Bang bang baby

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Hello hello hello :))
Perdonatemi se non ho pubblicato in estate, ma stavo partorendo questa cosa (e ha avuto bisogno di diverse stesure). Però eccomi qui, non sono morta :)

È palesemente ispirato a Mr & Mrs Smith, sappiatelo :)

Kira era un asso sul campo: addestrata dai più grandi nomi nel suo settore, è un animale selvatico che insegue la sua preda, instancabile. Conosce i vicoletti di quella uggiosa città come il suo palmo, e ingabbiare quel lercio omuncolo non è stato nemmeno un po' impegnativo.
Spalle al muro, sorride lei mentre prende velocemente la mira, e spara. Un solo colpo, questo le basta, precisa.
Toglie il silenziatore alla sua pistola, facendolo sparire in modo veloce ed efficace, togliendosi poi le scarpe diventate scomode, mentre si godeva la leggera pioggerellina che le cadeva sul viso.
Fece sparire anche quelle, non si sa mai.
Guardò il cadavere rannicchiato in un angolo, in una posa poco dignitosa. Ben gli sta, pensò, in vita non aveva un briciolo di amor proprio, perché dovrebbe averlo avuto nella morte?

Sorrise grottescamente, mentre usciva indisturbata dalla scena, assaporando la grossa taglia sulla testa di quell'uomo.

Per essere un assassino di alto livello bisogna avere qualche requisito: un buon istinto, ottime abilità, spirito di osservazione e soprattutto una lingua pronta a mentire spudoratamente.

Kira- o meglio, Rey Niima, incarnava perfettamente questi requisiti: si era creata una vita, una bella vita, sorretta solo da bugie su bugie.
Non era qualcosa di cui andava totalmente fiera, ma poteva sorvolare, visto che era decisamente meno grave di andare in giro ad ammazzare gente.

Oh, e Rey adora giocare con il fuoco, ecco perché si era avvicinata tanto alla famiglia Solo-Skywalker: erano cognomi famosi in ambito della legalità; erano una stirpe di giudici e poliziotti.
E per puro caso, il vecchio, uno dei suoi più cari amici (povero, non si sarebbe mai ripreso se avesse saputo la verità su di lei) lavorava spesso e volentieri sui suoi omicidi, anche se non gli faceva bene alla sua età, come gli ricordavano spesso in tanti. Ma il comandante Han Solo era irremovibile: avrebbe messo la parola fine a questi omicidi senza senso.

Auguri, e che vinca il migliore, pensava spesso la ragazza, con una nota fra la noia e la beffa.

Era furba, se lo riconosceva, ma fra assassini bisogna sbarazzarsi della concorrenza: ed è quello che stava cercando di fare da anni.
Il suo avversario era un uomo che si faceva chiamare Ren: questo era tutto quello che era riuscita a scoprire.
E a quanto pare è anche bravo a tenere l'anonimato, dedusse velocemente Rey.

Entrò nel suo appartamentino dalle scale anti incendio, sgusciando dalla finestra, per non rischiare di incappare nelle vicine impiccione (anche se era tarda notte, era sempre meglio non farsi beccare). Accese le luci, guardando la tavola di truciolato a cui appuntava tutte le nuove scoperte sul suo misterioso uomo: fili rossi, reportage presi non esattamente in modi legali, foto di possibili identità, cartine con i luoghi dei suoi omicidi, e così via.

Si accese velocemente una sigaretta, frustrata: doveva esserci una connessione, un indizio da qualche parte, ma non lo riusciva a trovare nemmeno per sbaglio.

Fumò velocemente, schiacciando il mozzicone nel posacenere sul tavolo, cercando di rilassarsi.

Si fece una doccia, si mise in pigiama e si lanciò leggermente a letto, decisa a chiamare gli ultimi avvenimenti una giornata conclusa. Stretta in un caldo burrito di lenzuola, scrisse un po' con il suo caro Ben Solo (il figlio del comandante, sì: a Rey piacciono le situazioni pericolose, e qui anche solo una parola di troppo l'avrebbe messa nei guai.. ma lavorava lontano, non doveva aver paura di ritrovarselo nel mirino, o peggio, sulla scena dell'omicidio). Era così ingenuo, a tratti, le faceva venire sempre l'istinto di doverlo proteggere. Certo, lui stravedeva per Rey, non per Kira, e non sapeva quasi nulla di vero sul suo conto, ma restava comunque la persona di cui si fidava di più al mondo.

