Capitolo 23 - Benvenuta In Famiglia

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Mentre io e Beatriz ci stavamo dirigendo verso casa mia, presi il telefono dalla tasca della giacca e chiamai prontamente Amelie.

- Beatriz, chiamo un attimo mia sorella al telefono per dirle che stasera tu resti da noi.
- Va bene, Jacob. Ma solo se non creo problemi! - precisò Beatriz.
- Ma che problemi dovresti creare?! - le dissi roteando gli occhi.
- Beh, non so...
- Oh, eccola! Amelie, mi senti?
- Sì, Jacob. Ti sento, dimmi pure. - rispose Amelie sembrando essere infastidita dalla mia semplice voce.
- Senti... ho proposto a Beatriz di venire da noi stasera. Ceniamo insieme e poi... non so, penseremo a cosa fare. Dopo l'accompagnerò a casa io. Quindi, volevo chiederti... può restare stasera Beatriz da noi?
- E c'è bisogno di chiederlo? Certo che può venire da noi! Avviso subito mamma e papà... voi state già arrivando?
- Sì... tra circa dieci minuti siamo davanti casa nostra.
- Perfetto, allora... vi aspetto! - rispose Amelie.

Io... vi aspetterò.
¿em eterettepsa ...iov aM

Una volta terminata la chiamata con Amelie, riferii subito a Beatriz ciò che lei voleva sapere.

- Allora, Jacob? Che ha detto Amelie?
- Come ti avevo già detto prima, non crei nessun problema! Puoi venire tranquillamente.
- Ah, perfetto! Mi fa molto piacere il tuo invito... - mi bisbigliò.
- E a me fa molto piacere la tua presenza. - le risposi.
- Bene. Allora... andiamo! Fammi strada.

Il sole stava tramontando. Io e Beatriz eravamo ormai arrivati davanti casa mia, così presi le chiavi che avevo messo nella tasca della giacca che avevo indossato.

- Señorita, è pronta a vedere la mia dimora? - chiesi a Beatriz.
- Oh, apprezzo che tu mi chiami con un termine spagnolo... mi sento quasi a casa. Certo che sono pronta, gentleman. - mi rispose.
- Okay, allora fammi aprire la porta... verrà spalancata in tre... due... uno... e...

Non riuscivo ad aprire la porta, nonostante non fossi nel panico com'era mio solito fare.
Beatriz mi fece spostare di lato e afferò le chiavi dalle mie mani.

- Fai fare a me, Jacob. E... ecco fatto!
- Oh... ehm, grande! Sappi che è la prima volta che non riesco ad aprire la porta di casa mia con le chiavi...
- Sì, certo! - disse Beatriz mettendosi a ridere.
- Ehi, cosa vorresti dire? - chiesi infastidito.
- Niente, niente! Dai, entriamo. - rispose lei mostrando un grazioso sorriso.

Entrammo quindi dentro casa mia e trovammo Amelie che stava apparecchiando la tavola insieme a mia madre.

Mary Clarke, mia madre, cominciò a fissare l'ospite di casa coi suoi profondi occhi color verde acqua e si sistemò velocemente i capelli ondulati neri corvino.

Amelie, appena vide Beatriz vicino a me, le fece l'occhiolino. Lanciai una brutta occhiata a mia sorella e lei calò subito la testa, continuando a sistemare la tavola.
Mia madre, invece, appena vide Beatriz, esultò dalla gioia.

- Oh, ciao! Benvenuta in casa Johnson! Piacere di conoscerti, Beatriz. Io sono Mary Clarke, la mamma di Jacob e Amelie. - disse mia madre.
- Salve, signora Clarke. Piacere, io mi chiamo Beatriz. Aspetti un attimo, ma lei come fa a sapere già il mio nome? - chiese Beatriz.
- Amelie mi ha già detto di te, quando mi ha riferito che saresti venuta stasera a casa nostra.
- Aspetta... Amelie ti ha detto qualcos'altro, madre? - le chiesi.
- Beh...
- Madre, io non ti ho detto niente! - la fermò Amelie.
- Esatto! Niente di niente!

Capii che stavano mentendo e che c'era qualcosa sotto.

- Sì, certo... va bene. Tenetevi pure i vostri segreti. Beatriz, seguimi. Ti faccio vedere la casa.
- Va bene, Jacob. - mi rispose Beatriz.

