2. FRAGIILITA'

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-Quindi hai detto che a te non servirebbe? -

Ambra le sventolò davanti agli occhi un'immagine dell'ennesima borsa.

Chloe strizzò gli occhi, sbattendoli più volte. – Non vedo se me lo metti così vicino. -

Lei spostò di un minimo il cellulare. Chloe le afferrò la mano in modo da poter vedere il telefono da una distanza ragionevole per poterlo mettere a fuoco.

Quando ebbe l'opportunità di vedere cosa Ambra stava cercando di mostrarle da almeno sei minuti le fece voltare gli occhi verso di lei mentre le rivolgeva uno sguardo sarcastico. – Ambra. E' l'ennesima borsa di Chanel che mi hai fatto vedere nell'ultima settimana. Te l'ho detto che non mi interessa e non intenderei spendere i miei soldi per una cosa che userei due volte all'anno per sbaglio. –

-Oh avanti non è bellissima? - Ambra abbassò gli occhiali da sole malgrado ci fossero due gradi e osservò ancora una volta la foto sullo schermo. – Comunque è una tua idea. -

Chloe ignorò la prima domanda. -Infatti hai ragione, è una mia idea, ho solo detto cosa ne penso senza darti contro. -

-Allora consigliami tu qualcosa da comprare. –

-Te l'ho già detto che non capisco niente di cose di marca. Perché non chiedi a qualcuno di più competente? –

-Tipo Iris? – Ambra si voltò verso di lei guardandola da sotto le lenti scure. – L'ultima volta ha scambiato il logo di Louis Vuitton con quello della Saint Laurent. –

Chloe si limitò a scrollare le spalle. -Beh, sono simili. Anche io mi sarei sbagliata. –

Ambra la guardò come se avesse appena detto un'eresia. – Comunque quale dovrei comprare? –

Chloe si bloccò in mezzo alla strada. Lasciò andare un sospiro liberatorio. – Compra quella che ti pare. Basta non chiedere a me. –

Lei si fermò e la guardò. -Okay-, disse come risvegliatasi da un sogno. -Allora torniamo indietro. –

-Come sarebbe a dire "torniamo indietro"? – La fissò sconcertata mentre si affrettava a seguirla. -Giuro che se mi hai fatto fare un giro a vuoto mentre avrei potuto stare a casa a studiare, la prossima volta non vengo! –

-Tranquilla! – Ambra mosse una mano in alto. – Seguimi. –

Cinque minuti dopo Ambra entrava in un negozio che lei aveva definito "scelto a caso" per comprare una borsa totalmente "a caso".

Chloe aspettava fuori. Mentre si godeva le facce annoiate dei mariti delle donne che entravano e stavano dentro ore senza concludere niente.

Era felice di sentirsi meno sola e non almeno l'unica che odiava le cose di marca e ne avrebbe fatto volentieri a meno.

Il cellulare suonò salvandola da una situazione che stava diventando a dir poco noiosa. Anche perché era abbastanza imbarazzante il modo in cui la gente la guardava come se dovesse aspettare qualcuno. Il che effettivamente era l'esatta cosa che stava facendo.

E a giudicare dal suo viso imbronciato non doveva neanche sembrare troppo accogliente.

Tirò fuori il cellulare dalla tasca con noncuranza. Si aspettava di sicuro una chiamata da sua madre che le diceva di non attendere suo padre per tornare a casa.

Aveva sbagliato.

-Mathias, come mai a quest'ora? Di solito mi chiami sempre quando sto per andare a dormire. –

Si accigliò mentre aspettava una risposta.

Sentì il ragazzo schiarirsi la voce. – Oggi ho voluto avere più tempismo. Hai da fare? -

Chloe voltò appena la testa per scrutare attraverso la vetrina. Trattenne a stento un sospiro annoiato. – Sto aspettando Ambra. E' andata a comprarsi l'ennesimo aggeggio inutile da sfoggiare all'ennesima festa a cui andrà e ha pensato male di portarmi con lei. Come stai? E' da un po' che non ti sento. –

-Oh, allora ti divertirai tantissimo a giocare con i suoi cappotti di Prada quando andrai da lei dopo. E non preoccuparti, sto bene. – Mathias le rispose divertito.

