurrai colpita. Dentro di me avevo sempre ringraziato il cielo perché io e mia madre eravamo riuscite a cancellare le tracce della magia dei miei fratelli ogni volta. Lui annuì e poi fissò il sole che precipitava all'orizzonte.

- Gellert non abitava lontano da noi, lo incontrai per caso riempiendo le tinozze dell'acqua. Era brillante, strafottente, sembrava non avere paura di essere scoperto, di usare la magia davanti ai babbani, non aveva paura delle leggi magiche e delle conseguenze, come se fossero scherzi. Lui era sopra tutto. Diceva che i maghi avrebbero potuto essere i re del nostro mondo, schiacciare i babbani come topi. Fu lui per primo a parlarmi dei doni della morte. - Albus estrasse la sua bacchetta: la rigirava tra le mani con lo sguardo assente.

- Aberforth aveva capito tutto, molto prima di me. C'erano campanelli d'allarme che suonavano nella sua testa, ma io non gli diedi ascolto: pensavo fosse solo avido o invidioso di Gellert. L'amore è l'incantesimo più potente, Minerva, rende cieco un falco, smarrisce un cercatore, rende innocuo un mago armato della bacchetta più potente. Avevo intuito la forza oscura dietro le idee di Gellert, ma non volevo vederla. Non volevo credere che l'unico mago che io avessi mai amato, fosse capace di tanto. – confessò Albus inaspettatamente.

- Tu conoscevi Gellert Grindelwald prima di tutto questo?- dissi stupita.Annuì distratto dai ricordi.

- Mio fratello decise di affrontarlo, ma era troppo potente per lui, tentai di aiutarlo. Ariana finì davanti ad un incantesimo ... - la voce di Albus si spense nella sera. La candela tremolava nella sera. Feci sparire la bocca tra le mani colpita dalla rivelazione. Albus si alzò e si portò alla finestra studiando il lago che sprofondava nell'oscurità.

- La buona notizia è che Hogwarts ti può salvare, come salvò me, diversi anni fa, ma quello che abbiamo provato rimane, non se ne va mai. Un giorno o l'altro dovrò affrontare il mio errore e non so quanto ancora potrò rimandare. Ho perso Ariana, Aberforth non mi vuole vedere, ma non posso lasciare a Grindelwald il mondo magico. - disse il suo nome completo per la prima volta e si vedeva quanto pronunciarlo gli facesse male. Poi si voltò verso di me.

- Se sei un mago e scegli la luce devi farlo fino in fondo. Noi abbiamo una grande responsabilità, Minerva. Qualcuno di questi ragazzi, un giorno o l'altro sarà tentato di sprofondare nell'abisso dell'oscurità, ma noi possiamo tentare di fermarlo finché il seme è fresco e non ha ancora attecchito nel suo cuore, perché dopo ... sarà troppo tardi - sospirò riempiendosi di nuovo il bicchiere. Poi si sedette sul divano e mi guardò dritta negli occhi.

- Mai pensato di dare ad un mago una possibilità ?- fece ritrovando il sorriso. Ero talmente intimorita dalla sua storia che quasi non feci caso alle parole che mi uscirono dalla bocca.

- A volte io ed Elphinstone giocavamo a scacchi. - aggiunsi senza poter mascherare il mio imbarazzo. Albus scoppiò a ridere . Lo guardai stupita, non capivo perché lo trovasse così divertente.

- Scusa è che proprio non me l'aspettavo, stiamo parlando di Elphinstone Urquart? - fece senza smettere di ridere. - Vuole che collabori col Wizengamot, ovviamente è un grande onore, pensavo fosse per via di Grindelwald, ma forse allora centri più tu - disse sospettoso.

- Ti giuro che non abbiamo mai parlato di te e non è mai successo nulla di sconveniente. Elphinstone è solo un buon amico- replicai decisa.

- E se anche fosse successo qualcosa, non ci vedrei nulla di male. Sono contento che hai accettato di venire qui, sono più tranquillo a lasciare gli studenti ora e sono certo raddrizzerai queste orribili medie - fece sorridendo.

-Temo di avere avuto troppi pensieri per la testa ultimamente- sospirò Albus mettendo via la bottiglia.

- Non ti deluderò, Albus- disse alzandomi in piedi.

- E' impossibile che tu lo faccia, Minerva - mi sorrise abbracciandomi. Rimasi un po' rigida, in imbarazzo. Gli diedi solo una piccola pacca sulla spalla.

- Sarebbe meglio ora che andassi a finire di correggere i compiti - dissi in imbarazzo.

- Mi piace la tua nuova tonaca. Il verde ti dona e per una grifondoro dura e pura come te, non era per nulla scontato - disse lui colpito. Passai la mano su quel pezzo di stoffa verde.

- E' un regalo che mi ha fatto Elphinstone per augurarmi un buon inizio di anno scolastico - confessai.

- Quando sarai pronta, Minerva, amerai ancora, prenditi tutto il tempo che serve...- mi sorrise Albus.

- Tu sei pronto?- feci io senza riuscire a trattenermi.

- Non ancora, ma non ti preoccupare. Farò quello che va fatto, al momento opportuno - aggiunse gettando alcuni vestiti nel suo baule aperto. Lasciai quell'uomo pensieroso alla luce incerta della candela. Albus era davvero un grande amico e dopo quella sera , dopo avermi rivelato il suo più grande segreto, fu una spalla e un sollievo per molti anni. Quando mi manca troppo mi metto a chiacchierare col suo quadro nell'ufficio della presidenza. Penso che lui non abbia più amato. Io sì , ad un certo punto, ma questa è un'altra storia.





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