Dopo aver posato la giacca sul divano di casa nostra, io e Beatriz salimmo le scale, ma riuscii a sentire la mamma e Amelie che si sussurravano qualcosa.

- Certo che lei è proprio carina. Capelli rossi, occhi verdi. Ha anche un bel sorriso... e anche fisicamente, non è poi così brutta... - bisbigliò mia madre.
- E tu la giudichi da questo, mamma? È ben altro ciò che conta davvero... e poi, io non penso di essere così tanto inferiore a lei. - disse Amelie infastidita.
- Ma certo, tesoro! Tu sei meravigliosa.
- E poi... ti sembra questo il momento per parlarne?!

Anche Beatriz era riuscita a sentirle quelle due.

- Oh, vedo che qualcuno mi sta facendo i complimenti... - mi sussurrò Beatriz.
- Sì, le ho sentite pure io... - le risposi.
- Mh... chissà se anche tu pensi ciò che tua madre pensa di me...
- Vorresti proprio saperlo, vero?
- Sì... devo ammettere che sarei proprio curiosa...
- Beh, forse lo saprai... o forse no. Chi lo sa!
- Sei uno stronzo, Jacob! - mi rispose Beatriz mettendosi a ridere.

Beh, Beatriz... forse avevi ragione.

Perché dici questo?
.accob al iduihC

Dalle il benvenuto.
.ovepas non ...oI

Adesso sì.
.on arocna orol aM

Le feci fare un giro veloce di tutta la casa e infine andammo in camera mia.

- Che te ne pare fino ad adesso? Della casa, intendo...
- Molto bella! Ma non ho visto ancora la tua camera.
- Infatti quella è la nostra prossima e ultima meta. E... eccoci qua. Señorita, ecco la mia camera.

Le mostrai la mia camera, caratterizzata dal colore blu dominante. Lì c'era il letto con accanto un comodino su cui era poggiata una lampada e una scrivania, sopra la quale c'era il mio computer, oltre ai quaderni e i libri per la scuola. Un po' più in alto rispetto alla scrivania c'era invece un televisore, non troppo grande ma neanche troppo piccolo per godere della sua visione.

- Wow! Sai che mi piace molto?
- Beh, mi fa piacere. Se vuoi, puoi sederti sul mio letto. O ti ci puoi anche coricare, sempre se vuoi...
- Penso proprio che mi ci butterò di sopra, allora. - mi rispose Beatriz lanciandosi su di esso.

Beatriz si coricò quindi nel mio letto, afferrò il telecomando e accese il televisore. Mentre lei era distratta, mi fiondai sul mio computer e lo accesi per fare... una particolare ricerca.

- Ehi, Jacob. Che stai facendo? - mi domandò Beatriz mentre mi vedeva troppo silenzioso.
- Ehm, niente. Sto solo girando un po' su Internet...
- Guarda che lo vedo che stai cercando dei profili!
- Oh, ehm... no! Non è quello che pensi...

Cazzo. Lì sì che mi aveva proprio fottuto.

- Dai, a me puoi dirlo! - esclamò spegnendo il televisore.

Si alzò dal letto e si avvicinò a me abbracciandomi.

- Beatriz... sto solo cercando il tuo profilo! Così da mandarti la richiesta d'amicizia. - le risposi.
- Oh, davvero? Non pensavo di essere così, io. Una ragazza con i capelli biondi...

Sì, ero decisamente stato fregato. In realtà, stavo cercando su Internet un'altra persona...

- Dai, fammi vedere come si chiama. Sarah Evans? E chi sarebbe, questa qui?

Sì... stavo cercando proprio lei. Vi starete chiedendo perché, suppongo. Diciamo che... ne sentivo molto la mancanza. Anche troppo.

- "Che fine ha fatto? Sono ancora nei suoi pensieri?" - mi chiedevo continuamente frustrato nella mia mente.

- Beh... è una mia amica d'infanzia. Tutto qui.
- Tutto qui? Sicuro, Jacob? Non era qualcos'altro, oltre una semplice amica?
- Beatriz... sei gelosa, per caso? - le chiesi fissandola negli occhi.
- Ma... no! Sono semplicemente curiosa, tutto qui...