Ogni tanto le veniva una mezza idea di usarlo: usare la sua posizione, la sua persona, i favori che poteva richiedere dagli altri.. o anche il suo appartamento, i suoi contatti, la sua mente brillante. Sì riscuoteva sempre con forza da quei pensieri: non sarebbe stato giusto nei confronti di nessuno, e voleva che Ben avesse una vita quantomeno tranquilla, nei limiti del possibile.

Non si accorse nemmeno di essersi addormentata come un sasso; si svegliò solo il pomeriggio dopo, ma svolse la sua routine con calma, d'altronde non aveva nulla da fare, se non preparasi per la sera.
Ci sarebbe stato un galà in maschera, in un teatro di cui non voleva ricordare il nome pomposo, con tanta di quella gente importante che, se almeno una manciata avesse avuto una taglia sulla testa, non avrebbe dovuto alzare un solo dito dopo quella sera.

Man mano che le ore passavano, sentiva un po' di agitazione salire: aveva avuto una soffiata, da una fonte più che sicura, che anche Ren sarebbe stato lì. Un'occasione d'oro, che non andava assolutamente sprecata: anche solo capire qualche dettaglio in più su di lui sarebbe stato un enorme passo avanti nella sua ricerca.
Sorrise allo specchio, mentre si metteva gli orecchini, mirando la sua figura riflessa: aveva fatto un'ottimo lavoro, dal vestito elegante ma non di intralcio ai suoi movimenti, alle lame sapientemente nascoste. Per ultima cosa si mise un anello: aveva un minuscolo scompartimento segreto sotto la gemma, che slittava di lato, rivelando un sottile ago. Le avrebbe permesso di stringere la mano del suo obbiettivo, "l'illustre" Plutt, iniettare una dose di un veleno mortale e andarsene senza destare sospetti. Quella sostanza dava i primi sintomi (quali malessere generale) solo dopo qualche minuto, quindi avrebbe avuto il tempo di sviare ogni occhiata sospetta, se mai ne avesse attratte.
Infilò per ultimo un cappotto nero, e uscì come un'ombra dal suo appartamento.

Al teatro, si mischiò velocemente fra gli invitati: maschera calata sugli occhi, calice di prosecco in mano, e posizione avvantaggiata per guardarsi in giro. Aveva già studiato un paio di piani di fuga, se le cose si fossero messe davvero male, ma ancora nessuna traccia di Ren.
Ovviamente, pensò, è un professionista quanto me, è ovvio che non si faccia vedere.

Si mise in uno dei palchi a sbalzo sul palco, scrutando la folla.

Sentì dei passi muoversi verso di lei, passi veloci e sicuri, di un uomo, a quanto poteva capire. Allungò le dita su una delle sue lame, pronta a tagliare una gola se necessario. Aprì la porta un uomo, un invitato data la maschera: l'unica cosa fuori dall'ordinamento era una custodia che si portava dietro. Non poteva essere uno dei musicisti, quelli erano già nelle loro posizioni; Rey continuò a pensare, ma i suoi dubbi vennero subito risolti, quando lui si mise a montare velocemente un fucile cecchino, in ginocchio. "Barrett M82", le disse lui, senza alzare gli occhi dal suo lavoro. Kira alzò un sopracciglio, sfilando la lama dal fodero e tenendola saldamente fra le dita. "Metti via quel giocattolino, Kira: siamo entrambi professionisti, non sarebbe bello se ne uscissi ferita no?". Parlò candidamente, denigratorio, guardandola con un sorriso di sufficienza. "Dammi un buon motivo per cui non ti dovrei ammazzare ora." gli disse freddamente, puntandogli la sua arma in mezzo agli occhi, applicando una leggera pressione in modo da fare un minuscolo segno con il piatto del coltello da lancio. "Perché mi cerchi da anni, bambolina"
Brutto. Sardonico. Sadico. Bastardo.
"Mh, Ren quindi.." Constatò. "Ti aspettavo più previdente: potrei scoprire chi sei in un paio di secondi."
"Te lo sconsiglio vivamente, potresti rimanerne delusa". Kira non era propriamente soddisfatta con la sua risposta, ma si limitò a tacere. Ren finì di assemblare il fucile, ma lo lasciò sotto lo sbalzo del palco: un punto scuro, abbastanza nascosto. Lo vuole usare più tardi, pensò Rey. L'uomo di alzò, dandosi una inutile spolverata ai pantaloni impeccabili. "Ho una proposta, bambolina" parlò sicuro, appoggiandosi alla simil ringhiera del palco, guardandola, aspettando un suo cenno di proseguire. "So che vuoi Plutt, ecco, io voglio il suo compare, San Tekka.. quindi ti propongo il mio piano: noi usciamo di qui e facciamo la coppietta felice; tu avveleni il tuo caro amichetto, e poi facciamo qualcosa per distogliere l'attenzione da noi. Dopo risaliamo qui, e io tiro giù il mio obbiettivo."
"Ma dopo che avrai sparato ci sarà il putiferio" osservò la ragazza. "Dovremmo muoverci velocemente. E, senza sottolineare, che qualcuno potrebbe entrare qui mentre non ci sei, o potrebbe vederti sparare."
Ren sembrò pensarci un po', per poi sorridere leggermente: "Sei sveglia, sai? Ma non ti devi preoccupare: ho la chiave di questo palco, è privato, prenotato per un ospite che casualmente non può essere qui.. e sparerò solo quando sarà iniziato la rappresentazione da un po', con un silenziatore, quindi avrò il buio della sala e i suoni dal palco dalla mia"
Aleggiò silenzio per qualche minuto, poi Rey rimise il coltello da dove l'aveva preso, dandosi una leggera sistemata al vestito, facendo pochi passi verso la porta. "Quindi, Ren? Fai tutto questo piano e non ti muovi nemmeno? O ci vuole un biscottino per invogliarti, come coi cani?". Entrambi ghignarono, deliziati e divertiti. Prese il braccio gentilmente offerto come appoggio dal suo nuovo accompagnatore, e si recarono di nuovo fra la folla, avvicinandosi piano ai loro obbiettivi.

