5° CAPITOLO

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

<< Hannah?!>>, dice una voce dietro di me. Riconosco subito a chi appartiene la voce. È Jack. Faccio finta di non sentire e continuo a camminare come se niente fosse. È lunedì e, come ogni giorno, sto andando a trovare mia madre. << Ehi, aspetta!>>, dice Jack, prendendomi delicatamente per la spalla e facendomi girare su me stessa. Ahah, e adesso cosa farai? Lo guardo fisso in quei suoi occhi azzurri chiari che farebbero incantare ed innamorare istantaneamente qualsiasi ragazza, a parte me ovviamente, e gli chiedo schietta: << Cosa vuoi?>>. Lui mi guarda da capo a piedi e mi chiede con un misto di confusione e stupore: << Come mai sei vestita così? E perché diavolo non rispondi al cellulare???>>. << Non sono affari tuoi! E comunque ho cose di gran lunga più importanti da fare che parlare con te, quindi ciao>>, mi limito a rispondergli, incominciando a camminare. << Ma cosa ti prende? Ti avviso, se non ti fermi in questo istante dirò alla tua amichetta senza cervello ed al resto della scuola che ti sei vestita così, assolutamente fuori moda e che quindi non meriti di far parte del nostro gruppo... a questo punto mi chiedo se tutto quello che ci hai raccontato sulla tua meravigliosa famiglia e sulla tua villa sia tutta una bugia>>, dice Jack, al che io mi fermo e mi giro verso di lui ridendo.
<< Tu sì che sei una delle persone più patetiche che io abbia mai conosciuto in vita mia! Fai pure come ti pare, dì a tutti come sono realmente, tanto mi sono stancata di continuare a fingere! Ah, e se ti interessa non ho una villa tipo barbie, ma vivo in un semplice condominio, non ho una famiglia perfetta e non sono ricca. Anzi>>, dico senza pensare alle conseguenze per poi girarmi e proseguire a camminare. << Motivi in più per farti espellere dal nostro gruppo! Sei sempre stata strana, sempre un po' a parte, con il tuo fare distaccato... potevo immaginarlo che erano tutte menzogne. Non ci posso credere che per tutto questo tempo sono andato dietro ad una poveraccia come te>>, dice. << E invece credici, imbecille... adioss>>, gli dico sentendo andare via un peso dallo stomaco per poi alzare la mano e mostrandogli il dito medio.

<< 'Giorno! Hai visto che bella giornata oggi?>>, dico raggiante alla segretaria, appena entro al centro di cura. Certo, bellissima soprattutto per quello che sta per succedere! Dice la vocina, ma io alzo gli occhi al cielo e la ignoro. << Oh, sei in anticipo... sono le 10: 30! Vedo con grande piacere che sei di buon umore... vuoi prima la cattiva o la buona notizia? Anzi, mi sa che non cè una buona notizia...>>, dice di punto in bianco, rivolgendomi uno sguardo che non riesco a decifrare. Te l'avevo detto.
<< Oh no... non dirmi che centra mia madre>>, dico adombrandomi. << Sì, purtroppo>>, dice. << Ok, spara>>, le dico aspettandomi il peggio. << Tua madre questa notte è stata male... le è salita la febbre e ha rischiato di avere un collasso. Però prima di farvi preoccupare inutilmente abbiamo aspettato ed adesso infatti sta meglio. Per oggi abbiamo preferito tenerla a letto visto che non riusciva neanche a reggersi in piedi>>, dice la segretaria. È la prima volta che mia madre sta male in questa struttura e mi si spezza letteralmente il cuore sentirle dire queste cose. In risposta annuisco quasi come se fossi un robot e la saluto, avviandomi verso le scale.
<< Non ti preoccupare Hannah, si riprenderà!>>, dice la segretaria, al che io mi giro e le sorrido con le lacrime agli occhi, perdendo tutta l'allegria che avevo acquistato poco fa. Sì, certo si riprenderà.

