8 - Solo con te

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Benjamin

Un sorriso e due gemiti dopo avevo racchiuso il sesso di Federico tra le dita per poi godermi tutte le sue espressioni di godimento; ormai sapevo dove e come toccarlo e non ci volle molto a farlo esplodere.

Come sempre Federico afferrò la mia mano per poi leccare tutta la sua eccitazione, sotto il mio sguardo sempre più bollente: quel gioco erotico, era il nostro personale modo di cominciare ogni giornata e non avrei mai potuto chiedere niente di meglio. "Buongiorno Ben" aveva bisbigliato Federico alzando le braccia sopra la testa, per stirarsi e inarcare la schiena. "Adoro svegliarmi così amore, posso ricambiare?"

Un bacio sul collo, ornato di desiderio e voglia di avere le sue mani addosso, gli aveva fatto allacciare le braccia dietro il mio collo. "Sono tutto tuo Fede."

Dieci minuti dopo ero io quello che gemeva sotto il suo tocco. "Stamani tocca a te preparare la colazione" mi aveva ricordato mentre cercavo di incamerare ossigeno "Ma ti prometto che stasera cucinerò io e poi ti farò un massaggio con i fiocchi: ti ricordi sì che siamo soli perché Jes va a dormire da Kim? Haz e Lou sono davvero degli zii meravigliosi!"

"Vero" avevo argomentato andando con il pensiero alla famiglia che avevano creato con il passare degli anni: solo la mia era più bella! "Ma quando parli di massaggio intendi quello che prevede l'olio di cocco, giusto?" gli avevo chiesto mentre mi godevo le belle sensazioni del post orgasmo unito ai suoi morbidi baci.

"Esatto Ben, quello con il cocco ma vorrei aggiungere anche un nastro di seta intorno agli occhi: ti va?"

L'idea di essere bendato, nonché diventare il centro di tutta l'attenzione di mio marito, mi aveva fatto gemere. "Va bene ma adesso smettila di eccitarmi Federico altrimenti la colazione salta!" l'avevo avvisato mentre mio marito rideva divertito "Sono serio Fede!"

"Sì, sì! Adesso muovi quel bel culo che ti ritrovi e vai a svegliare Jes: io porto fuori Mr. Beagles e dopo mi aspetto la mia pila di pancake allo sciroppo d'acero, ok?"

Dieci minuti dopo mi ero ritrovato in cucina con Scottie seduto sulle gambe di Jes; mio figlio era ancora assonnato e aveva una riga del cuscino sulla guancia: era assolutamente adorabile. "Pa' perché Dede non è ancora tornato?"

La domanda di Jes mi aveva colto di spalle, proprio mentre giravo un pancakes, ma anch'io me lo stavo chiedendo: solitamente Fede portava Mr. Beagles a fare il giro dell'isolato e per tornare non ci volevano nemmeno cinque minuti. "Amore stai tranquillo; probabilmente Mr. Beagles ha incontrato Lady: lo sai che quando vede quella barboncina diventa peggio di me quando vedo tuo padre."

Il mio tentativo di alleggerire la tensione sembrò funzionare perché strappo a Jes una risata leggera. "Credo che nessuno possa batteri per quanto riguarda quello: sembrate due liceali! Sono troppo piccolo per capire come funzionano certe cose, ma non ci vuole un genio nel vedere quanto vi amate pa'." aveva argomentato per poi afferrare lo sciroppo d'acero e guarnire la sua colazione.

"Non fare tanto il saputello! Ho visto come guardi Kim, il tuo migliore amico." l'avevo interrotto prima di sedermi di fronte a lui e godermi il suo rossore.

"Non... non so di che parli!"

Intenerito dal suo imbarazzo, avevo accantonato momentaneamente la preoccupazione che mi stava causando il ritardo di Federico. "Amore ricordati che ti amo tanto e che ti conosco come le mie tasche: ero lì quando sei nato, così come quando hai chiamato me e Fede papà. Se vorrai parlarmi di quello che ti passa nella testa sappi che mi troverai sempre qui."

Quelle parole erano state accolte da un silenzio ricco di cose non dette, poi il rumore della forchetta nel piatto aveva anticipato il rumore della sedia e anche il corpicino di mio figlio sulle ginocchia. "Ti voglio bene pa'." aveva sussurrato per poi stringermi le braccine dietro la nuca.

"Anch'io amore, anch'io."

Un bacio umido sulla guancia dopo Jes mi aveva regalato un bel sorriso ma nei suoi occhi chiari era rimasta una nota di preoccupazione. "Andiamo a cercare Dede? Magari Mr. Beagles gli è scappato e ha bisogno di aiuto."

"Credo che sia un'ottima idea, ma sono certo che..."

Proprio in quel momento l'abbaiare agitato di Mr. Beagles, "Waff! Waff!! Waff!!!", infranse quel momento di tenerezza facendoci voltare verso l'entrata: il nostro cane aveva ancora il guinzaglio attaccato al collare, ma di Federico non c'era traccia.

Immediatamente un senso di allarme mi aveva investito perché mio marito non avrebbe mai lasciato solo Mr. Beagles. "Amore resta qui ok? Vado a vedere dov'è papà Dede, non muoverti fino al mio ritorno ok amore? Promettimelo Jes."

Nonostante la chiara agitazione nel suo volto, in quel momento così simile a quello di Fede, aveva annuito per poi mettersi in piedi e guardarmi afferrare il cellulare, le chiavi e schizzare via. "Bello sai dov'è Federico, vero? Portami da lui, avanti!"

Come se davvero mi capisse Mr. Beagles aveva iniziato a correre verso il parco, dove solitamente passeggiava con Federico: con il cuore che batteva impazzito l'avevo seguito con la certezza che fosse successo qualcosa al mio compagno. Mentre correvo sentivo i muscoli delle gambe bruciare e il fiato farsi sempre più rarefatto, ma quando vidi un campanello di persone raccolte intorno a una sagoma sdraiata per terra il mio cuore rischiò di fermarsi per sempre. "Federico!"

Quello che successe tra l'arrivo dell'ambulanza e la corsa in ospedale fu come un incubo ad occhi aperti dal quale non riuscivo a svegliarmi, ma per tutto il tempo non avevo mai lasciato la mano di Federico: solitamente calda e morbida sotto il mio tocco, quella volta mi sembrò di stringere un pezzo di marmo; anche Mr. Beagles aveva guaito preoccupato per poi appoggiarmi il muso sulla mano come a voler dire "Andrà tutto bene."

Alcuni testimoni avevano visto un'auto sbandare come impazzita e puntare verso Mr. Beagles e Federico, poi mio marito mettersi nel mezzo ed essere travolto dalla macchina che però non aveva fermato la sua folle corsa: mi avevano informato che i soccorsi erano stati chiamati immediatamente, ma quel fatto non scacciò il freddo terrore che aveva invaso la mia anima.

Vedere il volto del mio compagno - così pallido, sanguinante e spento - era stato come ricevere una coltellata in pieno petto; però dovevo essere forte perché se fossi crollato chi ci sarebbe stato quando Fede avrebbe riaperto gli occhi? Perché sarebbe accaduto! Il nostro era un amore troppo grande perché potesse finire in un modo così tragico.

"Resisti amore! Sono qui con te, ti amo Federico, mi senti? Ti amo!" avevo gridato mentre gli infermieri lo stabilizzavano per poi mettergli la mascherina dell'ossigeno; Mr. Beagles sembrò essere d'accordo come me perché spostò la sua testa sul grembo di Federico come a volergli trasmettere la sua presenza.

Solo una volta arrivati davanti al pronto soccorso del "Mayor Hospital" ero stato separato da Federico che fu portato via d'urgenza: del tutto sconvolto mi ero preso il volto tra le mani ed ero crollato sul selciato con il petto scosso da devastanti singhiozzi.

"Ben! Benjamin!"

Quella voce familiare e inaspettata mi aveva fatto alzare di scatto la testa per poi incontrare le facce preoccupate di Lou e Haz, ma non erano soli: Kim - il bambino che avevano scelto di adottare sette anni prima, nonché migliore amico di mio figlio – ci stava guardando con attenzione ed era intento a stringere la mano di Jes.

Un battito di ciglia dopo mio figlio mi stava stringendo forte e le nostre lacrime si mescolarono tra loro: "Voglio... voglio vedere papà Dede!" Quella richiesta fatta in mezzo a un singhiozzo spezzato mi aveva dato la forza che mi serviva per non crollare del tutto: dovevo essere forte; sia per Federico che per Jes.

"Amore, no, non adesso. I medici lo stanno visitando, ma più tardi sono certo che ci faranno passare." gli avevo sussurrato contro l'orecchio senza smettere di accarezzargli la schiena, ma solo quando lo presi in braccio Jes sembrò calmarsi. Ancora sotto shock mi ero voltato verso i miei due amici che mi stavano guardando con preoccupazione; Kim al sicuro in mezzo a loro. "Come... come avete fatto a trovarmi? Come sapevate di Federico?"

Un cenno di Haz nella direzione di mio figlio mi fece capire al volo tutto: "Tesoro sei stato tu a chiamare gli zii?" Un piccolo cenno affermativo contro il collo mi aveva fatto sospirare sollevato, chiudere gli occhi e stringerlo ancora più forte. "Sei stato fantastico amore, fantastico; scusami se ti ho lasciato solo, non accadrà più, te lo prometto Jes."

Sospinto dalle mani gentili di Louis e Haz mi ero diretto verso la sala d'aspetto e, due ore dopo che mi sembrarono un'eternità, venni avvicinato da un medico dall'espressione seria. "Lei è un parente di Federico Rossi?"
Pur tremando da capo a piedi avevo annuito. "Sì... sono... sono Benjamin, il marito." avevo risposto con Jes ancora tra le braccia: da quando mi aveva visto sembrava non volersi più staccare da me, ma come non capirlo? Io stesso ero ancora traumatizzato da quello che era successo. "Mi dica come sta, la prego!"

Il mio tono angosciato l'aveva fatto annuire. "Le dirò tutto, ma prima farebbe meglio a sedersi e bere qualcosa,o k?" mi aveva proposto, regalandomi un sorriso rassicurante. "Stia tranquillo, suo marito ha subito un forte trauma perché si è messo davanti al vostro cane per difenderlo e il primo impatto con l'auto è stato il suo. Fortunatamente l'autista ha sterzato all'ultimo quindi lo ha preso solo su un fianco sbalzandolo per terra: a parte vari graffi e lividi suo marito sta bene." Quelle parole mi fecero scoppiare a piangere di sollievo; Federico stava bene! "Se può consolarla il guidatore si è subito costituito: si chiama Chris Nolan ed è un ragazzino di diciasette anni. Pare che abbia discusso furiosamente con i genitori prima di mettersi al volante. Si è subito reso conto della gravità dell'incidente e ha chiamato i soccorsi prima di andare alla polizia. Vorrebbe vedervi per scusarsi, ma questo sta a voi deciderlo."

Travolto dall sollievo ero stato investito da strane e contrastanti sensazioni: una parte di me voleva attaccare al muro quell'incoscente, l'altra voleva dargli la possibilità di spiegarsi  e chiarire la follia del suo gesto. Ma in quel momento l'unica cosa che davvero desideravo era Federico.

"Mio marito sta davvero bene?"

"Sì Benjamin."

"Posso... oddio... possiamo vederlo?"

"Certo! Ha da poco ripreso conoscenza e ha subito chiesto di lei, se vuole può portare anche suo figlio; mi segua."

Qualche attimo dopo lo stavo seguendo lungo le corsie che sapevano di disinfettante con Jes per mano; dentro l'anima avevo una tempesta ma esteriormente stavo cercando di non crollare perché mio figlio e Federico avrebbero avuto bisogno di me.

"Eccoci, mi raccomando non lo fate stancare; è vero che non ha riportato fratture, ma è stato comunque investito e adesso è ancora sotto l'effetto degli antidolorifici." ci aveva detto il medico per poi aprire la porta.

Avvolto da tutte quelle raccomandazioni avevo annuito ed ero entrato; quando Federico incrociò il mio sguardo fu come se il mondo fosse tornato a colorarsi.

"Piccolo, amore mio..." Qualche passo dopo stavo stringendo la sua mano decisamente più calda da quando l'avevo soccorso per strada.

"Scusa Ben, scusa Jes... scusate se vi ho fatto preoccupare." aveva bofonchiato lasciando che qualche lacrima gli attraversasse il volto.

"No, ehi, non piangere, non hai nulla di cui scusarti Fede." gli avevo detto con un nodo in gola mentre Jes gli poggiava con delicatezza la testa sul petto e poi sospirava felice.

"Invece sì! Scusami per avervi spaventato, ma mettermi davanti a quell'auto per cercare di proteggere Mr. Beagles è stato istintivo. Sta... sta bene?"

"Sì grazie a te."

Un piccolo singhiozzo aveva lasciato le sue labbra. "Grazie a Dio! Ho ricordi abbastanza confusi di quello che è accaduto, ma non potrò mai dimenticare la paura che ho avuto nel vedermi venire contro quella macchina."

"Tesoro..."

"Ho avuto paura di non rivedervi più Ben." mi aveva confessato con occhi lucidi, mentre Jes lo abbracciava con attenzione per non fargli male e il mio cuore si stringeva.

"Adesso non pensarci amore; l'importante è che tu sia vivo perché i secondi in cui ti ho visto steso per terra sono stati quelli più brutti della mia vita." gli avevo sussurrato prima di baciarlo delicatamente "Ci saremo io e Jes per aiutarti a recuperare Fede, vero amore?" avevo chiesto a nostro figlio che si asciugava gli occhi con la manica della felpa.

"Sì pà."

"Io... io non so che dire." aveva sussurrato Federico, provato e sotto l'effetto dei farmaci.

"Allora non dire nulla amore, dormi; saremo qui al tuo risveglio."

"Promesso Ben?"

Un altro bacio sulla guancia lo aveva visto chiudere gli occhi fiducioso.

"Promesso amore."

Angolo Autrice:

Continuo?

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