Aroma di thè

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Salve signori, sono ancora viva :)
Spero le pagelle (se andate ancora a scuola) siano andate bene, e per chi ha gli esami vi auguro buona fortuna :))
Eh niente, nulla da aggiungere, enjoy

Rey stava seduta sul tetto di quel piccolo condominio in cui abitava: riusciva a salirci direttamente dalla finestra, abitava nell'attico.. non era un problema per lei arrampicarsi su una parete e saltare su due cornicioni, e non era un problema farlo con una felpa prestata dal suo ragazzo e un thermos pieno di thè caldo in una tasca di quella felpa che ora era parte del suo pigiama.
Lo faceva fin da piccola, quando zia Maze l'ha presa con lei in quel condominio dopo che i suoi genitori l'avevano abbandonata a se stessa.. quel tetto era il suo angolo felice, nessuno ci veniva per davvero: a parte qualche uccello e animaletto sporadico, lì c'era solo lei e, a volte, qualche suo amico.
Ci veniva per pensare da sola, quando aveva bisogno di schiarirsi le idee.. o per passare un bel momento con solo l'alba o il tramonto.. anche se la notte la affascinava, da quando aveva conosciuto Ben. Lui era la notte: pallido come la Luna, i piccoli nei numerosi come stelle, quei capelli e quegli occhi che avevano lo stesso colore del cielo notturno.. la rassicurava, in un certo senso, vedere quello spicchio luminoso, lontano, freddo quanto romantico.
Su quel tetto pensava, rimuginava, rivedeva vecchi ricordi, si liberava da tutto e da tutti anche se per pochi minuti.

Ma quella notte, aveva solo bisogno di sfogarsi dopo un altro incubo/ricordo.. l'aveva riportata indietro ai giorni dell'orfanotrofio, qualche settimana prima che zia Maze la prendesse con se.
Unkar Plutt, il direttore, l'aveva chiamata in disparte, una sera, per parlarle: l'aveva fatto altre volte con altri bambini, e li vedeva sempre uscire con dei giocattoli nuovi o dei dolcetti.. si fidava dell'uomo, anche se a volte sembrava così austero e l'istinto le diceva di filarsela più velocemente possibile.
Lo seguì nel suo ufficio, sedendosi con le gambe a ciondoloni su un divanetto, guardando la stanza con occhi curiosi e vispi, soffermandosi su ogni oggetto sulla scrivania (soprattutto il barattolo pieno di dolciumi vari di tutti i colori) non sentendo il click della serratura e un leggero fruscio di vestiti. Si girò quando Plutt chiamò il suo nome, ma rimase inorridita: era nudo dalla cintura in giù, e si avvicinava velocemente a lei, bloccandola al divanetto con le sue viscide e tozze mani.
"Adesso facciamo un bel gioco: tu stai bella in silenzio e non dici nulla a nessuno, io ti darò tanto affetto e qualche giochino, va bene?"
Rey urlò davvero forte, scalciando e dimenandosi finché riuscì a sgusciare via dalla sua presa ferrea e uscire dalla via di fuga più vicina: la finestra. Si rifugiò nell'ala maschile con Finn, il suo primo amico, sfuggendo in tutti i giorni a seguire: lui fungeva da contatto con gli altri ragazzi e il mondo esterno, fu sempre lui a dirle che aveva trovato una casa per lei e che sarebbe partita in poco tempo. Piansero entrambi, abbracciati, felici e tristi allo stesso tempo: si promisero di non perdere il loro rapporto, e dopo poco più di un anno si ritrovarono nello stesso condominio. Tornarono ad essere amici, con lo stesso legame che avevano prima.. fu proprio Finn a introdurla a Ben, e quei due legarono dal primo istante: non si mollarono più, instaurando un legame così profondo che sembrò quasi naturale e ovvio fidanzarsi.

