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Luglio

Chissà cosa penserà Nadia del nuovo taglio!

Nereo si guardò allo specchio per l'ennesima volta, ancora non convinto del nuovo look.

Dopo la laurea aveva trovato subito lavoro, appena due settimane dopo. Sapeva che il titolo di studio in abbinamento alla giovane età avrebbe fatto colpo, tanto da riuscire a conquistare un posto nella banca a pochi passi da casa sua.

Era fiero del suo percorso. Aveva studiato molto, si era impegnato come gli avevano imposto i suoi quando ancora viveva a Varese, e dopo la borsa di studio era riuscito a realizzarsi molto prima dei suoi coetanei.

E ora aveva un lavoro a tempo indeterminato. Quasi non ci credeva.

Secondo i miei calcoli, in autunno potrò sganciarmi dai miei per sempre. Considerato che siamo già a luglio... non vedo l'ora.

Il rapporto coi suoi era stato disastroso fin dalla nascita. Forse non lo volevano, forse volevano farne sfoggio, ma a lui non erano mai piaciuti.

Concordava solo sul darsi da fare al fine di affrancarsene il prima possibile, e finalmente quel momento era arrivato.

Fischiettò allegro dopo aver finito davanti allo specchio, e gettò uno sguardo fuori dalla finestra. I tre quarti di luna si stagliavano sul cielo sereno, le stelle brillavano e faceva caldo abbastanza da fargli indossare solo la solita t-shirt bianca sui jeans scuri.

Si era già abituato al completo, e gli dispiaceva privarsene per quel venerdì.

Non succede niente per una sera, no?

Afferrò le chiavi e uscì dal suo bilocale. Casa di Nadia distava dieci minuti di macchina e non gli dispiaceva allungare un po' il tragitto.

Premette il telecomando e l'auto lampeggiò nella notte.

Entrò nell'abitacolo, e per tutto il tragitto provò a farsi un'idea di come potesse essersi vestita la sua ragazza.

Sarebbe stata dura entrare allo Shilling, un locale fighetto che faceva selezione all'ingresso. Nereo sapeva come funzionava, anche se non c'era mai stato prima di quel momento: le ragazze entravano senza problemi, i ragazzi un po' meno.

Se non ci fanno entrare, ci facciamo quattro passi. Risolto.

Non gli interessava il luogo.

Gli interessava la compagnia, e quella di Nadia era più che bene accetta.

Fermò l'auto nel parcheggio sotto casa sua, e le mandò un messaggio sul cellulare. Rimase col motore acceso: non lo faceva mai attendere più di tanto.

Un sorriso si aprì sul viso quando la vide arrivare.

«Ciao», lo salutò entrando in macchina, «sei pronto per questa esperienza mistica?»

«Non manca qualcosa?» domandò lui. Ricevette un bacio in risposta, e si trattenne dall'abbracciarla.

Se ci beccano i genitori dal balcone, sono finito.

Il tragitto fino a Ostia fu pieno di chiacchiere, musica e risate, come sempre. Nadia era una tipa sveglia, divertente, e Nereo apprezzava questo lato di lei.

«Vedi un parcheggio?» le chiese una volta nei pressi del locale.

«Se vai un po' più avanti... mi sa che c'è un buco, lì.»

L'indicazione si rivelò giusta, e Nereo ringraziò qualsiasi Dio ci fosse per l'avvenuto miracolo. Trovare posto sul lungomare di Ostia di venerdì sera era un autentico colpo di fortuna.

«In macchina con me, parcheggio si trova sempre!» lo informò Nadia.

«Ora non vantarti troppo», il ragazzo chiuse l'auto. Lei gli sorrise, e lui adocchiò la fila cinquanta metri più in là.

«Tutto 'sto casino per entrare è normale?»

Nadia annuì, guardandosi attorno. La fila era stracolma di ragazze agghindate come star del cinema, inerpicate su tacchi sconvolgenti e con le gambe al vento, scoperte fin quasi al pube.

«Accidenti», disse la ragazza, «non ricordo se ho chiuso il finestrino. Te hai controllato?»

«Mmmh, no.»

Lei annuì, «Vado a vedere, tu mettiti in fila.»

Gli voltò le spalle senza nemmeno attendere una risposta. Anche quella sua decisione gli piaceva.

Si avviò verso la piccola folla, occupò uno spazio e tirò fuori il cellulare dai jeans per dare uno sguardo agli andamenti di borsa.