Chloe sorrise, trionfante. – Questa volta, no. Me ne torno direttamente a casa. –

-Oh, fortunata. –

-Direi di no. Cèleste ha bisogno per un tema. – Rivolse un'ultima occhiata dietro di lei e quando vide Ambra rivolgere un veloce cenno di saluto ringraziò silenziosamente. -Scusami, ti devo lasciare. Ci sentiamo dopo? Volevi chiedermi qualcosa in particolare? –

Raggiunse Ambra all'ingresso del negozio e le fece cenno di aspettarla. Lei aveva un bel sorriso stampato in faccia, come suo solito. Probabilmente per il fatto di non essere consapevole di tutti i soldi che aveva appena buttato.

Strinse gli occhi. C'era troppa confusione e un passante la urtò malamente. Stava quasi per urlare un insulto mentre si accingeva a cercare di capire cosa Mathias le stesse dicendo.

-No, solo sapere... come stavi. Dovremo vederci di più. Chloe... -

Ambra davanti a lei la sollecitò con lo sguardo.

Chloe le fece capire con un'occhiata contrita che non si assumeva le colpe di aver fatto tardi. D'altronde non era lei quella fissata con lo shopping e che passava ore rinchiusa in un negozio senza decidersi prima di aver passato in rassegna tutti gli articoli.

-Ti scrivo stasera, va bene? –

Riattaccò la chiamata e guardò Ambra. Si avviarono. – Scusa, era Mathias. –

Lei alzò gli occhiali da sole tirandosi indietro i capelli, scoprendo i suoi occhi verdi. – Il tuo fidanzatino ha bisogno di consulenze per il prossimo modellino da comprare? –

-E tu ne avrai ancora bisogno per la prossima borsa? – Chloe camminava di fianco a lei evitando accuratamente le persone affrettate dell'ora di punta.

-No. – Ambra era stata troppo decisa nella risposta. Chloe temeva che si sarebbe sicuramente pentita. – Questa volta ho trovato il mio stile. E non dovrai più accompagnarmi. –

-Anche se questa volta hai deciso tutto da sola. –

-Sì ma mi ci voleva un po' di compagnia. Alcune volte fa bene. – Ambra continuava a guardare le vetrine pensierosa.

Chloe sorrise all'amica, incupendosi quasi subito dopo. – Mathias sembrava irrequieto al telefono. – Si lasciò oltrepassare da un velo di inquietudine. – Lui non lo è mai. –

Ambra scrollò le spalle. – Sai se per caso suo padre è tornato da Varsavia? –

-No, no. Non si vedono da sette mesi ormai e si è abituato al vederlo e non vederlo da quando sua madre è morta. Insomma, Mathias sta bene con suo fratello e... -

-Chloe. – Il tono determinato di Ambra la fece voltare. La fissò negli occhi, evidentemente cercando di apparire il più calma possibile. – State insieme da tre anni e mezzo, non un mese. –

-Che vuoi dire con questo? – Chloe distolse lo sguardo da lei e continuò a camminare accigliata.

-Che se ci fosse qualcosa di strano te lo direbbe, e saresti la prima a cui si rivolgerebbe. Lo sai. Non farti problemi che non ci sono. –

Chloe guardò per un attimo i tetti delle lussuose case ai lati della strada mentre cercava di convincersi dell'affermazione di Ambra. Sperò tanto che fosse vero. Lei e Mathias si erano conosciuti alle elementari e in terza media lui le aveva detto che le piaceva. Lei non ci credeva. Ricordava solo le sue spalle sobbalzare e poi il resto era venuto da solo. Rise dentro di sé. A quell'età non avrebbe mai capito il vero significato dell'amore. E neanche a sedici, gli anni che aveva in quel momento. Più il tempo passava, più si era convinta che quel fidanzamento fosse stata tutta una finzione e che quasi quattro anni erano semplicemente troppi perché lui non le nascondesse qualcosa. Era per questo che si allarmava ogni qualvolta che passavano anche solo tre giorni da una loro chiamata o un messaggio.

Cercò di liberarsi da quei pensieri e tornò a guardare l'amica. – Sì... -

Il loro contatto visivo e il suo discorso vennero interrotti improvvisamente da una figura che passava a tutta velocità fra di loro e fece quasi cadere Ambra.

Il malumore di Chloe si accentuò nel mentre lasciava andare una rispostaccia.