Parlarono un po' con tutti, fingendo fin da subito un'intesa mai esistita, ma apparentemente convincente. Stavano diventando il centro dell'attenzione, proprio come voleva Rey: attirare gli obbiettivi da loro sarebbe stato meno sospetto di andare a presentarsi.
Plutt si parò fra la ragazza e una piacevole coppietta di vecchietti, che si scostò borbottando infastidita. Il suo cosiddetto "partner" recitò la parte dell'accompagnatore sorpreso ma protettivo, prendole la vita e mettendo un po' di distanza fra i due. Plutt finse cortesia, chiaccherando mentre stringeva prima la mano a Ren e poi a Kira. La strategia era semplice: una stretta di mano comune, per poi prendere la mano dell'altro fra le sue, così che i neuroni specchio gli facessero fare la stessa cosa, e infine applicare un po' di vigore a quella stretta, obbligandolo a fare lo stesso; facendo così non si sarebbe nemmeno accorto di essere stato avvelenato. Si stavano aiutando a vicenda: lei stringeva le mani, mentre lui lo abbindolava con le parole. I due uomini parlavano, mentre Rey fingeva di essere una oca giuliva, attaccata al braccio dell'accompagnatore.

Vennero invitati a sedersi da delle maschere, e la coppietta corse al loro palco. Da fuori sembrava fossero impazienti di pomiciare in privato, ma in realtà la loro fretta era solo smania di sangue. Ren si sedette tranquillo, mentre l'altra lo guardava scocciata. "Non mi dire che ti appassiona lo spettacolo, ora" disse schietta. "Non ancora, bambolina, abbi pazienza: deve passare un po' di tempo dall'inizio dell'atto." Kira sbuffò, borbottando quanto tempo avrebbe sprecato.
Lui allora azzardò: "Puoi chiedere qualcosa su di me, se vuoi: non ho nulla da nascondere ad un'altra professionista". Lei lo guardò, torturandosi un labbro: può essere un'ottima chance, ma potrebbe sempre mentirmi su tutto..
"Allora?" le chiese, impaziente. "Dirai solo la verità?" rispose con un'altra domanda la ragazza. L'uomo annuì, come se fosse una cosa da poco.
"Ok allora.. come fai a sapere chi sono?"
"Ti riservo lo stesso trattamento che tu riservi a me: una parete piena di fili, foto, file presi in modo poco legale.." alzò le spalle "E studio anche il tuo modus operandi: hai una precisione chirurgica"
"Mh.. come sai del mio appartamento? E della mia falsa vita?"
"Ci conosciamo, abbastanza bene in realtà.. ma non ti darò indizi su chi io sia"
Rey ghignò, divertita:ora si stava trasformando in una caccia al tesoro.

