Capitolo 4 - Nashira

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Capitolo 4 - Nashira
(campo)

Agosto è scivolato via senza che neanche me ne accorgessi, allo stesso modo di una saponetta tra le mani di un bambino. L'acqua del mare si è raffreddata, la mappa del cielo si è spostata e le giornate sono diventate un po' più corte. Il clima qui in Inghilterra è sempre stato altisonante, ma la differenza tra le piogge estive e quelle di settembre sono i brividi di freddo che ne seguono. L'aria è densa, pesante, e la malinconia si sta impadronendo di me. La pioggia non mi è mai piaciuta, l'ho sempre vista come il pianto del cielo, una sorta di messaggio criptato che vuole mandarci qualcuno da lassù. Non sono contento, vuole dirci, non mi piace per niente quello che state combinando. Mi fate piangere, vuole che intuiamo. Ma pare che solo io me ne renda conto, e mi lascia a darmi della pazza.

Sono tornata all'osservatorio ogni volta che potevo, ma lui non è più venuto. L'ho immaginato entrare trafelato dalla porta, sobbalzare alla mia vista e diventare incerto, perdere quell'insopportabile controllo. Ma non è successo. Mat non è più tornato ed io mi sono chiesta e richiesta spiegazioni che non avrei mai avuto.

Cosa c'è di così raggelante nel nome di Adam?

Adam... Adam e Pamela... non ho più visto neanche loro due. Sono partiti con i genitori di Pam per andare ai Caraibi in vacanza e sono tornati ieri sera, giusto in tempo per l'inizio della scuola. L'estate è volata sorprendentemente, ma mi rammarica averla passata soprattutto fra le pagine dei libri ed all'osservatorio. Ho sempre passato così le mie estati, in fondo, ma questa volta speravo di cambiare. Di conoscere qualcuno come effettivamente è accaduto, e sarebbe accaduto se solo quella sera, in spiaggia, non avessi fatto la sciocchezza di scappare. Ricordo ancora i visi di Ros, Denny, Alex ed Olivia e mi chiedo se loro sappiano di Mat qualcosa più di me. Mi chiedo cosa si provi ad essere così amici, senza secondi fini o colpi bassi. Tra me e Pamela le cose sono sempre state schematiche, ci avviciniamo di inverno ed allontaniamo di estate. Sono i compiti a tenerci unite. I compiti a rendermi indispensabile, nulla d'altro.

Improvvisamente, sobbalzo. Il cappuccino che stavo bevendo trabocca un po' dalla tazza, mentre spalanco gli occhi e dilato le pupille alla vista dell'orologio. Sono in ritardo. Non che sia una novità per me, ma oggi è il primo giorno e ci sarà una folla incredibile alla bacheca per le iscrizioni. Se non mi sbrigo i posti potrebbero riempirsi.

-Dove corri?- chiede divertito mio padre, appena sveglio.

Di solito va a lavorare di pomeriggio, rimanendo alzato fino a tardi.

-Scuola.- urlo, mettendomi lo zaino in spalla -Ti voglio bene ciao!

Le mie parole sono inciampate l'una sull'altra, ma io mi sono già chiusa la porta alle spalle e sto correndo per strada. La scuola non è molto lontana, questo paesino è piuttosto piccolo.

"In ritardo il primo giorno, fantastico!" penso con ansia crescente mentre, per attraversare la strada troppo di fretta, costringo un auto a frenare di colpo per non investirmi. Urlo delle scuse, maledicendomi per quanto io sia un disastro. Di questo passo posso studiare quanto mi pare, ma nessuno deciderà mai di prendermi all'accademia.

Prendo a correre, trascinandomi dietro la borsa pesante e guadagnandomi le occhiate torve di un signore anziano che annaffia tranquillamente i fiori della sua aiuola. Per poco non sobbalzo quando un'altra auto, di un rosso brillante, passa a poca distanza da me in una corsa sfrenata, che certamente superava il limite di velocità preposto. Da lontano mi pare di scorgere la chioma bionda e folta di Pamela, insieme con Adam. Sbuffo, andavano troppo veloce perché potessi fermarli e chiedere uno strappo.

