3.6

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Ci fermiamo a mangiare in un risto-bar non molto lontano dal mare.
Ci sediamo al tavolo vicino alla finestra che affaccia sul mare ed attendiamo l’arrivo del cameriere per le ordinazioni. 
Restiamo a guardarci senza dire niente con le mani intrecciate sul tavolo.
«Cosa mi racconti, almeno lì da te, qualcosa di nuovo ogni tanto accade?» Chiedo per iniziare una conversazione. 
«Nulla di nuovo, ci siamo sentiti tutti i giorni, dovresti sapere che ti tengo aggiornata su tutto quello che mi succede e mi circonda.» Risponde sereno, ma avverto un pizzico di fastidio nel tono della sua voce. 
«E perché ti infastidisci?» Chiedo per placare la mia curiosità. 
«Mi infastidisco perché ti conosco, ed io non ti nascondo nulla.» Risponde infastidito. 
Silenzio, continuo a fingere un’indifferenza che non mi appartiene.
«Hai rovinato ogni cosa.» Sussurra strisciando la sedia per alzarsi e allontanarsi dal nostro tavolo. 
«Stai scherzando spero? Ho fatto solo una domanda. Smetti di dare spettacolo e siediti.» Dico facendogli percepire il mio stato d’animo contrariato. 
Si ricompone prendendo nuovamente posto alla sua sedia, ma non ho più voglia di mangiare, mi è passato l’appetito.
Così mi alzo, e mi dirigo fuori dal locale. 
Raggiungo la vecchia ringhiera posandoci sopra il mio corpo per osservare meglio il mare. 
E so che c’è qualcosa che non mi dici Chris, perchè sei  sempre stato incapace di mentirmi, te lo leggo negli occhi che c’è qualcosa che non va. E questo qualcosa ti rende nervoso, oserei dire quasi irrequieto. E ti rende diverso, non sei più te, il mio cavaliere dal carattere solare che adora farmi felice e farmi sentire amata.
Sento il campanellino della porta alle mie spalle, segno che Chris mi ha raggiunta fuori. 
Percepisco la sua presenza alle mie spalle, ma non oso girarmi.
Non gliela do la soddisfazione di vedermi piangere a causa sua. 
Si avvicina verso me, le scorgo con la coda dell’occhio le sue mani poggiarsi una alla mia destra e l’altra alla mia sinistra, intrappolandomi tra le sue braccia. 
Poi lentamente vedo avvicinare il suo viso, fino a fermarsi sulla mia spalla. 
Rimaniamo in silenzio ad ascoltare le onde del mare infrangersi.
Ed è lui a spezzare quel pacifico silenzio che si era venuto a creare. 
«Scusa, hai ragione ho esagerato senza motivo. Forse sono stressato per il viaggio, non è da me fare queste scenate lo sai.» Sussurra dolcemente al mio orecchio. 
«O forse mi nascondi realmente qualcosa?» Lo interrompo forse un po’ troppo bruscamente.
«Avevo progettato nella mia mente tutto, doveva essere una serata fantastica. Sono andato a casa ho sistemato le valigie, sono uscito di corsa a prenderti un regalo, perché volevo farti una sorpresa e caspita ci son riuscito, poi arriviamo qui e cosa facciamo, dobbiamo proprio litigare?» Confessa allontanandosi da me.
«Mi hai preso un regalo?» Sorrido per alleggerire l’atmosfera, cambiando volutamente argomento. 
Sorridiamo insieme, e la curiosità è sempre stato il mio punto debole.
Mi prende per mano ed insieme passeggiamo verso la spiaggia, ridendo e facendo gli stupidi come siamo soliti fare.
Ci sediamo uno di fianco all’altro, mi guarda e lo vedo uscire da dentro il suo giacchetto in pelle una scatolina argentata. «Spero di non aver sbagliato la misura.» Sussurra con le gote rosse, imbarazzato. 
«Questo doveva essere il tuo regalo di Natale, ma non potevo attendere... Non resisto!» Confessa non staccando i suoi occhi dai miei, emozionato.
«Son solo pochi giorni Chris, sei sempre il solito esagerato.» Mi prendo gioco di lui, facendogli una linguaccia ed inizio ad aprire quella piccola scatolina.
Sfilo il lungo nastro rosso, ed adesso non mi resta altro che aprirla. 

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