Too much love will kill you.

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Come avevo promesso a chiarapapadia14 ho aggiornato il prima possibile. 🥰
Quindi questo capitolo lo dedico a te, ma anche a tutte/i voi miei cari follettini&follettine che mi seguite con affetto.

Un bacio la vostra Kikka♡

Era passata poco più di una settimana da quel giorno,
aveva scatenato l'inferno sopra quell'autobus,
le sue false promesse di rimanere calmo, erano soltanto un ulteriore presa in giro, l'ennesima.

Aveva creato il caos,
non mi credeva,
perché lui sapeva leggermi dentro.

Aveva continuato a stringere il mio mento con la forza per obbligarmi a tenere lo sguardo fisso nel suo,
fino a spingermi a dire ed usare parole che in fondo non avrei mai voluto dire, perché io lo amavo ancora, ma ero giunta ad un bivio
ed era arrivato il momento di capire quali fossero le mie priorità e quale fosse la scelta più corretta da seguire.

Ricordo che continuavo a sussurrare ininterrottamente
"adesso scendi da questo autobus"
a pochi centimetri dalle sue labbra come un mantra ed ero come impazzita,
perché non riuscivo più a respirare e sapevo che sarei riuscita a rifarlo correttamente soltanto nel momento in cui vi fosse stata un'adeguata distanza di sicurezza tra ne e lui,
se poi la distanza fossero stati chilometri sarebbe stato ancora meglio.
Era dovuta intervenire Brianna in mio soccorso per convincerlo a calmarsi e scendere realmente alla sua fermata, con la unica certezza che una volta sceso avrei risposto alle sue chiamate.

Doveva soltanto aspettare che si sarebbero "placati i nostri animi",
e forse non avrei dovuto attendere poi così tanto l'arrivo di una sua telefonata.

"Inizio Flashback
《Sei sicura?》domanda con fermezza Brianna.

Eravamo appena scese da quel mezzo infernale sotto gli occhi curiosi di tutti i passeggeri, finalmente Ben era ben distante da me.

《Sono sicura Bree, non ne posso più andare avanti in questo modo, e poi mi dispiace davvero molto per come ti ha trattata. Fin quando è di me che parliamo, non fa nulla perché son io che me lo son scelta, ma te... non si deve azzardare a toccarti.
Sei la mia puffetta Gigia.》mi prendo gioco di lei per alleggerire l'atmosfera.

Stavamo passeggiando per raggiungere Serena ed andare insieme in palestra, quando il mio telefono prende a squillare.

《È lui.》sussurro guardando negli occhi Brianna.
Fine  flashback"

Aveva scatenato l'inferno sopra quell'autobus,
perché il Diavolo era lui ed io ero soltanto una stupida falena attratta dal bagliore della luce di una lanterna, o come un'ape dal miele,
e mi tentava...
e mi tentava tutte le maledettissime volte.

Avevo deciso oggi non mi sarei alzata dal letto, sarei stata tutto il giorno a logorare nella mia malinconia sul mio comodissimo letto.
Ben ormai mi tartassava costantemente di messaggi e se non rispondevo a quelli passava alle telefonate,
oggi stranamente mi aveva dato una tregua.

Diciamo che i contenuti dei messaggi non erano proprio complimenti, era infastidito del mio essere così scostante e non riusciva a capire perché mi comportassi così.

《Bipolare!》borbotto ad alta voce dando vita ai miei pensieri.

《Con chi ce l'hai?》sento dire dalla porta e sussulto per lo spavento.

《Cavolo Bree mi hai fatto prendere un colpo.》constato provocando le sue risa.

Continua a ridere,
divertita dalla mia faccia spaventata.
Mi aggrego alle sue risa, ma prendendomi la mia rivincita prendo il cuscino dietro le mie spalle e glielo lancio.

Smette di ridere, tornando improvvisamente seria,
e con voce da dominatrice ordina:
《Alzati da quel letto signorina ed andiamo a studiare, che domani abbiamo interrogazione di letteratura inglese,  mi vengono già i brividi anche solo a pensarci.》

Lamento mugolii in disapprovazione, che non la scalfiscono dato che scosta bruscamente le calde coperte dal mio corpo e con un sorriso vittorioso stampato sul viso si allontana prendendo posto sulla mia scrivania.

《Stronza.》borbotto sottovoce per non farmi sentire mentre afferro i miei vestiti e mi dirigo in bagno per vestirmi.

《Ti ho sentita...》urla allungando l'ultima vocale.

《Era proprio quello che volevo. 》sbotto con un sorriso sereno sulle labbra.

*******

La mattinata di studio insieme a Brianna era decisamente volata, avevamo ripreso a studiare dopo aver fatto un piccolo break spostandoci per stare più comode nel salone.

《Martin luter king was born in Atlanta in 1929....On august 1963 martin luter king led a peaceful march in Washington because he dreamt to see black and white people together in peace.
In fact his famous speech called
"I have a dream".》recitavo a memoria.

Mia madre ci passava di fianco, deconcentrando la mia attenzione.

《Che succede?》chiedo mentre la osservo rivolgere lo sguardo fuori dalla finestra.

《C’è Ben qui fuori. 》sussurra turbata.

《Cosa?》alzo il tono di voce strabuzzando gli occhi.

《Avete per caso ripreso a sentirvi?》domanda innervosita.