Riprendo a camminare, con il fiatone che quasi mi blocca il respiro, quando una terza auto attira la mia attenzione. È una specie di rottame, a guardarla meglio: non che me ne intenda, ma questa è di certo un modello molto vecchio, di colore verde spento e con ammaccature in più punti.

Al volante, che mi rivolge un sorriso divertito, c'è un volto straordinariamente familiare.

Il finestrino si abbassa, rivelando una radiosa ragazza dagli occhi di un azzurro brillante. Riconosco immediatamente Rosie, la ragazza che qualche settimana fa mi ha invitata davanti a quel bizzarro falò, presentandomi i suoi amici. Mi aspetto di vedere Denny con lei, poiché quella sera li ho visti baciarsi ne ho dedotto che stessero insieme, ma rimango interdetta. Al posto del guidatore è seduto Alex Wilkins, che mi rivolge un sorriso gentile.

-Tu non sei quella dell'altra sera?- mi chiede con la sua voce calda e divertita.

Anche i suoi occhi sono sorprendentemente chiari, quasi trasparenti. Tiene entrambe le mani sul volante e sembra perfettamente a suo agio, nonostante dietro di noi si stia formando una coda enorme di auto brontolanti.

Gli sorrido di rimando e li saluto entrambi. Sto appunto per dirgli che sono in ritardo e che devo correre a scuola, quando Rosie mi precede.

-Forza, salta su!- mi sollecita, mentre Alex mi strizza un occhio.

-Come?

-Credo sia il suo modo per dirti che ti diamo un passaggio.- ride il ragazzo, uscendo dalla macchina solo per aprirmi galantemente la portiera dietro con un finto inchino teatrale.

Scoppio a ridere, un po' imbarazzata. Sembrano incuranti di tutti i clakson delle auto dietro di noi, dei brontolii arrabbiati degli impiegati che saranno sicuramente in ritardo al lavoro. E questi due ragazzi, che sento già come amici, si sono fermati apposta per me. Non me lo faccio ripetere due volte, entrando con un gran sorriso in macchina.

Al contrario di quanto si potesse intuire dall'aspetto, l'auto è abbastanza comoda e veloce. La scuola che frequento, la Central Sparrow School, si trova esattamente in una delle piazze centrali di Staithes. Ormai sono al quarto anno, condizione necessaria per guadagnarmi il rispetto dei più giovani ed essere salutata per strada da più o meno tutti gli insegnanti. La Sparrow è anche molto famosa per la sua efficienza, infatti molti professori universitari tengono delle lezioni di prova qui da noi ed è capitato qualche volta che prendessero degli alunni sotto la propria ala protettiva. È stato così che è cominciata la carriera di mia madre, ad esempio.

-Quindi... Ellison, giusto?- chiede Rosie, ma la sua appare come una domanda retorica.

Annuisco, sorridendo in direzione dello specchietto, dove la vedo ricambiare.

-Tu invece sei Rosie, giusto?- dico titubante, ma continuando a sorridere.

-Oh, chiamami Ros!

-Non sopporta il suono dolce che la "e" da al suo nome.- spiega scherzosamente Alex, guadagnandosi un'occhiataccia dalla diretta interessata.

-Siete fratelli, giusto?- chiedo ancora; conoscevo Alex per via della sua fama, ma soltanto adesso mi rendo conto di quanto assomigli a Ros.

-I fratelli Wilkins.- annuisce, infatti, lui -Non dirmi che non ci avevi mai sentiti nominare!

-Sia mai che non conosca il capitano della nostra squadra di basket!- esclamo teatralmente, fingendomi oltraggiata.

-Esatto! Dovresti vederlo, Alex è bravissimo!- lo loda subito Ros, facendolo ingarbugliare con le parole, imbarazzato.

-L'anno scorso abbiamo vinto, in effetti. Ma.. be', non è mica stato tutto merito mio... Insomma, anche Adam se la cava.

A quella reazione mi viene da sorridere, poiché rivela quanto in realtà il biondo al volante sia umile e mi restituisce la certezza della sua simpatia.

-L'anno scorso stavamo nella stessa classe di storia, ti ricordi?- mi chiede ad un certo punto Ros.

-Certo! Ti sedevi sempre in ultima fila!- rispondo immediatamente, tutto lo studio affrontato ha aiutato molto ad acuire la mia memoria.

