19.1

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Le nostre sono solo parole


Sono giorni che non riesco a chiudere occhio, sono giorni che penso costantemente alla sua assenza, a tutte le volte che scappi e ti allontani da me difronte al più piccolo ostacolo.

E mi ritrovo a sfogare la mia rabbia con l'unica persona al mondo che potrebbe mai capirmi.

«Sono stanca di sopportare tutto questo, mio padre non mi parla quasi più e a che pro? Non lo so più Brianna.

Non so più cosa fare, per cosa lottare e se ne valga realmente la pena.

Riesce a sminuire qualsiasi cosa bella che ha faticosamente creato.

Facciamo continuamente passi avanti e passi indietro.

Sono stanca di lottare da sola in questa battaglia, di continuare a remare controcorrente con un solo remo dalla mia parte.»

Sono giorni che non riesco a chiudere occhio, la mattina sembra sempre essere un traguardo irraggiungibile, ed è così che mi ritrovo alle prime luci del mattino al telefono con la mia migliore amica, ancora stese sul letto.

«Abbiamo sempre saputo che avere a che fare con Ben non sarebbe stato facile.

Ben non è il ragazzo perfetto che puoi rigirarti come vuoi.

Ben è il ragazzo imperfetto, pieno di difetti, ma che se si affeziona a te ti dona anche l'anima.

Ben è il ragazzo che hai sempre desiderato, il ragazzo per cui hai lottato.

Ben è un cretino a cui piace mettersi nei guai.

Un rompiscatole.

Eh sì, non circolano buone voci sul suo conto, frequenta a volte gente poco raccomandabile, fuma qualche spinello, ma tutti questi non sono motivi validi per giudicare una persona.» Ascolto la voce metallica di Brianna che fuoriesce limpida dal mio telefono e mi ritrovo a combattere con il suo potere di saper ribaltare sempre, in qualche modo, i miei pensieri.

«È mio padre, Bree. È normale che si preoccupi, soprattutto se le voci che girano siano vere.» Replico semplicemente.

«Lo hai più sentito?» Domanda lei curiosa cambiando argomento.

«Non lo sento da quando è andato via in quel modo da casa mia. Ma si può esser così egoisti? Ero fragile e con la febbre.» Sbotto realmente arrabbiata.

«È geloso.» Brianna tenta di giustificarlo.

«È morbosamente geloso Brianna. Venire a controllare se la tua fidanzata è davvero a letto con la febbre non è gelosia, è una malattia.

Una malattia incurabile.

L'ultima volta che siamo usciti a fare una passeggiata in centro ha discusso con un signore seduto in un auto parcheggiata soltanto perché stava guardando fuori dal finestrino e in quel momento esatto stavo passando io.» Replico infastidita.

«Si, ok lo ammetto è matto. Ma non dimenticare tutte le volte che viene a prenderti a scuola per tenerti compagnia sull'autobus, o le volte che ti ha fatta sentire una principessa, non puoi buttare un anno via così.» Prova a mettere una buona parola in suo favore.

«Ma io non butto via niente Brianna.

Sto soltanto naufragando.

Sto soppesando la nostra relazione per scoprire alla fine dove penderà l'ago della bilancia.» Sussurro stanca di tutto questo parlare.

«Però hai parlato sempre con aria sognante della vostra storia.» La sento constatare.

«Perché lo è. Perché Ben quando ci si mette sa essere unico al mondo, sa farti sentire l'unica al mondo.

Ed io lo amo con tutta me stessa, proprio per questo darei qualsiasi cosa per lui e ne sopporterei altre tante.» Confesso.

«Quindi, adesso sei pronta?» Brianna domanda interrompendo il flusso dei miei pensieri.

«A far cosa?» Chiedo cascando dalle nuvole.

«A risolvere questo Stato di Fermo, a cercarlo, a prendere una decisione.» Replica facendo salire il mio stato ansioso.

«Non sarò mai pronta.» Sbuffo sconfortata.

«Io sono qui con te.» Sussurra amorevolmente per confortarmi.

«Ok, sono pronta!»

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