Capitolo 22 - La Mia Terapia

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Subito dopo lo scontro improvviso avuto con Erik, io e Beatriz ci dirigemmo in aula per continuare a seguire la lezione e lì trovammo Amelie, insieme ad altri ragazzi.

- Oh, Amelie. - dissi sbuffando appena la vidi.
- Jacob, Beatriz... ma dov'eravate finiti?
- Ho fatto fare il giro della nostra, oserei dire spettacolare, scuola a Beatriz e ho avuto... un piccolo problema, diciamo...

Amelie si allontanò dagli altri e, prendendoci per il braccio, ci portò vicino al suo banco.

- Cazzo, Jacob... ancora? E che tipo di problema è, adesso?! - cominciò ad irritarsi Amelie.
- Allora, intanto respira...

Mentre stavo parlando, Zach entrò nella classe e si intrufolò con prepotenza nella nostra discussione.

- Un "piccolo" problema, Jacob? Ne sei così sicuro? - si intromise Zach.
- Ed eccolo qui... giustamente c'è Amelie, e quindi tu non puoi mancare. - lo criticai guardandolo male.
- Fai il testardo pure con Erik, vedo. Sei incredibile, Jacob...

Beatriz cominciò a preoccuparsi ed entrò anche lei all'interno della dibattito.

- Zach, come fai a sapere che...
- Ragazzina, non intrometterti, per favore.
- Si chiama Beatriz. - dissi a Zach con tono minaccioso.
- Ah, giusto. Eccolo qui! Erik, amico mio! Guarda un po' chi c'è con noi...

Erik entrò improvvisamente in classe e, prima di parlare, cominciò a fissarmi in maniera veramente spaventosa, tanto da farmi rabbrividire.

- Hai il coraggio di farti vedere ancora, Jacob. - mi riferì Erik.
- Sei tu ad essere venuto da me.
- In realtà sono venuto a trovare Zach e Amelie. Come state, ragazzi?
- Benone. - rispose Zach.
- Di merda. - rispose invece Amelie, togliendo il suo sguardo sconcertante dai miei occhi.
- Eh... vivere con un fratello così stronzo come Jacob non dev'essere facile, cazzo. Hai il mio rispetto, Amelie.
- Io ti ammazzo... - lo minacciai silenziosamente, iniziando a perdere il controllo.
- Perché non lo ripeti ad alta voce? Eh, Jacob? Avanti, se hai davvero le palle, urlalo qua davanti a tutti.

Mi stavo innervosendo, per poco non mi usciva il fumo dalle orecchie. Avevo solo voglia di prendere Erik a botte, ma Beatriz mi prese per la mano e riuscì a fermarmi.

- Ehi, Jacob. Lascialo stare.
- Adesso basta, vi prego! - urlò Amelie - Almeno per oggi, fatela finita.

Erik appoggiò Amelie e fece due passi indietro da me.

- E va bene, Amelie. Jacob, noi abbiamo un conto in sospeso, sappilo.
- Continui a minacciarmi, Erik? - gli risposi.
- Basta, Jacob. Amelie stavolta ha ragione, dovete finirla con questa sceneggiata. - mi rimproverò Beatriz.
- Umpf, okay... - borbottai.
- Guardate come si sottomette a lei... - sussurrò Zach ad Amelie e a Erik.
- Zach, smettila. - urlò Amelie.
- Okay, okay, scusa!

Io e Erik continuammo a fissarci silenziosamente negli occhi, come se fossimo due acerrimi nemici. Beh, forse lo eravamo davvero. Beatriz ci vide e decise di mettere definitivamente un punto a quello che stava succedendo.

- Adesso basta. Andiamocene, Jacob.
- Sì... penso che sia la cosa migliore da fare. - risposi a Beatriz.
- Esatto. Amelie, tu vieni con noi?
- Ehm... scusami Beatriz, ma io rimango ancora un po' qua con loro. Casomai vi raggiungo dopo, va bene?
- Va bene, Amelie. Ciao Zach, ciao Erik. Andiamo, Jacob.
- Ciao Beatriz. - le risposero Zach ed Erik stregati dalla sua soave voce.