Mi ricordo di Rosie Wilkins, ma non ho mai sentito il bisogno di parlarle. Erano i tempi d'oro dell'amicizia tra me e Pamela e, allora, non avevo occhi che per lei. La ragazza bionda e dagli occhi chiarissimi che sedeva nell'ultima fila non ha mai catturato la mia attenzione.

Alex, invece, è un anno più grande di noi: quinto anno. Prima di quella sera, in spiaggia, non gli avevo mai rivolto la parola e non credo che lui fosse a conoscenza della mia esistenza. Nonostante per via di Pamela abbia assistito a molte della partite di basket, non mi pare di avergli mai prestato troppa attenzione. Insomma, in realtà non prestavo attenzione al basket in generale. Ma, per trattarsi del capitano Wilkins, il perfetto capitano Wilkins, ero fin troppo distratta. In definitiva si può dire che anche io conosca Alex solo per la sua impeccabile fama di ragazzo dei sogni. Eppure, sono certa che ci sia di più dietro quegli occhi sornioni. Persa in qualche parte del mio cervello e confusa nel labirinto dei miei pensieri, non mi sono accorta che l'auto si è fermata e che siamo arrivati.

Faccio il mio ingresso alla Sparrow con i fratelli Wilkins e, una volta salutato Alex, io e Ros ci dirigiamo verso gli armadietti di quelli del nostro anno. È davvero difficile farci spazio tra tutti gli studenti in fervore, tra qualche minuto cominceranno le prime lezioni e tutti sfrecciano a velocità supersonica da una parte all'altra dei corridoi.

Mi avvicino al mio armadietto, aprendolo e cominciando a sistemare tutte le mie cose. È un rituale ordinario, ormai, che compio per l'ennesima volta. Eppure mi emoziona come se fosse la prima. Una piccola parte di me che, comunque vada, rimarrà in questa scuola. Qualcosa che mi lascerò dietro, come una scia indelebile, e che nessuno potrà mai cancellare.

-Prima lezione con il professor Tompson, c'è di peggio?- una voce vispa, molto acuta, mi induce a voltarmi.

Rosie, che fino a pochi minuti fa sistemava il suo armadietto poco lontano da me, ha le mani sui fianchi e sta lanciando occhiate praticamente di fuoco in direzione del ragazzo dai capelli neri, poggiato con la schiena e le braccia incrociate ad un armadietto come se niente fosse.

Mi soffermo, per la prima volta in quattro anni, ad osservare Dennis Mason. È un ragazzo piuttosto alto per i suoi diciassette anni, i capelli sono tirati indietro in un ciuffo sbarazzino, le labbra sottili e gli occhi che quasi brillano, mentre guarda la mia nuova amica.

-Denny. Ti ricordi di Ellison?- la voce di Ros è secca e lei gli rivolge un sorriso che pare freddo, quasi di circostanza.

Lui sembra congelarsi sul posto, abbandona la sua postura sicura e fa un passo verso di lei, incerto. Ma Ros lo blocca, chiudendo di scatto l'armadietto ed affiancandosi a me. Mi sembra di vederlo sospirare, per poi voltarsi verso di me e rivolgermi un cenno timido ed amichevole. Infine, rassegnato, rimette in spalla lo zaino e si avvia in classe.

Rosie sbuffa, io mi mordo il labbro, indecisa su se chiedere oppure no. A dire il vero, credevo che fossero fidanzati. Per fortuna è lei a precedermi.

-È un idiota.- dice, incamminandosi.

-Denny?- chiedo, seguendola verso l'atrio, dove si terrà il discorso della preside e dove sono tutte le bacheche di iscrizione ai corsi.

-Ha fatto qualcosa di sbagliato?- che domanda stupida.

Ros rilascia un sospiro pesante, prima di affrettare il passo. La raggiungo e sto quasi per scusarmi, quando comincia a parlare.

-No, non ha fatto niente.- dice, ma mi pare di sentire la sua voce strozzata -Sono solo io ad illudermi che ci sia qualcosa dietro i suoi gesti, per quanto avventati questi possano essere la maggior parte delle volte.

La guardo, confusa.

-Credevo...-

-Non stiamo insieme.- ancora una volta, mi precede -Mai stati. Per fortuna.- borbotta arcigna.

