Capitolo 17 (prima parte)

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«Non so come hai fatto» dice Teo, una volta che ho concluso il mio breve racconto sulla scorsa notte.

Mi sono svegliato all'alba, dopo aver dormito a malapena, e ho trovato un carro attrezzi che ha portato la mia macchina in officina. Ho chiesto a Teo di passarmi a prendere per andare all'allenamento, nonostante Ethan abiti nel mio stesso complesso di palazzi, perché avevo bisogno di confrontarmi con lui su quanto accaduto.

«A fare cosa?»

«A bucare la gomma. E a chiederle di passarla a prendere due sere a settimana. Se un uomo più grande lo proponesse a Daisy, penserei che è un maniaco.»

«Ma Daisy ha undici anni, non diciannove. E Lavinia più o meno mi conosce. Sinceramente, il maniaco era quello che se ne stava in giro ubriaco e che l'avrebbe molestata.»

«Vero anche questo.»

«Quindi che ne pensi?»

«Quello che penso io non conta. Tu che ne pensi?» mi rigira la domanda.

«Penso che è una ragazza dolce e con una grande forza interiore. Anche se è piccola, ha la testa sulle spalle: è abbastanza intelligente da capire cosa le succede intorno.»

«Sei più andato di Pala per Elena.»

«Mi ha parlato con razionalità del padre che se ne è andato di casa. Quante persone che conosci affronterebbero un argomento simile in modo lucido? E non parlo di ragazzine, ma anche di adulti fatti e finiti.»

«Due o tre.»

Mi basta la sua risposta per capire che Lavinia si renderebbe perfettamente conto se volessi approfittare di lei o che altro. Forse sarebbe accecata dal suo tifo per me, ma tendo a escluderlo, perché ho dovuto convincerla ad accettare il passaggio, altrimenti se ne sarebbe tornata a casa in autobus.

«Pensi che ti basterà vederla due volte a settimana per conoscerla meglio?» mi chiede Teo.

«Intanto è un inizio. Lavora tutte le sere, quindi non posso invitarla a cena per fare conversazione.»

«Questo è un problema.»

«Il problema sarà solo se Audrey lo scoprirà. Non voglio che si faccia l'idea che la sto sostituendo con una ragazzina.»

«Inizia a non pensare a lei come a una ragazzina

«Sarà quello che penserà lei di Lavinia. Io non lo penso.»

Tace, arrivando al parcheggio dell'impianto del Palavulnus.

«E Daisy?» gli chiedo. «Sei riuscito a parlarci?»

«Ci ho provato, è testarda» evita il discorso scendendo dall'auto. Saluta qualcuno in lontananza e capisco di essere finito quando intravedo il sorrisetto beffardo di Niko.

Non voglio discutere con lui di ciò che mi è accaduto con Lavinia.

Gli faccio un cenno con la mano e mi dirigo in fretta all'interno. Mi chiama, ma fingo di non averlo sentito e affretto il passo verso lo spogliatoio, dove trovo già il Fabbro, Ryan e Pala.

«Allora?» mi chiede Daniele, con tono speranzoso. «Ci hai parlato?»

Annuisco appena e la risposta gli basta, perché accenna un sorriso e finisce di cambiarsi senza spiccicare parola.

«Non puoi nasconderti per sempre!» esclama Niko, sbucando sulla soglia con Teo. «Com'è la camerierina? Te la sei bombata?»

«Sempre il solito» commenta Pala. «Pensa a te e Sasha.»

«Io e Sasha abbiamo fatto scintille per due ore quando siamo tornati a casa» gli dice in un fiato. «Tu, invece?»

Per un momento prego che stia prendendo in giro Pala, ma ce l'ha con me.

«Abbiamo parlato, nient'altro.»

«Solo parlato? Ma hai visto quanto era sexy vestita bene?»

Trattengo una risata, perché invece ho notato che faticava a camminare sui tacchi con naturalezza. «Sì, Niko, solo parlato. È quello che fanno due persone quando iniziano a conoscersi.»

«Ma lei ti conosce già, non serve che...»

«Dio, che palle!» lo interrompe Daniele. «Lascialo in pace!»

«Ma sei tu quello che è andato in bianco o è lui? Neanche ti ho chiesto se hai fatto fare le capriole a Elena!»

«Che succede?» Ethan, appena arrivato, non capisce le parole in italiano dei ragazzi, anche se non ci vuole molto a intuire che stiano discutendo.

«Mike non si è bombato la camerierina» gli dice Niko, in inglese.

«Grazie, eh.» Gli do le spalle, poi mi abbasso per allacciarmi le scarpe.

«Gli piace, lascialo stare» continua a insistere Daniele. «Se deve succedere qualcosa succederà, non ti mettere in mezzo.»

Emanuele e Jemmy ci raggiungono e si cambiano in fretta, ascoltando il resoconto delle capriole tra Niko e Sasha. Non so quanto a lei piaccia che lui ne parli con questa nonchalance, ma probabilmente neanche farebbe una piega.

L'allenamento va a gonfie vele, sono così di buon umore che neanche rispondo al coach che mi rimprovera per un movimento sbagliato in un'azione di attacco.

Alla fine, facciamo la solita partitella e vado a sedermi sulla panca, mentre i ragazzi si muovono strusciando i piedi sul parquet. Senza il pubblico che fa casino, si sente lo stridio delle scarpe da ginnastica sul legno. All'inizio lo detestavo, poi ho iniziato a sopportarlo e ora lo noto a malapena.

Jacob mi raggiunge sulla panca. «Fai bene a trovarti un'altra, Audrey non fa per te.»

«Tanto con Audrey mi vedo dopo per firmare le carte del divorzio. Con lei è proprio finita.»

«E tuo figlio?»

«Non l'ha presa male.»

Il coach mi butta dentro al gioco al posto di Niko, che mi passa accanto con le sopracciglia aggrottate. Detesta essere sostituito.

Cerco il suo sguardo per dirgli che siamo pur sempre in tre nel nostro ruolo e che deve arrangiarsi, ma lui è accanto a Jacob con la faccia scura. Più tardi gli parlerò e cercherò di convincerlo, per l'ennesima volta, che deve reagire da uomo maturo.

Spazio autrice
Questo capitolo non è molto lungo (intendo il 17 per intero), quindi tenetevi pronte, perché avrà solo due parti. Ci voleva qualcosa di più leggero, dopo la tempesta emotiva del precedente, no?

E così abbiamo l'opinione di Teo, che troveremo sempre di più come confidente in alcuni momenti (insieme a un altro personaggio che di sicuro amate già^^)

Baci a tutti e grazie per la lettura,
Snowtulip.

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