Capitolo 16 - Alhena

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Capitolo 16 – Alhena
(colei che risplende, avanza)

L'Osservatorio è un'ombra nella notte, un edificio circolare che mi appare più maestoso di quanto ricordassi. Ha smesso di piovere da qualche minuto, ma Mat ed io siamo ormai completamente zuppi e la strada è deserta. In teoria fa piuttosto freddo, l'inverno è alle porte ed è notte fonda, ma tutte queste informazioni la mia mente ha smesso di registrarle almeno un'ora fa.

Sto vivendo una specie di sogno.
Uno di quelli che non si avverano mai, e se si avverano non ci credi.

Mat traffica con il lucchetto, spinge la porta e sorride lasciandomi entrare per prima. Non ho ancora smesso di sorridere, mi sento come su una nuvola ed ho paura di scoprire che in realtà sto solo precipitando. Ma non voglio chiedermi quanto vicino sia l'impatto con il suolo, né coprirmi gli occhi, voglio godermi questa sensazione e lasciarmi cadere. Così entro e, mentre Mat si chiude la porta alle spalle, mi guardo intorno incantata: è tutto come prima, come l'ultima volta. L'odore della polvere e del legno consumato, gli spifferi che arrivano da ogni parte e la muffa sulle pareti. Ma quella polvere, quella muffa e quelle crepe mi hanno vista crescere e sono nate assieme a me. Sono la mia storia, sono me e sono anche Mat.

La notte in cui ci siamo conosciuti, quando siamo stati qui insieme per la prima volta.
La sera in cui Adam mi aveva lasciata a piedi, quando lui si è rifugiato qui a causa del temporale.
I nostri pomeriggi di svago, i magici momenti trascorsi sotto le stelle.
Il nostro primo bacio.
Il nostro ultimo bacio.

Tutti questi momenti mi scorrono davanti agli occhi e li riempiono di emozione, offuscandomi la vista mentre mi arrampico per le pericolanti scale di legno che portano al piano di sopra. Anche la sala dei telescopi e degli altri macchinari è rimasta la stessa: il pavimento rovinato, i teloni polverosi a coprire le macchine ormai quasi tutte poco funzionanti e la grande libreria vuota. La cupola è l'unica cosa intatta, maestosa sopra le nostre teste. Mat ed io goccioliamo sul pavimento, lui si avvicina ai comandi e li accende, facendo aprire la cupola. Guardo immediatamente in alto e mi sorprende come le nuvole siano svanite, quanto la tempesta sia passata in fretta: sopra di noi brillano migliaia di piccole, luminose stelle. Sorrido senza neanche rendermene conto, guardando Mat. Se penso che questo posto mi verrà strappato via, ci verrà strappato via da quel compratore anonimo... no, non voglio pensarci adesso. Chiudo gli occhi e sento le braccia di Mat avvolgermi da dietro e le sue labbra parlarmi contro la guancia.

-Prima di incontrarti non credevo ai sogni realizzati. Ma ora so che avevi ragione tu, che hai sempre avuto ragione. C'è bellezza nelle stelle. E a volte bisogna correre il rischio di buttarsi. Calcolare le probabilità che una stella cada non è minimamente paragonabile a sperarlo.

Trattengo il respiro e prendo le sue mani, stringendole tra le mie.

-Tu sei stata la stella che mi è caduta addosso, che ha realizzato il mio desiderio, Ellison. E per la prima volta nella mia vita, sono contento di non aver calcolato nulla.

Non resisto più. Mi volto verso di lui e lo bacio, mi muovo così velocemente e bruscamente da farlo quasi cadere. Mat barcolla, riacquistando subito l'equilibrio e sorridendo contro le mie labbra.

-Mi sei mancato.- mormoro, guardandolo seriamente.

Mat mi avvicina ancora di più a lui.

-Mi dispiace.- sussurra –Sono stato un idiota, ti ho allontanata perché credevo che fosse la cosa migliore per te...

-Io volevo-

Mi posa un dito sulle labbra, sorridendo.

-So cosa volevi.- dice –Ma avevo paura. La mia vita era un disastro e la tua era perfetta, troppo perfetta. Ti ho allontanata così tante volte che ora... ora mi sembra assurdo non averti persa.

Aggrotta le sopracciglia, distogliendo lo sguardo.