Continuarono a punzecchiarsi, farsi domande a vicenda e a osservare di tanto in tanto gli altri ospiti. D'un tratto, lei si interruppe dopo uno sguardo periferico: "Devi baciarmi". Gli disse con una certa urgenza nella voce. Ren sbatté le palpebre un paio di volte, riuscendo solo a dire, mente lei gli si avvicinava al viso: "Prego?"
"Devi baciarmi" ripeté lei, "Il tuo caro amico ci sta guardando già da un po'"
Lo sentì mormorare qualcosa come vecchio guardone, o simili, prima di tirarla di prepotenza a se.

Si limonarono.
Non si erano mai visti prima di quel giorno.
Andava contro ogni regola e logica.
E le stava piacendo.
Bhe, cazzo.

Kira si staccò dalla bocca dell'altro, con un leggero fiatone, sciogliendo la presa dai suoi capelli, togliendosene dalle dita alcuni (come cazzo aveva fatto a stringergli così forte i capelli, senza che lui avesse una minima reazione?!). Poi, lampo di genio: è una parrucca. Non sono i suoi veri capelli, non è il suo vero aspetto.
Dovevo aspettarmelo, vero.
"Sei bravo, però" gli disse, controllando di non essere più osservati. Lo sentì ridacchiare, sistemando il fucile in posizione. Diede un ultimo sguardo alla gente, nessuno prestava attenzione a loro.
Lo guardò, guardava sempre la gente sparare: le dava nuovi spunti su come migliorare.
Ren sparò velocemente, e si rimise seduto, iniziando a smontare il fucile, togliendo prima il mirino, porgendolo a Rey. Solo allora ebbe la possibilità di vedere la scena da vicino: il collo reclinato all'interno, il foro del proiettile, ma nessuno sembrava essersi accorto di nulla.. se si ignorava il rivolo di sangue dal suo collo, sembrava dormisse, e fortunatamente era in un palco seminascosto, da solo.
Fischiò in approvazione, lasciando all'altro un sorrisetto soddisfatto sulle labbra.
"Quindi, che si fa ora? Andarsene sembrerebbe quasi sospetto.." mormorò lei, rimettendosi seduta tamburellando con un piede. "Nell'intervallo fra il primo e il secondo tempo, i nostri due grandi amici" disse l'uomo con ironia "avrebbero dovuto fare un discorso, e in caso uno stesse male, sul palco avrebbe parlato solo uno. Però uno è morto, e l'altro non sarà troppo distante dalla tomba: li verranno a chiamare circa dieci minuti prima della pausa, e quando vedranno che sono impossibilitati, per così dire, faranno saltare il discorso. Da lì, ci sono due opzioni: uno, continueranno come da programma; due, ci faranno uscire tutti con una scusa a caso."

Kira ragionò velocemente: "Dubito faranno la prima, lasciando due cadaveri nel teatro con la possibilità che vengano trovati.. dunque, la seconda possibilità è la più plausibile".
L'altro annuì "Stavo pensando così anch'io-". Sembrava volesse aggiungere qualcosa, ma si sporse ad ascoltare il discorso del palco vicino, osservandosi intorno: uomini e donne in divisa stavano facendo una ronda, bussando e ispezionando ogni palco.

"Merda." imprecarono entrambi, le loro menti galoppavano per creare un piano.
Ren parlò velocemente, aprendo la porta del loro palco: "Ne facciamo entrare una, tu la stordisci, io mi occupo di eventuali guardie fuori, e ci dileguiamo velocemente."
"E la valigia?"
"So già dove farla sparire, non preoccuparti per me bambolina" le disse, facendole un occhiolino.
Sì appostarono ai lati della porta, pronti a scattare: "Pronta?" "Sì."

L'uomo aprì la porta, facendo sbilanciare la guarda, abbastanza affinché Kira lo stordisse con un colpo secco. Sì fiondarono fuori, scappando veloci, evitando di destare sospetti. Le bastò non guardarlo un attimo, e l'altro non aveva più la valigetta, ma si stava sistemando il completo. "Fingi di avere la nausea, sarà la nostra copertura fino ad essere fuori" le disse, brusco, porgendole la giacca. Se la mise, aggrappandosi al suo braccio, assumendo un'espressione crucciata e sofferente.