Non sarà cambiato molto da oggi pomeriggio, ma...

«Scusa.»

Si guardò attorno, confuso. Quella non era la voce di Nadia.

Preso com'era dal telefono non si era accorto di tre giovani ragazze avvolte in abiti succinti, ma che dallo sguardo tutto sembravano tranne che donne di mondo.

«Sì?» Non capì cosa volessero da lui.

«Sei solo?» domandò una brunetta, «Qui non fanno entrare i ragazzi da soli. Potresti venire con noi.»

Nereo aggrottò le sopracciglia. Aprì la bocca per rispondere, ma qualcuno gli afferrò il braccio, «Sta con me.»

Guardò verso il basso. Nadia era ricomparsa dal nulla, e le avrebbe incenerite con gli occhi, se avesse potuto.

Balbettando qualcosa, le giovani si allontanarono verso l'entrata tra risatine e sguardi, come vecchie signore inglesi. Nadia sembrò rilassarsi, «Non posso lasciarti solo un minuto, che mi rimorchi mezzo locale.»

«Ma no, non penso che...»

«Amore mio, cosa non hai capito delle donne?»

Non aveva capito niente. La sua testa aveva crashato su quel amore mio detto con tono ironico, ma che per lui aveva un significato diverso.

Avanzarono fino all'entrata, dove Nadia garantì per lui col buttafuori, e alla fine li fecero entrare senza tanti problemi. La fila era troppo lunga per poterla bloccare e creare un ingorgo.

La ragazza si guardò attorno, portando una mano al mento, «Mh, questo posto è più coatto di quanto pensassi... beviamo qualcosa?»

«Certo.» Si avviarono verso il bar, e Nereo non mancò di osservare l'ambiente circostante. Tutti recavano in mano qualche bevanda, di certo superalcolici. Ogni ragazzo che incrociava indossava una camicia, e gli sembrò un ambiente molto formale. Gettò uno sguardo su Nadia, abbigliata di shorts, anfibi e canottiera. Sembrò accorgersi solo in quel momento di quanto fosse bella, e avvertì qualcosa bruciargli in gola.

La voglia di portarla via da quel posto pieno di maschi lo colse impreparato.

Un momento, questa è gelosia?

Era la prima volta che ne provava.

Il desiderio di tornare a casa con lei crebbe di botto. S'immaginò guardare la tv insieme sul divano, in pieno inverno con una coperta di pile condivisa. Magari anche un gatto sulle gambe.

E un bambino sul tappeto, a giocare coi cubi di plastica.

Uno solo? No, meglio due. Due sarebbero stati perfetti.

Il ripetitivo quattro quarti della musica house lo investì, riportandolo alla realtà.

«Che prendi?»

Il sorriso luminoso di lei lo spiazzò, «Quello che prendi tu», rispose interdetto.

Gli sembrò poco convinta, «Ok, allora due gin lemon, che ne dici?»

Dico che adesso ti spoglio e ti prendo qua per terra, davanti a tutti.

Fu come ricevere una frustata.

Ma che cazzo sto pensando?

Gli piaceva fino a quel punto? Doveva darsi una calmata.

Diede il bigliettino alla ragazza, che lo porse al barista ricevendo in cambio i due drink.

«Ci sediamo?» gli urlò, con la musica sovrastava ogni parola.

Nereo annuì, e si avviarono verso una seduta in marmo appena fuori dal gazebo. Sedettero e Nadia tirò indietro i capelli, «Certo che è umido qua, eh. Mi pare che stiamo meglio su da noi.»

Il ragazzo alzò le sopracciglia, «Qua col mare è un casino.»

Mandò giù un grosso sorso della bevanda, nella speranza di placare il desiderio che stava crescendo in lui. Il calore dell'alcol gli andò subito alla testa.

«Studi questo weekend?» domandò. Aveva bisogno di pensare ad altro.

Lei fece cenno di no col capo, «Ho studiato tutta la settimana, anche basta!»

Rise, e gli sembrò di guardare un fiore sbocciare. Che fosse già ubriaco?

Nah, sono solo... cosa? Innamorato?

Gli sembrò impossibile, si frequentavano da soli due mesi.

«Uh, questa è bella!» Nadia si alzò di scatto, prendendolo per mano.

«Abbiamo i drink...»

«Lasciamoli qui», rispose lei. Li poggiò sulla seduta, «Tanto erano gratis!»

