4° CAPITOLO

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Finalmente oggi posso andare a trovare mia madre dopo più di una settimana, ovvero da quando mio padre mi ha obbligata a stare a casa dopo quello che è accaduto. Saluto come sempre la segretaria e mi avvio verso la sala dove si svolgono solitamente i pasti. Dopo aver vagato un po con lo sguardo, trovo mia madre seduta di fronte alla TV, in fondo alla sala. << Mamma, ciao!>>, la saluto, sedendomi vicino a lei. Seguo lo sguardo di mia madre e capisco che i suoi occhi sono fissi a guardare la TV, anche se so perfettamente che lei sta guardando oltre. Tiro un sospiro e fisso anch'io la TV, perdendomi tra i miei pensieri. Ad un certo punto, visto la vicinanza con lei, la sento tremare. La guardo e sì, sta chiaramente tremando.
<< Mamma, hai freddo?>>, le chiedo, non aspettandomi una risposta. Lei continua a tremare, quindi mi alzo ed informo l'infermiera che le vado a prendere un gilet in camera sua. Perché ti ostini a venirla a trovare se poi non ti parla neanche? Ignoro la vocina uscendo dalla sala e salendo le scale di corsa finché non arrivo con il fiatone al terzo piano. Dopo aver maledetto mentalmente le scale, imbocco il corridoio che porta alla stanza di mia mamma. Poi prendo dalla tasca della felpa la chiave della stanza ed apro la porta che in protesta, emette un cigolio quasi assordante nel silenzio del corridoio. La stanza sui toni del grigio e del bianco è come sempre spoglia, a parte una foto di me, lei e mio padre. Sembra quasi una cella visto che ci sono delle spesse grate alla finestra, con la sola differenza che al suo interno non contiene criminali ma pazzi. O almeno si spera. Vado verso larmadio, lo apro e prendo un gilet color verde smeraldo. Poi esco dalla camera è chiudo la porta a chiave. Invece di andare dalla parte da dove sono venuta, proseguo andando a sinistra e mi trovo davanti alla serra. Il posto più bello di questo centro e forse dell'intera città. Quasi due volte a settimana, prima di andare a casa, passo sempre una mezz'oretta qui, immersa nel silenzio e nel verde, a leggere un libro. Entro nella serra ed ammiro affascinata i fiori e le piante di quasi ogni specie. Adoro la natura. Fin da quando ero piccola ho sempre amato curare le piantine ed ammirarle crescere di giorno in giorno. << Anche tu qui>>, dice qualcuno, facendomi sobbalzare. Mi guardo intorno e non vedo nessuno. Fantastico! Oltre che a fare sogni inquietanti, incomincio a sentire anche voci. Già! A parte te, ovviamente. << Dovrei incominciare a pensare di farmi curare anchio qui>>, rifletto a voce alta. << Non senti voci, sono realmente qui, dietro di te>>, dice la voce di prima, al che io mi giro di scatto. È lui, quel ragazzo che mi ha cercato di strangolare. Apro la bocca per gridare ma lui mi precede e me la copre con le sue mani. << Shhh, o mi farai scoprire... non ti preoccupare, non ti farò niente, promesso>>, dice il ragazzo per poi subito dopo togliendomi le mani dalla bocca. Anche se è solo qualche centimetro più alto di me, mi mette terribilmente in soggezione. Però, nonostante tutto, in questo momento non provo paura. Con una mano mi abbassa il collo della maglietta e fissa il livido violaceo, al che gli scosto la mano infastidita. Sì, gli vorrei dire, sei contento di quello che hai fatto? << Mi dispiace... i-io non volevo>>, dice, abbassando lo sguardo. << Eppure lo hai fatto>>, gli dico, sentendo improvvisamente la rabbia invadermi. << Lo so, scusami. Non so cosa mi sia saltato per la testa quel giorno in cui ti ho messo le mani addosso... certe volte non so proprio cosa mi passi per la testa. Mi stanno facendo diventare pazzo in questo cavolo di posto!>>, dice il ragazzo, andando verso la finestra e massaggiandosi leggermente le tempie. Ad un certo punto si sentono delle voci concitate dire in corridoio: << Non ci posso credere che te lo sei fatto scappare! È pericoloso ed instabile mentalmente... potrebbe anche arrivare ad uccidere e tu cosa fai? Lo lasci da solo ovviamente!>>. Riconosco subito la voce del dottor Fitzt. << Oh no, di nuovo lui... vai via prima che sia troppo tardi>>, dice il ragazzo a bassa voce, guardandomi spaventato.
<< O potrebbe farti del male... scusami di nuovo per quello che ti ho fatto, ma ora vai!>>, dice. Prima di uscire lo guardo per un'ultima volta negli occhi e vedo del vero rimorso. Poi esco velocemente dalla serra, girandomi e vedendo in fondo al corridoio il dottor Fitzt che sta discutendo con un agente della sicurezza. << Quando lo trovo gli faccio vedere chi comanda>>, dice il dottor Fitzt facendo un sorrisino che mi fa rabbrividire. Provo un improvviso senso di solidarietà per il ragazzo. Non sembra che i due mi abbiano notato, quindi mi affretto a prendere un altro corridoio per poi arrivare alle scale e ritornare al primo piano, dove mi aspetta mia madre.

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