Capitolo 3

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Non rimasi affatto sorpresa dalla reazione della donna, era sicura che qualcuno mi avrebbe presa per una sciocca vendicatrice consumata dal rancore per la morte della sua famiglia, come le voci che giravano dicevano su di me. Ma si sbagliavano, io non ero così, volevo solo aiutare, e lo avrei continuato a fare, nonostante la paura negli occhi delle persone che mi incontravano, nonostante i commenti orrendi che facevano sul mio conto. Scrollai le spalle e mi allontano, attraversando nuovamente la palestra sotto gli occhi di tutti e uscendo. Girai per l'intero edificio, cercando un posto dove fermarmi a prendere fiato. Lo trovai dopo mezz'ora, era un piccolo magazzino, sena guardie. Ci entrai e appoggiai la schiena contro il muro, prendendo fiato e cercando di non urlare, non avrei permesso di mostrarmi debole in un posto del genere, in un posto senza nessuno che mi potesse capire e consolare. Scoppiai a ridere nell'esatto momento in cui il ragazzo con i capelli neri fece il suo ingresso nel magazzino. - Eccoti finalmente, il tenente maggiore mi ha mandato a cercarti!- esclamò lui, sospirando e uscendo, aspettandosi che lo seguissi di mia spontanea volontà. Contorsi la faccia e lo seguii controvoglia. - Non credevo che fossi così importante da essere cercata...- mormorai, dietro di lui. - Sei Morte Rossa, non possiamo mica lasciarti a piede libero come se niente fosse, immagino conoscerai le voci che girano su di te, non sono per niente buone. Alcuni dicono perfino che sei un mostro...- la sua voce mi giunse dura e fredda, come una spada che trafigge la preda in una notte invernale. " Un mostro eh? la gente ha proprio tanta fantasia" pensai, superando il ragazzo e cominciando a correre verso l'ufficio del tenente.

- Tenente, mi scusi se sono scomparsa così, ma la signorina dell'ingresso si era spaventata scoprendo chi sono e ho pensato che allontanarmi fosse l'idea migliore per lasciarle elaborare la situazione- cominciai a dire, dopo essermi inchinata e aver chiuso la porta dell'ufficio alle mie spalle. - Posso chiederle perché mi ha voluto nella sua squadra? In molti mi credono pazza e pericolosa, perché lei ha deciso di fidarsi di me?- chiesi, appoggiando le mani sulla sua scrivania con fare minaccioso. L'uomo inizialmente mi ignorò, come a riflettere sulla risposta da dare, poi si alzò e si parò al mio fianco con lo sguardo fisso nel vuoto. - La gente è sciocca, non riesce a riconoscere gli amici dai nemici. Mi sbaglio o non hai mai ucciso nessun essere umano? Questo deve pur significare qualcosa! Le persone che hai salvato, hanno contribuito a trovarti, per ringraziarti, per dirti faccia a faccia che senza di te, sarebbero morte. Se questa non è bontà, non so proprio cosa lo sia.-. Annuii e feci per andarmene, però la voce del tenente mi bloccò. - Ah, sappi che nemmeno Muishiro é cattivo, nonostante il suo aspetto e modo di fare minaccioso. Potreste diventare buoni amici e compagni di lotta se solo vi impegnaste- osservò, indicando una foto che ritraeva il ragazzo dai capelli neri.  Sorrisi e scossi la testa - onestamente signore, non sono minimamente tentata a fare amicizia, non voglio vedere morire davanti ai miei occhi una persona a cui voglio bene che non sono riuscita a proteggere per l'ennesima volta- gli feci un cenno con la mano e uscii dall'ufficio, trattenendo le lacrime e frenando l'ondata di ricordi che mi invadeva la mente in un secondo, in un semplice e doloroso schiocco di dita.

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