22.3

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Avevo appena risposto alla chiamata, quando lui era partito in quarta con il suo sfogo:

«Sta imballando tutti gli scatoloni con le nostre cose. L'acquirente si è finalmente deciso a versare sul conto il pagamento per acquistare la casa. La casa dove sono cresciuto, dove ho tutti i miei ricordi.

Mia madre non parla più.

Mia sorella ci prova ad essere presente per me, per il piccolo di casa, ma ha una famiglia a cui badare. L'unico che mi è rimasto è mio fratello Duncan

Quella mattina mi ero svegliata con un mal di testa allucinante.

Stavo ancora distesa sul letto, con il telefono incastrato tra l'orecchio e la spalla ad ascoltare Ben.

Vago con lo sguardo al di fuori dalla finestra aperta, sugli alberi che a causa del vento non riescono a stare un attimo fermi, gli uccellini cinguettano e grosse nuvole bianche coprono il sole.

«Amore, smettila di vaneggiare.

Prova a respirare un attimo.» Provo a consolarlo.

«Ho solo voglia di staccare la spina.» Confessa.

«Ok allora andiamo al mare, facciamo qualsiasi cosa.» Scherzo per alleggerire l'atmosfera.

Quel pomeriggio il mare era stranamente tranquillo, era piatto, proprio come il suo umore.

Lo osservo stare in silenzio a soppesare i suoi pensieri.

«Vuoi parlarne?» Chiedo dolcemente per spezzare questo silenzio opprimente, mentre ci avviciniamo ad una scogliera per sederci.

Non risponde, Ben si volta a guardarmi, dopo aver preso posto accanto a me.

«Ti amo Riley.» Sussurra avvicinandosi per posare un lieve bacio sulle mie labbra.

Mi sorprende e dopo pochi attimi di stupore ricambio il bacio.

Fa scorrere le sue mani fredde sul mio corpo, solleticando la mia pelle con le sue lunghe dita.

Sorrido sulle sue labbra, riuscendo a contagiare il suo cattivo umore.

Siedo a cavalcioni sulle sue gambe, facendo poggiare la sua schiena contro la scogliera alle nostre spalle.

«Cosa ti farei Riley!» Sussurra con voce roca.

Un sorriso prende magicamente vita sul mio volto.

Punta i suoi occhi nei miei.

«Non giocare col fuoco, se non vuoi essere bruciata.» Borbotta minaccioso, fra i denti.

«Quando mai ho detto che ho paura di giocare col fuoco.» sussurro avida sulle sue labbra riprendendo a baciarlo, slaccio con imbarazzo la zip dei suoi pantaloni, ed inserisco le mie mani all'interno dei suoi pantaloni.

Stringo tra le mani la sua erezione, provocandogli un sussulto a causa delle mani fredde.

<<Sei ancora arrabbiato?>> sussuro maliziosa al suo orecchio, pizzicando il lobo con i denti.

<<Stai zitta e muovi quelle mani.>> borbotta su di giri, fingendosi autoritario.

Sorrido ad un palmo dal suo volto, e scambiandoci languidi baci lo guido verso l'apice del piacere, perché forse questo è l'unico modo che conosco per tenerlo lontano dai suoi brutti pensieri e da tutte le tenebre che lo circondano.

«Come ti trovi nella tua nuova casa amore

Chiedo mentre sono al telefono con Ben, è trascorsa appena una settimana dal suo trasferimento.

«Divinamente,» Risponde prendendosi gioco di me. «Sto andando a prendere l'autobus ed arrivo, corri a prepararti.» Ordina.

Cerco il nome della mia migliore amica tra i contatti del telefono, e faccio partire la telefonata.

«Buongiorno raggio di sole.» Canticchio quando risponde, al quarto squillo, accennando un leggero. «Pronto

«Come fai ad essere così piena di vitalità già di prima mattina?» Domanda irritata con la voce ancora roca a causa del sonno.

«Smettila di fare la guastafeste, sono le due del pomeriggio, quindi alzati e preparati che usciamo.

Ben sta scendendo ed ho in mente una rimpatriata tra amici per farlo svagare un po'.

Chiama Angel e dille di avvertire tutti, a dopo.» Riaggancio senza darle nemmeno la possibilità di replicare.

Ero riuscita a riunirli tutti al parco vicino casa.

Eravamo stravaccati sulle panchine, fatta eccezione per quei pochi volenterosi che giocavano a calcetto usando come porta il vecchio portone in legno situato al centro del palazzetto abbandonato.

Era ormai ora di cena quando Angel propose di comprare un panino alla piccola bottega di paese.

Decidiamo di gustarcelo al mare, mentre ammiriamo il giorno diventare notte, seduti sul vecchio molo.

Il cielo si illumina di un arancione intenso, ed alla fine non avevamo fatto chissà che in quella giornata, ma eravamo felici così.

Ed io mi perdo a guardare gli occhi di Ben persi in quel paesaggio mozzafiato, tanto da rubarne un po' il colore.

Brianna seduta al suo fianco, con le gambe a penzoloni che si affacciano sul mare sorride ascoltando Rafael che le sussurra con voce bassa qualcosa all'orecchio.

Sorrido nel vedere Alex tirare un ceffone a Rafael interrompendo il momento di pace che si era venuto a creare.

Joseph ed Angel qualche passo più in là gustano il loro panino ignorando il resto del gruppo.

«Riley stasera serata fra donne a casa tua!» Sorride entusiasta Brianna, mentre corre ad avvertire Angel.

«Un pigiama party eh?» Domanda allegramente Ben.

«Già, sarà una serata movimentata.» Sorrido intuendo già che non dormiremo.

Decidiamo di tornare a casa, vedo Ben salire sul mio scooter al posto da guidatore, attendendo le sue due passeggiere.

Sorrido, pronta a prendere posto fra Ben e Brianna.

Ridiamo, quando Ben decide di prendere una scorciatoia per tornare a casa.

La strada è completamente dissestata, piena di buche, immersa in un campo di ulivo, illuminata solamente dal chiarore della luna, quando ad un certo punto urla Brianna alle mie spalle: «Fermati Ben, ho perso il cellulare!» 

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