Vorrei insistere, ma una spia rossa si accende dentro di me e decido che per il momento è meglio lasciar perdere. Tra le altre cose, siamo arrivate nell'atrio e facciamo appena in tempo a sederci, che la cerimonia comincia.

***

Alla fine ho decretato che il mio ritardo è stato decisamente fortuito. Ho assistito al discorso con Ros, Alex ed uno stranamente silenzioso Denny. Più tardi si è aggiunta a noi anche Olivia, la ragazza con folti capelli rossi che avevo conosciuto in spiaggia. Mi ha riservato uno sguardo diffidente, limitandosi ad un cenno del capo, per poi occupare il posto vuoto accanto a Denny. Mi sono dovuta davvero trattenere per non chiedere a nessuno di loro dove fosse Mat, nonostante Ros mi ispiri abbastanza fiducia, non abbiamo avuto un momento da sole una volta varcata la soglia dell'atrio. La stessa soglia che ho sto attraversando ora, per dirigermi a pranzo. Infatti, dopo il discorso ho affrontato ben quattro ore di lezione; per poi rivedermi nell'atrio con Ros ed Olivia. Siamo passate anche per le bacheche ed abbiamo scritto i nostri nomi nelle liste dei corsi pomeridiani. C'erano molte discipline allettanti, ma per motivi di tempistica ho dovuto sceglierne soltanto tre, stando attenta a non farne coincidere gli orari. Mi sono iscritta a Chimica, Tedesco ed Astrofisica. Tutte materie facoltative. Le lezioni d'obbligo si tengono di mattina, orari e classi già prefissate. La prima a toccarmi è stata matematica con il professor Tompson.

Mentre ci avviamo a pranzo, cerco con lo sguardo Pamela. Naturalmente con tutto questo viavai di studenti non riesco a vederla, ma sono certa che sia con Adam ed il suo gruppetto. Presa dalla frenesia del primo giorno, mi concedo un'occhiata alla Sparrow per registrare ogni minimo cambiamento rispetto all'anno scorso. La signora della mensa è un'altra e le sedie sembrano meno scadenti; per il resto, gli studenti hanno la stessa, identica faccia depressa di tutti i giorni scolastici.
Ci sono molti tipi di persone al liceo, ma non troppi. Sono sicura che, almeno una volta, anche voi nella vostra vita avete provato ad inquadrare qualcuno. E vi siete detti che, dopo tutto, non è niente che non si sia già visto. C'è quella studiosa, con gli occhiali che le cadono dal naso e sulle spalle sempre una borsa stracolma di libri. Quella che fa amicizia con tutti. C'è il tipo sportivo, dal sorriso smagliante ed i capelli perfetti, possibilmente capitano di una qualche squadra sportiva. Il misterioso, che se ci parli cinque volte in un anno puoi considerarti fortunato. Potrei andare avanti all'infinito, per citare la perfetta cheerleader e l'esperto di informatica, quello strano ed il solitario che non si siede mai con nessuno a pranzo. Il punto è che non tutto può catalogarsi perfettamente. Io, per esempio, non so a quale di queste categorie appartenga. Forse un misto di tutte quante, magari nessuna. Non porto gli occhiali e sono molto magra, ma la borsa strapiena di libri è il mio distintivo. È bizzarro ed allo stesso tempo sconcertante come io non riesca a catalogare nessuno dei miei nuovi amici. Mat per primo, è molto misterioso e non l'ho mai notato in tre anni. Oggi ancora non si è visto.

-Un nome, una garanzia.- dice Rosie -Monica McGregory.

Se c'è una persona che invece sono riuscita ad inquadrare perfettamente, quella è Monica. Si tratta di una ragazza oggettivamente molto bella, alta e con lunghi e setosi capelli biondi. Ha sopracciglia molto sottili (da quando le saltarono in aria al secondo anno non le sono più ricresciute particolarmente folte) ed ha appena fatto il suo ingresso in sala. Non si volta a guardarmi, non lo fa mai, ma un tempo eravamo molto amiche. Un tempo, quando si faceva le treccine e portava l'apparecchio esterno per i denti.

-Agghiacciante.- mi sussurra Denny, appena comparso dietro di noi ed introdottosi nel discorso -Ma decisamente non male.