-Hey, non ti hanno insegnato a guardare dove vai? –

Quando la persona si girò, Chloe vide che era semplicemente un ragazzo. Con un grosso tatuaggio sulla mano che raffigurava una rosa con una lettera C all'interno della corolla di petali e quattro piercing all'orecchio destro. I capelli scuri e trasandati e lo sguardo tagliente. Probabilmente un delinquente. Forse ubriaco.

Ad Ambra erano caduti gli occhiali da sole sul naso, che le davano un'aria da ridicola finta seria.

Il ragazzo la scrutò cercando di scorgere i suoi occhi dietro le lenti scure. – Non mi guardare così. Se avessi voluto te l'avrei già rubata. – Indicò con la testa la borsa nuova di Ambra. - Dove andate eh? Non sta cominciando ad essere un po' tardi per voi qua fuori? –

Chloe guardò di sottecchi Ambra, che lo stava fissando con una pallida noncuranza e le braccia incrociate, poi si rivolse di nuovo al ragazzo. – Scusa, quali problemi hai? –

Lui le fece un mezzo sorriso sbilenco. – Sicuramente meno gravi dei tuoi. –

Si girò e continuò a camminare confondendosi tra la folla.

Chloe sospirò. – Poverino, che tipo strano. –

Ambra alzò le spalle con indifferenza. – Se ne vedono tanti qui in giro. Non sarà di certo l'unico. –

Chloe sbloccò il display del cellulare e trasalì guardando l'ora. – Sono le sette e un quarto, perché non me l'hai detto? –

-Davvero? – Ambra si alzò gli occhiali sulla testa. – Cielo, è vero. Io devo andare a prendere mio fratello a pallavolo e tu... -

-Io devo aiutare Cèleste con quel tema dannato. –

-Forse l'ha aiutata Jayden. –

-No. – Chloe si rese conto di stare iniziando a imprecare in mezzo alla strada. – Mio padre torna a casa tardi dal lavoro stasera e poi le avevo promesso che l'avrei aiutata io. – Si scostò una ciocca di capelli dagli occhi. – E poi devo anche chiamare Mathias. –

-Puoi anche non chiamarlo. –

Chloe si indignò. – No perché se ne accorgerebbe, non è stupido. –

-Secondo me a collezionare i modellini degli anime un po' lo è. A che numero è arrivato? –

-A trentadue. Sì, per quello ti dò ragione. – Si fermò e le rivolse un breve cenno di saluto. -Scusami, vado. –

Lei si abbassò di nuovo gli occhiali da sole. Chloe pensò lo ritenesse sicuramente un gesto fashion, dato che era l'undicesima volta che lo faceva. – Per fortuna che abiti a cinque minuti da qui. Corri o farai tardi. –

Annuì. -Piuttosto tu vedi di non fare altri strani incontri. –

-Ha urtato te, non me. – Le strizzò l'occhio. -A domani. –

-A domani. – Chloe la guardò allontanarsi, poi si diresse verso casa senza più rivolgersi indietro. Era già anche troppo in ritardo.

Pochi minuti dopo era a casa appena in tempo per scorgere Cèleste sul divano col portatile davanti a lei.

Ma fu ancora più sorpresa nel vedere suo padre dall'altro lato della stanza, appoggiato allo stipite della porta del salotto comunicante con la cucina, di guardia come una sentinella. Appena la vide si riscosse come risvegliatosi da un sogno e le camminò incontro a passo svelto.

Il sorriso appena accennato sulle labbra sottili, gli occhi scuri attraversati da chissà quali emozioni, i capelli perennemente a posto e i vestiti elegantissimi ancora del lavoro.

Doveva essere tornato da poco.

Quasi non se ne accorse quando la abbracciò.

-Sei tornata tardi, stasera. Ti ha trattenuta Ambra? –

Chloe rimase per un attimo interdetta al suono della sua voce calda, quella voce che l'aveva sempre fatta sentire a casa nonostante tutto.

-Sì... scusami, non succederà più. -

Strinse le dita intorno al colletto della sua camicia bianca mentre rivolgeva un timido sorriso a Cèleste che la guardava di sottecchi da dietro lo schermo del portatile. Era sicuramente arrabbiata per il suo ritardo.

-Capisco. Dai, tua sorella ti aspetta. – Jayden si staccò da lei e le sorrise. Fu un sorriso vero, uno di quei suoi sorrisi che la facevano istantaneamente sentire meglio, che si insinuavano nel suo più profondo lato dell'inconscio e la facevano implorare di volerli catturare per sempre.