Io e Beatriz lasciammo subito l'aula e lei mi prese la mano cominciando a camminare velocemente, come se ci fosse qualcuno che ci stesse perseguitando.

- Beatriz, ma che hai? - le chiesi.
- Cosa, Jacob?
- Perché stai camminando così velocemente? Sembra che tu stia fuggendo da qualcosa...
- Perché cerco di allontanarmi il più possibile da questa gente. Li conosco appena, ma mi hanno già stancato questi qua.
- Beh, come darti torto... - le risposi con onestà.

Beatriz continuava ad apparire ai miei occhi come l'unica persona che riusciva davvero a comprendermi... l'unica persona che riusciva a capire la malvagità della gente che stava frequentando quella scuola.

- Okay, dovremmo essere lontani da loro. - disse Beatriz.
- Sì... sì, penso di sì.
- Oh, è rimasta l'ultima lezione... dai, entriamo in aula e facciamo in fretta. Abbiamo un pomeriggio da passare insieme, ricordalo!
- Tranquilla, Beatriz. Non me lo sono mica dimenticato...

Al pensiero che saremmo usciti noi due da soli mi venivano i brividi... cazzo, sto rabbrividendo anche adesso. Quanto ti vorrei al mio fianco in questo momento, Beatriz...

Sono qui.
¿imredev a icseir noN

No.íS
Yes.oN

Quando la lezione si era finalmente conclusa, io e Beatriz uscimmo dalla scuola, sperando di evitare di vedere Zach ed Erik. Ma Beatriz notò qualcosa che io mi ero totalmente dimenticato. Più che qualcosa... qualcuno.

- Jacob...
- Sì, Beatriz?
- Ma in tutto questo... Amelie dov'è finita?
- Cazzo, vero. Amelie! - esclamai girando ovunque il mio sguardo.
- Oh, eccola! Sta venendo verso di noi. - affermò Beatriz toccandomi una spalla.

Amelie arrivò da noi correndo affaticata.

- Ragazzi, scusate... ho parlato un attimo con Zach ed Erik...
- Calma, calma. Respira! - cercò Beatriz di tranquillizzare Amelie.
- Avete parlato, eh? E di cosa? - le chiesi.
- Non t'importa, Jacob.
- Umpf... è inutile che insisto.
- Ecco, bravo. - replicò lei ancora affaticata per la corsa che aveva fatto per venire da noi, mentre cercava di fare un profondo respiro.

Beatriz fermò repentinamente il discorso tra me e mia sorella.

- Ehm, Amelie... io e Jacob questo pomeriggio vorremmo uscire insieme.
- Portatelo pure, Beatriz. - rispose diretta Amelie - Magari lo fai anche stare meglio... e chi lo sa, potrebbe anche calmarsi un po'...
- Potresti farmi stare meglio anche tu, mia cara sorella... solo che, probabilmente, non rientra nelle tue competenze...
- O magari sei tu che non mi permetti di parlarti in maniera serena e colloquiale, non pensi, mio caro fratello?
- Basta, finitela una volta per tutte! - urlò Beatriz stanca dei nostri conflitti.
- Comunque sia... siete molto carini voi due insieme, devo dire...

In quel momento arrossii così tanto da sembrare un pomodoro.
E no, stavolta non per la rabbia.

- Oh, ho trovato un modo per farti stare zitto, Jacob! - esclamò Amelie.
- Beh, che dire... grazie, Amelie. - rispose Beatriz lanciandomi uno sguardo dolce.
- Su, dai. Andate pure! Jacob, mi raccomando... almeno Beatriz trattala bene. Penso sia una fortuna avere accanto una persona come lei.
- Oh, sei troppo generosa, Amelie! - rispose contenta Beatriz.
- Sì, per una volta condivido il tuo pensiero, sister.
- È un evento più unico che raro, sappilo. - sussurrò Amelie a Beatriz.

Beatriz si mise a ridere, come se fino a poco fa non fosse successo nulla. Quanta gioia trasmetteva quella ragazza...

