Capitolo 9 - Phakt

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Capitolo 9 - Phakt
(colomba)

Rosie stringe le labbra, a disagio. Dalle sopracciglia aggrottate posso capire che si sta concentrando, ma non posso fare a meno di trattenere un sorriso quando la vedo prodursi in una smorfia esasperata.

-Devi semplificare questo.- intervengo, cerchiando una parte dell'equazione che abbiamo davanti –Riducilo e semplificalo il più possibile, così potrai portarlo sotto il radicale.

È una settimana che passiamo tutte le ore vuote a ripassare matematica, ma pare che Tompson si aspetti un miracolo da Ros. E lei, dal canto suo, non ha nessuna intenzione di impegnarsi. Mat ha provato a darle una mano parecchie volte, ma in questo periodo pare che sia troppo impegnato; così eccomi qui, ad improvvisare un doposcuola per quella che si avvicina sempre più a diventare la mia migliore amica. Questa ultima rilascia un sospiro pesante, chiudendo il quaderno e poggiandosi stancamente allo schienale della sedia.

-Non ce la farò mai.

-Se ci riesce Denny, puoi farcela anche tu.- la butto sullo scherzo, ma lei mi lancia un'occhiata omicida.

Quei due bisticciano e fanno pace così frequentemente, che non dici mai la cosa giusta. Comunque a loro discolpa posso dire di essere stata a mia volta molto impegnata in questo periodo, soprattutto con le lezioni extra. Per cui sono mancata all'appello per un bel po', limitandomi ad inciampare da un'ora all'altra nelle mie giornate pienissime. Periodo terribile che, per fortuna, è giunto al termine.

-Sono stata patetica.- Ros chiude gli occhi, prima di precisare –L'altra sera.

Parla di quando Alex ha dovuto riaccompagnarla a casa, per via sia della punizione che di quanto stesse esagerando.

Chiudo anch'io i libri, sapendo che per oggi non riusciremo comunque a concludere nulla.

-Non troppo.- reprimo un sorrisetto.

-Scema.- ormai è il soprannome che mi ha dato Ros –Ti ha mai detto nessuno che fai schifo a consolare le persone?

-Ehi!- dico, fintamente offesa –Stai sorridendo!

Sbuffa, borbottando qualcosa. Poi si rimette in piedi, afferrando lo zaino e legandosi i lunghi capelli biondi in una crocchia disordinata. Rosie è fantastica, non ha nulla che non vada, ed io mi chiedo che cosa abbia in testa Denny.
È un cretino simpatico, diciamo.

-Allora?- mi chiede, mentre ci avviamo agli armadietti –Mat?

-Mat...?- ripeto, confusa.

-Tu...?

Qualcosa non mi torna.

-Io...?

Poi, improvvisamente, il significato sottinteso delle sue parole, quello sguardo malizioso, mi travolgono. Credo di essere arrossita, ma mi limito a lanciare a Ros un'occhiata confusa, quasi come se mi avesse detto qualcosa di realmente assurdo.

-Oh.- dico –No. No, assolutamente no!

Lei scoppia a ridere, prendendomi sottobraccio con aria complice.

-Ros, non hai capito.- mi libero dalla sua stretta, fermandomi –Siamo amici.

Quelle parole mi colpiscono, facendomi titubare. A dire il vero, fino a questo momento ho evitato attentamente di pormi domande su cosa provi per lui. Sarebbe inutile, poiché non credo lui provi qualcosa per me. Ci intendiamo, abbiamo passioni in comune e lo stesso sogno. Un sogno difficile da coronare, con una strada costellata di tranelli ed inciampi. E lui ha dei capelli impossibili.

-Lo conosco abbastanza bene da scommettere che perderà la testa per te.- ribatte intanto Ros, divertita –E Denny dice che l'ha già persa.

Sto quasi per scoppiare a ridere, dicendole che una cosa del genere non accadrà mai e che sarebbe assurdo il solo pensiero, quando una voce divertita ci interrompe.

-Rivers ha perso la testa tempo fa, ma non credo che la cosa abbia a che fare con la dolce Ellie.

