«vai più in alto...fino a toccare il cielo» "george russell"

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Per Chiara la ginnastica è tutto. Vale più della sua stessa vita.

Aveva più possibilità delle altre di finire in nazionale, perché due potevano chiamarla. Italia e Principato di Monaco. Se se lo meritava, alle olimpiadi era un must.

L'Italia non si è neanche presentata alla porta. Montecarlo era lieta di avere una campionessa dalla sua parte.

Quindi, nelle fila della prima categoria francese e anche in quella italiana, Chiara riuscì ad avere un terzo posto al volteggio, un secondo e un terzo posto alla trave, un secondo posto e un primo posto alle parallele e due primi posti al corpo libero. Ma tutto ciò erano solo i campionati. Era qualificata alle olimpiadi. Molti la davano come favorita, al di sopra delle americane.

Doveva essere ancora una volta perfetta. O come diceva nonna Elena "doveva volare più in alto...fino a toccare il cielo".

Era arrivata così vicina, mancava un solo giorno alla partenza. «pour cette dernière nuit à Monte Carlo, amusez-vous bien. Demain tout le monde à Rio De Janeiro» le aveva detto la sua coach Marie, un po' come la sua seconda mamma.

"vai Chiara, esci un po' con noi" avevano insistito i suoi amici e così accettò.

Se non fosse salita su quel motorino, non si sarebbe slogata il polso, avrebbe preso l'aereo e avrebbe gareggiato. Magari avrebbe preso una medaglia o magari avrebbe anche vinto un titolo oppure nulla.

Questo è impossibile saperlo quando lei è bloccata su una spiaggia a Montecarlo a guardare le gare dal suo telefono, bevendo una coca zero e mangiando delle patatine che le aveva portato suo cugino.

«dai Chiari, non puoi stare a digiuno per sempre» «Charles puoi levarti dal cazzo, grazie»

Le sue prime olimpiadi a soli 16 anni era volate via come un esercizio al volteggio.

«Charles...» richiamò il ragazzo indietro. «non devo più levarmi dal cazzo?» ridacchiò Leclerc.

Chiara gli fece posto sulla sdraio. Lui si sedette e lei si accoccolò. Insieme continuarono a guardare le prove di qualificazione, mangiando le patatine che il ragazzo le aveva portato.

«hai qualche gara tu?» Chiara non andava mai alle gare di suo cugino. Doveva allenarsi. Le era difficile però con la prescrizione "ferma per un mese...almeno".

Chiara non aveva mai amato le regole e ancora di meno chi gliele dava. Spesso medici, i suoi genitori, per quanto li veda poco e niente.

Allenandosi e vivendo dagli zii a Montecarlo con la sua famiglia che è a Bologna, lei si affida totalmente alle mani dei Leclerc.

Charles è la sua ombra, il suo migliore amico, vale come un fratello. Arthur e Lorenzo anche, sebbene non quanto il futuro predestinato della Rossa.

«il 24 parto per il Belgio. Ti va bene?» «oddio, bene no, ma sempre meglio che avere le mani in mano tutti i santissimi giorni di questo benedettissimo mese»

Chiara continuava a farla la ginnastica: ruote senza mani, ribaltate, salti sul trampolino che gli zii le avevano montato nel giardino. Poi non doveva perdere la sua straordinaria elasticità. Ma quello per le non era più vivere.

«io in questo mese devo sopravvivere e solo poi ricomincerò a vivere veramente» era stata la sua risposta alla provocazione che il medico le aveva fatto riguardante "questo mese vivilo bene"

«questa è Simone Biles, no?» Charles provava a capire qualcosa di ginnastica, così come Chiara provava a farlo sull'automobilismo. «si, la migliore al mondo»

Se le facessero la fatidica domanda "a chi ti ispiri?" In meno di un decimo di secondo dalle sue labbra uscirebbe il nome della campionessa americana.

Lei non guarda gli esercizi di tante persone, ma sicuramente Simone è una di quelle. Basta che le diciate le gara e lei probabilmente riuscirà a ricordare quale fosse la sua routine in tutti gli attrezzi.