Subito dopo averlo detto, guarda Ros. Mi viene da sorridere quando la vedo ignorarlo con quello che decisamente può definirsi stile, seguita da me, che però non posso impedirmi di rivolgergli una smorfia esasperata.

-Pranzi con noi, principessa?

Dimenticavo: Olivia sembra divertirsi a chiamarmi in questo modo, ma il suo tono è divertito e, anche se la conosco da poco, potrei dire con certezza che lo pronunci con un certo disprezzo.

-Certo che pranza con noi!- Ros ritrova la sua allegria, afferrando il suo vassoio ed affrontando la calca di studenti, in missione per trovare un tavolo libero.

Alex è seduto con i suoi amici del quinto anno e Pamela con Adam (finalmente li ho intravisti). Quindi alla fine mi trovo seduta al tavolo grigio e rettangolare della mensa in compagnia di Ros, Denny, Olivia e... una sedia vuota.

Mi chiedo ancora una volta dove si sia cacciato Mat, se non abbia avuto un contrattempo, ma sembrano tutti piuttosto tranquilli. Vorrei chiedere di lui, ma temo fraintendimenti e preferisco aspettare che si faccia vivo da solo. Nonostante questo, non posso fare a meno di lanciare occhiate in giro, nel caso si fosse seduto da qualche altra parte. Ros, a cui raramente sfugge qualcosa, lo nota immediatamente,

-Chi cerchi?- mi chiede a bruciapelo.

Sobbalzo.

-Sono dieci minuti che fai scorrere lo sguardo su ogni tavolo.- scoppia a ridere.

Avrei dovuto aspettarmelo. Il mio viso è praticamente un libro aperto ed i miei occhi non sanno nascondere le emozioni, ma devo rimediare a questo inciampo. Rivolgo a Ros un sorriso colpevole, mordendomi il labbro e cercando di mentire bene.

-Pamela.- dico con voce ferma -È una cara amica che non vedo dai primi di agosto.

Lei mi lancia uno sguardo indagatore, scrutandomi in viso. Poi pare delusa, come se si fosse aspettata una rivelazione sconcertante su chi stessi cercando; infine, torna al suo pollo con insalata. Decisamente sollevata, torno anch'io al mio pranzo.

Improvvisamente, la porta si spalanca di scatto, interrompendo i chiacchiericci ai vari tavoli della mensa. Sotto lo sguardo annoiato di Olivia, e preoccupato di Ros e Denny, entra Mat. La prima cosa che noto di lui è che è completamente fradicio. Incredibile come non abbia mai visto questo ragazzo asciutto.

Si guarda intorno confusamente, constatando che tutti gli occhi sono puntati su di lui; per una frazione di secondo, un brevissimo attimo, fra tanti sguardi il suo si incatena al mio. Mi fissa sorpreso, come se improvvisamente non sapesse cosa fare, ma poi distoglie gli occhi. Con passo lento, glaciale ed imperturbabile, si avvicina al bancone e si riempie il vassoio. Mi chiedo come faccia a rimanere tanto indifferente a quegli sguardi indagatori, ma soprattutto cosa gli sia accaduto.

Quando prende posto accanto ad Olivia ed il chiacchiericcio nella sala riprende, Denny dà voce ai miei pensieri di poco prima.

-Si può sapere che diavolo ti è successo questa volta?!- chiede animatamente, passandogli una decina di fazzoletti (tutti quelli che riesce a trovare sul tavolo).

Mat si asciuga pigramente il viso, soffermandosi qualche instante di più sui suoi capelli ricci, talmente intricati che persino l'acqua si ci è incastrata in mezzo.

-A posto.- borbotta, cominciando a mangiare subito dopo.

Rimango sconcertata dal fatto che nessuno insista, che non gli chiedano niente come se già sapessero. Come se fosse normale che un ragazzo entri a mensa completamente fradicio ed in scandaloso ritardo.

Mi adombro all'idea che sembri non aver minimamente fatto caso a me, sarebbe stato educato almeno un saluto. Invece eccolo lì, seduto di fronte a me, che mi ignora deliberatamente. Mi inasprisco e decido di prendere in mano la situazione, per non fare la figura dell'idiota.