Mi volto di scatto, così come Rosie. Adam ed Alex avanzano verso di noi, il secondo lancia al primo un'occhiata di disapprovazione. I corridoi sono deserti, poiché la maggior parte degli studenti ha lezione o pausa a quest'ora. La scuola è vuota e silenziosa. Eppure questi due ragazzi sembrano riempire il lunghissimo corridoio con la loro sola presenza, così simile eppure opposta. Aggrotto le sopracciglia, facendomi avanti.

-E perché, di grazia?

Ho una gran voglia di spaccargli la faccia. Se proprio dovessi odiare qualcuno, questo sarebbe Adam. Il ragazzo dai capelli biondi e l'aria arrogante che mi ha rubato la migliore amica, anche se non capisco come, visto il suo carattere. Lui si limita ad un sorrisetto altezzoso, ma vedo chiara rabbia lampeggiargli negli occhi.

-Adam è solo nervoso.- la voce mite di Alex mi tranquillizza immediatamente.

Lui e Rosie si lanciano uno sguardo d'intesa, Adam sembra furente. Comincio a sentirmi a disagio, come se tutti qui sapessero qualcosa di cui solo io non sono a conoscenza. Sbuffo, chiudendo l'armadietto e salutandoli, con l'intenzione di avviarmi a lezione.

-Ti accompagno!- mi richiama Alex, raggiungendomi in pochi passi.

Gli rivolgo un sorriso gentile mentre mi si affianca, grata che gli dispiaccia per il comportamento maleducato del suo amico. Ammiro Alex, perché è amico sia di Mat che di Adam, ma non è così infantile da scegliere uno dei due. Sentendo parlare di lui, ho sempre pensato che fosse fuori di testa come tutti gli altri, presuntuoso ed arrogante. Insomma, è il capitano della squadra di basket, carino, talentuoso ed intelligente. Ma adesso capisco perché ha così tante ammiratrici. Alex è gentile, divertente e sempre disponibile. Credo sia una delle persone migliori che ho conosciuto qui a scuola, e sono contenta che sia diventato mio amico.

-Allora?- mi chiede –Che lezione hai adesso?

-Tedesco.- rispondo rassegnata, attaccando poi a parlare degli orari terribili della Sparrow.

Il mercoledì, almeno, è l'unico giorno in cui non ho lezioni pomeridiane e posso tornare a casa un po' prima. Ed oggi è mercoledì. Quando me ne ricordo, il mio sguardo si illumina ed Alex me lo fa notare con un sorriso. Subito dopo mi confessa che lui è parecchio emozionato, poiché oggi pomeriggio ha una partita. Gli faccio i miei auguri un attimo prima di entrare in classe.

Mat è già qui e, quando prendo posto accanto a lui, si scusa per avermi dato buca all'ultimo momento ieri sera. Gli dico di non preoccuparsi, l'ho fatto anche io abbastanza spesso per via dei corsi che seguo e lui non si è mai lamentato. Poi gli racconto dei progressi, anche se minimi, di Ros. Sembra contento, ma l'arrivo dell' insegnante interrompe le nostre chiacchiere.

La lezione pare durare un attimo, oggi facciamo conversazione per allenare la nostra pronuncia e, senza libri e lavagna, tutto appare meno pesante. Monica continua a parlare in inglese, ignorando le lamentele della professoressa, ed io devo trattenere le risate. È ridicolo quanto sia convinta che tutto giri intorno a lei. Mat, invece, mi sorprende. Se la cava piuttosto bene e conosce moltissimi termini, tanto da mettermi in difficoltà.

Quando usciamo dalla classe gli chiedo dove ha imparato a parlare così bene il tedesco, ma lui si limita a sorridere, confessandomi che legge molto anche in quella lingua. Lo invidio per questo, poiché io non ci sono mai riuscita.

Ad interromperci è una voce vispa, decisamente troppo acuta e contrariata. Mi volto, scorgendo una ragazzina che ci corre incontro, credo che stia chiamando Mat. Quando finalmente ci raggiunge, si zittisce per qualche secondo. Mat fa un respiro profondo.

