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2 anni dopo

 
 Inizio flashback
«Quest’anno per coronare la fine del vostro percorso in questa scuola faremo una gita di tre giorni.» Ci comunica gioiosa l’insegnante di Lettere.
Urla di incitamento prendono vita mentre esulto felice insieme ai miei compagni.
Questa sarebbe stata la mia prima vacanza da sola, insieme ai miei compagni di classe.
Che sciocca però, ancora non sapevo che quello sarebbe stato proprio l’inizio di tutto.
La gita era una tradizione riservata agli atudenti dell’ultimo anno, un rito di passaggio dalle medie alle superiori. 
Le mie amiche ridacchiavano silenziosamente quella mattina durante la pausa pranzo quando le raggiusi.
Borbottavano sussurri lanciando occhiate furtive a quel gruppo di ragazzi che risaltava in quella sala gremita di gente.
«Andiamo a parlarci.» Sussurra Angel sicura di sé come sempre.
«Non scherzare.» Le rispondo, confermando quanto io sia timida e non ami attirare l’attenzione su di me.
Ma persi anche quella battaglia contro lei, quando con capo chino mi ritrovai a seguire le mie amiche verso quello che sarebbe stato il mio patibolo.
«Piacere Ben Roberts.» Sentì dire, nonostante insistessi a non voler sollevare il mio sguardo oltre il pavimento. 
Intravidi la sua mano, e con estrema lentezza puntai i miei occhi al proprietario, e lui era lì che mi sorrideva cordialmente. 
 
Ben Roberts non era il ragazzo più bello che io avessi mai visto, era alto, forse fin troppo snello ed aveva una folta e lunga chioma nera che spesso racchiudeva in una stretta coda, dato che i suoi capelli slegati sfioravano appena le sue spalle, ma c’era qualcosa in lui che riusciva sempre ad attirare l’attenzione. 
Il suo sguardo magnetico, o quel suo sorriso che pendeva sempre verso destra mostrando la sua dritta dentatura.
Per la sua aria da cattivo ragazzo, o semplicemente perché tutte le volte che ti ritrovavi a guardarlo negli occhi, ti legava a sé, non riuscendo più a staccare gli occhi dai suoi, non potendone poi farne più a meno.
Ben Roberts era come un magnete, ed io ero soltanto il suo polo opposto. 
Fine flashback

Smetto di percorrere con la mente i ricordi del passato, ed è una cosa che tendo a fare spesso: predermi tra i ricordi; e faccio ritorno tra i vivi, letteralmente connessa al presente.

<<Oh le superiori. >> sospiro guardandomi intorno.
Dopo aver perso un anno di studi, mi ritrovavo nuovamente qui, a camminare tra quei lunghi ed anonimi corridoi.
Un nuovo anno scolastico stava per cominciare, di fianco a me avevo come sempre lei Brianna, la mia compagna di numerose sventure. 
«Guardalo, ha sempre quell’aria da stronzo sicuro di sé, si crede invincibile.» Borbotta verso me, mentre con gli occhi guarda da tutt’altra parte.
«Chi?» Chiedo non capendo il soggetto delle sue lamentele. 
«Ben Roberts.» Risponde  indicandolo con un dito.
<<Non capisco perchè si ostini ancora a degnarci con la sua presenza.>>  domanda al vento, perchè le mie orecchie hanno cominciato a fischiare...
<<Ben Roberts.>> sussurro, e nella mia testa dentro una nube nuvolosa iniziano a scorrere una moltitudine di immagini, ancora, una dietro l’altra. 
 
Io Riley Cohen  sono sempre stata una ragazza acqua e sapone, riservata, proprio per questo ho poche amiche.
Ho sempre fatto fatica ad accettare il mio corpo, propio per questo faccio fatica a definirmi magra, diciamo solo che tutto il dannato cibo che ingerisco si diverte a depositarsi sui miei fianchi. 
Sarà forse la mia minuta altezza a non riuscire a valorizzarmi?
Se solo si potesse definire tale, un metro e cinquanta in tutto il mio splendore.
Sono una lagna!
Quest’anno sarei diventata la compagna di banco della mia povera cuginetta Brianna, un anno più piccola di me, colei che rendo partecipe dei miei continui ritardi tutte le sante mattine.
Tra gli stretti corridoi c’è già il pienone, smetto di guardarmi intorno e perdermi tra i miei pensieri.
Mi volto a guardare Brianna e con l’entusiasmo che arriva alle stelle percorriamo a passo lento quei pochi passi che ci separano dalla nuova aula. 
Ma prima di varcare quella porta, non posso non lanciare un’ultima occhiata alle mie spalle, al lungo corridoio, dove prima tra quella marmaglia di gente vi era lui.
Un po’ come un drogato alla ricerca della sua dose giornaliera, un po’ come il miele per le api, e sai benissimo che una volta
che ne assaggi un po’, non riuscirai più a fermarti e a farne a meno.
E lui era proprio questo ciò che tutte le volte riusciva a provocarmi, dipendenza

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