6. IL MALE ALTRUI (parte 1)

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-Chloe, devi guardare quando attraversi la strada. -

Alzò gli occhi verso la figura slanciata di suo padre davanti a lei. Quel giorno si sentiva totalmente assente, e l'umore perennemente depresso di Jayden non la aiutava.

Cèleste le camminava di fianco, lo sguardo basso perso in chissà quali pensieri.

-Mi hai sentito? –

Jayden alzò la voce e si voltò verso di lei, guardandola di sottecchi con uno sguardo attento degli occhi penetranti.

Chloe alzò distrattamente la testa. -Sì. – Si ritrovò a pensare a quanto invidiasse il suo cappotto nero lungo fino ai piedi. -E comunque lo sento quando arriva una macchina, non sono sorda. –

Lui ritornò a rivolgere lo sguardo davanti a sé. – Sì, ma non le macchine elettriche. Quelle non emettono alcun suono, e una volta che te ne accorgerai sarà troppo tardi. –

Chloe continuò a fissare il suo cappotto nero. Gli stava particolarmente bene. – Vabbè. Avevi già guardato tu comunque. Mi fidavo. –

-E tu ricontrolla per sicurezza. – Jayden si guardò in giro indifferentemente, poi tornò a focalizzarsi su un punto davanti a sé, dove dall'altra parte della strada aveva avvistato Brian. – Magari mi sarei voluto suicidare. -

Chloe continuò a fissarlo interdetta. Di fianco a lei, Cèleste alzò gli occhi al cielo mentre affrettando il passo compivano gli ultimi tratti delle strisce pedonali.

-Hey! Ti muovi? – La voce ansiosa di Brian, seppur scherzosa, lo richiamò dall'altro lato.

Jayden agitò una mano in aria verso di lui e gli gridò una risposta. – Stai calmo, arrivo. -

In pochi passi lo raggiunse dall'altra parte della strada.

Ogni volta che vedeva Brian, Chloe non faceva a meno di ripetersi che tipo altamente singolare fosse: non usciva di casa se non indossava un completo firmato e i suoi occhiali da sole di cui avrebbe avuto almeno dieci paia.

Le salutò con un gesto della mano: -Ciao, belle donzelle. –

Chloe gli sorrise in risposta, cercando di scovare un'emozione da sotto le sue lenti scure per intercettare una possibile reazione al viso truce di Jayden.

No, niente.

Cèleste rivolse un'occhiata accogliente a Brian e superò il padre, tirandolo per una manica del cappotto. – Io e Chloe continuiamo da sole. Possiamo, vero? –

Chloe fu sorpresa nel vedere lo sguardo turbato di Jayden che la fissava dall'alto. Annuì senza particolare determinazione. -Certo che potete. Stai vicina a Chloe però. –

Cèleste doveva probabilmente dirle qualcosa che non voleva gli altri sentissero.

In questo modo Jayden avrebbe forse rivelato a Brian ciò che lo turbava, se non l'aveva già fatto la sera scorsa quando l'altro era venuto.

Sospirò e raggiunse Cèleste più avanti. – Ci vediamo dopo la scuola allora. Buona giornata. – Rivolse un cenno del capo a Brian. – Sempre elegante, Brian. Un giorno dovrai insegnare qualcosa anche a me al riguardo. –

Lui ammiccò con uno sguardo divertito.

Non appena si era girata a inseguire Cèleste che era già andata senza nemmeno salutare, Jayden la richiamò, ansioso: - Chloe. Vieni al bar vicino al Duomo dopo la scuola. Va bene? –

Lei lo guardò per un attimo spaesata prima di annuire e chinare la testa. – Va bene. Ciao. –

Rivolse uno sguardo apprensivo alla sorella mentre si guadagnava un'occhiata curiosa da parte di Brian.

Ma di lui non le importava ora.

-Cèleste, fermati, per favore. –

Lei continuò a camminare finché non svoltò in una stradina laterale e le fece segno di seguirla.

