CAPITOLO 25

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Elliot's Pov

"No non hai capito, è stato pessimo".

"Su dai non tenermi sulle spine e racconta!" Parlano tra loro le due ragazze sedute nella panchina a poca distanza da me.

Sono entrambe abbastanza alte e molto truccate, quella che sembra in procinto di raccontare chissà cosa si guarda in torno incerta, posando gli occhi su di me, come se mi interessassero veramente i loro discorsi io volevo solo fumare in pace.

Torna a guardare l'amica e riprende talmente tanto ad alta voce che non mi stupirei se l'avessero sentita fino all'atrio, alla faccia della riservatezza.
"Allora praticamente siamo usciti no? E già il fatto che non mi è venuto a prendere non mi va bene, in secondo luogo quando mai mi porti al fast food e non al ristorante voglio dire ma quanti anni abbiamo, quindici?" Dice stizzita e l'amica annuisce convinta dandole la ragione.

Sbuffo e faccio l'ultimo tiro, ma davvero le ragazze parlano di queste cose?

Il tempo oggi non è bello ma per come sono io mi va bene così, ogni tanto va bene anche la pioggia, e visto che siamo quasi a dicembre direi che ci sta in pieno.
Dei nuvoloni sempre più scuri si accumulano sopra la mia testa e non mi stupirei se prima della fine delle lezioni buttasse giù un bel temporale.

"Alla fine ha provato a baciarmi, ma stai scherzando gli ho detto"  non posso crederci ancora parlano queste...

Un clacson suona e attira la mia attenzione, mi volto e la Peugeot di Matt è parcheggiata davanti al piazzale, ma che ci fa qui.
Mi avvicino velocemente e lui abbassa il finestrino "è l'ora della ricreazione? Guarda che sta per suonare la campanella " Dice scherzando ed io alzo gli occhi al cielo.

"Che è successo" dico guardandolo serio, la mia voglia di scherzare come sempre è pari a zero.

"Dai un'occhiata a questo" dice porgendomi un plico di fogli.

Mi guardo attorno furtivamente e a differenza della ragazza evito di urlare, apro il plico e in prima pagina trovo l'articolo di giornale che Matt mi ha mostrato quel giorno al bar, scorrendo le pagine però ci sono numerosi rapporti scritti dalla polizia e tutti dicono incidente sul lavoro.

"E quindi? Non è quello che sapevamo già?" Chiedo senza capire.

"Si, ma stanno girando delle voci sul fatto che molti giudici siano stati pagati profumate somme per nascondere tutto, e questo povero uomo come sappiano aveva soltanto i suoi bambini" dice Matt senza però arrivare al punto.

"Si e quindi? Non possiamo andare a parlare con i bambini anche perché chissà chi gli custodisce ora" dico  restituendogli il plico.

"Beh una persona accessibile a cui rivolgersi ci sarebbe"  mi guarda con l'aria di chi sa tutto ed ha la situazione in pugno.

"Chi" chiedo con voce grave, se  c'e veramente una persona a cui fare delle domande potremo capire se è collegato all'aggressione di quella notte.

"Una vicina di casa di quell'uomo a quanto pare guardava i pargoletti quando lui era a lavoro" dice guardandosi intorno.

Una scintilla scatta dentro di me, e sorrido leggermente "ottimo direi, ma come facciamo ad entrare sarà tutto sorvegliato dalla polizia".

"Si il loro palazzo, ma la furbetta appena successo il fatto ha cambiato appartamento in fretta e furia e attraverso la lista degli appartamenti affittati di recente  ho trovato il suo presunto indirizzo" dice il mio amico indicando un fogliettino alla fine del plico.

"Quindi stasera abbiamo improvvisamente un impegno" dico leggendo l'indirizzo, si trova a York non molto lontano dal centro, non è molto brava a coprire le sue tracce.

"Ci puoi scommettere, passi tu?" chiede.

"Si andiamo con la mia macchina, ci vediamo" dico e la campanella suona segnando la fine della ricreazione.

"Comunque sembri proprio un damerino vestito cosi cazzo" ride indicando la mia divisa, alzo il dito medio e mi allontano verso l'entrata.