<< Buongiorno>>, mi saluta a bassa voce linfermiera sulla cinquantina di fianco al letto di mia madre appena si accorge della mia presenza. Dopo avermi rivolto un sorriso, si alza dalla sedia e mi accompagna fuori dalla stanza per non disturbare mia madre, visto che sta dormendo.
<< Come sta?>>, chiedo preoccupata all'infermiera.
<< La febbre le è scesa ed adesso la sua temperatura è normale. Ha avuto una notte piuttosto movimentata, quindi è meglio se non la svegli>>, dice l'infermiera guardando pensierosa mia madre. Io annuisco e le chiedo: << Posso restare un po sola con mia madre?>>. Non farla andare via! << Ma certo cara! Se hai bisogno, sono al secondo piano in infermeria... o basta che clicchi il pulsante per le emergenze>>, dice. Subito dopo averla ringraziata, entro in camera e trovo mia madre nella stessa posizione di poco fa, addormentata. Mi siedo sulla sedia vicino al letto e, dopo aver guardato per quello che mi sembra un'eternità il suo viso smunto che sembra invecchiato di quasi dieci anni, alzo lo sguardo al soffitto e chiudo gli occhi. Tutta un tratto mi sento invadere da una strana sensazione di disagio. E poi la sento. << Oh, sei venuta>>, dice una voce femminile facendomi aprire di scatto gli occhi. Ne sono certa... è la stessa identica voce del sogno. Mi guardo intorno spaventata e mi accorgo con grande sollievo che non cè nessuno nella stanza a parte me e mia madre. Te la sei cercata! << Mi sei mancata>>, dice la voce. A quel punto guardo mia madre e la vedo pronunciare quelle parole. Sono certa che quella, anche se ormai è solo un lontano ricordo, non è la sua voce. Adesso non è più distesa sul letto ma è seduta. All'improvviso mi invade un terrore folle che mi fa immobilizzare e quasi smettere di respirare.
<< M-mamma?>>, dico balbettando. Adesso la sua bocca si sta aprendo in un largo sogghigno. Non ci posso credere... adesso sta ridendo. La sua risata mi entra nella testa investendomi, quasi a farmi perdere i sensi. La pelle mi si accappona come a voler creare delle onde immaginarie sotto la pelle delle braccia e della schiena. Poi smette di colpo e dopo avermi fissato per qualche istante impassibile, mi prende per un braccio facendomi sobbalzare dallo spavento. << È tutta colpa tua se sono qui, brutta stupida>>, dice la voce proveniente da mia madre. Poi mi stringe sempre di più il braccio, facendomi gridare dal dolore. << M-mamma, mi fai male>>, dico quasi sul punto di piangere. Provo a farle mollare la presa dal mio braccio ma è come se la sua mano fosse attaccata con la colla vinilica. Poi i suoi occhi perdono un attimo l'espressione di odio e quasi di piacere nel vedermi soffrire e diventano vuoti, anche se so che mi continuano a fissare.
<< Ti voglio bene>>, dice mia madre. E sono sicura che questa è la sua vera voce. La sua voce di sempre... tranquilla e morbida quasi come una coperta che ti avvolge non facendoti morire di freddo in inverno. Una lacrima le sta scendendo lungo la guancia sinistra. Poi, come colpita da una scossa elettrica, mi lascia il braccio e cade sul letto colpita da tremiti violenti. Sta avendo un attacco epilettico. Mi alzo di scatto dalla sedia e premo il pulsante d'emergenza vicino al letto. Guardo mia madre in preda al panico, non sapendo come aiutarla. Sta perdendo sangue dalla bocca.