《Cosa? No, son giorni che non ho notizie di lui.》ammetto sincera.

《A quanto pare qualcuno qui fuori ha deciso di interrompere i vostri silenzi,
avrà cambiato idea. 》si intromette tra le nostre voci Brianna.

Il mio telefono squilla.

《È lui?》chiede Brianna al mio fianco e non occorre una risposta.

I miei occhi vagano incerti sullo schermo e quando realizzo
che è proprio il diavolo tentatore che cammina avanti ed indietro giù in cortile,
capisco che il mio periodo di pace è appena terminato.

Lo lascio squillare, ma non appena la chiamata si conclude il telefono
riprende subito dopo a suonare.

Lo sto provando,
e li vedo anche da lontano i suoi palmi tendersi e stringersi in un pugno chiuso per poi ritornare aperti cercando di contenersi.

Scorgo la sua mandibola contrarsi e quando si volta verso la finestra, faccio in tempo a nascondermi dietro la finestra che lo sento urlare:
《Esci fuori stronza, lo so che sei lì dentro. 》

I miei occhi si spalancano per la sorpresa ed impallidisco all’idea che
quel folle possa tirare su una sceneggiata delle sue per attirare la mia attenzione, ma anche quella di tutto il vicinato.

Ed il nostro pomeriggio di studio va in frantumi nel momento in cui il palmo della mia mano contro ogni mio comando apre lentamente il portone d’ingresso.

Ed il suo viso scatta su di me,
attratto dal suono dei miei passi.

E non ho il coraggio di guardarlo negli occhi, perché difronte a lui divento sempre troppo debole.

E mi sento come la preda che si dirige inconsciamente dentro la tana del lupo, ma la preda non sa cosa l’aspetta una volta giunta a destinazione, io invece mi ci sto buttando a braccia aperte conscia delle conseguenze, perché sono sempre stata una sadica a cui piace farsi del male e con lui la ragione abbandonava sempre la mia mente, perché riusciva tutte le volte a sopraffarmi anche contro la mia volontà.

《Perché devo sempre far uscire il peggio di me per farti ascoltare ciòche dico?》prorompe incazzato una volta che scorge i miei passi vicino a lui.

《Cosa vuoi Ben? Mi sembra di esser stata abbastanza chiara no?》sbotto ed i miei nervi son già tesi a causa della tensione che si avverte tra di noi.

《Non sei stata chiara per niente, sono giorni che provo a chiamarti e tu continui ad ignorarmi. Io voglio continuare a stare con te, tu non puoi lasciarmi. Hai capito?》

Sorrido amaramente.

《Tu son giorni che mi cerchi. Io stavo impazzendo, sono giorni che ricevo messaggi in cui mi offendi e me ne dici di tutti i colori, sono stufa di te. Ok? Cosa non ti è chiaro?》confesso dando sfogo alla mia frustrazione.

《Smettila!》urla ed i miei occhi saettano alle mie spalle in cerca di spettatori indiscreti.

《Spostiamoci di qui, per favore. 》chiedo prontamente, inizando a muovere qualche passo lontano da casa.

Raggiungiamo il fondo della strada, dove le abitazioni finiscono e prendono vita ettari di uliveti.

Prendo posto sul piccolo muretto che funge da recinzione al vasto giardino isolato alle mie spalle.

《Non puoi pensare di chiudere realmente questa relazione, non riesco a pensare di vivere i miei giorni senza di te, tu sai...sai benissimo che sono particolare,  lo sono sempre stato, e sai anche la causa del perché mi porto questi numerosi disagi appresso. Quindi ti chiedo perché, perché adesso cosa è cambiato?》domanda continuando a rimanere in piedi difronte ai miei occhi, ed il ragazzo di cui mi sono innamorata prende vita mostrando le sue mille insicurezze, nascoste troppo spesso sotto i strati e strati di sfrontatezza e arroganza.

《Sai benissimo cos'è cambiato.
Son cambiata io, ma sei cambiato in primis anche tu.
Siamo cambiati noi, i tuoi modi di fare, è cambiato il mio modo di approcciarmi a te.
È cambiato tutto.
Perché tutte le volte che ci siamo allontanati il nostro rapporto si ricuciva del nostro amore, rattoppando le crepe che si formavano a causa dei nostri sbagli, ed adesso le crepe son troppo profonde, e noi insieme ad esse ci stiamo sgretolando. 》

Ci osserviamo in silenzio a soppesare le nostre parole, continuando a guardarci negli occhi.

《Io non posso crederci.》borbotta agitandosi e le sue mani si staccano dal suo corpo per scorrere in un gesto nervoso tra i suoi capelli, e per scaricare la tensione prende a camminare in tondo, ritornando sempre al punto iniziale per poi ricominciare.

《Ci spezziamo sempre di più, non possiamo continuare così,  in questo modo continueremo soltanto a farci ancora del male, ed ancora, e ancora... fin dove dovremmo spingerci per convincerci che è forse arrivato il momento di scrivere la parola fine a questo capitolo. Forse è ora di voltare l'ultima pagina e capire che è giunto il momento di iniziare un nuovo libro?》sussurro ed un sorriso triste prende vita sul mio volto.

I suoi passi si fermano e continuando a tenermi le spalle domanda:
《Io devo saperlo Riley,
non mi ami più?》

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