Un altro nome ben fisso nella sua mente è quello di Katelyn Ohashi: è quasi come un'ossessione per lei raggiungere i suoi livelli di coreografia nel corpo libero. Non li ha mai copiati, sia chiaro, ma qualche volta vorrebbe essere al suoi livello.

Era anche una delle poche ginnaste con cui era diventata amica. Molte stavano sulle loro, alcune erano altezzose e pensavano solo a vincere. Le americane non erano così. Erano le voci fuori dal coro, ma indiscutibilmente a un livello superiore a tutte le altre.

Katelyn Ohashi, Sunisa Lee, Jade Carey e Simone Biles erano le uniche avversarie a credere in lei e averne timore. Ma erano anche le uniche ad aver conosciuto la vera Chiara, anche fuori dalla pedana.

«avevi detto che volevi conoscere dei miei amici comunque?» Chiara alzò un sopracciglio, spostando lo sguardo dal cellulare agli occhi verdi del cugino. Poi scrollò le spalle. «si, è vero, mi ricordo...quindi? Hai qualcuno da presentarmi?» «si, ho qualcuno con cui sono certo andrai d'accordo»

. . . . . . . . .
George non entrava in una palestra da quando aveva detto alla sua coach di volersi concentrare sulle corse, un paio di anni prima.

Quando Charles ha detto che voleva fargli conoscere Chiara, qualcosa si è mosso. La ginnastica artistica è sempre rimasta una delle sue più grandi passioni: perdeva ore e ore a guardare gare, a scoprire nuovi talenti oppure a perdersi nei video di vecchi esercizi.

Finito quel campionato e con la sicurezza che sarebbe entrato in GP3 l'anno dopo, George decise di accettare l'invito di Charles e l'opportunità di conoscere sua cugina.

La mattina dell'otto dicembre del 2016, George girava le vie di Montecarlo a piedi. Da solo. Con l'aiuto di Google Maps stava camminando velocemente verso l'indirizzo che gli aveva dato il suo amico.

Charles in quei giorni aveva avvertito Chiara «l'otto conoscerai un mio amico. George, si chiama»

E in quei giorni Chiara aveva capito di chi stesse parlando: George William Russell. Ormai poteva scrivere la sua biografia, ma non sapeva un piccolo dettaglio che suo cugino conosceva: George è un ex ginnasta. E anche a livelli alti. E non si era affatto scordato come si saliva si una pedana, sebbene non lo facesse fisicamente da tre anni.

Quando Russell entrò in palestra, Chiara si stava cambiando per entrarci. Lo incontrò quando, con il borsone sulle spalle, stava per fare la sua entrata nella sala.

«tu sei George?» lui fu leggermente sorpreso dal sentire la voce della ragazza. Annuì comunque. «Chiara» lei gli allungò la mano e lui in meno di mezzo secondo la strinse.

Marie, che stava guardando i due, notò subito la connessione, quasi elettrica, che si era creata tra i due. Lei sapeva chi era stato George Russell prima di essere a tempo pieno un pilota.

«benvenuto George» disse la donna, avvicinandosi ai due. «puoi andarti a cambiare, mentre tu Chiara inizia a scaldarti» «neanche questo mese avete pagato il riscaldamento, allora?» la ragazzina fece fare una risata all'inglese che stava entrando nello spogliatoio.

Intanto Chiara iniziò a fare qualche giro di corsa. «era un ginnasta» «come può un pilota essere stato un ginnasta?» «come tu sei anche una ballerina hip hop, lui è stato campione inglese junior all'all around per due anni consecutivi»

Chiara alzò un sopracciglio, fermandosi davanti alla donna. «ha abbandonato la ginnastica, buttandosi a capo fitto sull'automobilismo?» «sicuramente, se arriva in Formula 1, prenderà in un anno, ciò che avrai tu in una vita intera. Scalda i polsi e le caviglie» Chiara roteò gli occhi, ridacchiando per come Marie avesse detto quelle parole.

George ci mise un po', anche perché stavano riaffiorando i ricordi delle sue ultime gare.