La ragazzina mi fissa dubbiosa, ed a me viene naturale sorriderle. Ha un viso ordinario, capelli castani lunghissimi e due occhioni color nocciola che ricordano tanto quelli di Mat. Eppure, la sua espressione tenace rappresenta un particolare. Una ragazzina a cui darei circa undici anni, mani sui fianchi e sguardo risoluto. Sto per chiederle come si chiami, ma lei distoglie lo sguardo e, ignorandomi totalmente, comincia a sbraitare contro Mat.

-Sei in ritardo anche oggi!- sbotta, dopo avergli ricordato quanto sia irresponsabile ed inaffidabile.

Lui alza gli occhi al cielo, facendole un'insalata ai capelli e rovinandole completamente la perfetta coda di cavallo. La ragazzina lo guarda in cagnesco, mentre io mi trattengo dallo scoppiare a ridere.

-Alina...- c'è una nota tesa nella voce di Mat, come un avvertimento.

-Devi andare in officina!- ripete testardamente lei, mentre il ragazzo trattiene a stento un'imprecazione.

-In officina?- gli chiedo, colpita da quella nuova rivelazione.

Avverto una fitta al petto al pensiero che non lo sapevo, all'idea che non so quasi nulla di lui. La sua vita è un libro dal genere sconosciuto, pieno di misteri ed intrecci. Lui è... complicato. E, per quanto possa tentare di nasconderlo persino a me stessa, mi infastidisce il fatto che sappia tutto di me, quando io non so quasi nulla di lui.

-Io... sì, lavoro nell'officina di mio padre.- è incerto, me ne accorgo da come evita il mio sguardo e mi chiedo perché lo faccia, cosa ci sia di male in quello che mi sta dicendo.

-Non lo sapevo.- dico semplicemente, cercando di apparire curiosa e gentile al tempo stesso. Mat alza lo sguardo, improvvisamente raggiante, come se si fosse aspettato che io lo accusassi di qualcosa semplicemente per quella nuova informazione di cui ero venuta a conoscenza.

-Ero... non ho mai avuto occasione di dirtelo.

Si sta giustificando?

-Non fa niente.

Le parole ci inciampano sulle labbra, mentre continuiamo a guardarci. Io cercando di interpretare il suo nervosismo, lui incredulo per qualcosa che ancora non riesco a cogliere. Ad interromperci è ancora una volta la voce di Alina.

-Mat!

Gli afferra un polso e comincia a tirarlo, facendolo visibilmente sussultare.

-Arrivo Lina, un attimo!- ribatte lui, prendendola per mano.

-Ci vediamo domani.- aggiunge, rivolto a me, prima di allontanarsi velocemente assieme alla sua sorellina.

Mentre si allontanando posso ancora sentirli parlare, farfugliano parole che mi fanno sorridere. "Chi è?!" insiste la ragazzina, Alina, con tono quasi ammonitorio.
"Nessuno." risponde Mat, facendomi scivolare immediatamente il sorriso dal volto.

Quella ragazzina gli somiglia in modo impressionante, gli stessi occhi vispi ed accesi. Eppure, estremamente vigili ed attenti, più... ancorati alla realtà. Non sapevo che Mat avesse una sorella. Non sapevo neanche questo.

-Ellison Moore, la ragazza che fissava il vuoto...- mi richiama una voce divertita, un leggero tono strascicato e caldo insieme.

Mi volto, sorridendo complice alla vista di Alex. Se ne sta fermo accanto alla fontanina, palleggiando tranquillamente con il suo pallone da basket. Alex è strano: anche vestito così, in divisa da squadra, la tenuta più sportiva che esista, conserva un'innata eleganza. Un'eleganza che non trova pari neanche in quella di Ros.

-Alexander Wilkins.- ribatto, avvicinandomi a lui –Il campione della scuola.

Alex scuote il capo divertito, facendomi un occhiolino.

-Che ci facevi lì impalata?- mi chiede, passandomi la palla.

La prendo al volo, palleggiando a mia volta; non mi sfugge il suo sguardo colpito.

-Stavo per tornare a casa, a dire il vero.- dico –Non ho lezioni oggi pomeriggio.