Improvvisamente, Amelie entrò in camera mia e interruppe il discorso tra me e Beatriz.

- Ehi, ragazzi. Oh, ma guardali un po'... vicini vicini che sembrano quasi abbracciarsi! Che siete dolci! - esclamò Amelie - Sembrate quei due gattini della pubblicità che trasmettono spesso in televisione, ehm... merda, come si chiamava...
- Sister... non è come pensi. - interruppi mia sorella.
- Già... a quanto pare Jacob ha in testa qualcun'altra... - affermò Beatriz irritata.
- Qualcun'altra, eh? Penso di sapere chi sia... cazzo, Jacob! Ti ho detto che devi dimenticarla! - mi rimproverò Amelie.
- Sì, lo so, Amelie. Scusa...
- Un attimo, non capisco... - disse Beatriz.
- E forse è meglio così, Beatriz. - le riferii.
- Ragazzi, è pronto! Scendete! - urlò mia madre.
- Mi sa che è pronta la cena! Dai, andiamo. - disse Amelie.
- Sì. Cominciamo a scendere... - risposi.

Mentre stavamo scendendo le scale, tutto a un tratto Beatriz mi fermò.

- Jacob, aspetta...
- Che succede, Beatriz?
- Perché Amelie dice che dovresti dimenticarla? Parlo di quella ragazza che hai cercato prima su Internet...
- Beatriz, ecco... è molto complicato da spiegare. Magari ne parliamo dopo cena, va bene?
- Umpf... ok. - rispose seccata.
- Vedo che ti importa molto della storia tra me e quella ragazza bionda... - le dissi.
- Ehm... dobbiamo scendere o no?! - rispose nervosa.
- Sì, sì! Aspetta... penso che abbiamo ospiti stasera. - le sussurrai.

Così, scendemmo le scale e di sotto trovammo mio nonno Sam, mio zio Jack, mia zia Betty e mio cugino Vincent.

- Oh, ma guarda chi c'è! Jacob! - urlò lo zio Jack appena mi vide.
- Ehi, zio!

Lo zio Jack, dopo l'incidente stradale di cui era stato vittima quando io avevo ancora undici anni, dovette farsi amputare il braccio destro, in quanto era messo davvero in gravi condizioni, e si fece assemblare un'efficace protesi.

- Vincent! Come stai? - gli chiedemmo io e Amelie.
- Ciao ragazzi! Bene, molto bene, fortunatamente!

Vincent si era ripreso alla grande e non aveva subito grandi ferite, fortunatamente...

- Giovanotti, non vi sareste mica dimenticati di me, vero? - esclamò il nonno Sam avvicinandosi a noi con passo lento.
- Non lo faremmo mai, nonno. - gli dissi abbracciandolo.
- Ma dov'è papà? - chiese Amelie.
- È già di ritorno a casa, era uscito poco fa dal lavoro. - rispose nostra madre.

Proprio dopo che parlò la mamma, ecco che la porta d'ingresso venne spalancata.

- Oh, siete già tutti qui?! - esclamò mio padre dopo essere entrato.
- Ecco, adesso ci siamo tutti! - esclamò la mamma.
- Ah, vero! Mia cara famiglia, vi presento la mia nuova amica. Si chiama Beatriz. Beatriz Hernández! - affermai davanti a tutti.
- Beatriz... bel nome. Vieni dalla Spagna, vero?
- Sì, signore. - rispose Beatriz.
- Oh, perdona la mia maleducazione, Beatriz. Io sono William Johnson. Quindi... chiamami semplicemente William.
- Va bene, stia tranquillo!
- Beh, direi di metterci a tavola! - urlò mia madre.

William Johnson, mio padre, portava ancora gli occhiali, in quanto era miope. Per quanto riguarda il suo aspetto fisico, ciò che lo caratterizzava erano i suoi occhioni e i capelli ricci entrambi color castano.

Ci mettemmo dunque tutti a tavola e cominciammo a mangiare.

- Allora, Jacob... come vi siete conosciuti tu e Beatriz? - chiese mio padre.
- Beh, il primo giorno di scuola ci siamo incontrati, lei si è seduta accanto a me e abbiamo fatto subito amicizia. Si è appena trasferita qui a Westminster e viene, come penso abbiate già capito, dalla Spagna. Più precisamente, da Madrid. - risposi dopo aver ingoiato un pezzo di pollo.
- Stranamente, è riuscito ad essere socievole... almeno per una volta. - commentò Amelie.