Si guardava intorno e ricordava tutto quello a cui stava pensando quel giorno in cui è andato dalla sua coach e aveva detto "lascio la ginnastica". Non avrebbe mai voluto fare quella scelta, ma è stato costretto, perché le gare iniziavano a sovrapporsi.

Lasciò il suo borsone in un armadietto e prese solo la borraccia con dell'acqua più il suo solito integratore, che lasciò vicino a quella della ragazza quando entrò in palestra.

«mio cugino non mi ha detto che eri un ginnasta» «si, mi ha riferito questo» «cosa?» «che non te l'aveva detto»

Se avesse ricominciato a gareggiare dopo quell'allenamento, sarebbe arrivato in alta classifica a livello europeo.

«wow» spesso a Chiara era uscita questa parola in quelle ore. Era piacevole guardarlo. Non aveva perso nulla che un ginnasta dovrebbe avere: elasticità, forza, resistenza. Era solo troppo alto: in tre anni era arrivato da un discreto 1,70 m scarso a essere più di 1,80 m.

«Chiara, vuoi fare vedere al nostro ospite la routine al corpo libero che presenterai ai mondiali?» quell'anno i mondiali si sarebbero disputati proprio a Londra e stranamente in inverno.

George aveva capito immediatamente che l'attrezzo a cui Chiara teneva di più era il corpo libero. Marie gli aveva detto che fino a quando non lo eseguiva in modo perfetto, lei non avrebbe cambiato attrezzo. Ecco perché, spesso e volentieri, la obbligava a lasciarlo come ultimo.

Era meravigliato. Sapeva che era forte e l'aveva vista gareggiare, ma vederla dal vivo era molto più suggestivo. Ma non era convinto del tutto.

«ti voglio sincero George» la Leclerc lo vedeva pensieroso. «io cambierei l'ultima diagonale»

Chiara e Marie alzarono il sopracciglio. «rispetto alla media dell'esercizio è di un livello troppo basso e potrebbe penalizzarti. Anche perché sarai contro ai migliori al mondo, no?» Voleva farsi ascoltare. E ci era riuscito.

«cosa metteresti?» «ribaltata, rondata, flick e doppio avvitamento teso» «come ultima diagonale?» «ce la fai secondo me...e non eri con la filosofia delle americane "il rischio paga"»

Secondo Chiara, George la stava sopravvalutando. «sono d'accordo con lui» ma Marie, la sua seconda mamma, era impossibile che lo facesse. Se lei sapeva che ce l'avrebbe fatta, ce la farà.

E rifacendo la routine, si accorse che entrambi avevano ragione.

«grazie George» erano usciti insieme per andare a pranzo. «sono felice di fare parte del tuo team» «e da quando ne fai parte?» chiese la monegasca ridacchiando. «ehm...da adesso?» «si, mi sembra giusto»

«per ringraziarti verrò alle tue gare l'anno prossimo» «beh, c'è anche tuo cugino, anche se in un'altra categoria» «si, ma lui non saprà che non sarò lì per lui»

George arrossì leggermente, ma Chiara scambiò il rossore che aveva sul viso per il gran freddo che c'era. Anche se per qualche secondo le venne un po' il dubbio.

. . . . . . . .
«quindi tu sei Chiara Annovi-Leclerc, hai ventidue anni e sei complessivamente quattro volte campionessa del mondo e una volta campionessa olimpica» «ti sei dimenticato un argento olimpico e il fatto che sono la tua migliore amica, che di solito non mi permetti mai di omettere»

Chiara era arrivata in Brasile e stava finalmente riabbracciando George, dopo un po' di tempo in cui non era riuscito a vedere.

Stava bene tra le sue braccia. Le sembrava di essere tornata bambina quando metteva tutti i peluche sul letto che, a detta sua, la proteggevano da chiunque volesse rapirla di notte o dai mostri che alloggiavano nel suo armadio o sotto al letto.