-Che corsi hai scelto per oggi?- mi rivolgo a Ros.

-Gli stessi tuoi, tranne astrofisica.- risponde subito l'interpellata, marcando in particolar modo la materia e lanciando uno sguardo divertito a Mat.

Lo osservo a mia volta, scettica. Mat alza lo sguardo e sembra interdetto, ma poi si rivolge direttamente a me.

-Hai scelto astrofisica?- mi chiede, incerto. Ha un tono amichevole, sicuramente gentile, ma nella sua voce percepisco un'ombra che non mi spiego.

-Anche tu?- rispondo garbatamente, vedendolo annuire.

-Quel corso è dimezzato ogni anno.- interviene Olivia con tono di sufficienza -Si iscrivono a stento le sette persone che servono per l'autorizzazione della preside, secondo me il professor Castor li corrompe.- conclude, facendo ridacchiare Denny.

Ros gli lancia un'occhiataccia (l'ennesima), ma poi annuisce.

-In effetti è un tipo strano.- dice con calma.

Mat mi sta ancora guardando, a metà fra lo stupito ed il divertito.

-Lo scopriremo.- dice a voce bassa.

In effetti è la prima volta che scelgo questo corso. La materia mi è sempre piaciuta, ma non ho mai avuto abbastanza tempo e con le ore coincideva sempre con un impegno. Da quello che ha detto, deduco che anche Mat non conosca il professor Castor.

-In ogni caso,- lo appoggio -la materia sarà fantastica.

Il pranzo procede fra chiacchiere varie e risate, ed io mi scopro felice di aver stretto nuove amicizie già il primo giorno. Non faccio che chiedermi come mai non abbia mai parlato con Ros prima di quella sera, visto quanto è simpatica; ma evidentemente ero troppo presa da Pamela. La stessa ragazza che non si fa viva da un mese, né si è ancora scusata da quella sera piovosa in cui sono rimasta un'ora ad aspettare Adam sotto casa. Allo stesso modo, cerco di sbrogliare nella mia mente la matassa Mat. Sembra un mistero da svelare, quel ragazzo, ma di certo non sarò io l'investigatrice adatta.

Perché è arrivato in ritardo?
E, soprattutto, perché era tutto bagnato?

Persa tra i miei pensieri, non mi accorgo che il pranzo è finito da un po' e che tutti si stanno alzando. Prendo il mio vassoio e getto tutto nell'indifferenziata, versando invece l'acqua nello scarico apposito. Gli altri ci salutano e si dirigono a lezione, mentre io e Mat rimaniamo immobili a studiarci. Dobbiamo andare entrambi ad astrofisica, abbiamo lo stesso corso. Mi si affianca e, in un tacito accordo, ci avviamo verso gli armadietti. Vorrei chiedergli molte cose, ma per la prima volta mi ritrovo ammutolita di fronte ad un ragazzo. Ho paura che si ritragga e, sorprendentemente, non è quello che voglio.

Scopriamo persino che i nostri armadietti si trovavano frontalmente, così, dopo aver preso tutto l'occorrente, ci avviamo insieme verso l'aula del professor Castor.

-Ti sei iscritta anche a chimica?- mi chiede improvvisamente, quando la nostra destinazione già si vede in lontananza.

-Sì.- rispondo entusiasta, chiedendomi come faccia a saperlo.

-Allora abbiamo due corsi in comune.

Certo, deve aver letto il mio nome quando ha scritto il suo. Eppure, mi rallegra che si sia ricordato di me, in fondo ci siamo incontrati solo due volte. Ed adesso siamo qui, a camminare l'uno di fianco all'altra come amici di vecchia data. Mat mi sorride, sembra più sicuro di sé adesso ed io mi chiedo cosa sia cambiato.

La porta della classe è ancora chiusa, mancano pochi minuti all'inizio della lezione, ma ancora non si vede nessuno. Sto per chiedergli se gli è piaciuto il discorso di questa mattina, un modo intelligente per capire se era presente oppure no, ma vengo interrotta da una terza voce ancor prima di cominciare a parlare.

-Divertente come primo giorno, Rivers?

Vedo Mat irrigidirsi, il sorriso gli scivola via dal volto ancor prima di voltarsi a guardare il nuovo arrivato.

