Capitolo 24 - Visita A Sorpresa

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Lui sta arrivando.

Dannazione...

È ritornato davvero.

Lui... l'aveva detto che non mi avrebbe lasciato stare.

Merda, Jacob... mantieni la calma e respira profondamente...

Okay... sì, fai come lei ti ha insegnato. Inspira, e... espira.
Ancora una volta. Inspira... espira.

Inspira... espira.

Insp...

...ari

...psE

ira...

.eraripser ...ossop noN

Va bene... ci sono.
Adesso possiamo continuare.

Appena finimmo di mangiare, proposi a Beatriz di risalire in camera mia.

- Ehi, Beatriz! - le sussurrai.
- Jacob! Ti sento, dimmi.
- Che ne dici di tornare sù, in camera mia?
- Va bene, stavo cominciando ad annoiarmi qui! - mi bisbigliò mettendosi a ridere.
- Sì, posso capirti... ehm, scusa se prima ti ho fatto innervosire. - le dissi abbassando leggermente la testa in giù.
- Intendi quando stavamo scendendo le scale per andare a cenare? Ma dai, stai tranquillo. Anzi, è colpa mia. Mi sarei dovuta fare gli affari miei. - rispose lei.
- No... sono stato io troppo stronzo con te, Beatriz. Se vuoi, possiamo parlarne... di quella ragazza che ho cercato prima sul computer, intendo...

Beatriz si avvicinò sempre di più a me e sfoggiò un altro dei suoi sorrisi.

- Se ti va... sì. Possiamo parlarne...
- Ah, quindi ti interessa! - esclamai.
- Sì, può essere. Sai, sono una ragazza molto curiosa... - mi disse incrociando le braccia e facendomi l'occhiolino.

Onestamente, mi sarei aspettato da parte sua una risposta più... come dire... imbarazzata. E invece no, era riuscita a cogliermi di sorpresa.
Beatriz era una persona davvero speciale e unica.

- Mh... curiosa in generale o curiosa di me? - le chiesi lanciandole una frecciatina.
- Beh... ti lascio nel dubbio, Jacob. - mi rispose zittendomi.

Amelie notò che io e Beatriz stavamo dialogando a bassa voce per non farci sentire dagli altri e si intromise nel nostro discorso.

- Ehi, di cosa state parlando voi due che vi sorridete dolcemente a vicenda? - chiese Amelie curiosa.
- Amelie, non ti interessa. - le risposi freddamente.
- Non stavo parlando con te, cafone. Lo stavo chiedendo a Beatriz.
- In realtà l'hai chiesto ad entrambi. - le contrabattei.
- ... senti, fai finta di non avermi sentito, va bene? - disse Amelie irritata.
- Già, forse è meglio. Andiamo, Beatriz?
- Sì, Jacob. Amelie... vuoi venire pure tu con noi? - chiese Beatriz.
- No... vorrei restare un po' con la mia famiglia. - disse Amelie guardandomi male negli occhi.

Effettivamente, forse la cosa giusta da fare era restare lì riunito con i miei familiari. Ma io non lo feci. Volevo restare solo con Beatriz, in santa pace. Noi due soli, senza nessuno che ci disturbasse.

Forse stavo dando troppa importanza a qualcosa o a qualcuno che non la meritava davvero?

Tuttavia, mentre io e Beatriz stavamo salendo le scale per andare in camera mia, qualcosa ci fermò.
Sentimmo qualcuno suonare al citofono di casa mia.

Era quasi mezzanotte. Chi poteva mai essere a quell'orario? Non stavamo attendendo nessuno.

Nessuno, cazzo, nessuno! Ma come vi ho detto all'inizio del mio racconto... nulla è prevedibile, in questa vita.

Dico bene?

- Jacob... aspettiamo altri ospiti? - chiese Beatriz.
- No... non che io sappia. Ma è mezzanotte... ma che cazzo... Beatriz, scendiamo e andiamo a vedere chi è. Torneremo in camera mia dopo. - le dissi.
- Va bene, Jacob.