La raggiunse confusa mentre controllava che fossero abbastanza lontane dal padre e Brian per parlare.

E fu in quel momento che Cèleste cominciò a piangere a dirotto.

-Cèleste, cos'è successo? – Si inginocchiò davanti a lei. – Per favore, spiegami. –

Lei prese una ciocca scura dei suoi capelli e iniziò a giocarci, probabilmente per distrarsi. – Stanotte ho dormito tre ore. E sai perché? –

Le fece segno di dissenso con la testa.

Cèleste prese un lungo respiro e poi continuò, seppur con il magone: - Perché ho sognato i nostri genitori felici. Noi due non c'eravamo. Ho sognato che lui abbracciava lei e le diceva... le diceva che la amava. Poi arrivava Brian e mi diceva che tutto questo non era vero. Che era solo un sogno e loro non sono mai stati... felici. –

-Questo non è vero. – Chloe la guardò negli occhi mentre le raccoglieva una lacrima dalla guancia. – Guarda le loro foto e capirai quanto erano uniti. –

-No. – Cèleste scosse la testa con enfasi. – No. E ora? Cosa mi dici di adesso? – Lasciò andare i suoi capelli dalle dita e glieli sistemò dietro la schiena. – Chloe, poi mi sono svegliata e... e credo di aver sentito papà piangere. No, non credo. Lui piangeva sul serio. Oddio, Chloe... e se morirà? –

-Morirà? Ma cosa dici? – Chloe cercò di farle almeno un finto sorriso, in modo che fra le sue lacrime avrebbe comunque potuto vedere un'espressione che ricordasse vagamente un po' di positività. – E poi cosa ne sa Brian? E' stato solo un sogno. –

-Lui sa più di quanto immaginiamo. –

Quell'affermazione fece scuotere Chloe nel profondo. Rifletté che avrebbe potuto costituire tranquillamente una supposizione verissima, per il semplice fatto che Brian era stato il suo maggior confidente da quando erano adolescenti.

Con la sorella fece finta di niente: - No, tranquilla. Non può sapere più di quanto non sappiamo noi. Noi saremmo le prime a cui lui si confiderebbe. –

-Io no, ma tu sì. Chloe, so che non mi credi ma lui ha pianto. E io in nove anni non l'avevo mai visto o sentito piangere. – Cèleste la guardò con la faccia più sconvolta e triste del mondo. Chloe pensò a quanto avrebbe voluto portarla a casa e passare il resto della mattina a consolarla.

-Cèleste. E' innegabile che sia successo qualcosa. E perciò dobbiamo aiutarci a vicenda e rimanere positive almeno noi. Stiamo a guardare. E aspettiamo. Prima o poi ci dovrà dire qualcosa. E se non lo farà glielo chiederò io, okay? – Le scostò una ciocca di capelli dagli occhi.

-Lo prometti? - Sembrava che la crisi le stesse passando.

-Certo. Non ti fidi? – Si alzò e le prese la mano mentre si riavviava.

Lei annuì. – E, Chloe. –

Si rigirò versò di lei.

Cèleste alzò gli occhi su di lei e la guardò penosamente. – La mamma ha passato tre sere di fila fuori la settimana scorsa e anche ieri sera non c'era. Mi capita di svegliarmi di notte e accorgermi che all'una di mattina ancora non è tornata. Io non so dove vada. –

Non lo so neanche io ma sicuramente non sono cene di lavoro come dice lei.

Questo però non glielo disse.

Si chinò ancora una volta e la guardò a meno di dieci centimetri di distanza, cercando di non far tremare la voce che la stava abbandonando. -Non preoccuparti. Faremo del nostro meglio. –

Uscì fuori dalla stretta stradina in cui si erano infilate e fu sollevata nel vedere che Jayden e Brian erano ancora in lontananza. Brian come al solito si lamentava del traffico di Milano e dell'incoerenza degli italiani, e Jayden stava ad ascoltare con un'espressione molto più che rammaricata.