-Non me lo merito.- mormora tra sé –Non merito che tu sia qui. Avrei dovuto perderti.

-Mat...- lo richiamo, avvicinandomi a lui –Sono io a non meritare te. Sono stata un'egoista, una stupida, sono fuggita dai miei problemi e non ti sono stata accanto quando avevi più bisogno di me. Sarei dovuta rimanere, avrei dovuto darti ascolto, ma sono stata così stupida...

-Non è vero.- dice piano –Tu sei perfetta.

Scuoto la testa con convinzione.

-No, non lo sono.- rispondo con un sorriso –Sono imperfetta. Sono umana ed ho commesso tantissimi errori, ho rischiato di perderti e mi sono pentita mille volte delle mie scelte. Ho inseguito qualcosa che non mi apparteneva, mi sono comportata da sciocca. Ho sbagliato come sbagliano tutti, ma non mi sono arresa.

Gli sorrido, prima di continuare.

-Tu mi hai insegnato a non arrendermi, ad inseguire i miei sogni anche se questi sembrano folli. Tu mi hai insegnato a credere in me stessa. E l'ho fatto, ci ho creduto e sono tornata da te.

Lo sguardo di Mat è così dolce, così luminoso da stordirmi. Mi faccio forza per continuare a parlare.

-Avrei solo dovuto... dovuto capirlo prima.- abbasso lo sguardo –Ho passato quattro anni senza accorgermi di essere infelice e ora... ora molte cose sono cambiate. La professoressa Dumont se n'è andata, Ros e Denny mi sembrano tanto diversi e...

-E...?

-E persino questo posto, l'Osservatorio, non mi appartiene più.- la mia voce si riduce notevolmente, per non incrinarsi –L'ho perso per sempre. È stato messo in vendita, non so chi lo abbia comprato e probabilmente lo distruggeranno per costruire non so quale diavolo di-

-Ellison...

-Me lo ha detto Adam.- continuo, non lasciandolo parlare –Ha detto che aveva comprato questo posto e poi ha dovuto rivenderlo, non ha voluto dirmi a chi, ma comunque non credo che resterà in piedi per molto poiché...-

-Resterà in piedi per tutto il tempo che vorrai.

-Che poi non so perché Adam lo abbia compr- mi interrompo, fissando Mat –Cosa?

Lui sorride, mordendosi l'interno guancia e guardandomi imbarazzato.

-L'Osservatorio è ancora tuo, lo sarà per sempre.- dice –Sono io il compratore.

Mi stacco da lui e faccio alcuni passi indietro, quasi Mat mi avesse tirato un pugno.

-Che... che stai dicendo?- mormoro confusa.

-Sto dicendo che ho comprato io l'Osservatorio.- spiega –Con i soldi del premio per la scoperta.

Indietreggio frastornata, afflosciandomi su una vecchia sedia di legno e fissandolo come se fosse pazzo. Mat si inginocchia davanti a me, guardandomi con un misto di divertimento e dolcezza. Poi inizia a parlare di questi quattro anni, a rispondere a tutte le domande che trattengo da quando l'ho rivisto fuori la chiesa.

-Quando Alina ha iniziato a lavorare in officina con Louis le cose hanno iniziato ad andare meglio. Abbastanza bene perché io potessi provare a trovare un altro lavoro, o ricominciare a studiare. Ho fatto entrambe le cose e una mattina, mentre servivo ai tavoli di un vecchio bar, mi sono imbattuto in Beverly. Lei ha ordinato un caffè, ma ha avuto uno dei suoi attacchi e l'ho soccorsa. Quando l'ho accompagnata in ospedale e poi a casa non sapevo chi fosse, non ancora.

Sospira, ridacchiando.

-Poi ho visto i suoi libri, i suoi telescopi... e mi sono lasciato sfuggire qualche apprezzamento. Lei mi ha ringraziato per averla aiutata e siamo rimasti a parlare, alla fine ha deciso di finanziarmi gli studi e prendermi sotto la sua ala protettiva. Inizialmente facevo molta fatica, avevo parecchi arretrati e non potevo stare molto lontano da casa. Ma poi... poi le cose sono andate a posto.

Si ferma per un secondo, come incerto, ma io gli stringo la mano e lo invoglio a continuare.

