25.3*

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Un'immensa distesa d'acqua prende vita difronte ai miei occhi, ai nostri occhi.

«E' tutto così stupendo.» Sussurro assorta da quel paesaggio.

Il sole aveva appena iniziato la sua lunga corsa fino a perdersi ed infrangersi nel mare, il fruscio delle onde accompagnava e faceva da sottofondo musicale a quel quotidiano evento.

Alle mie spalle Ben era stranamente silenzioso.

«Già, è tutto così stupendo.» Sussurra puntando i suoi occhi nei miei, e le mie gote si tingono di rosso, mentre rimaniamo così ad osservarci in silenzio, perché a volte le parole non servono, perché adesso i nostri occhi stanno comunicando per noi, sussurrandosi tutto quello che noi non siamo mai stati in grado di dirci.

Stacca i suoi occhi dai miei soltanto per dirigersi con passo veloce al mio scooter, apre il piccolo bauletto per recuperare il suo zaino nero.

Torna poi velocemente verso me, estrae due lunghi teli e distendendoli sulla sabbia mi invita con un cenno silenzioso di prendere posto al suo fianco.

«Riley Cohen mi faresti l'onore di cenare con me difronte questa infinita bellezza?» Sussurra indicando il tramonto e stringendo un piccolo sacchetto tra le mani, la nostra cena.

«Ne sarei davvero onorata Ben Roberts.» Sussurro timidamente, ed un grande sorriso prende vita sui nostri volti.

«Sai, ho sempre paragonato la nostra storia alle montagne russe.» Confesso.

Sorride capendo le motivazioni del mio paragone.

Sorrido di rimando anch'io, continuando la mia confessione.

«E potrai capire benissimo il perché di questo mio paragone, a causa dei numerosi litigi, le infinite discussioni, la tua gelosia, la mia, le tue insicurezze, le nostre, il tuo essere paranoico, il mio essere a volte una stronza...» Sorride nuovamente.

«Non mi hai contraddetta!» borbotto contrariata «Perchè lo sei.» Ride prendendosi gioco di me.

«Ha appena parlato il santo della situazione.» Parlo fulminandolo con lo sguardo, imbronciandomi e comportandomi come una piccola bambina capricciosa.

«AHAHAH» ride di gusto e Dio la sua risata.

Deve accorgersi del mio sguardo famelico su di lui, perché cessa di ridere puntando i suoi occhi nuovamente su di me.

«LA MIA STRONZA.» Borbotta allungando un braccio sulle mie spalle per stringermi al suo petto.

«Le relazioni normali non hanno mai fatto per il sottoscritto, per questo questa piccola testolina bionda ha fatto breccia nel mio cuore, perché noi non siamo fatti per la normalità, non ti sottometti mai ai miei continui attacchi di gelosia, mi provochi, riesci a tenermi testa, ma sei anche colei che riesce ad essere accondiscendete, ad accettare e accompagnare la mia immensa voglia di fare pazzie.» Sorride mentre compie strani movimenti con le sopracciglia, ricordando sicuramente le nostre numerose avventure. 

<<Cosa stai ricordando?>> sorrido anch'io alla vista dei suoi occhi illuminati di una nuova luce,
sembra forse felicità.

《Ricordi quando mio padre ci scoprì a sbaciucchiarci in cantina?》domanda con un pizzico di ilarità nella voce.

"Inizio Flashback:

《Vieni con me voglio portarti a vedere un posto.》sussurra dolcemente al mio orecchio, mentre stringe il mio corpo tra le sue braccia.

È mattina, e come tutte le volte riesce sempre a convincermi a marinare la scuola per trascorrere tutto il mio tempo insieme a lui.
Perché ogni secondo delle nostre vite è un ricordo prezioso che non va sprecato.

Varchiamo l'ingresso della palazzina per dirigerci al piano inferiore, nello scantinato.
Apre una porta marrone,
uguale a tutte le altre,
ed una stanza spoglia si palesa difronte ai miei occhi.
Al suo interno un piccolo tavolo con due sedie e un semplice materasso posato a terra.

《Riley ti presento il mio rifugio, vengo sempre qui quando litigo con mio padre o quando semplicemente voglio stare da solo, ed adesso voglio condividere questo posto insieme a te.》parla con occhi amorevoli, chiude la porta alle nostre spalle e gira la chiave nella serratura, sono in trappola.

《Che intenzioni hai?》sussurro.

《Voglio scoparti in ogni angolo di questa stanza.》sussurra con voce piena di eccitazione.

《Sei sempre il solito, Ben Roberts.》borbotto paonazza.

《Mio padre non scende mai qui sotto.》sussurra con convinzione per placare la mia paura di esser scoperti.

Spinge il mio corpo verso la parete e vi fa scontrare sopra le mie spalle.

《Fai l'amore con me.》ordina sulle mie labbra, prendendo a sfiorare la mia pelle con le sue mani.

Mi bacia.

Mi tiene stretta saldamente tra le sue braccia.

Posa una mano  dolcemente sul mio fianco, mentre l'altra sale a stringere con possesso i miei capelli, avvicinando sempre più il mio volto al suo.

Sfiora la mia pelle, tocca tutto il mio corpo, accompagnando i suoi movimenti con baci languidi e profondi.

La mia mente ormai è in balia del suo corpo che preme con decisione
contro il mio.

Fatico a stare al suo passo,
la sua lingua invade con ardore la mia bocca e le nostre salive immischiate scendono lievi sui nostri menti.

Issa il mio corpo con le sue lunghe braccia, le mie gambe si allacciano automaticamente al suo corpo.

Succhia, morde, lecca, e numerose macchie scure prendono vita sul mio collo, sulla mia candida pelle.

Allontana il suo corpo dal mio,
mi osserva, mi desidera,
brama il mio corpo.

I suoi occhi sono due gemme roventi che riescono a farmi sentire priva di vestiti nonostante li abbia ancora tutti addosso.

Sfiora il mio bassoventre, coperto ancora dai jeans, le mie gambe, non distogliendo mai i suoi occhi dai miei.

E reprimo un gemito, mordendo con forza le mie labbra, quando portando il suo peso sulle ginocchia la sua bocca incomincia a lasciare dolci ed intensi baci sulla mia pancia, intorno al mio ombelico, stringendo con possesso i miei fianchi, e potrei morire così, a causa di questa dolce e sfiancante tortura.

Solleva il mio corpo tra le sue forti braccia, e mi sistema con calma apparente sul piccolo tavolo al centro della stanza.

E si odono soltanto i nostri sospiri eccitati accompagnati dallo scricchiolio del tavolo causato dal lieve movimento dei nostri corpi.

Mi osserva, e quando sono certa di non avere più via di scampo, un suono lontano blocca del tutto i nostri movimenti...

《Ben, apri questa porta.》

<<Merda tuo padre!>>

Fine Flashback"

«Riesci sempre a mettermi in queste situazioni assurde e non capisco come diavolo tu riesca a farmele fare, come tu riesca a convincermi.» Parlo imbarazzata coprendo i miei occhi con le mani.

«Semplice capire come io ci riesca, sono semplicemente irresistibile.» Ride di gusto, perché mettermi in imbarazzo è sempre stato il suo gioco preferito.

«Sei soltanto un montato del cavolo.» Borbotto infastidita.

«Davvero, un montato del cavolo? Vieni un po' qui, che ti rinfresco la memoria.» Sussurra con voce bassa e roca, avvicinando sempre più il suo corpo al mio, fino a stendersi quasi completamente su di me, sovrastando completamente il mio corpo con il suo, e non ricordo nemmeno più di cosa stavamo parlando.  

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