«quando arriverò a essere otto volte campionessa del mondo farò la battuta a Lewis comunque» «miss modestia è tornata in città... addirittura otto volte» «aoh, basta che l'anno prossimo mi impegni a fare quattro finali e a vincerle...il che sarebbe più semplice se la nazionale italiana mi avesse cagata quando ero piccola e decisamente non andrò da loro solo perché voglio vincere. O lo faccio assieme a Marie, Claire, Joline e Philippe o non lo faccio»

In questi anni alla sua squadra si erano uniti Claire, la sua psicologa, Joline, nutrizionista, e Philippe, fisioterapista. Era quasi arrivata in un punto di non ritorno (psicologicamente parlando) negli anni precedenti e non avrebbe più provato quella sensazione.

«ti sei scordato di me. Ci sono anche io nel tuo team» George le circondò le spalle con un braccio. «si, anche perché sono io che ti faccio uscire e andare in discoteca. Anche se sei tu che paghi, ma quest'anno cinque milioni e cosa te ne fai?» Russell rise.

«a proposito, ne conosco una bellissima qua vicina e domenica sera ci andiamo» «non ho possibilità di trattare?» «ma come sei carino che vuoi trattare»

«se vinco questa gara, decido io come passeremo la serata» i due si guardarono. C'era ancora l'elettricità che sentiva Marie la prima volta che si sono visti.

«affare fatto» sotto sotto entrambi volevano che il ragazzo vincesse.

In qualifica, Chiara era posta esattamente alla destra di Toto Wolff. Anche il team principal della Mercedes si era affezionato alla Leclerc, più attaccata alla scuderia di Stoccarda in cui era il suo migliore amico che a quella di Maranello del cugino. E chi era intorno a loro non è riuscito a capire chi dei due ha reagito peggio a George che era finito contro il muro.

«sei un coglione» «almeno sono terzo domani» «però sei sempre un coglione»

Chiara lo abbracciò forte a sé. Aveva molta paura quando lui scendeva in pista. E questa cosa spesso e volentieri gliela dice. E lui le rivela che ha paura lui quando lei sale in pedana, sulla trave, alle parallele o si prepara al volteggio.

Ecco perché ogni volta che scendeva dalla macchina lei lo stritolava. E ormai a loro non importavano più quella marea di fotografi e credono nella loro bellissima storia d'amore. Anche perché, non molto in fondo, anche loro vorrebbero stare con l'altro.

Il coraggio non manca. La cosa che aspettano è un'opportunità. Entrambi amano fare le cose in grande e stanno aspettando quella cosa. In poche e semplici parole, entrambi stavano aspettando che George vinca una gara.

L'inizio della gara sprint era imminente. L'unico problema di George in quel momento era solamente quello di dover badare a Max Verstappen, che partiva davanti a lui.

Chiara era seduta su uno dei banconi agli estremi del box, con le cuffie che avevano la radio di George settata al loro interno. Era molto pensierosa e stava infatti attorcigliando il dito intorno al cavo delle cuffie.

Quando sentii tornare dentro tutti i meccanici, cominciò a guardare il grande schermo che avevano nel garage. Angela si mise in piedi a fianco a lei. Le accarezzò la schiena.

«non devi essere così tesa» le mise le mani sulle spalle e iniziò a farle un lieve massaggio. «non sei tu a gareggiare» «non sarei così tesa se fossi io in macchina»

«devi dirgli cosa provi» «lo farò al momento giusto» Angela sospirò. «ti ho visto vivere il tuo momento peggiore quando George era fidanzato con prima Seychelles e poi Carmen. Stavi per abbandonare la ginnastica dopo Tokyo.»

«prima della fine del weekend è lui che si dichiarerà a me» mormorò sicura. «perché ne sei così certa?» «perché domenica vincerà la gara»

Angela sorrise. La lasciò nella sua safe zone, andando poi a vedere più vicino la gara che stava per iniziare.

Le grida che hanno circondato il box delle frecce d'argento alla fine di quella gara erano immense. Primo e terzo, con la sicurezza di partire entrambi in prima fila data la penalità che Sainz ha da scontare per cambio di componenti nella sua monoposto.

Nella testa di George e Chiara c'era la domanda "questo è il momento giusto?". Entrambi però si dissero che avrebbero aspettato domani. Sapevano che sarebbe arrivato il momento migliore.

«sono ancora un coglione?» chiese Russell alla monegasca quando stava entrando nel garage.