-Adam?- sussurro, non appena vedo il ragazzo dai capelli biondi che ci fissa divertito.

-Ellison!- mi risponde con un gran sorriso, ha gli occhi di un verde acceso -Mi fa piacere rivederti. Quando smetterai di arrivare tardi?- aggiunge poi, facendomi implicitamente capire che questa mattina, quando lui e Pamela mi hanno sorpassata in auto, mi aveva vista.

-Non hai lezione, Adam?- la voce di Mat è tesa, non lo avevo mai sentito parlare così.

-Non di astro-stupidate.- ribatte lui, superandolo con una spallata ed allontanandosi.

Mat si poggia stancamente alla porta, come se il brevissimo scambio di battute appena avvenuto gli avesse prosciugato tutte le forze. Mi avvicino a lui, titubante.

-Adam Jackson, è quello che cercavo di dirti quella sera.- lui alza il viso, sembra allarmato -Lo conosco, sì.

Mi sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio, a disagio.

-Ma preferirei non conoscerlo.- concludo, osservandolo alzare il viso di scatto e prendere a guardarmi -Ma sì, sta con la mia... con una mia amica.

-Tu non...- le sue pupille si dilatano, ma non termina la frase.

Il suono della campanella ci interrompe e lui si limita ad entrare in classe, dicendo buongiorno al nulla, poiché l'aula è completamente vuota. Solo dopo qualche istante arrivano gli altri studenti e qualcosa mi dice che la lezione comincerà a breve.

Come previsto, ci sono solo sette persone, la cui identità è sconosciuta a Mat e dubbia per me. Prendiamo posti vicini, rigorosamente in prima fila, sistemando alla meglio le nostre cose sui banchetti minuscoli. Non abbiamo neanche il tempo di attaccare discorso, che il professor Castor entra in classe come una trottola. Sembra entusiasta di insegnare a qualcuno la sua materia, inizia a parlare a vanvera di cose apparentemente non collegate. Si presenta quasi immediatamente, poi ci comunica che le sue lezione si terranno ogni lunedì pomeriggio alle due e trenta, subito dopo la pausa pranzo; ed ogni giovedì alle quattro.

È un tipetto basso ed allegro, leggermente rotondo ed apparentemente imbranato. Una persona che, a guardarla da lontano, non ce la vedresti proprio ad insegnare qualcosa che comprenda uno studio così approfondito. Perché il professor Castor è sicuramente di quanto più lontano dalle stelle ci possa essere, eppure vive di esse. Io e Mat si scambiamo un'occhiata divertita, consapevoli che questo sarà l'inizio di una serie inaspettata di enigmi da risolvere e cose strane e meravigliosa da vedere. Come se una stella, in questo preciso istante, fosse caduta. Le stelle cadute rappresentano la mancanza, un pezzettino di vuoto in più, un'altra battaglia vinta dall'oscurità. Ma ci sorprende sempre scoprire cosa una mancanza comporti. La forza incredibile di sostenere un cambiamento, per esempio, e di andare avanti.

Intanto, il signor Castor saltella con in mano una mappa degli astri ed un sorriso sornione che, se riuscite a figurarvelo, illuminerebbe persino la vostra giornata.

Spazio Autrice:
Ma quanto è strana la stella a inizio capitolo? xD
Il significato letterale è "campo", inteso qui come la Sparrow... una nuova ambientazione dove, per un bel po', vedremo svolgersi i fatti.
In questo capitolo vengono presentati meglio tutti i personaggi, anche se ognuno di loro custodisce molti altri segreti, che saranno rivelati... al momento giusto...!
Qual è il vostro preferito per ora? E perchè?

Io vi dò appuntamento a venerdì, giorno in cui sarà fissato l'aggiornamento tutte le settimane (la maledizione di "Moon" continua xD)... Ma talvolta ci saranno anche degli aggiornamenti infrasettimanali!
Spero davvero che la storia vi stia piacendo e vi ringrazio tanto per il vostro sostegno, per tutte le stelline e soprattutto per i commenti, che semplicemente adoro. *-*
Sappiate che state illumimando un periodo che altrimenti sarebbe assoltamente buio. Quindi davvero, davvero grazie.
Un bacio, a venerdì!

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