SUMMER 3 - Fare appassire le rose

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I dubbi di Swan erano fondati e avevano motivo di esserlo. Perché le parole di Raven, per chi lo conosceva appena un po', erano vere solo per metà e contenevano un messaggio sottinteso che aveva senso compiuto esclusivamente per chi lo poteva comprendere. Ovvero, in quello specifico contesto, soltanto per Swan.

Perché Daisy, così si chiamava la biondina, era davvero una lontana cugina di Eagle, ma no, non era di passaggio, come aveva supposto Diane. Per gli abitanti di Fulham Palace quelle scarne informazioni legate insieme, potevano significare solo una cosa: Eagle aveva chiesto di avere una compagna e i Maestri lo avevano accontentato, permettendogli di scegliere la sua preferita tra le candidate ritenute più adatte. Una cosa che Raven professava sempre di voler fare un giorno, quando si fosse stancato di svolazzare di fiore in fiore, e che Eagle invece sosteneva di aborrire. Evidentemente doveva essere cambiato parecchio in quell'ultimo anno, visto che la situazione di entrambi aveva apparentemente preso una piega molto diversa.

Swan rimuginava su quella situazione mentre cercava di infilare nelle asole le piccole perle che chiudevano il suo lungo abito color lavanda. Un tempo avrebbe parlato con Eagle di quella scelta e lui sarebbe senza dubbio andato a chiedere il suo parere. Invece nulla. Si doveva accontentare di essere una semplice spettatrice della sua vita e di attendere la serata di gala che si sarebbe tenuta quella sera per avere qualche risposta certa alle sue vaghe supposizioni.

Le dita le scivolarono e il bottoncino sgusciò via dispettoso. Swan sbuffò e si irrigidì ancor più quando si accorse di aver saltato un occhiello. Si era distratta e, a quel punto, le toccava ricominciare da capo con quell'operazione che richiedeva una pazienza che lei non aveva mai posseduto. Chinò il capo e tirò quanto più poté la stoffa lucida del vestito, per concentrarsi su quel compito. Era così assorbita che sussultò quando le labbra di Raven le sfiorarono la nuca, lasciata scoperta dai capelli che aveva acconciato in un elaborato chignon.

"Lo vedi che non ti occorrono abiti microscopici per essere bellissima?", mormorò, seguitando a baciarle la schiena nuda.

Swan rabbrividì di piacere, poi lo scacciò divertita, protestando che, se non la smetteva immediatamente, non sarebbe mai stata pronta in tempo. Con un sorriso, lui le liberò la vita dalla propria stretta, la costrinse a mollare la stoffa che serrava tra le dita e cominciò ad abbottonare le piccole perle con abilità.

"Pronta per il grande evento?", domandò con voce morbida, facendo tremare la ciocca argentea che le decorava la guancia.

"Di quale grande evento stai parlando?".

"Sono pronto a scommettere mille sterline che stasera Eagle ci stupirà con qualche grande annuncio".

Swan storse le labbra.

"Che gusto c'è a scommettere, se vincere o perdere non ti cambia niente?".

"Che gusto c'è ad assistere a una serata della Congrega piena di ricconi e parrucconi che parlano sempre delle stesse cose, se non ci inventiamo qualcosa che la renda interessante?".

⸩ↂ⸨

Il salone delle feste di Fulham Palace era animato da uomini in smoking e donne fasciate di seta e brillanti. Le voci, smorzate e cortesi, si rincorrevano tra le decorazioni lignee dei soffitti e gli specchi amplificavano la luce delle candele, facendo piovere una pigra aura dorata sulle statue e sulle suppellettili antiche.

Raven fece il suo ingresso con Swan. Abbracciò con un'occhiata la scena, distribuì un paio di rapidi saluti in giro, poi abbandonò la ragazza tra le braccia avide e curiose delle vecchie signore che non vedevano l'ora di subissarla di domande. Quando vide Phoenix in un angolo, dall'altro lato della sala, per poco non gli venne un colpo: sorseggiava un whisky appoggiato grossolanamente a una colonnina che avrebbe dovuto sorreggere una preziosa Diana Cacciatrice piuttosto che il suo gomito.

In un attimo gli fu di fronte. Senza nemmeno una parola, gli sciolse il cravattino e glielo riannodò correttamente, senza smettere di guardarlo con aria corrucciata. Phoenix seguì quel gesto con espressione perplessa, ma lo lasciò fare senza protestare.

"Whisky?", si limitò a chiedere appena Raven parve soddisfatto.

L'altro afferrò il bicchiere e bevve rapidamente un sorso dopo essersi accertato che nessuno badasse a loro.

"Grazie", rispose. "Ne avremo bisogno".

⸩ↂ⸨

Erano troppo biondi, troppo belli, troppo perfetti. Così perfetti insieme da fare quasi schifo. Swan annuiva ritmicamente e rispondeva un po' a casaccio alle osservazioni delle altre signore. Il suo sguardo scivolava tra un viso e l'altro a cercare la coppia che, in quel momento, era al centro dell'attenzione di tutti.

Eagle non lasciava il fianco di Daisy se non per portarle una flûte di champagne o un sorbetto. Per tutto il resto del tempo, la sua mano le cingeva la vita e il viso sfiorava quello di lei mentre sorridevano e rispondevano garbatamente alle domande e agli auguri dei presenti. Daisy, con un abito rosso scuro che le faceva risaltare gli occhi chiari e i capelli di un biondo cenere, era raggiante. Era pacata, delicata e gentile. Era tutto quello che Swan sapeva di non essere.