Chloe raggiunse il suo posto di fianco a Cèleste mentre distaccava lo sguardo dal bel viso del padre e lo guardava recarsi al piano di sopra.

-La mamma è a una cena di lavoro. Non tornerà prima delle undici. – Le riferì prima di sparire nella sua camera e chiudere la porta.

-E tu devi ancora aiutarmi. – Cèleste le rivolse un'occhiata velenosa, gli occhi stretti a fessure. - Il mio tema non si fa da solo. -

Chloe si lasciò andare a un sospiro liberatorio. -Pensavo che... -

-So cosa vuoi dire; papà non ha voluto aiutarmi perché ha detto che sei più brava tu e io queste cose non le so fare. – I suoi occhi azzurri, chiari come quelli di Chloe, la scrutarono con la loro solita vivacità, unita all'impertinenza.

-Se non impari mai non potrai mai raggiungere i tuoi obiettivi. – Le disse con un tono da cantilena sedendosi vicino a lei assumendo un'espressione fintamente seria. -E sicuramente guardare Britain's got Talent non ti aiuterà. – Si mosse in avanti e le chiuse il computer.

Lei saltò su come una molla come se le avesse tolto chissà quale cosa. – Domani c'è la finale! Non puoi... -

-Sì, io posso. – Chloe le fece gli occhi grandi e rise non appena vide la sua faccia imbronciarsi ancora di più. – Fammi vedere cos'hai da fare. -

Lei le rivolse un'ultima occhiata indispettita e si alzò per andare a recuperare sul tavolino del salotto un foglio seppellito sotto altri innumerevoli fogli.

-Cèleste, non penso che se lasci i compiti nascosti sotto mille altre cose li troverai mai. –

Lei rimase impassibile, lo sguardo imperturbabile. – Invece ho fatto bene, perché quelli sono dei fogli che ha firmato papà per il lavoro e ho scelto di mettere una cosa importante insieme ad altre cose importanti apposta per non perderlo, così avrei saputo dove cercare. – Rivolse il visò all'insù fieramente. – E' venuto Brian a darglieli oggi. –

-Wow, sei stata brava allora. – Chloe cercò di essere convincente, ma dubitava che gli assegni del padre potessero avere la stessa importanza di un compito delle scuole elementari.

-Su, fammi vedere. –

Cèleste gliela porse, poi si rimise seduta vicino a lei guardandola, mentre lei leggeva la traccia.

Chloe alzò gli occhi su di lei. –Ti chiede di descrivere l'incontro con una persona che ti ha cambiato la vita e di raccontare di come l'ha cambiata. – Rivolse lo sguardo al soffitto, facendo finta di immaginare. -Potresti dire di come hai conosciuto quel ragazzino che ti piace... mi sfugge il suo nome. –

Cèleste sembrò incupirsi ancora di più. – Non puoi descrivere un incontro che ti ha cambiato la vita se questa persona non fa altro che rovinartela. Ieri ha detto che è interessato a Veronica, quella smorfiosa che nessuno sopporta. E comunque si chiama Daniel. –

-Perché, tu gliel'hai chiesto? –

-Ti pare? Gliel'ha chiesto Zoe. Lei non si fa mai i fatti suoi. Pensa che... -

-Okay, non farneticare troppo e arriviamo al punto. Da quel che ho capito questo tipo se la tira e non ci hai mai passato dei bei momenti. E se descrivessi il tuo primo incontro con Zoe? –

Lei rivolse gli occhi al cielo. – Wow, che bell'incontro durante la mia caduta coi roller e lei che prova a tirarmi su cadendo anche lei. E poi lei non mi ha cambiato la vita, non è la migliore amica che sogno... -

Chloe si protese verso di lei. – E quale sarebbe la tua migliore amica da sogno? –

Lei sembrò seriamente pensarci. -Non lo so... una che metterebbe sicuramente te al primo posto in ogni cosa che fa... ma non esiste. –

Saggia, si disse Chloe mentre muoveva nervosamente il foglio davanti a lei.