Decidemmo dunque di scendere e andare a controllare chi era stato a suonare al citofono di casa nostra.
Ma mentre stavamo scendendo le scale, notammo Amelie che stava correndo verso di noi.

- Jacob! JACOB! - urlò mia sorella.
- Amelie, sono qui. Che succede, chi c'è?
- C'è... non so chi siano, cazzo! Venite, veloci!
- Amelie, calmati! - disse Beatriz.
- Beatriz, non posso stare calma! Ci sono degli sconosciuti in casa nostra a mezzanotte!
- Ma chi diavolo potrebbe essere? Dai, andiamo a vedere. - riferii ad Amelie e a Beatriz.

Io, mia sorella e Beatriz ci dirigemmo quindi verso la porta d'ingresso e ci ritrovammo davanti un uomo con accanto una donna, presumibilmente sua moglie.

- Salve, signori. Perdonate il disturbo, sappiamo che l'orario... non è dei migliori, per bussare alla porta di alcuni sconosciuti.
- Salve... scusate, ma voi chi siete? - domandò mio padre confuso.
- Oh, sì. Perdonateci. Lei è Roxanne Collins, mia moglie. - disse il signore.
- Buona sera. Scusate il disturbo. - disse la signora Roxanne eseguendo una specie di inchino.
- Ok... e invece per quanto riguarda lei, signore? - chiese mia madre.
- Oh, non c'è bisogno che mi diate del "lei", tranquilli. Comunque, io mi chiamo Nicholas. Nicholas Bell.

Che cosa cazzo avevano sentito le mie orecchie?

Bell?
Nicholas Bell?!

Appena sentii il suo cognome, cominciai a rabbrividire per l'angoscia e mi vennero in mente i ricordi dell'infanzia passata con Henry.

- Aspetta, che cosa hai detto?! Ho capito bene? Il tuo cognome è Bell?! - domandai scioccato indicandolo col dito.
- Sì, ragazzo. E tu, invece? Come ti chiami? - mi chiese Nicholas.
- Io... sono Jacob Johnson, piacere. - risposi cercando di tranquillizzarmi.

Nicholas Bell si presentò a me con addosso un cappotto nero molto affascinante, probabilmente acquistato proprio a Londra, e delle scarpe raffinate, anch'esse nere. Non era roba da poco, insomma. Era un uomo sulla quarantina, aveva dei capelli castano scuro sfumati, una barba incolta e degli occhi color azzurro come il cielo che erano capaci di ipnotizzare chiunque, anche al solo primo sguardo.

Roxanne Collins, sua moglie, aveva invece indossato un elegante abito rosso e aveva i piedi infilati all'interno di un paio di tacchi, anch'essi molto signorili, devo dire. Per com'erano vestiti, sembravano provenire da una specie di festa molto importante. Anche lei sembrava avere quarant'anni circa, aveva dei capelli biondo chiaro ricci e gli occhi verdi, molto simili a quelli che possedeva Henry.

- Piacere di conoscerti, Jacob. Aspetta un attimo... ma noi non ci siamo mai visti prima? Sai, mi sei molto familiare... - continuò Nicholas.

Avevo il cuore che mi batteva a mille. Ma ormai... avevo capito.
Il Nicholas che avevo di fronte... era il padre di Henry.

- Roxanne, io... mi ricordo di te. Eri alla festa di... no, no, no.
- Penso di non avere capito bene, Jacob. Cosa vuoi dirmi? - chiese lei scombussolata.
- Nicholas... ma tu sei il padre di Henry Bell? - gli domandai tremando.
- Sì. O meglio, lo ero... un attimo, tu conosci Henry?!

Era tutto chiaro. Quei due erano i genitori di Henry Bell.