Guardò Cèleste con uno sguardo consapevole, capendo che l'aveva notato anche lei quando il suo viso si rabbuiò notando il padre.

-Faremo del nostro meglio. – Ripeté. – Come sempre, faremo del nostro meglio. – Le circondò le spalle con un braccio. – Ma ora andiamo a scuola. -

-Heyyyy!! –

Le venne quasi un colpo. Cèleste aveva proseguito verso la sua scuola e lei aveva attraversato la strada per raggiungere la sua.

Il grido di Iris la colse di sorpresa.

Per tutto il tragitto non aveva fatto altro che pensare a suo padre e i suoi possibili problemi, e se i suoi e quelli di sua madre potevano essere in qualche modo collegati. Aveva pensato a Brian e se lui centrasse effettivamente qualcosa come Cèleste aveva detto.

Perché sua sorella aveva pur sempre nove anni ma era comunque abbastanza grande per iniziare a capire certe cose. E sicuramente era un'attenta osservatrice.

Raggiunse Iris all'ingresso della scuola. Vedere i suoi occhi perennemente ridenti e vivaci la mise di buonumore.

-Hai fatto tardi oggi. Ambra è già dentro. Su, andiamo. – Fece un saltello e la afferrò per una manica della giacca.

Chloe la guardò negli occhi azzurri, quel giorno ancora più vivaci del solito.

-Che è successo di così importante? – Le chiese piegando la testa da un lato.

-Oh, niente di particolare. – Poi un sorriso le illuminò il volto grazioso. – Cioè, in realtà sì. Ambra è riuscita a prendere nove nel tema di letteratura e perciò sono felice per lei. –

Chloe la guardò con tenerezza. Iris, malgrado il suo essere troppo estroversa e iperattiva, manifestava sempre una gioia e un'allegria unica, soprattutto essendo perennemente felice per gli altri prima che esserlo per sé stessa.

Si erano conosciute in un parco insieme ad Ambra all'età di sette anni e da lì non si erano più separate, tanto che avevano scelto le scuole medie e le superiori insieme. Iris era sempre stata quella vivace, Ambra quella seria e paranoica, Chloe quella che ogni volta risolveva i problemi per tutte.

Quello che le faceva di più ridere era la fissa di Iris per Jayden. Non si era mai fatta problemi ad ammetterlo.

La prima volta che l'aveva visto al parco lui aveva accompagnato Chloe e subito dopo aver posato gli occhi su di lui le aveva detto di pensare che fosse un principe. Ricordava ancora la faccia incredula che aveva assunto quando le aveva detto che si trattava di suo padre.

A quei tempi Jayden aveva ventisei anni e rubava forse più cuori di quanti ne rubasse a diciannove. Bambine incluse. Iris faceva parte di quelle. Ne aveva sempre fatto parte.

E per almeno due volte a settimana Chloe doveva sopportare i suoi sfoghi sulle sue innumerevoli cotte.

Aveva avuto paura che la loro amicizia si disgregasse quando lei e Mathias avevano iniziato a frequentarsi, ma per sua fortuna questo non era successo e le era sembrato anzi che ci tenessero ancora di più a lei proprio per non perderla.

-Come sta Cèleste? – Iris la guardò con il suo solito sorriso stampato sul volto, uno di quei sorrisi veri che nel guardarli potevano solo fare stare bene.

Chloe si sentì sollevata in un attimo. – Questa mattina era leggermente in ansia perché non sono riuscita a farle il tema di italiano. –

L'altra la guardò incuriosita. – Oh, era per caso quello al riguardo dell'incontro che le aveva cambiato la vita? –

Lei annuì. – Eh sì, proprio quello. – Disse mentre continuava a camminare e raggiungeva le scale di ingresso.

Iris rise con la sua solita risata cristallina e sincera da cui non traspariva mai niente di più limpido. – Io avrei descritto il primo incontro col mio gatto. Perché me lo ricordo ancora, sai, quando lo andai a prendere. -

-Non ho dubbi al riguardo. – Chloe continuò a sorridere divertita mentre si dirigeva verso la sua classe.