-Cèleste, non lo so. Le tue amiche cosa dicono? –

Lei la guardò distrattamente. Chloe si chiese a cosa stesse pensando. – Zoe mi ha detto che non lo fa. Alisia ha detto che non saprebbe cosa scrivere perché non ha mai fatto una specie di incontro che le ha cambiato la vita. –

In effetti..., Chloe girò il foglio dalla parte bianca senza scritte e lo appoggiò sul tavolo. – Che ne dici se non lo fai neanche tu? Devi solo aspettare, arriverà il momento in cui conoscerai una persona che cambierà la tua vita in meglio. –

-O in peggio. –

-Non essere pessimista, credo che... -

Suonò il campanello all'improvviso. Chloe si alzò in piedi di scatto e raggiunse la porta a grandi passi. – Vado io... - esclamò, ma non ottenne risposta.

-Chi è? – Chiese timidamente al citofono.

-L'amore della tua vita. –

Trasalì quando riconobbe la voce. Di recente la odiava. Ma mai come il comportamento di venire a casa sua senza neanche avvisarla, come suo solito.

Cercò di prenderla sul ridere, per stare al gioco. – Impossibile. Benedict Cumberbatch non sa dove abito. –

-Ma io sì. –

Con un sospiro esasperato, aprì la porta e cercò di essere preparata psicologicamente nel vedere Mathias. Tentò di improvvisare un'espressione a metà tra lo stupore e la meraviglia. – Oh... non ti aspettavo qui a quest'ora... -

-Tranquilla, sono venuto io. Non stare a preoccuparti. – Entrò e chiuse la porta senza tanti convenevoli.

Chloe preferiva non darlo mai a vedere, ma nei momenti in cui incontrava i suoi occhi scuri e lo sguardo fiero si sentiva sempre in soggezione. E a disagio. Letteralmente e sempre a disagio.

Cèleste saltò giù dal divano e corse ad abbracciarlo. Il legame che li univa era quasi più forte di quello tra lui e Chloe. Malgrado stessero insieme da anni.

-Perché sei venuto adesso? – La bambina guardò in su verso di lui.

-Perché devo parlare con la tua dolce sorella. – Sorrise e si voltò verso di lei.

Chloe incrociò le braccia e gli indicò il divano con un cenno della testa mentre chiudeva la porta. – Ti prego, siediti, non startene lì in piedi. –

Lui le sorrise di nuovo e si sedette vicino a Cèleste. – Oggi non ti avevo sentito bene al telefono, perciò... -

-Sì, effettivamente c'era una gran confusione, io non ho potuto sentirti. – La ragazza si diresse verso il piano della cucina e si prese un bicchiere d'acqua.

Dato che l'altro stava in silenzio, decise di rompere lei la tensione che si creava fin troppo spesso tra loro due: - Mathias, puoi prendere il foglio sul tavolo e dirmi cosa ne pensi? – Agitò il bicchiere in aria con fare ansioso e lo ripose poi dentro il lavello.

Lui indicò quello del tema. – Questo? –

Annuì.

Lo prese e lo lesse ad alta voce. – Oh... impegnativo. –

-Non so cosa scrivere. – Disse Cèleste con una voce lamentosa mentre chiedeva con gli occhi a Chloe di sedersi.

Mathias scosse la testa mentre finiva di leggere. – Sul serio... neanche io lo saprei. – Guardò la ragazzina. – Mi sembra un po' presto per dedurre simili pensieri / condizioni boh. Ma col tempo lo imparerai. Puoi sempre dire che ancora non hai avuto un incontro simile. Sarebbe complesso anche per me. A parte con te, Chloe. –

Lei fece un sorriso imbarazzato. Mathias era sempre così, sdolcinato e romantico, cose che lei aveva sempre odiato. Preferiva che le cose gliele dimostrasse e non soltanto che gliele dicesse in maniera esaustiva. La cosa che la preoccupava era che per fare ciò aspettava sempre che fossero loro due da soli. Mai una volta in pubblico che la elogiasse davanti agli altri, a eccezione di pochi secondi prima con Cèleste, ma soltanto perché lei era una bambina. Fuori erano completamente due estranei.

Chloe faceva finta di stare bene insieme a lui solo perché non voleva perderlo, ma sapeva che era rinchiusa in una specie di trappola da quasi quattro anni. Era a conoscenza della chiave per uscire, ma non voleva aprire la serratura. La peggior cosa era che la chiave sarebbe stata anche quella che le avrebbe fatto trovare il coraggio di dirgli che con lui non era mai stata bene e mai lo sarebbe stata.

Da quando sua madre era morta in un incidente cinque anni fa, lui aveva solo lei, l'unica persona con cui effettivamente si relazionasse al di fuori del fratello di ventidue anni. Troppo introverso per aprirsi agli altri, troppo schivo per trovare la forza di farsi conoscere per quello che era. Preferiva mostrarsi per quello che non era piuttosto che per quello che era.