- Dai, Jacob, andiamo? - chiese Beatriz insistente.
- Sì, sì! Amelie, ci vediamo più tardi a casa.
- Va bene... brother. Mi raccomando, cerca di tornare a casa prima dell'ora di cena.
- Tranquilla, Amelie. - la rassicurò Beatriz.
- Ok, passate un romantico... ehm, volevo dire un sereno e felice pomeriggio insieme! Oh, e non sono vietati baci di alcun tipo. - finì Amelie il discorso lanciando un occhiolino a Beatriz, come se loro due si fossero capite al volo.
- Amelie... - dissi sbuffando.

Beatriz sorrise e, prendendomi la mano come al solito, andammo... ehm, non avevamo ancora deciso dove andare, in realtà...

- Beatriz, un attimo... ma dove stiamo andando? - le domandai scosso.
- Onestamente non lo so neanche io! - rispose mettendosi a ridere.
- Beh, potremmo fare una passeggiata vicino al fiume, come ti ho detto prima... - le proposi.
- Va benissimo. Non mi interessa tanto il luogo... ciò che voglio è stare in compagnia con te, ovunque tu voglia andare.

Ci guardammo negli occhi per circa un minuto. Eravamo immobili e muti, sembravamo essere ipnotizzati. Ma subito dopo, Beatriz ruppe il silenzio buttandosi su di me per darmi un abbraccio.

- Accontentato, allora. Andiamo, Jacob. E che fiume sia!

Alla fine la accontentai e, come stabilito prima, andammo a fare una tranquilla passeggiata vicino al fiume.

Passare quel pomeriggio con Beatriz mi fece sentire veramente bene, felice... una sensazione che non riuscivo più a provare da dopo quello che era successo al compleanno di Henry. Ci sedemmo vicino al tavolino di un bar che si trovava lì vicino e cominciai a parlarle.

- Beatriz, ti devo ringraziare. - le dissi.
- Jacob, ti ho detto che...
- Lo so, lo so. So cosa stai dicendo. Non devo ringraziarti. Ma io voglio farlo lo stesso. Magari tu non puoi capirlo, ma quello che tu stai facendo... è molto importante, per me. Mi stai facendo sentire bene. Non mi sentivo così da almeno tre anni, cazzo. Sei grandiosa.
- Beh, Jacob... se è per questo, anch'io dovrei ringraziare te.
- Me? E per cosa? Per essere uno stronzo insensibile? Per essere un arrogante...
- Smettila, Jacob. - mi fermò Beatriz - Smettila di giudicare te stesso così negativamente. Io... so che prima non eri così. Riesco a percepirlo dai tuoi occhi. Tu in realtà sei una persona fantastica, Jacob. Ne sono sicura.
- Prima non ero così... potresti avere ragione, Beatriz. Ma... non mi conosci ancora del tutto. Non sai niente del mio passato...
- Neanche tu sai niente del mio passato, Jacob. Nonostante ciò, tu stai dicendo per me lo stesso che io sto dicendo per te. Tu non sai niente di me, io non so niente di te. Ma ci riteniamo comunque a vicenda persone fantastiche.

Non sapevo come risponderle. Effettivamente... lei aveva ragione.
Neanche io sapevo niente del suo passato. Ma la consideravo comunque una persona fantastica, come lei faceva con me.

Pensai dunque a quello che mi aveva detto, e le feci un enorme sorriso. Quel tipo di sorriso che ormai consideravo un ricordo smarrito della mia infanzia era ritornato... forse.
- Sono riuscita di nuovo a farti sorridere, vedo. - mi disse Beatriz.
- Già. - risposi ridendo - Ma quindi... di cosa volevi ringraziarmi?
- Semplicemente... di esserci, Jacob. Da quando ci siamo incontrati, anche se da poco... sei sempre stato al mio fianco, come se fossimo amici già da tanto tempo. Non mi hai mai fatto sentire sola e abbandonata, nonostante tu non mi conosca. Ti fidi di me, quindi. E ne sono molto felice. Difficilmente si trovano persone come te, sai?

Beatriz abbassò lo sguardo e si avvicinò a me, prendendomi la mano e stringendola. Io le ricambiai il favore, stringendo la sua mano.

- Beh... è a questo che servono gli amici. - le risposi cortesemente.

Beatriz mi sorrise e dopo cominciò a guardare il fiume, restando in silenzio.

- Che c'è? - le chiesi.
- Niente. Sto semplicemente sentendo il rumore dell'acqua del fiume. Mi rilassa molto, sai? Specialmente se mi trovo in buona compagnia...