Giusto il tempo di fare una rampa di scale, e una guardia li fermò. "Dove state andando, così di fretta?" Questo si avvicinò alla coppia, sospettoso. "La signora non regge bene gli alcolici, e penso abbia avuto un bicchiere di troppo.. le fa male la testa, la sto riportando a casa" parlò Ren, cercando di tenere un tono pacato, e basso (per la scusa del mal di testa). La guardia si convinse, e li lasciò andare verso l'uscita.

A distanza di sicurezza, Rey borbottò:"Per tua informazione, io reggo bene l'alcol.". L'altro si concesse una risatina sottovoce, sussurrandole: "Questo lo sappiamo solo io e te, bambolina, non loro" per poi concludere la frase con un occhiolino.
Finse di sorreggerla fino a quando sentì occhi puntati sulla schiena, ma smise dopo aver voltato in qualche vicolo.

"Bene, Kira" disse, riprendendosi la giacca "ci rincontreremo, un altro giorno, forse".
La donna si concesse un sorriso: "Cerca di non essere nel mio mirino, quel giorno" disse con tono sprezzante, prima di togliersi i tacchi diventati scomodi, girandosi per imboccarsi in un'altra via secondaria. "E continua a punzecchiarmi, non mi dispiace se sei tu a farlo"
Ren rise, poggiandosi le mani sui fianchi: "Ma certo bambolina, cerca di stare attenta alla cronaca nera ora"

Kira imboccò quel vicoletto, zigzagando per la città, fermandosi solo quando si sentì sicura di non essere seguita o osservata. Sospirò, togliendosi la maschera e buttandola infondo ad una pattumiera.
Sì passò la mano sul viso, incredula: non solo ho parlato con Ren, ma l'ho anche invitato a lanciarmi frecciatine con gli omicidi?! Ah, che cazzata.. ma sarà interessante, dai

Salì delle scale antincendio di un condominio, salendo sul tetto: lì si cambiò d'abito, mettendolo in uno zaino poggiato là il giorno prima, per poi scendere e tornare ad essere Rey, camminando velocemente verso casa, entrando dalla porta d'ingresso stavolta.

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La notizia del duplice omicidio al teatro fece in pochissimo tempo il giro del mondo, era sulla bocca di tutti: possibile che gli infami Kira e Ren avessero iniziato a collaborare? E se sì, perché si lasciavano frecciatine nei rispettivi omicidi?

Le frecciatine, se così si possono definire, erano.. fisiche. Letteralmente.

Il primo omicidio dopo quella serata fu commesso da Ren solo la settimana dopo: uomo, di mezza età, trafitto con una dannatissima freccia a cui erano state appese due maschere.

Alla lettura dell'articolo, Rey quasi sputò il suo thè: come poteva fare qualcosa così? Li avrebbe fatti scoprire entrambi, però.. le era piaciuto.

Il brivido di vedere delle copie tremendamente simili ai loro travestimenti, lì appese, era pari al livello di panico. E adorava quella sensazione.

Ne voleva di più.

Il secondo omicidio avvenne a distanza di solo un giorno, nel vicolo opposto.
Un colpo da un cecchino, un Barrett M82, da lontano. Un solo oggetto fuori posto, sulla scena: una valigetta molto, molto simile alla quella da cui Ren aveva estratto il suo fucile.

Lui, che stava ascoltando distrattamente il telegiornale, sogghignò. Voleva giocare, e sapeva come farlo. Una bambolina niente male.

Continuarono, in rapida successione, con le loro frecciatine. Sempre più indizi, sempre omicidi più pericolosi, sempre più adrenalina che pompava.

Sempre più concorrenza che li voleva fuori dal quadro, e subito.

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Dopo circa un anno "dall'incidente" del teatro, a Rey venne affidato un altro bel, grande omicidio: quello di Ren.
Accettò senza pensarci troppo: punzecchiarsi per un po' era stato bello, ma la concorrenza è comunque la concorrenza: va eliminata, se non vuoi venire eliminato.

D'altro canto, anche a Ren venne affidata la stessa identica missione: uccidere Kira, e anche in fretta.

Il mittente? Snoke.
Aveva occhi e orecchie ovunque, non c'era un traffico (legale o meno) che si muovesse senza che lui lo sapesse. Strozzino, con più zeri nei conti bancari che rughe, con innumerevoli agganci politici.
Era, nella città che aveva fatto diventare il suo personale teatro, giudice, giuria e boia.
Non uccideva direttamente, ovvio, commissionava tutto ai sicari più promettenti: non si sarebbe mai sporcato le mani, avrebbe sempre trovato qualcuno disposto a farlo in sue veci.