-Ho dimostrato il paradosso di Olbers, Beverly era così emozionata per me... dovevo scegliere una città per la conferenza, una tra quelle nell'elenco e c'era Pisa così... così ho pensato a te.- fa una breve pausa, guardandomi intensamente –Ho sempre pensato a te, ma erano passati due anni e tu... ho pensato che fosse più facile non ripiombare nella tua vita. E poi c'era Monica...

Sobbalzo, ritraendo la mano come se avessi preso la scossa.

-Monica... Oddio.- dico, spalancando gli occhi –Il matrimonio... se tu sei qui...

-Il matrimonio è annullato.- Mat mi interrompe –Entrambi sapevamo che non era giusto.

-Lei sa che...

-Che amo te?- sorride –Lo sa da sempre. Da quando siamo finiti nello stesso albergo a Londra, io con Beverly e lei per un servizio fotografico, ed ha bussato alla mia porta. Lo sa da quando ci siamo fidanzati e lo sapeva quando mi ha chiesto di sposarla.

Mi strozzo con l'aria che sto respirando.

-Co... cosa?!- sbotto –Lei ha chiesto a te di sposarla?!

Mat scoppia a ridere.

-Incredibile, hai avuto la stessa reazione di Denny!

Gli lancio uno sguardo confuso.

-Quella sera, la sera della conferenza, quando eravamo a Pisa... non le avevo ancora detto di sì, non le avevo risposto, ma credo lo abbia detto per ferire te. Non la biasimo, sono stato un idiota a cercare di usarla per riempire un vuoto. Ma tu puoi biasimarla.

Lo guardo come se fosse pazzo, indecisa su se arrabbiarmi o meno con lui.

-Io ancora non capisco...- mormoro –E Adam? Come hai fatto a...?

Mat sorride ancora.

-Ci siamo perdonati a vicenda, credo.- dice –Quando mio padre è morto ed ho dovuto lasciare la scuola non l'ho più visto, ha smesso di darmi il tormento. Poi un giorno me lo sono ritrovato davanti in officina. Era stata una giornataccia e credevo che lui fosse lì per attaccare briga, non avrei sopportato anche quello. In quel periodo mi tenevo in piedi per miracolo, mi sembrava di poter andare in pezzi per qualsiasi piccola cosa.

Mi si stringe il cuore e sento l'impulso di scusarmi di nuovo, di darmi della stupida ad alta voce per non esserci stata per lui, ma mi trattengo.

-Ma Adam non era sul piede di guerra.- Mat continua a raccontare –Voleva scusarsi con me, per avermi trattato in quel modo terribile per anni. Mi ha persino offerto dei soldi, che ho rifiutato con diffidenza. Ma lui era venuto anche per parlare: Pamela lo aveva incaricato di informarmi che l'Osservatorio stava per essere distrutto.

-L'ho mandato via senza credere ad una sola delle sue scuse, ero convinto che fosse venuto solo per rigirare il dito nella piaga. Per guardarmi mentre mi ammazzavo di lavoro e ricordarmi che era tutto perduto, che tu eri andata via e quel maledetto Osservatorio che amavo tanto stava per essere distrutto...

Trattengo il respiro, mi sento una bambina rapita nell'ascoltare la sua favola della buonanotte.

-Quella notte dopo il lavoro sono venuto qui, all'Osservatorio.- continua Mat –Mi sentivo distrutto, ero totalmente impotente... non avrei mai potuto pagare tutti quei soldi, neanche ipotecando tutto quello che avevo... Ero convinto che fosse tutto perduto, davvero perduto.

-Ma Adam ha comprato l'Osservatorio?- gli chiedo, incredula.

Mat annuisce.

-Due settimane dopo si è ripresentato in officina con un contratto in mano, guardandomi divertito mentre lo esaminavo per scoprire se fosse autentico. Ma non gli credevo ancora. Magari era lì per ricattarmi, per prendersi gioco di me... non potevo dimenticare tutte le cose terribili che aveva fatto a me e alla mia famiglia.

-Mi sembra così assurdo...- scuoto il capo.