E Chloe sapeva che se avesse perso lei avrebbe perso tutto.

-Cosa volevi dirmi? –

Mathias si voltò verso di lei non prima di aver fatto un piccolo cenno a Cèleste intendendole che era meglio se non avesse ascoltato.

Lei ubbidì e si diresse di sopra dicendo che sarebbe andata a sistemarsi i capelli.

Chloe la seguì con lo sguardo mentre correva su per le scale, poi si rivolse a lui, aspettando.

Mathias la fissò con un tremito negli occhi scuri. -Ammetti che... ci stiamo trascurando in questo periodo, vero? –

Lei urlò un'imprecazione dentro di lei, ma fuori annuì solamente, distrattamente, con gli occhi semichiusi. Si appoggiò al piano della cucina cercando di mostrarsi calma. – Sì... suppongo di sì. –

-Bene. – Lui si passò una mano fra i capelli neri in un gesto imbarazzato. – E' da quasi una settimana che non ci sentivamo e se non venivo io stasera chissà quando tu mi avresti detto qualcosa. Chloe-, la guardò come se intendesse veramente quello che stava dicendo, - se c'è qualcosa che non va sai che puoi sempre dirmelo. -

Chloe scosse la testa. Il problema più grande era che non c'era niente che non andava in lei e la più pura e semplice verità era che non lo stava più contattando perché aveva sempre altro di meglio da fare che sentirsi con lui.

-No, non c'è niente che non va... sono solo... stanca. E' la scuola, sono molto impegnata in questi giorni. Sì, hai ragione-, annuì decisa cercando di essere convincente -dovremmo prenderci più tempo per noi. – Sorrise. Sperò in tutti i modi che somigliasse a un sorriso vero. Anche se era sicuramente il più falso che avesse mai rivolto a una persona.

-Cèleste, vieni-, alzò la voce improvvisamente, facendo scattare Mathias che si rivolgeva a guardare la sorella mentre scendeva le scale.

-Avete fatto presto. - Cèleste si sedette sul divano e incrociò le gambe.

-Sì, su accendi la tv. – Chloe si rivolse poi a lui mentre l'altra prendeva il telecomando. – Puoi restare qui un po' se ti va. –

Nel mentre lui annuiva, si pentì istantaneamente di quello che aveva detto.

Pessima idea.

Ora avrebbe dovuto sorbirsi un'ora di disagio. Ringraziò con la mente che ci fosse almeno Cèleste a smorzare la tensione.

-Avete qualcosa da proporre? – Chloe li guardò uno ad uno, incerta, mentre si sedeva sul divano di fianco alla sorella ma cercando di prendere le distanze da lui. - Non le tue cose sulle ragazzine che cantano e ballano. – Disse, rivolgendosi a Cèleste con un'occhiata severa, prima che lei potesse suggerire qualsiasi sitcom.

-Intendi Soy Luna? – Lei saltò su come una molla, euforica tutto d'un tratto come se Chloe le avesse appena detto di aver vinto un Grammy.

-E' bello Soy Luna. Lo guardavo anch'io da piccolo. – Mathias intervenne. Sembrava entusiasta. Chloe sperò non facesse sul serio.

-Oh, fammi il piacere, figurati se lo guardavi. – Chloe lo guardò distrattamente.

-Non mi credi? – La ragazza sentì lo sguardo di lui percorrere il suo viso in silenzio.

Chloe si voltò verso di lui. -No. Qualche altra alternativa?

Mathias sembrò seriamente pensarci. Poi schioccò le dita come se avesse avuto un'illuminazione improvvisa. – Ce l'ho. Vikings. -

-Con Cèleste, sei matto? - Chloe roteò gli occhi al cielo e si voltò verso di lui con sguardo accusatorio, mentre il suo sguardo era attraversato da lampi. – Con quei tipi matti che si squartano a vicenda? -

-Perché no? –

-Oh, SI', TI PREGO. – Cèleste saltò sulle ginocchia di Chloe con la faccia più dolce che le riuscisse. -Ho visto tre puntate una volta. Ed è bello. –

-E avvincente. – Mathias ammiccò verso di lei.