E quale cosa migliore, se non eliminare chi stava diventando troppo difficile da controllare, se non farli ammazzare fra loro?

Gli omicidi si sarebbero fatti in un locale di lusso, sotto la vista di Snoke in persona. Lui sarebbe stato presente per una riunione "amichevole" con altri boss, per discutere di invasioni di gang minori nel territorio.

Avrebbe avuto guardie ovunque, non era un piano che potesse fallire. In nessun modo.

Quella giornata, in quel locare, si era radunata la crème de la crème della gente: un richiamo alla serata in teatro, forse.
Peccato che non si potevano usare maschere, davvero un peccato.

Entrambi gli assassini si travestirono, quanto potevano senza sembrare sospetti: trucco, parrucche, lenti a contatto.

Rey arrivò per prima, guardandosi attorno: Ren non era ancora arrivato, bene.
Si mise seduta ad un tavolino, un po' ansiosa, lisciandosi eccessivamente i pantaloni eleganti. Arrivò, dopo poco, un cameriere, che le porse un calice di champagne. "Scusi, ma non ho ordinato nulla." Gli disse, fredda. Lui, d'altro canto, accennò un uomo appoggiato al bancone, con un un flûte in mano. La guardava, sorridendo ammiccante: Kira prese la bevanda, alzandola leggermente verso lui, come per un cin-cin a distanza.
Nessun veleno visibile o odorabile, peccato, constatò. Bevve un sorso, lo sguardo fisso sull'altro: sapeva che era Ren, il naso era uguale, e nessuno avrebbe potuto sapere di un piccolo taglio sul sopracciglio (un "regalino" da una frecciatina).
Lo seguì con lo sguardo, anche quando si infilò nel bagno degli uomini: sapeva di trappola, trasudava odore di trappola.. ma era una meravigliosa opportunità: doveva comunque ucciderlo, era lì per quello dopotutto, no?

Aspettò qualche minuto, e con discrezione, entrò nella stessa porta, con un pugnale fra le dita.
Nemmeno il tempo di fare due passi, e già si ritrovò schiacciata contro il muro, con le braccia bloccate sopra la sua testa. Ren era esattamente davanti a lei, con un sorriso sardonico dipinto in viso, ma che divenne una smorfia di dolore quando venne colpito in stomaco: un calcio ben assestato che lo costrinse a prendere distanza per riprendere equilibrio.

La donna era assetata di sangue ora, nessuno, nessuno osava tenerle testa.
Brandiva il pugnale, cercando di bloccare l'altro in un angolo.
L'uomo, con un movimento inaspettato, le fece perdere la presa sulla lama, dando il via a un susseguirsi di pugni, gomitate e calci.
Erano due bestie, tenute in gabbia per troppo, e ora dovevano cibarsi della preda: non era ancora stabilito, però chi mangiava e chi sarebbe stato mangiato.

Quando Kira fu buttata a terra, cercò di recuperare velocemente il suo coltello, cosa che riuscì a fare, ma si ritrovò schiacciata dal piede di Ren, proprio in mezzo alla cassa toracica. Calciò la sua l'atra gamba, facendolo così barcollare e allontanare.

Era uno scontro alla pari, ma finì: lui, bloccato ad un muro, con una lama a contatto con il collo.
"Dovrei ucciderti, qui e ora" gli disse lei, con una furia omicida negli occhi. "Fallo, allora, e prendi la tua ricompensa da Snoke" le rispose, sentendo il freddo metallo muoversi sulla sua pelle mentre parlava.
"Come sai di Snoke?" disse lei, con un tono che della domanda aveva ben poco.

L'uomo sorrise, con un'espressione tranquilla: "Ti conosco Rey, so a cosa pensi sempre"

Prego?
Allentò la presa sul suo collo, guardandolo con aria interrogativa.
Non aleggiò una sola parola fra loro, solo sguardi.