<< MAMMA>>, dico gridando, cercando di tenerla ferma per non farla cadere dal letto. Poi smette di colpo. I suoi occhi adesso sono bianchi, come coperti da un foglio bianco ed orlati di sangue. La scuoto leggermente e continuo a chiamarla con gli occhi pieni di lacrime. Non può essere morta, deve essere tutto uno stupido incubo, continuo a ripetermi nella mia mente, anche se so perfettamente che tutto ciò è la realtà. Dove cavolo sono le infermiere? Mi metto in ginocchio e poso la testa sulla sua spalla destra. Sembra quasi che il mondo, per ripicca, mi è caduto addosso da un momento all'altro. Poi alzo lo sguardo e cerco di chiudere gli occhi di mia madre... ma sembrano come incollati. La testa di mia madre si gira di scatto verso di me, gli occhi ritornano vividi e, anche se non fuoriesce nessuna voce dalla sua bocca, la sento nella mia testa che dice: << Ti farò soffrire quanto ho sofferto io per tutti questi anni>>. Poi gli occhi ritornano vacui. Mi alzo spaventata mentre apro la bocca per gridare anche se non mi esce alcun suono, ed esco dalla stanza di corsa. Mentre corro per il corridoio incontro tre infermiere che sembrano non vedermi nemmeno e so con certezza che sono dirette verso la stanza di mia madre. Troppo tardi, sento dire da una vocina nella mia testa rivolta alle infermiere. Sento che da un momento allaltro potrei svenire o vomitare, o addirittura tutt'e due le cose. Svolto e percorro un corridoio, poi un altro ed un altro ancora. Sono tutti uguali ma nella mia mente mi appaiono tutti diversi e confusi. Apro porte su porte ed entro in vari settori con pazienti ed infermieri che mi guardano confusi ma non mi fermano perché sanno che non sono ricoverata in questa struttura o per lo meno che non sto andando verso un'uscita. Mi sembra che tutti mi stiano prendendo in giro, come se stessero vedendo un filmino comico. Poi apro l'ennesima porta, mi fermo con il fiatone e mi guardo intorno. Sapevo che il centro di cura era grande, ma non me lo immaginavo così tanto grande! Guardo la scritta sul cartello in alto attaccato al muro che indica il reparto. C'è scritto"Disturbo antisociale della personalità", o in poche parole, psicopatici. Rispetto agli altri settori, è completamente vuoto, sia di pazienti che di infermieri... è abbastanza inquietante. Sento delle grida in fondo al corridoio. Un brivido mi sale lungo la schiena. Sembra di stare in un film dell'orrore. Le mie gambe senza il mio consenso incominciano ad andare verso la direzione da cui provengono la grida. Cosa sto facendo, chiedo a me stessa, cercando inutilmente di fermarmi. Ma ormai è troppo tardi. Sono di fronte ad una porta socchiusa. << Ti prego... BASTA>>, implora una voce maschile. << Lo hai voluto tu>>, dice l'altra voce molto più profonda. Apro la porta, facendola cigolare. Non credo ai miei occhi... c'è il dottor Fitzt con in mano un bisturi sul petto nudo e terribilmente pallido del ragazzo. Quel ragazzo con il piercing al sopracciglio ed uno al labbro. << Oh Hannah... non dovresti essere qui>>, dice il dottore sorpreso, sogghignando. Ha ragione, non dovresti essere qui. << C-cosa gli sta facendo?>>, gli chiedo, guardando il petto martoriato del ragazzo che nel frattempo mi guarda a sua volta terrorizzato. << Gli sto dando una bella lezione...>>, dice guardando il bisturi ricoperto di sangue.
<< Lei è un... mostro>>, dico disgustata. Ma lui sembra non sentirmi, perso nel suo mondo perverso. Poi dopo qualche secondo di silenzio, mi guarda e dice: << Come ho già detto, non dovresti essere qui>>. Successivamente si avvicina, finché non è neanche a un metro di distanza da me. << Mi dispiace, sei una così brava ragazza... vieni ogni giorno a visitare la tua cara mammina, anzi come sta? Ho saputo che questa notte non è stata molto bene>>, dice il dottor Fitzt.
<< È morta>>, mi limito a dire, respingendo le lacrime. La sua espressione cambia e diventa ad un tratto compassionevole, per poi diventare in meno di tre secondi di nuovo sadica:
<< Oh, povera donna... scusa, ma non mi posso permettere che tu vada a dire quello che hai visto. Adesso sì che mi diverto>>.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro