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Aprile

Non mi è mai piaciuta la primavera.

L'aria intrisa di pollini gli aveva sempre dato problemi da bambino, e l'aver risolto la questione con la crescita non aveva comunque riabilitato quel periodo dell'anno. La gente starnutiva, tirava su col naso, e lui non sapeva mai cosa indossare.

Avrebbe continuato volentieri a vestire con le divise scolastiche, che gli toglievano il fastidio di dover sprecare tempo a scegliere, ma nella vita non era così che funzionava.

Optava per semplici t-shirt bianche, jeans neri e occhiali da sole. Fine.

Di norma non amava sottrarre tempo allo studio, ma quel giorno...

Oggi è diverso.

Guardò l'orologio al polso, deglutendo. L'ora era giunta.

Come dovrò comportarmi?

Tanto intelligente quanto inesperto, era uscito qualche volta con delle ragazze, ma non aveva avuto le esperienze di un normale adolescente. E quando la vide arrivare, un nodo gli strinse la gola.

«Ciao», lo salutò. Il suo sorriso gli sembrò più luminoso di un raggio di sole.

«Ciao», ricambiò.

Nadia si tirò una ciocca di capelli dietro le spalle, «Aspetti da molto?»

«No.»

Un'ora circa, non sono nemmeno riuscito a mangiare.

Lei fece spallucce, «Beh, dove andiamo? Non esco mai ad Albano.»

Già, dove la porto?

Nemmeno Nereo era solito uscire nel suo paese.

Questo meglio non dirglielo. Non facciamo subito la figura dello sfigato.

«Facciamo quattro passi? Poi... hai fame?»

Lui sì. Il suo stomaco si era aperto come una delle decine di buche sulla strada alle porte del paese, quelle che lo facevano imprecare ogni volta che prendeva la macchina per andare all'università.

«Non molto, ma una merenda non si rifiuta mai!» Gli occhi chiari di lei lo puntarono, e il ragazzo quasi si strozzò con la sua stessa saliva.

Ok, ok, ora datti una calmata.

Presero a passeggiare per la strada principale, che iniziava a popolarsi in quel momento. Case, negozi e alberelli la costeggiavano, costituendo un perfetto tratto per fare shopping. I marciapiedi larghi offrivano punti strategici per le comitive di ragazzi, che parcheggiavano i loro motorini alla bell'e meglio, con un occhio attento ai vigili.

«Allora... Nereo», iniziò la ragazza, «che fai nella vita?»

«Studio economia all'università, e tu?»

Lei si fermò, guardandolo stupita, «Solo questo?»

«Che vuoi dire?»

La vide fare spallucce.

«Non so, non hai degli hobby? Fai qualcosa con gli amici?»

«Uhm, no. Cioè, sì, suono la batteria, ma al momento sono più concentrato sulla tesi.»

Nadia si fermò di nuovo, guardandolo con le sopracciglia aggrottate, «Scusa, ma... quanti anni hai detto di avere?»

Il ragazzo sospirò, «Lo so, è strano. Mi sto laureando adesso, tra pochi giorni ne faccio venti.»

Un momento di silenzio cadde tra loro.

«Wow. Sei un geniaccio.»

Nereo si grattò l'angolo della mascella, imbarazzato. Non amava quella definizione, e decise di spostare la conversazione sulla ragazza.

Scoprì che Nadia al momento non studiava e si stava guardando attorno per andare all'estero, dai nonni in nord Europa. Studiare lì sarebbe stato più redditizio per lei, che voleva darsi all'architettura.

Chiacchierando si ritrovarono in uno spiazzo che la gente chiamava "tartarughe", grazie alla fontana centrale che recava quattro testuggini agli angoli.

«Wow, che vista!» Nadia si avviò verso il belvedere, occhi e bocca aperti. Si appoggiò alla balaustra di ferro battuto, ammirando il panorama sottostante.

E Nereo aveva già deciso che si sarebbe innamorato di lei. Era cotto a puntino, gli piaceva quella vitalità, quel carattere molto diverso dal suo.

Non aveva mai avuto interesse per le cose che andavano oltre il suo piccolo mondo. C'era sempre stato solo lo studio e il desiderio di costruirsi una vita stabile, con basi solide.

Quella ragazza avrebbe potuto dargliene? Al momento non gliene fregava niente.

«Ti va se ci rivediamo?»

Fu sorpreso lui stesso dalla sua proposta, e quando lei lo guardò confusa, capì di aver fatto una gaffe.

«Sì, certo. Ma... devi già andare via?» domandò lei.

«No, no... mi sta venendo l'ansia.»

«Perché?»

Già, perché? E adesso cosa dico?

Cosa doveva dirgli, che un pezzo di ghiaccio come lui era stato vittima di un colpo di fulmine che lo stava divorando dall'interno? Che figura c'avrebbe fatto?

Ok, la verità è la cosa migliore.

«Ecco, io... non sono abituato a uscire con le ragazze. Ho sempre studiato e basta, per me le donne sono una perdita di tempo.»

«Ehi!»

«Mi sto divertendo con te, ed è strano. Di solito mi annoio.»

Quella ragazza lo fissò con gli occhi sgranati, stupita.

Cazzo, ho parlato troppo.

I suoi dubbi si dissiparono con il sorriso che gli rivolse, tanto luminoso da rischiarargli la giornata. «Anch'io mi sto divertendo con te, Nereo», disse, «E l'idea di rivederci mi piace.»

Qualcosa gli esplose nel petto, e capì di aver trovato qualcosa di più bello, di più importante dello studio.

Animato da un nuovo coraggio le prese la mano, e lei strinse la sua. Incatenò gli occhi nei suoi e si abbassò quel che bastava per baciarla.

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