19.2

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«Sei arrivata?» Mi domanda Brianna chiamandomi al telefono.

«Sono arrivata.» Confermo in un sussurro.

«Adesso lo chiami per dirgli che vuoi vederlo e che hai bisogno di parlare insieme a lui.» Parla a raffica, come non ha mai fatto in vita sua, per invogliarmi a non avere ripensamenti.

«Sì Brianna, non appena chiudo con te.» Rispondo, accettando di affrontarlo.

«Ok, allora ci sentiamo dopo.» Mi saluta frettolosamente.

«A dopo. Augurami buona fortuna!» Rispondo, chiedendole un ulteriore supporto.

«Buona fortuna Riley, ti voglio bene.»

Sono ancora seduta sul muretto difronte casa sua, quando stacco il telefono, interrompendo la telefonata di incoraggiamento con la mia migliore amica.

Non è affatto facile stare insieme ad una persona come Ben Roberts.

Non è affatto facile avere a che fare con una persona che con la sua forte personalità riesce a farti sentire contemporaneamente un piccolo essere insignificante e la più importante principessa dell'universo.

Ed io ci provo a non farmi sovrastare dal suo brutto caratteraccio, ci provo davvero, perché so che una volta deposte le armi, mi arrenderò difronte a questo grande amore.

Continuo a guardare le lunghe distese di terreno, cosparse dai tanti alberi d'ulivo.

Ed è una cosa che ho sempre trovato rilassante, il leggero brusio che provoca il fruscio del vento a contatto con le foglie.

Di fronte ai miei occhi l'asfalto, su cui si estendono le numerose case, tra di esse la sua.

"Non perdere tempo a soppesare i tuoi pensieri, chiamalo e basta, una volta che lo avrai davanti tutto sarà più nitido e le parole che avrai da dirgli usciranno da sole."

Brianna.

Colei che mi conosce più di tutti e tutto.

Sorrido, stringendo il telefono fortemente nella mia mano.

"Devo parlarti." Invio.

"E se io non avessi voglia di parlare con te?" Risponde quasi subito mostrandosi per il solito stronzo quale è.

"Sono al muretto vicino casa tua, scendi, ti aspetto." Poche semplici parole, dopo lunghi giorni di silenzio.

Invio.

Il cuore batte come un toro inferocito dentro la gabbia toracica.

"Arrivo subito."

Istantanea la sua risposta arriva come un fulmine a ciel sereno.

«Merda!» Impreco sussurrando tra me e me, mentre lo vedo uscire da casa sua.

Indossa i soliti jeans scuri aderenti, la classica felpa larga grigia con tanto di cappuccio tirato a coprir la testa, le sue amate sneakers slacciate, Ben Roberts è bello da mozzar il fiato, anche vestito come un rapper trasandato.

Cammina con la solita andatura, a passo lungo e svelto, verso la mia direzione senza mai alzare lo sguardo da terra.

Eppure io lo so che mi stai guardando stupido.

«Eccomi sono qui, volevi parlarmi?» Parla, risvegliandomi dal mio torpore momentaneo che solo lui riesce a provocarmi.

E come tutte le volte riesce a farmi mancare il fiato anche soltanto ascoltando il suono della sua voce. 

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