-Lo è.- Mat annuisce -È assurdo. Ma Adam aveva davvero comprato L'Osservatorio e voleva sul serio scusarsi con me. Siamo persino diventati amici. Cioè... ci è voluto del tempo, ma... lui mi ha promesso che non avrebbe toccato questo posto, che avrebbe aspettato che io potessi ricomprarlo. E ho potuto, dopo essere riuscito a dimostrare il paradosso di Olbers.

-Adam mi ha detto che era a terra.- dico, piuttosto confusa –Che gli servivano soldi...

-Nell'ultimo anno le industrie Jackson sono andate in fallimento.- mi spiega Mat –Per cui è stata una fortuna che io potessi dargli molto più di quanto concordato, per ricambiare il favore.

-Tutto questo è... incredibile.

Mat sorride.

-Già.- afferma –E pensare che è successo tutto per te, solo per te. All'inizio avevo comprato l'Osservatorio solo perché non fosse distrutto, così come avevo restituito i soldi ad Adam perché glieli dovevo... non lo avrei toccato, né ti avrei detto niente, volevo che tu pensassi che fosse ancora tuo. Non credevo di rivederti.

A questo punto si fa serio e fissa lo sguardo nel mio, appoggiandosi ai braccioli della vecchia sedia (che non sono certa possa reggerci entrambi) per parlare ad un soffio dal mio viso.

-Ma quando ti ho rivista, a Pisa...- sussurra -Allora ho capito che non ti avrei persa di nuovo, che non potevo permettermi di lasciarti andare. Ho sistemato le cose con Beverly e con Monica (per la seconda ci è voluto un po' di più) e sono corso a Bonn. Sono andato al German Science Foundation, ho parlato con Flick e lui mi ha detto che avevi lasciato il lavoro per tornare a casa. Sembrava felice di vedermi lì, quasi divertito...

Mi mordo la lingua, pensando a cosa debba aver pensato Flick.

-Flick ha fatto chiamare un ragazzo, un altro studente.- continua Mat –Un certo Will... ha detto che era un tuo amico e che avrebbe potuto aiutarmi. Questo Will mi conosceva e... be', a dirla proprio tutta non sembrava che gli fossi molto simpatico... ma mi ha detto che eri tornata a casa, a Staithes.

Quando Mat termina di parlare mi accorgo di avere la gola secca, nonostante non abbia fatto altro che ascoltare lui. Non ho battuto le ciglia neanche una volta e mi sento come doveva sentirsi il mondo dopo la rivoluzione copernicana. Non provo niente, ma non in senso negativo. È che in realtà sento troppe cose, sento praticamente tutto e non so che cosa fare. Sono così felice, ma anche terribilmente confusa. Guardo Mat, ancora inginocchiato davanti alla sedia, il viso al pochi centimetri dal mio, e non posso credere alle sue parole. A tutto quello che ha fatto per me, unicamente per me. Qualcosa scoppia dentro di me, mi manda a fuoco il cuore, ed io mi butto tra le sue braccia. Lui cade all'indietro, ridendo e trascinandomi con lui sul freddo pavimento dell'Osservatorio. Siamo entrambi ancora parzialmente bagnati, dovrei morire di freddo, ma quando le sue labbra si posano sulle mie mi sembra di andare a fuoco.

Come se stessi bruciando ed esplodendo proprio come fanno le stelle cadenti.

Perché tutti noi siamo delle stelle cadenti in rotta di collisione. E bisogna dare il meglio, prima di andare a fuoco. A volte ci sembra di vivere tutta la vita in attesa di un unico momento, ci proiettiamo nel futuro per superare la sofferenza del presente. Ci sono tante cose da cui vorremmo scappare e non sappiamo che, se ce la diamo a gambe, quelle cose ci inseguiranno per sempre. Sono veloci, ce le trasciniamo dietro come dei pesi morti. Ma non bisogna scappare. Dobbiamo rimanere, anche se abbiamo il cuore in gola, e guardare in faccia la realtà. Perché potremmo scoprire che questa non è così tanto male come pensavamo. Io credevo di aver perso ogni cosa, persino me stessa, ma ora sono tra le braccia del ragazzo che amo e lui mi tiene stretta. Siamo stesi sul pavimento, io sopra di lui, e le nostre labbra si incontrano tra un sorriso e l'altro. Mat parla contro il mio collo, sorridendo.