"Ben.." lo chiamò Rey dolcemente.. per poi puntare nuovamente il pugnale al suo pomo d'Adamo, costringendolo ad appiattirsi contro la parete. "Solo, dovevo immaginarlo.. che farai ora, andrai a riferire tutto a papà?" chiese, con tono sprezzante.
L'altro sbuffò, roteando gli occhi: "È già anziano, questo sarebbe il colpo di grazia.. sono qui per farti una proposta"
"Di che tipo?"
"Snoke.". Non aggiunse altro, aspettando un suo cenno per continuare. "Uccidiamolo insieme, non ha sento scannarci per suo divertimento.. tanto, nessuno di noi due uscirebbe da qui vivo: le sue guardie ci toglierebbero di mezzo prima di varcare la soglia. Quindi, collaboriamo Rey"
Kira pensò ai pro e ai contro, e dopo qualche minuto annuì, abbassando l'arma (stavolta per davvero).
La nascose di nuovo, dandosi una rassettata, sentendo alle sue spalle Ben che faceva lo stesso. Si girò a guardarlo, abbassandolo per il colletto della camicia, sibilando: "Tradisci la mia fiducia ora e ti giuro, Solo, che da qui non esci."
"Ai tuoi ordini, bambolina" le sussurrò di rimando.

Prima che potesse uscire dal bagno, la attirò in un bacio: nulla a che vedere con la limonata del teatro, questo era solo labbra su labbra.
"E questo l'hai fatto perché..?" gli chiese, alzando un sopracciglio.
Ren alzò le spalle: "Buon auspicio"

Fuori da quella porta, però, non c'era più nessun invitato, solo gente in divisa: non erano poliziotti, però, erano guardie di Snoke. Ed erano tante.

Prima che potessero iniziare a sparare, i due si rifugiarono dietro al bancone degli alcolici.
Una pioggia di proiettili, alcol e vetro cadde su di loro, lasciando la superficie riflettente dietro le bottiglie crepata, ma libera. La guardarono entrambi, e lo strano luccichio negli occhi di lui non prevedeva niente di buono.
"Ben, no." lo avviso la donna.
"Ben, sì! disse, alzandosi di scatto per colpire in testa uno di quegli uomini, per poi abbassarsi ancora più velocemente.

Uno di loro si era avvicinato al bancone, ma venne sorpreso prima di riuscire a sparare: venne disarmato da Kira, che gli recise la gola con un gesto netto, macchiandosi di sangue.

Meno due, pensò, ne rimangono sei.
Sentì un gemito morente di un'altra guarda, e Ren si era appena accucciato nuovamente.
Ne rimangono cinque.

Decise di uscire allo scoperto, lanciando due coltelli, in rapida successione, sul petto della quarta vittima. Il suo nuovo compagno, da dietro il bancone, usava una pistola per mano, e le copriva la schiena.

Tolte di mezzo le altre quattro guardie rimanenti, si concessero un attimo per riprendere fiato. Ispezionarono in cadaveri, prendendo munizioni, altre armi e recuperando i coltelli.

"Non siamo male, come duo, no?" spezzò il silenzio Ben.
"No, siamo piuttosto decenti" ammise Rey, prendendo una mitragliatrice a corta gettata.

Salirono le scale uno dietro l'altra, con le armi pronte in mano.
Aprirono la porta della sala riunioni, come se non odorassero di sangue e piombo.
Molti boss provarono ad estrarre un'arma, ma furono rapidamente tutti eliminati da Kira, con sangue freddo e precisione chirurgica.

Tutti tranne Snoke, ovviamente, lui doveva aspettare.

Sì avvicinarono entrambi a lui, lentamente: lo sguardo del vecchio passava da una all'altro. "I miei due prediletti" disse, con un sorriso inquietante "Era ora che arrivaste.. anche se mi aspettavo di trovare solo uno di voi"
La donna si mise seduta sul tavolo, noncurante del sangue, giocando con una lama, a gambe incrociate: "Non siamo tanto stupidi da affrontare un nemico comune da soli, sai?"
Ren, d'altro canto, aveva tolto in malo modo un cadavere da una sedia, prendendola e mettendosi a una spanna da Snoke. "E poi, perché avremmo dovuto sprecare un'occasione così? Formare un duo, con la nostra professione, è difficile..".
"E avremo anche una doppia paga.. e se hai pagato me quanto hai pagato lui, potremo permetterci di uscire dalle scene per un bel po'" finì trionfante Kira.
"Aspettate, possiamo fare un accordo" tentò il vecchio, appena capito di trovarsi con le spalle al muro. "Nessun accordo." sibilarono entrambi. "Vogliamo solo la tua testa, nulla di troppo personale" aggiunse Ren, sorridendo candidamente.
"Volete soldi, potere? Una sola mia parola, e avrete tutto! Ho il codice dei miei conti e della cassaforte, nel portafoglio.. non uccidetemi, e avrete la città nelle vostre mani.", tentò di comprarli un'ultima volta, ma senza successo.
Ben passò una pistola a Rey, facendola strisciare sul tavolo.
Entrambi alzarono le armi, e senza aver bisogno di cenni vari, trapassarono il cranio a Snoke, due volte.
Il cadavere raggrinzito scivolò sulla sedia, e i due tirarono un sospiro di sollievo.