-Allora vieni alla partita!- il suo sguardo si illumina, facendosi speranzoso.

I suoi occhi verdi si fissano nei miei, spalancandosi in modo innaturale. Io scoppio a ridere, consapevole che quello a cui sto assistendo corrisponde allo sguardo che farebbe un bambino per convincere la madre a comprargli delle caramelle. Gli rilancio il pallone, un passaggio deciso degno di una vera giocatrice.

-Il campione può cavarsela anche senza di me.- rispondo, sorridendogli complice.

-Andiamo... non sei mai venuta a una partita.- cerca di convincermi –E ci sono anche Ros e Denny.

-Altro motivo per non venire, quei due hanno bisogno di chiarire un paio di cose.

A dire il vero ci sono stata, ad una partita. Prima che conoscesse delle sfegatate come lei, Pamela mi trascinava sempre a vedere Adam. Solo... non ho mai fatto attenzione. Il basket è uno sport divertente, ma guardarlo mi è sempre sembrato noioso almeno quanto il perfetto capitano della squadra, che allora non conoscevo che di vista. Ma è ovvio che Alex non mi abbia mai notata, gracile come sono.

-Appunto.- soggiunge lui, con tono trionfante: qualcosa mi dice che sia riuscito ad incastrarmi –Qualcuno deve pur tenere impegnata Olivia...

Perfetto: mi ha appena incastrata!

E, tra le altre cose, Olivia è l'ultima persona con cui vorrei passare due ore abbondanti. Dopo settimane, ho ancora l'impressione di risultarle antipatica, mi guarda sempre come se non approvasse nessuna delle mie scelte. Sbuffo, chiaramente seccata da quella novità.

-Uno a zero per te.- mi lascio sfuggire, mentre ci avviamo insieme verso il campetto.

L'istituto ha un'aria completamente indirizzata alle attività sportive. Ci sono due edifici coperti, la palestra per la pallavolo e quella per la ginnastica, con fuori due campetti scoperti: quello da calcio e quello da basket. Eppure, è sempre stato il basket lo sport principale della scuola. Da anni ormai siamo iscritti a tornei internazionali e scuole di tutto il mondo vengono qui solo per sfidare la nostra squadra, che a sua volta ci lancia spesso in tour o gare, soprattutto in Galles. E, naturalmente, Alex è sempre molto impegnato, tra allenamenti e partite.

La curiosità si fa presto strada in me, lasciandomi soddisfatta di questa mia scelta (se così si può chiamare). A casa non avrei avuto molto da fare, a parte studiare.

Una volta arrivati, io ed Alex ci salutiamo e lui raggiunge i suoi compagni di squadra. Gli auguro buona fortuna, ma so che non ne avrà bisogno. Se solo la metà delle voci che circolano sono vere, è un fenomeno.

Individuo subito Olivia, seduta accanto a Denny e che cerca di attirarlo in discussioni sicuramente di dubbia natura. Alla sua sinistra, Ros ha un'aria annoiata. Scuoto la testa divertita, prendendo a risalire le gradinate. Appena mi vede, la mia amica si illumina e comincia a sbracciarsi per farmi segno di avvicinarmi. Le indirizzo un sorriso complice, salutando anche Denny ed Olivia.

-Mat?- mi chiede Denny.

-È dovuto andare via.- rispondo, non dandogli troppi dettagli.

Poi mi apro in un sorriso radioso, rivolgendomi soprattutto ad Olivia, che in risposta mi lancia uno sguardo diffidente.

-Volevo prendere qualcosa da bere per godermi meglio la partita.- dico innocentemente –Qualcuno che mi accompagna?

Silenzio. Denny e Ros si guardano, imbarazzati e consapevoli al tempo stesso che presto dovranno affrontarsi. La bionda mima un "grazie" con le labbra, Denny evita il mio sguardo, evidentemente consapevole che Ros debba avermi raccontato tutto. Olivia sbuffa, alzandosi.

-Ho capito.- dice seccata –Accompagno io la principessa...