Chiara non si era mossa dalla sua posizione. Sapeva che non sarebbe riuscita a vedere il podio, quindi non ci provò neanche e rimase seduta nel box ad aspettare il ritorno del ragazzo.

Lei si alzò e lo strinse a sé. Lui le diede un bacio tra i capelli. «si, sei comunque un coglione»

«ti giuro che sono nervoso come se fosse l'unica opportunità della mia vita» si era visto rubare una vittoria già presa due anni prima in quel del Bahrain. Errori Mercedes e addirittura una foratura. Si dovette arrendere a pensare che nessuno volesse che vincesse quella gara.

Chiara era riuscita a esserci. Nonostante il COVID, George voleva che ci fosse qualcuno a supportarlo nella sua prima gara con le frecce di Stoccarda e la Leclerc rispose alla chiamata.

Non avevano mai discusso tanto quanto dopo quella gara. «non puoi capire cosa si prova quando ti rubano due volte la stessa gara» era la frase che fece andare la ragazza su tutte le furie. «tu non sai come si prova a non andare a un olimpiade perché hai degli amici stronzi che ti hanno chiesto di uscire solo per evitare che tu non parta»

Ci volle poco perché entrambi si scusassero. Tutti e due avevano capito di aver sbagliato completamente.

«domani non succederà niente George. Ti prego, vai a dormire tranquillo e non preoccuparti» mormorò lei. «come faccio a dormire tranquillo?» «non lo so, ma provaci. Ti rovinerà avere tutta l'ansia che hai in questo momento»

Russell la guardò negli occhi. Lì dentro si vedeva riflesso il motivo per cui era così sicura sull'ultima frase da lei pronunciata.

«so che hai perso il podio alle parallele e l'oro all'around per l'ansia...ti giuro che ti ascolterò» «grazie»

Dopo quelle ore che sono sembrati pochi secondi, iniziò il giro di formazione. «radio check» «loud and clear» «go for the victory»

Chiara era nella stessa posizione del giorno prima con in mano un cubo di Rubik per attenuare lo stress. L'aveva già scomposto e ricomposto almeno un centinaio di volte, ma non riusciva a non vedere tutti i modi in cui quella vittoria potesse svanire dalle mani di George. E non doveva pensare a quelle cose.

Senza però un singolo errore suo, senza uno sbaglio del team, con una Red Bull sottotono e una Ferrari praticamente scomparsa, ritornò l'1-2 Mercedes a cui ci avevano abituato nella stagione 2020.

George era in lacrime durante tutto l'ultimo giro. Erano molti ad aprirsi in radio con lui e anche Chiara lo fece. "I'm so proud of you, mate. I love you".

Come al solito, Chiara non voleva infilarsi nel parco chiuso e sotto al podio, infatti rimase l'unica dentro il box argento.

Stava camminando in cerchio, cercando di preparare un discorso sensato. Le parole non le erano mai uscite di getto e non sarebbe stato quello il momento buono.

Ma quando il ragazzo ritornò dentro il box, con la missione di trovarla, non servì nessuna delle frasi che si era preparare per motivare il fatto che fosse innamorata di lui.

George di getto, senza nessuna parola, le stampò un dolce quanto potente bacio sulle labbra.

«se quella di prima era elettricità, adesso se cerchiamo di separarli, rischiamo di morire folgorati» è stato l'iconico commento di Marie dopo che Chiara la chiamò per dirglielo.

«non penso ci siano bisogno di spiegazioni» «ah, è almeno mezz'ora che sto cercando le parole. Non sono mai stata molto brava» «ma se hai una retorica che riusciresti a convincere un gattino di essere un leone»

Chiara rise, alzandosi sulle punte per baciare di nuovo il ragazzo.

Con la forza dovettero separarli per le foto. Solo Angela, con un minimo aiuto di Lewis, era riuscita a farlo.

Quando ormai erano le 21, i due, mano nella mano, uscirono dal paddock, ammirando ancora una volta la coppa che aveva in mano George.

Poi entrambi, senza nessun

«non ti lascerò mai andare, ne sei consapevole» mormorò Russell, lasciandole un bacio «si, ed è reciproca la questione»

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