Nereo si sentì un po' in difficoltà ad attraversare quella folla di gente.

Non potevamo ascoltarla da lontano?

Si rese conto ben presto che Nadia non voleva ascoltare e basta. Quando si fermò in uno spazio che gli permettesse di muovere qualche passo, capì che voleva ballare. E voleva farlo con lui.

Lui che non aveva mai messo piede in una discoteca in vita sua, e che tutto ciò che sapeva fare al massimo era pestare una batteria. Suonando rock e metal, tra l'altro.

Sono del tutto inadatto a questa situazione.

«Dai, balliamo!» lo esortò la ragazza. Vederla agitarsi lo influenzò, e mosse anche lui qualche passo.

Speriamo non si accorga di quanto sono incapace.

Nadia si portò una mano alla bocca, ridendo, «Non vai mai a ballare, eh?»

Appunto.

Non voleva ballare, voleva fare altro con lei. Ma non poteva certo dirglielo.

«Hai bisogno di alcol per scioglierti un po'», gli strizzò un occhio, «aspetta, torno subito!»

Si allontanò una seconda volta quella sera, e Nereo si guardò attorno. Tanti ragazzi stavano ballando, chi più e chi meno bene. La musica si prestava a quel tipo di danza senza stile, molto basica, banale. Bastava muoversi a destra e a sinistra, non bisognava fare granché.

Studiò per qualche secondo quelli che gli sembravano i più talentuosi, ma puntò più in basso quando si accorse di non riuscire a imitarli.

«Ehi, ti lascio solo cinque minuti e mi diventi Roberto Bolle?» Nadia gli porse un bicchiere colmo di un liquido azzurro, che Nereo assaporò subito.

L'amaro dell'agrume quasi lo fece lacrimare.

Meglio andarci piano con 'sta roba.

«Non esageriamo, che batterista sarei se non riuscissi a seguire uno stupido quattro quarti?» ribatté.

L'espressione di Nadia lo fece volare... o era l'effetto dell'alcol?

Fatto sta che quel bicchiere lo bevve tutto, con calma, mentre si muovevano sulla pista. Il calore sul naso aumentò, e non solo. Iniziò a sudare, aveva voglia di togliere la t-shirt e sentire l'aria fresca sulla pelle.

Ma non poteva.

Altrimenti mi cacciano a calci in culo da 'sto covo di fighette. Mica è un concerto, questo, devo darmi un contegno.

Si passò una mano tra i capelli umidi, tirandoli indietro, e sbuffò, «Ti dispiace se esco un attimo a prendere fiato?»

Nadia lo guardò, «Ti raggiungo, ho sete... fa veramente caldo!»

Nereo si allontanò dal gazebo, prendendo posto su un muretto più in là. Poteva guardare l'angolo del bar, e vide la ragazza prendere due bicchieri.

Dannazione, altro alcol.

Raccolse il bicchiere tra le mani, guardandolo con sospetto. «Cos'è 'sta roba?»

«Te bevi, che è buono. Cin cin.» Nadia ne buttò giù un sorso, Nereo appena si bagnò le labbra.

«Andiamo in spiaggia? Qua non tira un filo d'aria», propose la ragazza. In quel momento Nereo avrebbe detto di sì a qualsiasi cosa l'avesse portato via da quella martellante techno... house... o quel che era.

S'incamminarono tra gli ombrelloni chiusi, «Secondo te la stagione è già partita?» domandò Nadia.

Lui la guardò stralunato, «Siamo a luglio, da mò che è partita. Sei... ubriaca?»

«Un po'», la ragazza ridacchiò, dirigendosi verso la spiaggia libera, delimitata dalla mancanza d'illuminazione.

Nereo non la capì, «Vuoi tornare a casa?»

Lei agitò un braccio in aria, scomposta, «No, voglio fare due passi.»

La richiamò quando s'inoltrò nello spazio senza luce della spiaggia, «Torniamo indietro.»

Quella lo guardò senza smettere di camminare, e quando la luce iniziava a non illuminarla più, si sfilò di colpo la canottiera, lasciandola cadere sulla sabbia. Nereo sgranò gli occhi e si guardò attorno.

«Vieni qui, dai!» si sentì chiamare.

Piantò gli occhi su di lei, e gli sembrò di sognare quando la vide armeggiare con i jeans, tirandoli giù fino a sfilarli del tutto. Le si avvicinò, prendendole un braccio, «Rivestiti, sei pazza?»

