Capitolo 5

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Arrivammo all'edificio bianco e salimmo subito nella nostra stanza, dove sistemai i miei vestiti in un cassetto e mi sdraiai sul mio nuovo letto, fissando il soffitto. Sentii bussare alla porta, e mi voltai verso di essa, mentre Muishiro si affrettava ad aprire. La signora Himari fece il suo ingresso con delle uniformi in mano. - Signorina Hagiwara, ho preso delle uniformi, le andrebbe di provarle e di sceglierne una?- mi chiese, inchinandosi. Scesi dal letto e afferrai delicatamente e mi avviai verso il bagno senza dire una parola. Mi provai la prima divisa, una giacca nera con lo stemma della Compagnia della Luna e il mio nome ricamato sopra, una gonna dello stesso colore, che mi arrivava di un paio di centimetri sopra al ginocchio e infine degli stivali aderenti e argentati.  Uscii dal bagno con lo sguardo abbassato, fermandomi e aspettando un commento da parte della signora. - Stai bene Morte Rossa- disse una voce maschile. Alzai gli occhi e vidi che Muishiro era ancora nella stanza. Arrossi violentemente, ma corsi verso la porta e con un calcio spedii il ragazzo fuori dalla camera. Mi voltai verso la donna e la guardai, chiedendole mutamente un parere. - Ha ragione signorina, sta davvero molto bene!-. Annuii e tornai in bagno, afferrando le altre uniformi, tranne un pantalone nero, e le riconsegnai a Himari, inchinandomi e ringraziandola. 

Mi ridistesi sul letto, in uniforme, e osservai Muishiro che rientrava, massaggiandosi la testa. - Mi hai fatto male, eh!- esclamò, agitando un pugno per aria. Ridacchiai - scusami, ho reagito male, ma non mi aspettavo che avresti assistito alla mia prova per l'uniforme, anzi, credevo che te ne saresti andato di tua spontanea volontà!- esclamai a mia volta, lanciandogli in faccia un cuscino. Scoppiai a ridere vedendo la sua faccia quando il cuscino cadde per terra. - Senti, mi è appena venuta in mente una cosa, perché, prima, quando ho combattuto con Eijii, ti sei arrabbiato tanto? non avevo mica intenzione di tagliargli la gola!- esclamai, osservandolo. Lui mi guardò storto, come a chiedersi come facessi a non saperlo. - Eiji è mio fratello minore, non potevo permettere che morisse per mano tua-  mormorò, scrollando la testa, ricordandosi che effettivamente, ero Morte Rossa, la pericolosissima Morte Rossa. - Capisco, sei anche tu uno di loro, uno di coloro che mi crede un mostro, ma come biasimarvi, io un mostro, effettivamente lo sono, anche se i miei genitori preferivano chiamarmi in modi differenti- i miei occhi si illuminarono di rosso, tanto che una parte della stanza venne illuminata. Sorrisi tristemente, scendendo dal letto e avvicinandomi a Muishiro. - Cosa sei tu?- mi chiese lui, indietreggiando con terrore. Cominciai a tremare, le sue parole mi rimbombarono nella mente. - E quello che si chiedevamo i miei genitori, con entusiasmo, mentre facevano esperimenti su di me- confessai di impulso. Mi tappai la bocca e indietreggiai, finendo con le spalle al muro. - Esperimenti? perché facevano esperimenti su di te? è per questo che saresti dovuta essere in grado in grado di proteggere la tua famiglia?- mi chiese avanzando verso di me. Scoppiai in lacrime, ma mi imposi di rispondere, non volevo lasciarlo nel mare di dubbi - Per creare un'arma che potesse aiutare l'umanità a disintegrare i demoni, io sono un essere umano per adesso, ma arriverà il giorno, in cui la mia morte causerà la distruzione di tutti i demoni presenti in questo mondo- spiegai, sedendomi per terra, tra le lacrima. - E'... è la prima volta che lo dico, non credevo che sarei riuscita a confessarlo a qualcuno, perché l'ho detto a te? perché?- dissi tra me e me, reggendomi la testa tra le mani, tremando ancora di più. Una mano si appoggiò sulla mia spalla, facendomi alzare lo sguardo. Muishiro era inginocchiato davanti a me, con un'espressione malinconica sul volto. Lo scansai dolcemente - non mi serve la tua pietà che tanto mi ucciderà lentamente, scappa, scappa da me, vai a dire dire tutto al tenente se preferisci, uccidimi se proprio insisti a voler combattere con valore, ma non darmi qualcosa che mi porterà solo ad una strada di dolore, per favore, usa la pietà che provi e trasformala in rabbia contro di me, usala per farmi fuori e porre fine alla mia inutile esistenza come mostro, come un esperimento che viene manovrato da invisibili fili attaccati inevitabilmente alle mani dei suoi creatori, che anche dopo la morte, lo governano- dissi, alzandomi e allontanandomi il più possibile da Muishiro. Sentii una fitta allo stomaco, e un sapore di ruggine mi riempì la bocca, facendomi cadere atterra. Il ragazzo mi afferrò in tempo, prendendomi in braccio e sedendosi sul letto. Presi a sputacchiare sangue sulla mia uova uniforme. - Cosa ti sta succedendo? devo portarti in ospedale?- mi chiese Muishiro, preoccupato. Sorrisi e tossicchiai, il sangue mi usciva violentemente dalla bocca. - No, è normale, non preoccuparti per me. a proposito, perché sei preoccupato? non ci conosciamo neanche, ti ho appena detto che cosa sono un mostro, perché allora sei qui, a chiedermi se sto bene?- gli chiesi, voltando lo sguardo. - Mi hai appena confidato il tuo più grande segreto,  non sprecherò l'occasione di farti vedere che non tutti ti considerano un mostro, e a proposito, mi dispiace di averti presa per tale, hai un grande cuore dietro la katana che impugni non è forse così?- disse lui, appoggiandomi la mano libera sulla guancia, portandomi ad osservarlo. Annuii e improvvisamente cominciai a perdere i sensi, tra le sue braccia, mentre i ragazzi che mi avevano accompagnata all'edificio bianco facevano il loro ingresso ridendo e scherzando nella stanza, rimanendo poi immobilizzati dalla scena. - Non dire niente per favore- sussurrai, poco prima di svenire definitivamente. 

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