Manca un'ora alla fine delle lezioni e io non sto nella pelle, voglio andare a parlare con quella donna, ho bisogno di conferme e anche molta voglia  di far saltare i denti a qualcuno.
So bene che con questa gente non c'e da scherzare visto la fine che mio padre stesso ha fatto diversi anni fa, ma quella notte non ero solo poteva morire qualcuno che in tutto questo non c'entra niente, per non parlare del fatto che non posso mettere in pericolo la vita di mia madre solo perché un'idiota non sapeva nemmeno trasportare uno scatolone senza farlo cadere.
Sono venuto in questa città per passare più inosservato invece mi sto complicando sempre di più la vita, dopo quella sera ho cercato in tutti i modi di evitare quella ragazzina ma continuo sempre a trovarmela da una parte o dall'altra.
L'altro giorno stava addirittura uscendo dalla villetta di quel viscido, che parola mia prima o poi avrà quel che si merita.
Oggi non avevamo lezioni in comune e la ho vista poco e niente, di sfuggita ogni tanto nei corridoi, sembra che ora sia lei a volermi evitare... che si sia offesa per qualcosa?.
Ogni tanto ripenso al pacco che sono stato costretto a consegnare al fratello la sera in cui ci siamo incontrati,  non ho idea di che cosa ci fosse all'interno ma non riesco a togliermi dalla testa l'idea che ci sia qualcosa d'importante, lasciato così nelle mani di un ragazzino ignaro di tutto.

Casa mia è silenziosa, preparo qualcosa alla svelta per me visto che mia madre oggi prenderà da Amelia.
L'invito era stato esteso pure a me ma ho rifiutato, oggi non ho tempo per pranzi e pranzetti ho decisamente di meglio da fare.
Un tuono rimbomba nel cielo e come avevo previsto la pioggia scende copiosa sulla città, sarà dura con questo temporale guidare fino a York.
Salgo in camera mia e apro la finestra, l'odore pungente della pioggia e dell'asfalto bagnato impregna le mie narici e coricato sul mio letto mi accendo una sigaretta.
Non so cosa aspettarmi dall'incontro di stasera ma di certo non sarà nulla di buono, se quell'uomo era coinvolto in questo casino e qualcuno scoprisse dell'esistenza di quella donna e che potrebbe rivelare delle informazioni cercherebbero subito di farla fuori. Che casino del cazzo.
Prendo il telefono cercando il numero che mi serve, squilla...

"Pronto?" Dice la voce.

"Pronto Ron, sono Elliot" rispondo.

"Oh bella Elliot, dimmi tutto come ti trovi a Toronto?" Ron lavora con me e Matt, è un tipo apposto ma non lo vedo da quando mi sono trasferito, è molto bravo con i PC e lo spaccio di falsi documenti ecc.

"Bene a parte questo caldo del cazzo, senti mi faresti una serie di documenti falsi tra cui un passaporto?" Chiedo, forse ho un idea per aiutare la donna.

"Certo, sai che sono la mia specialità, per dove lo vuoi?" Chiede.

"Scegli tu, un posto tranquillo mi raccomando" dico ancora fumando.

"Mh okay, mi serve una foto da inserire" dice il mio amico probabilmente pensando già alla meta.

"Non la ho, mandami solo in file e io lo salverò in una pennina" sapendo che i suoi file si cancellano per sicurezza dopo un tot di minuti.

"D'accordo, per quando ti serve?" Ecco la parte difficile...

"Stasera" dico serio.

"Stasera?! Dico ma sei pazzo, ci vuole del tempo Elliot" si lamenta.

"Lo so ma è urgente" alzo gli occhi al cielo.

"Sei dentro uno dei tuoi soliti casini?" Domanda.

"No non è per me" dico semplicente, non mi va di stare a dare spiegazioni sebbene di lui mi fidi.

"Ok farò tutto il possibile, stammi bene bro" dice e riattacca mentre io rido per quel nomignolo che affibia a tutti.

Sospiro, la pioggia continua a battere e io dovrei studiare ma sono troppo su di giri per farlo in qualche modo me la caverò. Mia madre non è ancora rietrata però devo avvisarla che sarò assente per tutta la sera, mi spoglio della divisa ed infilo un paio di jeans neri e maglietta, accompagnati da una felpa nera con cappuccio visto che piove.
Entro nel piccolo giardino della mia vicina e suono, in pochi minuti il viso sorridente si Amelia mi osserva, i capelli legati con un fermaglio e un fin troppo allegro vestitino rosa per la giornata piovosa che è.

"Oh Elliot caro entra ti starai bagnando" dice facendomi spazio per entrare.

"Grazie, devo solo dire una cosa a mia madre" dico con un leggero sorriso vista la sempre tanta gentilezza dell'anziana.
All'interno è tutto come lo ricordavo, colorato in ogni dove, mi sento sempre fuori posto in questa casa.

Mia madre è seduta al tavolino sorseggiando credo un caffè, come mi vede sorride.

"Elliot tesoro, ti sei perso un ottimo pranzetto Amelia è una cuoca eccezionale" dice con enfasi e io annuisco.

"Non ne dubito, senti mamma ho un turno stasera quindi non ci sarò molto probabilmente a cena ti ho lasciato qualcosa in frigo" dico.

"Va bene caro, ma non starai lavorando troppo?" Chiede preoccupata.

"No tranquilla" rispondo "ora vado".