-E originale. –

Chloe si alzò in modo da scrollarsi la sorella di dosso. – Tu lo dici solo perché hai una cotta per Bjorn da piccolo. –

-E io per Lagertha. – Mathias alzò una mano e fece l'occhiolino a Cèleste, che sorrise.

- E' inutile che vi sosteniate a vicenda, tanto non mi convincerete. E poi a chi non piace Lagertha? E' perfetta, bellissima, astuta... – La ragazza si lasciò ricadere sul divano e sospirò esausta.

- Non è detto. Mi era sembrato di capire che tuo padre preferisse Aslaug. –

-Jayden ha passioni particolari. Ma secondo me lei è troppo abbordabile e scontata. E ha una bocca orribile. Su, decidiamo in fretta. –

-Invece tu chi preferisci, Chloe? – Mathias la guardò con gli occhi che brillavano e un mezzo sorriso accennato sul volto.

Lei sospirò. – Sai che non tradirò mai Benedict. Io sì che ho passioni particolari, e so riconoscere lo stile e la vera bellezza. Quindi mi dispiace deluderti. – Sperò che l'altro avesse colto l'ironia.

Mathias non sembrò deluso. Ormai era abituato ai suoi scleri per tutti gli attori di cui lei aveva continue cotte da anni.

Cèleste lo guardò attentamente, poi il suo sguardo si posò su Chloe. -Hai parlato del tuo Benedict, perché non guardiamo Sherlock? –

Chloe fece uno scatto agitandosi sul divano e rivolse un ringraziamento silenzioso con lo sguardo a Cèleste. – Va più che bene; Mathias, mi dispiace se non sei d'accordo. –

-A me non dispiace, mi rincresce per te che lo guarderai per la quarta volta. –

-Quinta. – Chloe gli rivolse un sorrisetto ironico. – E ovviamente lo riguardiamo da capo. -

Quando furono tutti e tre sistemati, Chloe pensò sollevata che per quella volta era riuscita ad evitare le classiche situazioni scomode che puntualmente si verificavano quando si ritrovava a dover stare da sola con lui. In determinate circostanze la compagnia di Cèleste la faceva sentire doppiamente meglio.

L'ora di andarsene per Mathias arrivò meravigliosamente presto.

In realtà fu Chloe che lo decise, perché Cèleste si addormentò a metà della puntata e usò la scusa di doverla mettere a letto, sperando che capisse che sarebbe stato meglio se se ne fosse andato.

La accompagnò di sopra e passò dieci minuti buoni nella sua camera guardandola addormentarsi, mentre cercava di convincersi che avrebbe dovuto recarsi di sotto per comunicare a Mathias che avrebbe dovuto andarsene.

Il caso fortunato volle che lui fosse già davanti alla porta per uscire. – Ho spento io la tv. –

Chloe gli rivolse il sorriso più sincero che avrebbe mai potuto uscirle. E questa volta era davvero sollevata. -Grazie mille. Allora ci sentiamo domani, va bene? Tuo fratello è già qui fuori? –

-Sì, certo. Oggi lavorava fino a tardi. – Si chinò per baciarla sulla guancia.

Chloe rimase per un attimo interdetta nel mentre realizzava che stava indugiando un po' troppo e mosse due passi indietro per smorzare la troppa tensione. – Allora a domani. – Gli fece un cenno con la mano cercando di trasformarlo in qualcosa che potesse somigliare vagamente a un saluto.

-Certo. –

Quando richiuse la porta dietro di sé, esultò silenziosamente.

Dato che erano già le undici, poteva benissimo andarsene a dormire cercando di schiarirsi le idee.

Mentre attraversava il corridoio al piano di sopra per raggiungere la sua stanza, fu sorpresa nel vedere la camera di Cèleste aperta.

Eppure mi sembrava di avergliela chiusa.

Entrò piano e si accorse della figura di suo padre seduto sul letto accanto a lei.

Era chino su di lei e le accarezzava i capelli dolcemente, lentamente, quasi come se avesse voluto vegliarla per il resto della sua vita.

La guardava con lo sguardo più malinconico che Chloe gli avesse mai visto. Abbattuto.

Triste.

Si schiarì la voce per avvertirlo della sua presenza.

Lui girò la testa di scatto. Evidentemente non l'aveva sentita entrare.

Adesso che era rivolto verso di lei, lo vedeva bene. Il velo che gli attraversava lo sguardo normalmente determinato sembrava quasi sofferenza.