-Solo perché tu lo sappia...- mormora divertito –Quando Flick mi ha detto che avrebbe chiamato questo ragazzo mi sono sentito morire dentro. Ma ora credo che Will sia decisamente gay...

Mio malgrado scoppio a ridere, pensando a come reagirebbe Will se potesse sentirlo. Probabilmente attaccherebbe con una delle sue invettive e prenderebbe Mat in antipatia, più in antipatia intendo. Vorrei raccontare a Mat di lui e Luna, dirgli che sono stati la mia famiglia in Germania per quattro anni, ma non ne ho la forza. Mi lascio andare tra le sue braccia, veramente andare, abbassando ogni difesa. Mi dono a lui, come aspettavo da anni di fare. Ogni parte di me, completamente. In fondo, avremo tutto il tempo del mondo per parlare.

***

Adam esita davanti la porta, i pugni serrati nelle tasche in un vano tentativo di nascondere quanto sia nervoso. Sospira ed allunga la mano verso la maniglia, poi la tira indietro con un sospiro.

-Potrei tornare domani.- dice a bassa voce, più teso che mai.

Mat alza gli occhi al cielo, evitando di commentare.

-Adam!- sbotto –Non puoi assolutamente tornare domani! Devi parlarle, ricordi? Devi dirle tutto.

Adam sembra nervoso, ma riesce comunque a lanciarmi una delle sue solite occhiatacce.

-Lei non vorrà neanche vedermi...

-Non puoi saperlo.

Il ragazzo biondo si passa una mano tra i capelli, scompigliandoli leggermente, e fa un passo indietro.

-Tutto questo è ridicolo, davvero.- dice –Mi sono lasciato trascinare qui da voi due...

Ci indica, soffermandosi qualche secondo in più su Mat, che se la sta ridendo sotto i baffi.

-Si può sapere cosa ci trovi di così divertente?!- sbotta Adam –Sei passato da mezzo idiota a idiota totale?

Il sorrisetto di Mat si trasforma in un'occhiataccia, ma è una smorfia amichevole e quasi... incoraggiante.

-Adam.- mi frappongo tra loro due, guardando il ragazzo biondo –Andrà tutto bene.

Lui annuisce e, per un attimo che mi sembra durare un'eternità, riesco a cogliere nel suo sguardo color dello smeraldo qualcosa che non avevo mai visto prima: l'incertezza. Adam mi è sempre sembrato arrogante, viziato e sicuro di sé. Eppure ora esita di fronte la porta di un ristorante malmesso nella stradina di un quartiere rozzo, perché ha paura di entrare e confessare alla ragazza che ama da sempre che le ha mentito solo per proteggerla.

-Puoi farcela.- rincaro la dose, sorridendogli leggermente.

Adam mi ringrazia con lo sguardo, sorpassandomi velocemente ed entrando nel ristorante.

-Buona fortuna.- dice Mat, nessuna traccia di scherno nella sua voce.

E quando Adam si chiude la porta alle spalle io sono più che certa che ne uscirà con Pamela, stringendola tra le braccia come faceva un tempo. E sembreranno la coppia perfetta che sono sempre stati, impegnati a combattere l'una i demoni dell'altro. E forse l'amore è soprattutto questo, una lotta continua con se stessi e con gli altri. Una lotta che si finisce per perdere, ma che si combatte con più coraggio che mai. Amare significa perdere, sopperire e forse persino lasciar morire una parte di noi. Ma è anche vincere, curarsi e rinascere. Me ne rendo conto quando Mat mi avvolge un braccio attorno alle spalle con naturalezza, avvicinandosi al mio orecchio.

-Torniamo a casa.- sussurra.

E io so che se la mia fosse una storia, questo è esattamente il lieto fine che scriverei.

Spazio Autrice:
Non ci sono parole per descrivere quanto mi emozioni mettere un punto a questa storia e sapere che voi siete ancora lì, a leggerla e sopportarmi. Senza di voi io non sarei qui, e non esagero dicendo che non sarei come sono, ma totalmente diversa.

Ora non voglio annoiarvi o precipitare nei miei 394 feels, quindi mi trattengo e conservo tutte le cose che devo dirvi e confessarvi per i ringraziamenti!
Per ora vi mando un grosso bacio virtuale!
Grazie, grazie, grazie a tutte le meravigliose stelle che seguono questa storia.

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