A questi ricordi, Rey si rannicchiò su se stessa, prendendo un generoso sorso di thè: chiuse gli occhi, cercando di godersi il calore scendere giù per la gola, ma sentì anche delle lacrime fredde scenderle le guance.
Non singhiozzò, non fremette, non si mosse: non si era mai abituata a mostrarsi debole, quindi piangere lontano da tutti, silenziosamente, e imparare a controllare gli spasmi che il corpo faceva mentre piangeva erano state le prime cose che ha imparato a fare.

Strinse le dita attorno al thermos, serrando ancora di più le palpebre e sopprimendo ogni piccolo singhiozzo.
Non voglio pensarci, non più, non ora: ha la mia nuova vita, solo mia, con Ben.. lui sai rispettare i miei tempi, le mie esigenze, non farebbe mai nulla che potrebbe ferirmi..

Una lacrime percorse tutto il viso

Sono così ingrata, lui si preoccupa per me e io sto su un tetto a piangermi addosso.. sono ancora solo una stupida bambina..

Furono uno sbuffo leggero di qualcuno che si sedeva e una nuova presenza al suo fianco a farla risvegliare, spalancando gli occhi verso la nuova sagoma.
"Che ci fai qui, Rey..? Hai avuto un altro incubo..?" Era Ben, quasi sussurrando, aspettando a fare ogni gesto verso di lei, quasi temendo una sua reazione, osservando ogni sua mossa.
Lei si spostò verso di lui, appoggiando la testa alla sua spalla, fremendo con la bocca serrata, guardando tutte le sue lacrime diventare cerchiolini sul suo pigiama. Si lasciò avvolgere piano da un suo braccio, che la spinse istintivamente ad accavallare le gambe con quelle del fidanzato.

Passarono diversi minuti in quella posizione, forse anche ore, senza dire una parola di più. Un leggero bip dell'orologio di Rey la fece sobbalzare, spingendola a controllare l'orario: era già passata un'ora e mezza da quando era salita, ma era ancora notte.
"Forse dovremmo tornare dentro, ora.. o almeno, tu dovresti farlo Ben"
La guardò, sventolando la mano "Non vado da nessuna parte se non vieni anche tu..- le fece un sorriso appena accennato- non vorrei fare pensare a tua zia Maze di averti rapita per portarti su Marte" aggiunse, facendola ridacchiare. Le porse una mano, per rialzarsi, ma Rey rifiutò, limitandosi a scivolare giù dalle tegole, aggrappandosi alle tubature e atterrando elegantemente nel bagno, sapendo fin troppo bene che quella finestra non era mai chiusa. Sentì Ben sbuffare, ed era certa avesse sorriso prima di scendere dalle scale.
Aspettò che arrivasse nella mansarda rannicchiata mollemente sul divano, alzando gli occhi giusto quel che basta per vederlo entrare e iniziare a scaldare l'acqua per del thè. Le era grata, sapeva che lui non impazziva come lei per del buon thè, essendo più tipo da caffè, quando lo vide arrivare verso di lei con due tazze fumanti in mano, Rey, appena si fu seduto, gli si gettò quasi in braccio, in cerca di un po' di calore e amore che non tardarono ad arrivare, silenziosi ma lenitrici.
"È sempre lo stesso incubo, vero..?" le chiese, mentre con una mano le accarezzava piano la spina dorsale. Si limitò ad annuire, stringendosi di più a lui.
"Sai che non hai più da temere.. non qui con me, Rey". Dio solo sa quanto aveva bisogno di sentirselo dire. Lui continuò "Aspetterò finché non sarai pronta, non voglio mettere fretta alla nostra relazione, né a te. Tutto viene a suo tempo, anche le prime volte"
Rey aveva gli occhi pieni di lacrime, ma un sorriso stampato in volto gli disse "Non hai idea di quanto significhi per me, Ben.. grazie"
Si avvicinarono piano, l'una alle labbra dell'altro, cercando anche solo una minima negazione, ma non trovandone alcuna, si scambiarono un bacio leggero.. che ne tirò un altro, un po' più spinto, e un altro, più spinto ancora. In mezzo a questi baci, si insinuarono dei piccoli raggi di Sole.

E continuarono, così, fermi sul divano, avvolti dalle loro braccia e circondati da un forte aroma di thè.

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