Con una scusa la ragazza si allontanò dal gruppetto che la circondava e andò a cercare qualcosa da bere.

"Ho vinto la scommessa".

La voce trionfante di Raven la fece sussultare. Lui e Phoenix erano apparsi miracolosamente al suo fianco dopo essere spariti per buona parte della serata.

"Sono contenta per te, ma non ho mille sterline da darti".

"Poco male", sorrise il ragazzo, ammiccante. "Non voglio soldi da te, non saprei che farmene".

"Avete davvero scommesso su Eagle?", sbottò Phoenix sorpreso.

"Certo", confermò l'altro. "Swan non avrebbe mai creduto che sarebbe arrivato ad annunciare il suo fidanzamento senza la sua benedizione, se prima non l'avesse visto con i suoi stessi occhi".

"Voi due siete fuori di testa".

"Be', anche Eagle non scherza", chiosò Raven.

"Ha persino il nome di un fiore banale", commentò Swan acida.

"E allora?", ribatté Phoenix. "Tu hai il nome di un uccello, e nemmeno uno dei più belli. Hai mai visto un cigno fuori dall'acqua?".

Lei gli lanciò un'occhiataccia.

"Ha ragione Raven, non capisci niente di donne", si lamentò.

Phoenix ridacchiò della sua espressione imbronciata, mentre prendeva due calici di champagne dalla buvette.

"Vado a brindare con il festeggiato", dichiarò prima di allontanarsi con aria allegra.

⸩ↂ⸨

Scollare Eagle dalla sua dolce metà non fu affare semplice, ma Phoenix non era tipo che accettava facilmente un no come risposta. Alla fine, con la scusa di un brindisi speciale, riuscì a trascinare il ragazzo fuori dalla stanza.

Appena furono soli, l'espressione ridanciana e scherzosa che Phoenix aveva esibito vistosamente fino a un attimo prima si cancellò di colpo. Il suo sguardo si fece così serio e affilato che Eagle fu costretto a mutare atteggiamento. Era davvero convinto che Phoenix lo avesse tirato da parte per un bicchiere augurale, magari qualcosa di estremamente alcolico, irlandese e proibito. A quel punto, però, comprese che le intenzioni dell'amico erano di tutt'altra natura e cominciò ad agitarsi. Non aveva la più pallida idea di quello che Phoenix stava per dire e non poteva che restare in attesa di quel discorso che non era più tanto sicuro di voler ascoltare.

"Ok, adesso parliamo seriamente", esordì Phoenix con aria grave. "Che significa tutta questa messinscena?".

Eagle seguì il movimento del suo braccio e il bicchiere con il quale stava indicando la porta alle sue spalle, quella che conduceva alla sala delle feste.

"Quale messinscena?".

"Tu e la bionda".

Eagle non replicò né si mosse, e Phoenix continuò.

"Ma come? Prima esisteva solo Swan, e la amerò per sempre e bla bla bla...".

"Swan è finita per me", lo interruppe Eagle con una freddezza che avrebbe fatto venire i brividi a chiunque.

Gli occhi verdi di Phoenix si oscurarono di un velo di strana tristezza.

"Come fate presto, da queste parti, a fare appassire le rose", mormorò rauco, come se un nodo gli avesse stretto la gola.

Eagle lo fissò calmo, rivelando appena una nota di fastidio nella voce.

"Ti senti forse male, Phoenix? Sei stato tu a dirmi che dovevo andare avanti e buttarmi su qualcos'altro, o l'hai dimenticato?".

"Sì, è vero, ma questo l'ho detto prima".

"Prima di cosa?".

"Prima di capire cos'è davvero Swan per te. E tu per lei".

L'altro non disse nulla. Distolse solamente lo sguardo mentre incassava il colpo come un gladiatore nell'arena.

"Ormai mi conosci abbastanza, Eagle. Non sono capace di restare a guardare senza dire quello che penso".

Il ragazzo riportò gli occhi dorati sull'amico e la sua espressione parve distendersi.

"E che pensi?", chiese con semplicità.

"Che stai facendo una cazzata. Stai prendendo tutto l'amore del mondo e lo stai buttando addosso alla prima che ti è capitata a tiro solo perché un'altra non è sicura di volerlo per sé".

La serenità precaria che era affiorata sul volto di Eagle sparì di colpo. Chinò le ciglia e studiò il pavimento per qualche istante.

"Mi pare abbastanza sicura, per la verità", replicò con aria cupa.

Phoenix scosse il capo a quelle parole.

"Pensala come ti pare. Puoi pure stenderti come uno zerbino ai piedi di quella bionda, e ho anche il vago sospetto che lo farai. Oppure puoi scatenare una tromba d'aria appena te l'avrà data, giusto per il gusto di farlo sapere a Raven e al resto del mondo".

Quelle parole non strapparono nemmeno una risata a Eagle, né una protesta o un tentativo di farlo tacere. Era rimasto immobile a guardarlo con aria tesa, mentre il suo viso perdeva colore a ogni sillaba, come se Phoenix gli stesse cavando il sangue dalle vene goccia a goccia.

"Puoi fare quello che vuoi, insomma", concluse l'irlandese con voce amara, mettendogli una mano sulla spalla. "Ma ricordati che non potrai smettere di amare Swan solo schioccando le dita o recitando una delle tue formulette in latino. Non puoi che amare lei".

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