Jayden Damian Price. Non c'era neanche un ricordo d'infanzia di Chloe che non includesse lui. Lui e sua madre si erano conosciuti in America, nel mentre lei si trovava via da Milano. Lui di Cleveland, desiderato da tutte e pieno di sogni, lei sempre con la timidezza di fare un passo falso, che non le aveva però impedito di dichiararsi a lui. L'aveva avuta a diciannove anni. Sua madre a diciotto.

Jayden era sempre stato un uomo riservato, solo, ma con il coraggio e la forza di perseguire i suoi obiettivi con la stessa prontezza con cui aveva cresciuto una bambina da poco più che adolescente.

I ricordi d'infanzia che lei aveva con sua madre erano tutti vaghi e confusi. Ma non ce n'era uno che non includesse anche un frammento di un tratto del viso di lui.

Le aveva insegnato a cadere e rialzarsi più forte di prima. Le aveva insegnato a fidarsi soltanto degli sguardi che la guardavano come lui guardava lei. Ma, soprattutto, le aveva insegnato ad amare.

Trentacinque stagioni si erano alternate sul suo viso da nobile. La leggerezza di trentacinque primavere, e la rigidezza e la perseveranza di altrettanti inverni. Ma mai una volta che avesse smarrito la via per riportare lei sulla strada giusta. Perché in sedici anni che Chloe lo conosceva, Jayden non aveva mai compiuto una scelta sbagliata per loro.

E aveva sempre preferito insegnarle a sbagliare che guidarla a vincere.

Ora, in quegli occhi che l'avevano sempre istruita, i quali avevano sempre costituito i suoi unici fari nelle tempeste che l'avevano attraversata negli anni, vedeva l'accoramento e il turbamento per qualcosa che lei non aveva saputo cogliere.

E niente più di questo le faceva male.

-Non ti avevo sentito entrare. – Si alzò in piedi, la sua figura slanciata davanti a Cèleste, quasi come se dovesse proteggerla. – Ho sentito che è venuto Mathias. Non sono venuto a salutarlo; è tutto a posto? –

Lei annuì. – Sta bene, sembra. E tu? –

Venne ricambiata da un cenno del capo. – Bene, non preoccuparti. -

Le avvolse un braccio intorno alla schiena e la guidò fuori dalla stanza verso la sua camera.

Lo guardò perplessa mentre si voltava dubbiosa verso di lui e si sedeva sul letto.

Jayden era troppo di poche parole. E il suo sguardo travagliato non significava niente che potesse calmarla riguardo al suo stato d'animo.

Sapeva che non era il momento giusto per parlarne. Era convinta che si sarebbe confidato quando sarebbe arrivato il momento opportuno.

Si sedette vicino a lei sul letto, con lo sguardo rivolto a terra, evitando i suoi occhi, quasi come se non volesse farle percepire cosa lo attanagliasse nella sua anima.

Lei però aveva già inteso.

-Non dormirai subito, vero? – Lo sollecitò per rompere il silenzio, sentendo come si stesse creando la stessa tensione che le capitava di avere con Mathias. Tra lei e suo padre non c'era mai disagio. Non doveva esserci.

Le rivolse solo un sorriso incerto prima di alzarsi quasi subito e raggiungere la porta. – No. Credo che aspetterò. Buona notte. -

Questo era decisamente strano.

Lo richiamò indietro alzando di poco la voce. Il suo bel viso si affacciò di nuovo alla porta.

-Onestamente... il tema di Cèleste ti sembrava adatto per una bambina di quarta elementare? – Chloe lo guardò perplessa.

Jayden sbatté gli occhi penetranti sotto le palpebre. Si reintrodusse di tre quarti dentro la stanza, ma con precauzione, quasi come se glielo volesse chiedere.

-Onestamente? – La sua voce calda assunse un tono curioso. – No.

Ci fu un attimo di silenzio imbarazzante prima che lui si decidesse a rivolgerle un ultimo cenno di saluto e subito dopo richiudere la porta dietro di sé.

Chloe restò sconcertata per qualche minuto.

L'occhio le cadde sul diario sulla scrivania che aveva lasciato intatto da quella mattina.

Poi si decise a infilarsi sotto le coperte. E osservò alcuni sporadici raggi di luna che entravano silenziosi dalla finestra.

Alcuni grattacieli le impedivano di vedere cosa ci fosse al di là di essi.

I ripensamenti la attanagliavano.

La città non dormiva.

E neppure lei. 

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