Mentre ci allontaniamo, non mi sfugge la sua aria divertita. Evidentemente, ho sempre sottovalutato Olivia. Perché sono sicura che abbia capito perfettamente che, al nostro ritorno, troverò una scusa per non raggiungere gli altri e, per quanto non mi sopporti, deve aver avvertito la tensione fra i due ed intercettato gli sguardi che ci siamo lanciate io e Ros. Le sue successive parole me lo confermano.

-Denny è un irrimediabile bastardo.- la butta lì, mentre io inserisco le monetine nella macchinetta del bar.

-Ros è un'inguaribile orgogliosa.- ribatto, mettendole in mano la sua coca zero.

Ed abbiamo ragione entrambe. Denny è una delle persone più complicate che abbia mai conosciuto, nella sua testa deve avere almeno un milione di personalità. A volte sembra davvero che per lui non esista altra ragazza che Ros, la tratta come una regina. In quei momenti, sembra quasi insicuro. Altre volte invece stento a riconoscerlo, è così sicuro di sé, così freddo, si comporta da cavaliere e pare proprio che nulla e nessuno possa mai catturare davvero la sua attenzione. Mi chiedo per quale motivo quei due siano così stupidi da negare i propri sentimenti, quando è chiarissimo che non possono vivere l'uno senza l'altra. Persino Mat, che conosce Denny meglio di chiunque altro, è d'accordo con me.

Quando finalmente io ed Olivia troviamo due posti liberi, la partita è cominciata da qualche minuto. La squadra sfidante questa volta viene da fuori, forse da Londra, e ce la sta mettendo tutta per tenerci testa. Alex sfreccia in campo velocissimo, la palla gli viene passata ogni volta che è possibile e non posso fare a meno di acconsentire agli apprezzamenti di Olivia: è davvero molto bravo. Sono quasi sempre lui ed Adam a fare canestro, gli altri compagni di squadra si limitano a sottrarre la palla agli avversari e passarla a loro. Aguzzando appena la vista, scorgo Pamela dall'altra parte del campo che saltella sulle gradinate. Incita Adam senza imbarazzo, sorridendo sorniona ed agitando delle bandierine con impresso il numero 7. Alex, invece, ha stampato sulla cannottiera rossa il numero 1.

-Niente studio oggi, principessa?- Olivia sembra di buon umore oggi.

-No.- mi limito a dire, con una scrollata di spalle.

-Quale ramo ti interessa?

Mi sta davvero facendo delle domande del genere? Olivia?

-La probabilità.- dico con calma, ma cauta –Vorrei applicarla alla fisica celeste.

Annuisce, come se sapesse di cosa sto parlando. Poi scoppia a ridere e, voltandomi verso il campo, mi accorgo che un ragazzo è caduto di pancia e che lo stanno medicando. Non mi soffermo a chiedermi cosa ci trovi Olivia di divertente, ha sempre avuto un senso dell'umorismo piuttosto contorto a detta di Ros. Cerco con lo sguardo la mia amica, sorprendendola poggiata alla spalla di Denny, che la cinge delicatamente con le braccia. Reprimo un sorriso, sono contenta di aver contribuito ad aiutare quei due. Poi, con una smorfia, mi chiedo quanto durerà questa momentanea tregua.

Spazio Autrice:
Ma Belle è già tornata con un nuovo aggiornamento?! Oggi non è mercoledì?
Semplicemente... avevo il capitolo pronto e mi andava di condividerlo con voi in anticipo. Venerdì è abbastanza lontano ed avrò tutto il tempo di revisionare il prossimo, dove... be'... niente spoiler, ma ci saranno dei risvolti fondamentali! *-*

Per ora... che ne dite?
Forse (sicuramente xD) risulterò noiosa, con le mie continue domande ed i mille ringraziamenti che vi faccio ogni volta. Ma, davvero, io non mi sento completa se non li aggiungo ad ogni capitolo. Questo non è un buon periodo per me, mi sento come nel bel mezzo di una tromba d'aria che sta spazzando via tutti i miei punti di riferimento. O quasi tutti. Non voi, non questo. Quindi grazie, perché siamo tutti ancora in piedi.
E ci resteremo.
Un abbraccio davvero enorme, a venerdì!

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