"Ma come non rimani per un caffè?" Chiede l'anziana.

"No sono di fretta, alla prossima" abbozzo un sorriso e mi dirigo verso l'uscita.

La prima cosa che faccio appena salito in macchina è accendere una sigaretta, Ron mi ha mandato il file e dopo averlo copiato in un'apposita pennetta sono pronto a partire, ditetto in periferia a prendere Matt metto su un po' di musica per tenermi compagnia, qui la pioggia è ancora più forte e spero di non trovare incidenti o ingorghi nella strada.
Il viaggio fino a York sembra infinito e questo forte mal tempo non aiuta, per fortuna che stamattina prima di entrare a scuola ho fatto scorta di sigarette, almeno posso tenere a freno i nervi.

"Datti una calmata con tutto quel fumo, in questa macchina sta diventando impossibile respirare" si lamenta Matt.
Effettivamente ha ragione visto che ho i finestrini chiusi per la troppa pioggia e il fumo si sta accumulando sempre più nell'abitacolo.

Sbuffo e apro leggermente i due finestrini "ecco fatto, va bene o ha ancora qualche lamentela signorina" dico prendendolo in giro e lui ride..

"Pensi che deciderà di parlare?" Chiede dando voce anche ai miei pensieri, perché si abbiamo bisogno di risposte ma non possiamo usare la forza o farle del male.
Non siamo dei cazzo di delinquenti.

"Non lo so spero che collabori" rispondo semplicemente.

"Forse avresti dovuto portare la tua amichetta, lei ispira più fiducia di due  come noi" sbuffa Matt e io capisco che si riferisce a Mad.
Chissà cosa penserebbe di quello che stiamo per fare, dell'uccisione di quell'uomo...

"No, lei non deve essere coinvolta in questa storia" dico scontroso.

"Ehi amico rilassati lo ho detto scherzando, io stesso avevo detto di tenerla lontano da tutta sta faccenda" mi risponde Matt ed io annuisco.
Siamo all'entrata di York e l'irritante voce del navigatore ci conduce all'appartamento attraverso strade sempre più trafficate.
Gente a piedi, gente in bicicletta e addirittura in monopattino, questo posto è più affollato del previsto.

Trovo parcheggio e scendiamo, entrambi armati.
Affretto il passo visto che la pioggia continua a scendere bagnandomi la felpa, approfittiamo di un uomo che sta uscendo dal condominio per entrare anche noi e ci diriagiamo al numero 30.
Tre rampre di scale, un corridoio piuttosto illuminato ed infondo il numero che stavamo cercando.
Abbasso il cappuccio e suono il citofono, attendiamo qualche minuto ma nessuno apre. Suono nuovamente e stavolta con maggiore insistenza finché la porta non si apre leggermente, una donna sulla sessantina ci osserva con occhi interrogativi.

"Chi siete?" Chiede cercando di essere gentile.

"Signora vorremo farle qualche domanda" dico calmo e  la paura trapela dalla sua espressione.

"Mi dispiace ho delle cose da fare" dice cercando di chiudere la porta ma la stoppo con un braccio.

Mi guarda impaurita "si calmi non vogliamo farle nulla" dice Matt dietro di me e in qualche modo sembra crederci perché smette di opporsi e ci fa enteare.

L'appartamento è piccolo e con pochi oggetti personali, suppongo che nella fretta di scappare abbia lasciato tutto nella sua vecchia casa. Fa cenno di sederci mentre lei rimane impiedi vicino al lavello, decido di sedermi in modo da sembrare meno minaccioso.

"Chi siete" ripete "vi ho aperto perché siete dei ragazzini ma che volete da me" dice tutta d'un fiato.
Porta i capelli tinti sul castano con qualche striatura di grigio ed è un po' robusta.

"Si siamo dei ragazzini, e stia tranquilla non abbiamo intenzione di farle del male vogliamo solo delle risposte a qualche domanda" dico in tono piatto e lei annuisce.

Matt tira fuori l'articolo del giornale e lo fa scorrere sul tavolo indicandolo con la testa alla donna.
"Lo conosce?" Chiede e lei sospira, le lacrime le salgono agli occhi e cerca di mandarle via ma invano.
Scoppia in un pianto disperato lasciando me ed il mio amico sconvolti totalmente. Ci guardiamo non sapendo che fare.

Alla fine il mio amico parla "nono senta signora, noi non siamo pericolosi ok? Non siamo né agenti né federali la prego si calmi" dice facendola accomodare goffamente su una poltrona mentre io guardo la scena confuso.
Dopo svariati minuti la signora smette di piangere ed inizia a parlare.

"Si conosco quell'uomo, ervamo vicini di casa fino a qualche giorno fa quando è successa questa tragedia, lavorava spesso e raramente era a casa per questo guardavo i suoi due bambini, oh poveri cari che il cielo li protegga" dice tirando su con il naso e accennando un nuovo pianto.