- Signore... suo figlio e Jacob erano migliori amici durante la loro infanzia. - commentò mia madre.
- Davvero...?
- Già. Lui veniva spesso qui, anni fa. Aspetti, ora mi ricordo di lei! Quando lasciavo i miei figli al parco a giocare con Henry, la vedevo sempre che accompagnava suo figlio!
- Ah, ecco perché suo figlio Jacob mi è così familiare... - rispose Nicholas osservandomi attentamente.

Nicholas rimase fermo a fissarmi mentre mio padre e mia madre gli parlavano. Non so perché, ma in quel momento mi sentivo veramente a disagio. In quel momento ero dominato dall'ansia, dalla paura, dalla tristezza. E poi, ricominciò il dolore che avevo avuto quella mattina quando vidi il fantasma di Henry.

- Jacob. Ehi, Jacob! - bisbigliò Amelie.
- Amelie, che c'è?
- Ma secondo te perché sono venuti qui? E poi... come fanno a sapere dove abitiamo?!
- Non lo so, Amelie...

Beatriz mi vide rabbrividire di nuovo dalla paura e si recò da me per cercare di tranquillizzarmi.

- Ehi, Jacob! Che succede? - chiese Beatriz.
- Niente, Beatriz. Non preoccuparti...
- Ho capito che è il padre di un tuo vecchio amico, Henry... ma non è il nome che urlavi stamattina in bagno? O sbaglio?

Sì... è proprio lui.
.engoznem ettut onos ...oN

Di punto in bianco, ricominciò a partire il dolorosissimo mal di testa che avevo avuto a scuola e iniziarono a lacrimarmi inspiegabilmente gli occhi.

- Cazzo... quindi mi avevi sentito... merda... Beatriz, mi sento di nuovo scombussolato... - le dissi sofferente.
- Merda... tranquillo, tranquillo. Ehi, perché piangi? Ci sono io con te, ricordalo. - mi riferì Beatriz accarezzandomi la spalla.
- Non lo so... non riesco a spiegare queste lacrime che sto buttando...

Io e Amelie continuavamo a guardarci a vicenda e non riuscivamo a capire cosa volessero da noi il padre e la madre di Henry e come avessero fatto a trovarci.

Allora Amelie si fece coraggio e decise di parlare faccia a faccia con Nicholas.

- Senti... Nicholas, giusto? Innanzitutto mi presento... io sono Amelie Johnson, la sorella gemella di Jacob.
- Piacere di conoscerti, Amelie...
- È un piacere fare la tua conoscenza anche per me, Amelie. - si intromise Roxanne stringendole la mano.
- Salve, signora. Comunque, volevamo sapere... perché siete venuti qui? E... come avete fatto a trovarci?

Nicholas si mise davanti a Roxanne e rispose al posto suo ad Amelie.

- Oh, giusto. Suppongo vogliate delle spiegazioni. Siamo venuti qui per sapere se conoscevate nostro figlio Henry, ma ormai suppongo di sì...

Mentre stava parlando, Nicholas venne verso di me.

- Jacob... poco fa mi avete fatto capire che tu eri il migliore amico di Henry. - mi disse.
- Sì... lo siamo stati fino all'età di dieci anni. - gli risposi con le lacrime che continuavano ad uscirmi dagli occhi.
- Oh. Quindi nell'ultimo anno di vita di Henry non siete più stati migliori amici?
- No... non lo eravamo più.
- Posso chiederti... come mai? - mi chiese con uno sguardo strano.

Decisi di non profferire parole in merito, dato che pensarci mi avrebbe solo fatto sentire ancora peggio.

- ... preferisco non parlarne. - risposi a bassa voce.
- Capisco... ti trasmette brutti ricordi, vero?
- Ma che cazzo... - pensai tra me e me mentre guardavo Nicholas negli occhi, come se fossi ipnotizzato.

