18.2

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«Ti ho svegliata?»

Sento sussurrare da Ben dopo aver risposto al cellulare, forse sto ancora dormendo, è notte fonda e quel maledetto cellulare non smetteva più di squillare.

«Stavo dormendo, è successo qualcosa?» Chiedo preoccupata.

«Ho combinato un casino.» Continua a parlare sottovoce.

«Che hai combinato?» Domando totalmente sveglia adesso.

«Io nemmeno volevo venirci qui, ma un mio amico aveva bisogno di un favore...» Confessa.

«Ben, quale amico? Cosa è successo? Non farmi preoccupare.» «Stavano per arrestarmi.» Sussurra con voce greve.

«COSA? Ben, che cavolo avete combinato?» Impreco.

«Abbiamo preso alcuni dei soldi che erano depositati nella cassa del bar in cui lavora Matthew.»

«Matthew, certo. Dovevo aspettarmelo, perché tutte le volte che ti metti nei casini c'è sempre lui di mezzo, eh?» Quanto lo odio.

Silenzio.

«Ben...» Ringhio.

«Ti prego non essere arrabbiata con me, è stata una nottata difficile.» Mi supplica.

«L'hai resa difficile Ben, perché non riesci a stare nemmeno un attimo tranquillo, perché devi sempre metterti in qualche guaio?» Chiedo sconfitta.

«Ti Amo.» Sussurra.

«Anch'io, ma non è così che si risolvono le cose. Ok?» Mi sembra di parlare con un bimbo che ha appena fatto una marachella.

«Quando posso vederti?» Domanda in astinenza.

«Mio padre ti odia Ben, non so quando potrai venire in casa mia. Sarà meglio tenerselo buono al momento, poi mi combini queste cose... ed io non voglio che lui debba sbattermi in faccia il fatto che io abbia torto.» Borbotto adirata.

«Torto su cosa?» Domanda lui sorpreso.

«Lascia perdere Ben Roberts.» Sdrammatizzo.

«Riley dimmelo.» Silenzio.

«Io non sono una brutta persona.» Si difende.

«Buonanotte Ben.» Tronco la discussione sul nascere.

«Non riuscirò a dormire stanotte, ho troppa adrenalina in circolo.» Confessa su di giri.

«Prendi una camomilla.» Rispondo pronta a chiudere questa telefonata.

«Buonanotte Riley.» Sussurra.

Stacco il telefono dell'orecchio, facendo uscire tutta l'aria che avevo trattenuto, e vorrei soltanto che mio padre non avesse così tanto ragione.

"Ho la febbre Ben, oggi non posso proprio uscire di casa." digito velocemente, invio.

"Sei arrabbiata con me per stanotte?" Chiede preoccupato.

"Anche, ma non è per questo che non voglio vederti." Confesso.

"Non è che mi dici che stai male e poi invece te ne esci e vai in giro per i fatti tuoi?" Digita paranoico.

"L'ho mai fatto?" Chiedo.

"No." Mi risponde prontamente.

"Allora credo che ti sei appena risposto da solo." Scrivo inviperita mentre guardo il film che trasmettono in tv, distesa sul letto, con gli occhi già socchiusi a causa della febbre alta.

«Riley tesoro, c'è Ben qui fuori che chiede di vederti.»

Apro gli occhi svegliandomi al lieve suono della voce di mia madre.

«Cosa?» Domando ancora un po' stordita.

«Hai dormito tutta la mattina tesoro, hai persino saltato il pranzo. Tuo padre è di sotto che guarda la televisione sul divano.»mi informa dolcemente.

«E cosa c'entra Ben?» Chiedo ormai sveglia.

«Ah sì, Ben. Beh lui è di sotto che vuole vederti, dice che ha provato a chiamarti, tu non rispondevi e si è preoccupato.»

«Papà lo ha visto?» Domando preoccupata.

«Non ancora.» Risponde lei guardandomi.

«Cosa facciamo?» Le chiedo entrando già nel panico.

«Lo faccio salire in camera, ma sai che a tuo padre già non va a genio, se pensi poi a voi due soli qui dentro, quindi... non perdete molto tempo. Ok? Non farmi litigare con tuo padre a causa tua.» Mi avverte in un sussurro dandomi un lieve bacio sulla fronte.

«Ok.» Sussurro di rimando vedendola uscire dalla mia camera e dirigersi a passo lento verso le scale.

Rimango in silenzio, nervosa, ad ascoltare i pochi suoni che provengono dall'esterno.

Silenzio.

«Salve Signore.» Sento dire da quella voce fin troppo familiare.

«Vieni ti mostro dov'è la camera di Riley.» Parla gentile mia madre.

«È permesso?» Sussurra oltrepassando la porta della mia camera.

Nascondo il volto ancor di più sotto le coperte, vedendolo avvicinarsi sempre più vicino al mio letto.

«Il gatto ti ha mangiato la lingua?» Sussurra accennando quel ghigno fastidioso.

«Perché sei qui?» Sbotto, facendogli sentire la mia voce.

«Non mi vuoi qui?» Chiede lui, già sulla difensiva.

«Lo sai, che non è perché non ti voglio qui con me che ti ho fatto questa domanda. Ti ho confessato che a mio padre non vai a genio al momento e te che fai? Ti presenti qui. Lo fai apposta per caso?» Lo accuso balbettante a causa di alcuni colpi di tosse.

«Sinceramente me ne frego di cosa pensa tuo padre, me ne son sempre fottuto di quello che pensa la gente.

Son venuto qui soltanto per vedere se fossi realmente malata, e che non mi stessi ignorando soltanto perché avevi chissà che per la testa.» Risponde altezzoso.

«E cosa hai scoperto?» Chiedo nervosa quanto lui, e non vedo l'ora che scompaia velocemente dalla mia vista.

«Che sei stronza anche con la febbre.» Mi provoca con quella faccia di schiaffi che si ritrova.

«Torna a casa Ben, non ne ho le forze, non oggi per favore.» Lo supplico con gli occhi lucidi per la febbre.

«E se io non volessi stare a sentirti?» Continua a provocarmi, fregandosene del fatto che io stia male.

«Vai Ben.» Sussurro stanca, e gli occhi si socchiudono per lo sforzo.

«Sei sempre la solita Riley, faccio un gesto carino...» Non termina nemmeno ciò che voleva dire, perché lo blocco.

«Tu non hai fatto un gesto carino, sei soltanto un geloso possessivo che deve tener sempre tutto sotto controllo, volevi sul serio accertarti che io fossi a casa malata.» Sbotto infastidita, alzando il tono di voce.

«Ok me ne vado, ma ti pentirai di avermi trattato in questo modo.» Minaccia incamminandosi verso la porta, lasciandomi con gli occhi pieni di lacrime pronte a fuoriuscire.

«Ciao.» Sussurro dando libero sfogo alle mie emozioni.  

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