Si presero un attimo, per poi scoppiare a ridere: smollarono la tensione, l'adrenalina e tutto il resto. Rey si sdraiò sul tavolo, inzuppandosi di sangue; Ben si appoggiò allo schienale della sedia, più rilassato.

Quando l'attacco di ridarella finì, si rimisero entrambi in piedi: cercarono il portafoglio, presero le password dei conti bancari e la combinazione della cassaforte.
Presero tutto il denaro che conteneva e lo misero in una borsa capiente, ai conti avrebbero pensato dopo.

I lavori vanno finiti, e vanno sempre fatti per bene.

Ora rimaneva solo un problema: fare sparire tutto.
Rey vide un carrello, pieno di alcolici, e scaraventò le bottiglie a terra.
"Hai da accendere?" gli chiese, e quando prese in prestito l'accendino, diede fuoco alla tappezzeria pregna d'alcol.
"Ora si corre." disse lui, afferrando la borsa e precipitandosi giù dalle scale, con l'altra alle sue spalle.

Arrivarono fuori sani e salvi.. ok, magari con qualche bella ferita, ma almeno erano vivi.

Zuppi di sangue, feriti, decisamente sospetti, ma vivi.

"Ora che si fa?" le chiese, con le mani sui fianchi. "Lasciamo qui i documenti, e scappiamo. Abbiamo così tanti soldi da non sapere dove buttarli, Ben: possiamo ricrearci una vita." gli rispose, con gli occhi pieni di speranza.

"Ben Solo muore qui, con Rey Niima" proclamò, drammatico, dopo aver lanciato i documenti di entrambi sull'uscio dell'edificio.
L'altra ridacchiò e, preso a braccetto l'uomo, si allontanò verso un'auto di lusso.

"Vedere nelle tasche dei cadaveri a volte può essere utile, no?" lo stuzzicò, salendo e mettendo in moto.
"Iniziare una nuova vita con una macchina così? Mi ci potrei abituare, perché non lo rifacciamo?"
"Nei tuoi sogni, magari.. e poi, non mi va di sporcare i sedili di un'altra auto di sangue" sbuffò lei.
Guardò l'uomo, quando le prese l'anulare. Non ci mise un anello, no, lo avvolse con il proprio anulare.
"Non importa chi sei, o chi sarai.. fanculo tutto e tutti, ora mi avrai in mezzo per sempre, ok? È una promessa, bambolina"
"È una proposta di matrimonio?" gli chiese.
"Se vuoi che lo sia.. ma sappi che non posso darti un cognome, non ne ho più uno" le rispose lui.
Lei rise, imboccando la strada e superando ogni limite di velocità, lasciandosi alle spalle uno stabile avvolto da fumo e fiamme.

Fanculo tutto e tutti, ora siamo un duo.
Forse lo siamo sempre stati, ma da oggi lo saremo davvero.

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Il telegiornale parlava di un caso ancora irrisolto, di cui continuavano a spuntare indizi qua e là.
Dei boss, molti omicidi, un edificio in fiamme..

"Chissà chi è stato, mh?", chiese la donna, Daisy, mentre si beveva una tazza di thè. "Penso di aver trovato una dei due assassini" le rispose il marito, con tono affettuoso, baciandole la testa. "E come fai a sapere che sono due, Adam? Centri qualcosa?" gli sorrise.
"Beccato" disse l'uomo, ridacchiando.

"Ci pensi? Meno di un anno fa, eravamo ricoperti di sangue e in fuga.. e guardaci ora: siamo addirittura sposati"
"Ti penti, bambolina?"
"Mai."
Adam sorrise: "Sei sempre stata così risoluta.. ti amo, bambolina" disse, sulle sue labbra.
"Ti amo anch'io, anche se puoi essere davvero stupido ogni tanto" gli rispose, avvicinandosi abbastanza per baciarlo.

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Chissà dove sono quei due assassini adesso: potrebbero essere accanto a noi, senza essere notati..


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