"Sa che lavoro facesse?" Chiedo prima che ricominci.

"Lui diceva di lavorare come una specie di camionista, diceva che si occupava di scarico ed importo merci ma a dire la verità nell'ultimo periodo mi sono spesso posta  delle domande sul suo conto" dice guardandomi.

"Per quale ragione" chiedo.

"Era sempre impegnato nel lavoro, so bene che questi lavori richiedano molto impegno e tempo ma lui era letteralmente sempre occupato, per me era un piacere badare a quei bambini non sto dicendo il contrario poi visto che non ho mai avuto figli miei però avrebbe dovuto anche dadicarsi a loro oltre che a mantenerli" dice divagando, questa donna si perde in troppe chiacchiere.

Guardo Matt che sembra pensarla come me e vado avanti "si ma perché ha iniziato a dubitare del suo lavoro, cosa la ha spinta" chiedo più insistentemente.

"Era diventato paranoico, aveva anche iniziato a bere parlava di alcune informazioni su un lavoro che avrebbe potuto sistemarlo per tutta la vita. I bambini erano sempre più spesso da me e lui era sempre più assente, fino a che non è successa questa tragedia" dice persa nei ricordi.

"Non aveva detto di che tipo di lavoro si trattava?" Chiedo, se aveva scoperto delle informazioni cosi importanti perché non è scappato era ovvio che lo avrebbero ucciso.

"No, una sera venne a prendere i bambini e capii subito che fosse ubriaco diceva che tutto questo stava per finire che era in possesso di alcune informazioni che lo aveebbero arricchito. Ora che ci penso parlava di una clinica mi pare." Dice la donna osservandoci.

"Una clinica?" Chiediamo in coro io e Matt.

"Si mi sembra di ricordare cosi, una clinica che deve essere costruita, ricordo di avergli chiesto se dovesse fornirgli del materiale o fare degli scavi ma lui disse solo che era meglio non entrarci a che fare era come suicidarsi da tutto il casino che c'era dietro" usa la parola 'casino' come fosse la peggiore delle bestemmie.

Sia io che Matt rimaniamo in silenzio cercando di metabolizzare il tutto ed è lei stavolta a proseguire.

"Quella sera i bambini restarono da me e lui se ne andò, l'indomani la notizia della sua morte era su tutti i giornali non so cosa gli sia veramente successo ma non credo sia stato un'incidente. Gente sempre più strana girava attorno alle nostre case, i bambini sono stati portati via dall'assistente sociale allora ho preso il necessario e me ne sono andata avevo paura" amette e la capisco, ma si sbaglia a pensare che qui sia al sicuro.

"D'accordo penso che vada bene" dice Matt e io non mi oppongo, ci alziamo e ringraziamo la donna.

Stiamo per uscire quando mi fermo sotto il loro sguardo, frugo nella tasca della felpa e tiro fuori la pennetta porgenfogliela.
"Ha fatto bene a scappare ma si fidi di me quando dico che qui non è al sicuro, è solo questione di tempo prima che la trovino e purtroppo sa più di quanto dovrebbe. In questa pennina ci sono dei file contenenti dei falsi documenti un biglietto aereo e un falso passaporto lei dovrà solo stamparli e allegarci una sua foto recarsi all'aeroporto e andarsene lontano. Perché mi creda chi c'è la fuori la sta cercando." Le porgo la pennina e dopo un attimo di esitazione lei la prende ringraziandomi con le lacrime agli occhi.

"Mi raccomando poi distrugga la pennina" dico prima di uscire dalla stanza.

"Lo farò, grazie" dice salutandoci.

Io ed il mio amico percorriamo le scale in silenzio, fuori piove ancora ma nonostante questo lui si ferma.

"Di che clinica parla?" Chiede ed io alzo le spalle, non ne ho idea "secondo me sono solo le parole di un pazzo ubriaco" dice e io scuoto la testa.

"No penso che abbia ragione" dico ormai fradicio.

"Perché" chiede Matt.

"Perché quella notte quando è caduto lo scatolone aprendosi cosa c'era dentro? Attrezzi medici. Che erano rivolti a cosa secondo te?" Chiedo e gli occhi azzurri di Matt si infrandiscono segno che ha capito.

"Ad una clinica" dice.


*** Eccomi ragazzi scusate la tanta attesa ma queste settimane sono state cosi piene che non ho potuto dedicarmi come sempre al libro😪.
Elliot e Matt hanno fatto visita alla vicina dell'uomo che gli ha riferito di una clinica... che sia quella di cui devono occuparsi i Barrow?😨
Spero che vi piaccia e fatemi sapere che me pensate❤
Mi raccomando le 🌟🌟🌟
A presto❤

-Lostshadow

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