Capii quello che voleva dirmi e le feci un altro sorriso.

- Tu, Beatriz... sei la mia terapia. Sei tu che mi fai stare così bene. - le dissi.
- Ne sono contenta, Jacob. Un ulteriore ragione per continuare a vivere... dico bene?
- Sì... dici bene.

Le nostre mani sembravano essere appiccicate l'una sull'altra. Non riuscivamo proprio a staccarci. Beatriz vide che stavo osservando le nostre mani che si stringevano l'una sull'altra.

Sembravamo essere innamorati.
Probabilmente lo avete già pensato.
Ma... lo eravamo davvero?
Dopo quello che era successo con Sarah... non mi sarei più lasciato fregare da nessuno.

- Sappi che non ti staccherai da me tanto facilmente. - mi sussurrò cogliendomi di sorpresa mentre fissavo la sua mano con le unghia delle dita tinte di un color verde smeraldo, proprio come il colore dei suoi occhi.
- Beh, allora... lo stesso vale per te. - le risposi con affetto.

E pensare che ci conoscevamo da così poco tempo... se il nostro rapporto era già così tenero, come sarebbe diventato in futuro? Me lo stavo chiedendo tra me e me, mentre guardavo Beatriz osservare il fiume. Ero comunque davvero molto ottimista per ciò che ci avrebbe atteso nei tempi a venire.

Sì... i tempi a venire... sarebbero stati...

Come sarebbero stati, Jacob?
Sarebbero stati...

- Merda, Jacob! - urlò Beatriz.
- Che succede, Beatriz? - le domandai.
- Sono già le 19:00!
- Ma cosa... seriamente?
- Sì! Il tempo è proprio volato...
- Già... ed è volato con calma, senza preoccupazioni. - tenni a precisarle.
- È vero... allora, io vado a casa. Ci vediamo domani?

Non volevo ancora staccarmi da lei. Avevo paura che, una volta staccatomi da lei, la felicità si sarebbe polverizzata nuovamente, e che il dolore sarebbe quindi ritornato.

Quindi... mi venne in mente una bella idea.

- Aspetta, Beatriz. Che ne diresti... di venire a casa mia, stasera?
- Oh, Jacob... - affermò lei mentre le sue guance stavano arrossendo.
- Quindi? Ceniamo insieme, stiamo un po' insieme e poi ti lascio a casa. Che ne dici?

Beatriz mi rispose immediatamente, senza pensarci due volte.

- E va bene. Perché no? Chiamo i miei genitori per dirgli che resto stasera da te, allora.

Beatriz chiamò suo padre e, fortunatamente, le diedero il permesso di venire. Solo che le parole che sentivo provenire dal telefono mi stranirono davvero tanto.

- Papà, mi senti? Ecco, volevo chiederti se stasera potevo andare a casa di un mio amico... sì, mangio là e... parleremo un po'... non so, forse guarderemo la TV... è una persona a posto, papà. Tranquillo. Sì, sì, ti ho detto di stare tranquillo. Non ricapiterà più... senti, vorrei non parlarne adesso... e non vorrei neanche ricordarlo. Adesso so quello che faccio, papà. Okay... grazie. Ci sentiamo dopo. - disse Beatriz a suo padre al telefono e chiuse la chiamata.

"Non ricapiterà più", "vorrei non ricordarlo", "adesso so quello che faccio"... ma cosa intendeva dire Beatriz con quelle parole? Non promettevano nulla di buono.

Tuttavia, ero troppo sereno per pensarci e non volevo preoccuparmi troppo in quel momento, quindi decisi di non dare importanza a quello che Beatriz aveva detto a suo padre...
O forse avrei dovuto?

Cazzo... Beatriz... mi tocca stare ancora in silenzio. Ma come accadde con me in passato, sarà col passare del tempo che voi comprenderete tutto.

- Perfetto, Jacob. Ci sono!
- Grande! Allora dico ad Amelie di aggiungere un posto a tavola.

Così, ci alzammo e cominciammo a dirigerci verso casa mia.

Lì, anche la mia famiglia sarebbe finalmente venuta a conoscenza della splendida persona che era Beatriz.

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