Lei gli si accostò, afferrandogli i lembi della t-shirt, «Non ci vede nessuno, stai tranquillo. Facciamo il bagno, dai!»

Intrecciò lo sguardo vacuo al suo, «Non dirmi che non hai mai fatto nemmeno il bagno a mezzanotte!»

Colpito nell'orgoglio, il ragazzo si sfilò la maglietta da solo, togliendo anche i jeans. Un brivido gli percorse la schiena quando lei tolse il reggiseno.

«Beh, mica vorrai tornare a casa con i vestiti bagnati?»

Aveva ragione. Togliere gli abiti e rimanere a fare il bagno in intimo sarebbe stato inutile.

Prese un profondo respiro e sfilò i boxer, conscio del fatto che la sua voglia fosse ancora lì dove l'aveva lasciata, nemmeno un paio d'ore prima.

Dannazione, sono un uomo, ci può stare, no?

Nadia sembrò non accorgersene. Gli voltò le spalle e si diresse verso il mare reso invisibile dalla notte, immergendosi fra le piccole onde bianche, uniche tracce visibili della massa d'acqua davanti a loro.

La seguì. L'acqua calda gli lambì il corpo, provocandogli la sensazione di essere abbracciato dal fluido.

Nadia sbucò al suo fianco, sguazzando allegra. Gli baciò un fianco nudo, facendolo tornare alla realtà.

«Immergiti anche tu, guarda che è bellissimo», disse.

Non resistette a quell'invito languido, e si lasciò coprire dal mare piatto, lasciando che ogni remora si sciogliesse tra i flutti. Riemerse, e lei era lì, in attesa.

Le labbra s'incontrarono, sentì il corpo nudo di lei accostarsi al suo, e fu una sensazione bellissima. Ogni preoccupazione svanì, lasciò vagare le mani sulle forme di lei, e arrivò lì dove le avrebbe dato più piacere.

Sentirla su di lui lo fece quasi impazzire. Capì dove stava puntando, ed ebbe un moto di lucidità mentale per miracolo.

«Forse non è il caso...» mormorò col fiatone.

Lei inclinò la testa di lato, «Non vuoi?»

Si sentì arrossire, e fu grato al buio che lo nascose. «Voglio, lo senti. Ma... come dire...»

Nadia troncò il discorso con un bacio, «Non me ne frega niente. Lo vogliamo tutti e due, basta e avanza. Ci staremo attenti, ok?»

Gli sedette in braccio, i loro punti sensibili si toccarono, e perse il controllo. Le sue mani vagarono ovunque, aveva bisogno di toccare ogni centimetro di lei, e tornò alla realtà solo quando le fu dentro. Il lieve bruciore non lo fermò.

Era calda, accogliente, stretta abbastanza, ed ebbe la certezza di essere nato per lei, che non avrebbe mai abbandonato quella persona per tutta la sua vita.

Le piazzò le mani sul viso, occhi negli occhi e due parole da non dire. Troppo prematuro.

Gliele avrebbe dette più in là, senza rovinare quel momento.

Le vide tirare indietro la testa, ed ebbe voglia di muoversi in lei, lento, più a fondo che poté.

Non riuscì a dire nulla, solo ad aumentare le spinte per farla godere il più possibile. Si domandò se fosse possibile, lì, in acqua, all'aperto, vicino a decine di persone.

Non era da lui.

Chiunque avrebbe potuto vederli, e contrariamente alle aspettative, questo lo eccitò ancora di più. Più a fondo, più forte, più veloce.

La sentì pulsare attorno a lui, il lungo gemito che ne derivò lo portò al punto di non ritorno, e si lasciò andare del tutto mentre le unghie della ragazza affondavano nelle sue spalle.

Lei aprì gli occhi, cercando i suoi. Erano già lì.

Nereo cercò di riprendere fiato, «Wow», disse.

«Dovevamo starci attenti, eh», gli fece notare Nadia.

Il ragazzo socchiuse la bocca.

Dannazione.

Poi ripensò alla fantasia avuta pochissime ore prima. Lui, lei, una casa, dei bambini.

Le piazzò un bacio tra i capelli, «In caso, ci penso io a te.»

Di colpo si sentì più sicuro di sé, e la strinse al petto.

Andrà tutto per il meglio, me lo sento.

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