Sembrava che lui fosse in grado di percepire cosa stava circolando nella mia mente in quel momento.
Pareva anche che lui... fosse in grado di comprendermi. Mi stava inoltre osservando con uno sguardo a dir poco minaccioso... e pensare che inizialmente mi sembrava essere una persona gentile.

La situazione stava diventando veramente inquietante.

- Comunque sia... stiamo cercando informazioni per capire come sia avvenuta la terribile morte del nostro caro figlio Henry. - affermò Nicholas.
- Nicholas... qualche anno fa, Jacob e Amelie ci hanno raccontato della morte di Henry che è accaduta il giorno del suo compleanno. Ci dispiace molto per quello che è successo. - disse mio padre.
- Jacob e Amelie erano alla festa di compleanno? Hanno visto qualcosa? - domandò Nicholas sobbalzando in aria, sorpreso per quello che aveva appena sentito uscire dalla bocca di nostro padre William.

Cominciarono a tremarmi le mani, le braccia e le gambe. Riuscivo a malapena a restare in piedi e non potevo controllarmi.

- Jacob... ti prego, mi serve il tuo aiuto. Hai visto cos'è successo a Henry, prima che decidesse di... mettere fine alla sua vita... di sua spontanea volontà? - mi domandò Nicholas.

L'anomalo dolore cominciò nuovamente a divorarmi l'anima e il fantasma di Henry riapparve davanti a me.

- Jacob... che cosa dirai a mio padre? Mentirai, dicendo di non avere visto niente? O dirai la verità, raccontando del discorso che abbiamo avuto io e te in camera mia? Quella verità che ancora non hai avuto il coraggio di ammettere ad Amelie... dico bene, Jacob? - mi disse il fantasma di Henry.
- No, basta... lasciami in pace, ti prego... - urlai disperato.

Henry si mise a ridere.
Ma perché... perché voleva farmi questo? Cosa ci trovava di così bello nel vedermi soffrire, anche da morto?

- Ah, Jacob... ricorda. Le decisioni che fai definiscono chi sei. Oltre a questo, ogni decisione che effettui ha delle conseguenze. È così che funziona la vita.
- Basta, cazzo. Vattene! - urlai davanti a tutti.

Amelie venne da me e cercò di farmi calmare.

- Jacob. Non agitarti, datti una calmata! Guardami e ascoltami! Lui non c'è, okay? Non c'è! - gridò Amelie al mio orecchio.

Nicholas non riusciva a capire cosa mi stesse prendendo.

- Ma cosa... con chi ce l'hai, Jacob? - chiese Nicholas preoccupato.
- Lasciami stare. - gli risposi turbato.
- Jacob, ti supplico. Ho bisogno di sapere cos'è successo esattamente a Henry.
- Ti ho già detto che... cazzo. E va bene. Ti dirò quello che ho visto.

Allora mi trovai di fronte ad una decisione da fare, come effettivamente mi anticipò il fantasma di Henry.

Avrei dovuto dirgli la cruda verità? O sarebbe stato meglio mentirgli?

Non sapevo cosa fare. Ma alla fine... feci la mia decisione.

- Nicholas... l'ultimo anno in cui Henry era ancora in vita fu molto particolare. Il nostro rapporto si stava lentamente spezzando, e...

Stavo per dire la verità, però... ricordai che Amelie non sapeva ancora niente. Non sapeva ancora della discussione che avevamo avuto io e Henry prima che lui si buttasse dal balcone.

Ed io, alla fine... non ci riuscii. Era più forte di me.

Dovetti mentire ancora una volta.