Beatriz si mise a ridere, e fu proprio grazie alla sua risata che riuscii a non innervosirmi e a contenermi.

- Sai, Beatriz... ti ammiro molto. È almeno da tre anni che Jacob non riesce a fare nuove amicizie per la sua sgarbataggine. Tuttavia, prima lui non era così, come lo vedi adesso. - disse mia madre.
- Signora Clarke... anzi, Mary. Il Jacob Johnson che io vedo è una persona fantastica. È vero, forse alcune volte si comporta in maniera scorretta... ma magari lo fa perché gli è necessario.
- Sì, però... non penso che il suo attuale comportamento sia corretto, ecco... - rispose mia madre guardandomi male.
- Mary... io non so cos'è successo a Jacob in passato per essere cambiato così tanto come dite voi. Però... so che in realtà non è una persona malvagia. Lui ha ancora un cuore. Ne sono più che certa. E poi... si può sempre migliorare. Possiamo essere sempre migliori, giorno dopo giorno. - affermò Beatriz davanti a tutti.

Mio padre si alzò dalla sedia e fece un applauso a Beatriz sorridendole e mandandole un bacio con la mano, fiero di quello che aveva appena sentito dire mentre stavamo mangiando.

- Beatriz... sono molto contento di quello che stai dicendo. Peccato che Kate, la nonna di Jacob ed Amelie, non è più qui. Le avrebbe fatto davvero tanto piacere conoscerti, ne sono sicuro.
- Oh, mi dispiace davvero tanto che lei non sia più qui, con noi...
- Ne sentiamo tutti la mancanza. Ma comunque, stavo dicendo... concordo assolutamente con te, e sono fiero del fatto che i miei figli abbiano al loro fianco una persona come te. Da quando Jacob ti conosce, lo vedo più, come dire... sereno... e di questo te ne sono davvero grato. Gli serviva proprio un'amica come te. Spero che sarai sempre con loro e con noi. - affermò mio padre.
- Ma certo, William. Non abbandonerò mai nè Jacob né Amelie. Anche se ci conosciamo da poco tempo, loro hanno già un posto importante dentro di me. Resterò sempre con loro, e ci sarò sempre in caso di bisogno. Hai sentito, Jacob?

Sembravo imbambolato. Stavo fissando Beatriz mentre parlava in quella maniera così... sublime, sempre col sorriso in faccia, e... non riuscivo a distogliere lo sguardo da lei.

- Sì, Beatriz. Lo stesso che hai detto vale anche per me. - le risposi intenerito.
- E vale anche per me, Beatriz. - rispose anche Amelie.

Beatriz fece un enorme sorriso che fece rallegrare e commuovere tutti quelli che in quel momento erano seduti a tavola.

- Beatriz... sappi che da noi sarai sempre accolta con massima benevolenza. Da noi, puoi considerarti a casa. Benvenuta in famiglia, Beatriz Hernández. - esclamò mio padre mostrando rispetto verso Beatriz.
- Ne sono onorata. E sono anche felice di avervi conosciuti! - rispose.

Oh... davvero?
...otaccep ehC

Beatriz, che era seduta accanto a me, avvicinò la sua gamba destra alla mia gamba sinistra e mi guardò sorridendomi.

Continuammo a parlare e dopo un po' finimmo di mangiare.

- Il cibo era buonissimo, Mary! - si complimentò Beatriz - Se vuoi, ti aiuto volentieri a sparecchiare la tavola!
- Oh... grazie, cara! Lo gradirei molto... sei un tesoro! - rispose felice mia madre.

Dopo esserci alzati dal tavolo e dopo avere sparecchiato, proposi a Beatriz di ritornare in camera mia e lei accettò la proposta.

Ma proprio mentre stavamo salendo le scale, qualcuno suonò al citofono di casa nostra. Era quasi mezzanotte e non stavamo aspettando nessuno. Ma allora... chi diavolo poteva essere?

Jacob... stai tremando di nuovo... fermati... Jacob...

Sono qui.
¿itnes im ...bocaJ

Lui... è qui.

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