Pov. Ben (3)

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Pov. Ben

Sono uno stronzo.

La guardo stranamente silenziosa, seduta sui sedili posteriori della macchina di Duncan.

Alyssa, la fidanzata di mio fratello, prova a metterla a suo agio scambiando qualche battuta con lei.

Lei e la sua maledetta timidezza che la fanno apparire così innocente ed indifesa sotto i miei occhi e sotto gli occhi di chiunque provi a relazionarsi con lei.

Mio fratello Duncan è già pazzo di lei.

Come non potrebbe esserlo, basta guardarla, un esserino minuscolo che prontamente riesce a fare brezza dentro il cuore di tutti, con la sua spontaneità, i suoi dolci sorrisi ed i suoi occhi.

Cazzo i suoi occhi, credo che mi abbiano fulminato sin dal primo momento in cui il mio sguardo vi sia entrato in contatto.

Potrei starmene ore ed ore a perdermi nel suo sguardo, a guardarla senza che lei se ne renda conto, perché lei non se ne rende minimamente conto del potere che esercita su di me dal momento in cui è entrata a far parte della mia vita, rivoluzionandola un po'.

Guardo quei suoi occhi un po' tristi, e so benissimo che la causa di quello sguardo non posso che essere soltanto io.

La sto maledettamente ignorando.

Odio anche soltanto il fatto che qualcuno possa aver pensato di possedere ciò che é mio e soltanto mio.

Non ho motivo di essere incazzato in questo momento.

Non ho alcun motivo per trattarla in questo modo.

Non ho alcun reale motivo per aver reso quello sguardo triste.

E basterebbe un singolo sguardo per farle tornare quello straordinario sorriso, perché so il potere che hanno i miei occhi su di lei.

Ma sono un maledetto stronzo e allora continuo ad ignorarla, anzi non la guardo nemmeno.

Chi voglio prendere in giro?

Non riesco a stare più di un secondo senza posare i miei occhi sul suo corpo.

Il suo corpo che mi reclama, costantemente.

Deve sentire i miei occhi fissi su di lei, perché solleva timidamente lo sguardo incontrando i miei che la osservavano già dallo specchietto retrovisore.

«Siamo arrivati.» Borbotto incazzato aprendo lo sportello.

Perché sono uno stronzo, e mi va.

Vedo Duncan lanciarmi sguardi di rimprovero una volta scesi dall'auto, perchè ha cominciato a prendere le sue difese sin dalla prima volta che l'ha incontrata. Ci avviamo verso casa di mia sorella, e so benissimo quanto lei possa essere agitata per questa nuova situazione, ma sono uno stronzo e non riesco proprio a farmi scivolare addosso questa brutta sensazione, questo maledetto fastidio di lei che si comporta amichevolmente con qualcuno, che non sono io.

Non sono io, cazzo.

E mi innervosisco ancor di più a pensarci.

Allison apre la porta di casa, abbraccia Duncan e la sua fidanzata Alyssa, stringe la mano a Riley, a disagio per essere sotto i riflettori, poi guarda la mia faccia di merda e mi avverte di non fare cazzate, perché c'è nostro padre nell'altra stanza e non abbiamo bisogno di un altro compleanno rovinato, non il giorno del compleanno di suo figlio, ed io non lo avrei mai permesso.

Le cammino dietro, vedendola arrossire ad ogni nuova presentazione.

Siede di fianco mia madre, che la guarda già amorevolmente, al contrario di mio padre, da cui sento rivolgermi un misero ciao, e smetto subito di fissarlo e guardarlo male prima che qualche battuta velenosa esca fuori dalla sua o dalla mia bocca, perché in fondo siamo davvero così simili.

La cena prosegue, i regali sono già stati aperti, ed io continuo a non rivolgere la parola a nessuno, compresa lei.

Non la perdo un attimo di vista, continua a chiacchierare timidamente con mia madre, di tanto in tanto si aggiunge quella rompi scatole di mia sorella, e quando la vedo sorridere, cavolo deve essere il paradiso questo.

«Quando smetterai di ignorarla?» Duncan ed i suoi agguati del cazzo, regolarizzo il mio respiro, preso alla sprovvista dal suo tono di voce inaspettato.

«Fatti i fatti tuoi Duncan.» Ringhio con tono basso e minaccioso.

«Non attacca con me Ben.

Non mi freghi, smetti subito con le tue stronzate e corri da lei che è tutta sera che ti guarda con sguardo malinconico e sei un fottuto bastardo se credi che lei si meriti tutto questo.» Dice, ed è sempre stato l'unico in grado di farmi ragionare.

«Lo so.» Sussurro.

«É così indifesa.» Sorride.

«Ma è così cazzuta da riuscire ancora a sopportarmi.» Dico orgoglioso guardandola con sguardo amorevole.

«Sei cotto.» Si prende gioco di me lo stronzo ancora in piedi di fianco a me.

«Fottiti!» Sorrido, guardando la risata prendere vita sulla sua faccia da culo.

«È tutta la sera che sei poggiato al telaio di questa porta, se credi che le fondamenta di questa casa possano cedere da un momento all'altro allora prendo volentieri io il tuo posto. Corri da lei Ben.» Mi spegne con il suo sarcasmo, spostandomi con un spallata.

Sorrido, ed ok è arrivato il momento di terminare questa stupida pagliacciata.

E lei mi nota camminare verso di lei staccandomi finalmente da quella maledetta porta.

La divoro con gli occhi e lei arrossisce perché sa cosa vorrei farle se fossimo soli dentro questa stanza, perché é tutta sera che non sfioro le sue labbra e credo che potrei dare in escandescenza da un momento all'altro.

Mi avvicino con passo sicuro, stringo la sua mano con la mia e sollevandola con uno scatto, la faccio alzare in piedi per poi farla sedere sulle mie gambe.

E me ne frego se lei potrebbe essere incazzata con me per il fatto che io non l'abbia calcolata tutta la serata, perché sono consapevolmente un grande stronzo, e la verità è che più o meno tutti l'hanno accettato.

Ma Riley non hai mai pensato questo di me.

Guardo le sue spalle irrigidirsi quando inizio a sfiorare la sua pelle con le dita, e non mi importa se il mio tocco potrebbe infastidirti, se adesso vorresti che fossi ancora attaccato a quella maledetta porta, perchè sfortunatamente per te io ho bisogno di te adesso.

E da come la tua pelle viene cosparsa di brividi al mio passaggio credo che anche tu abbia bisogno di me amore! 

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