- ... ma purtroppo non ho mai capito perché la nostra amicizia si stesse spezzando in questa maniera. Henry non mi parlava più. Henry non mi diceva niente. Henry... non mi chiedeva mai aiuto. Non mi ha mai parlato neanche della sua vita privata, anche quando eravamo ancora migliori amici. Quella sera... Henry ci disse di scendere giù e di aspettarlo, mentre lui subito dopo andò in camera sua a fare... qualcosa, suppongo. Ma io non scesi subito giù, bensì andai un attimo in bagno. Nonostante ciò, non l'avevo visto... non l'avevo neanche cercato, in realtà. Poi tornai dagli altri, ma Henry non era ancora sceso. Subito dopo sentimmo un forte rumore vicino all'entrata di casa vostra e... vedemmo il suo corpo spiaccicato a terra, pieno di sangue. Mi spiace... ma non so cos'altro dirvi. Non posso aiutarvi. - conclusi il discorso con l'aria che mi mancava per il dolore che sentivo scorrere dentro di me.
- Dev'essere stata dura per te ricordare quel momento, Jacob... ti ringraziamo lo stesso, anche se non puoi aiutarci molto. - mi disse Roxanne.
- Sì, signora. Il solo pensiero mi fa stare male. Tanto male... - le replicai addolorato.

Beatriz vide che stavo per scoppiare nuovamente in lacrime e venne a consolarmi.

Nicholas invece rimase in silenzio e cominciò a pensare... sembrava che ci fosse qualcosa che non lo convinceva.

Seguì un silenzio assordante. Ma quel silenzio... non durò per molto.

- Aspetta, Jacob. Ma in casa non c'era nessuno? - mi chiese Nicholas.
- No, eccetto noi e gli altri bambini... oh, Roxanne aveva detto che sarebbe uscita per poco tempo e che sarebbe tornata subito, anche se poi in realtà ha perso più tempo del previsto. Tu invece non eri lì...
- Già, io non sono potuto essere lì per... motivi di lavoro. Però... Roxanne. Roxanne! - gridò Nicholas all'improvviso.
- Cosa, Nicholas? Che c'è adesso? - chiese Roxane preoccupata.
- Lei era lì?
- Lei? Aspetta, di chi stai parlando?
- Lei, Roxanne. S...

Roxane fece zittire immediatamente suo marito, che stava facendo uscire dalla sua bocca il nome di una persona.

Appena io sentii la prima lettera di quel nome, che cominciava appunto con la lettera "S", la mia mente risalì subito a... Sarah.

- Noi... è meglio che torniamo a casa, al più presto. - disse frettolosamente Roxanne - Vi faremo sapere se troveremo nuove informazioni...
- No! Lei non c'entra niente in questa storia! Aspettate... - gli urlai.

Corsi verso la porta, ma era ormai troppo tardi. Nicholas e Roxanne erano ormai usciti di fretta da casa nostra e sembrava ci fosse qualcosa che li stesse turbando molto.

Quando ero arrivato davanti la porta, Roxanne l'aveva ormai chiusa e io ci sbattei, facendomi male alla fronte e cadendo a terra.

- Cazzo, Jacob! - urlarono Amelie e Beatriz venendo a soccorrermi.

Mentre Amelie e Beatriz cercarono di farmi rialzare, ecco che ricomparve per l'ennesima volta il fantasma di Henry.

- Jacob... hai fatto una scelta. Hai deciso di mentire ai miei genitori, vedo... sarà stata la decisione giusta? O sarà stata quella sbagliata? Quali conseguenze ci saranno? Lo scoprirai solo vivendo, mio caro amico d'infanzia. Stai molto attento, Jacob. Io... sarò sempre con te, al contrario di ciò che tu hai fatto con me. Non ti lascerò mai. - mi disse Henry dissolvendosi.

Liar, Liar, Liar, Liar, Liar, Liar...
...raiL ,raiL ,raiL ,raiL ,raiL ,raiL

Dopo avere sentito quello che il fantasma di Henry mi aveva detto, rimasi scioccato... ma anche impaurito come non lo ero mai stato prima d'ora.

Cosa voleva dire? A cosa dovevo stare attento? Cosa mi avrebbe atteso in futuro?

O meglio...

Cosa avrebbe riservato il futuro... a tutti noi?

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