Ci mise un po' di tempo quando si accorse che Iris non stava più parlando e la guardava incuriosita con un'espressione confusa. – Che hai? Sei di poche parole oggi. –

Si voltò di scatto verso di lei. Dalla faccia che assunse l'altra immaginò di sembrare allucinata. Entrò nell'aula. – No, niente. Ero, ecco... persa in alcuni pensieri. –

Inutile dirle che la sua mente era di nuovo rivolta a ciò che le aveva detto Cèleste.

-Oh, capisco. Dai, siediti. Le tue ore preferite di letteratura ti tireranno su il morale. – Iris prese posto in fondo come al solito, dove sarebbe stato più difficile scorgerla mentre sarebbe stata impegnata come al solito a scarabocchiare sul diario con le sue fan art dell'ennesimo cantante di cui si innamorava. Chloe ci aveva rinunciato a tenerli a mente tutti quando ogni mese cambiava cotta. Ormai doveva avere perso il conto perfino Iris, poteva essere benissimo arrivata al trentesimo e non essersene accorta.

Si sedette vicino a lei in ultima fila, sperando che Ambra sarebbe arrivata presto in modo che non le rubassero il posto.

Si voltò alla sua destra ed ebbe modo di vedere Iris già intenta a scrivere qualcosa nella pagina del 30 luglio, probabilmente perché le altre le aveva già riempite tutte.

Allora si volle informare. – A che numero sei? –

Iris alzò lo sguardo verso di lei, confusa, quasi come avesse perso il filo di ciò che stava facendo. Poi si ricompose. – Oh, ora ho una cotta per Jack Savoretti. Mio dio, quegli occhi... comunque questo è il dodicesimo che passo dal mese di gennaio. –

Chloe rimase interdetta, soprattutto perché si trovavano solo a marzo. Anche se sapeva che con Iris non c'era da sconvolgersi.

-Ero rimasta al nono. Pensa te... - Mentì. In realtà ci aveva rinunciato molto prima.

-Il nono era James Bay. Poi ci sono stati Justin Bieber e un altro di cui non ricordo il nome. –

Perfetto. Non si ricordava neanche lei. Chloe represse una risata che sarebbe risultata sicuramente scortese.

-Ma non importa. Ora so che questo è l'uomo della mia vita. – Iris alzò il viso con uno sguardo sognante.

Chloe batté un dito sul banco per richiamare la sua attenzione mentre tirava fuori il libro e lo sfogliava cercando la pagina dei compiti per la prossima settimana. – Soprattutto perché ha ventidue anni in più di te ed è sposato con figli. –

Iris non sollevò gli occhi dal diario che era tornata a guardare con tanta apprensione mentre era impegnata a fare una specie di scarabocchio con una penna colorata. – Ma io non smetterò mai di sperare. Forse un giorno avrò modo di andare a un suo concerto e si innamorerà di me. –

-Se verrò anche io sarà bellissimo guardarti svenire. –

-Sappi che mi aspetto che tu gli faccia i segnali di fumo in modo che mi veda e che mi porti personalmente in ambulanza. –

Chloe alzò gli occhi per nascondere uno sguardo esasperato. – Succederà sicuramente. Conta su di me. –

-Sempre. –

Chloe trovò modo di sorridere in qualche modo. Aveva sempre ammirato il modo in cui Iris cercava di sviare i discorsi quando si accorgeva che qualcosa in lei non andava.

Si rese conto che non tutti l'avrebbero fatto.

Iris aveva sempre aspettato che fosse lei a rivelarle quando qualcosa la turbava, e se non lo faceva, allora pazienza, voleva dire che era qualcosa che non preferiva condividere con una delle sue più care amiche.

Chloe però non sospettava che ci fosse qualcosa di così grande che un padre non potesse rivelare a sua figlia.

-Dove vai sempre così di fretta? Aspetta un attimo! -

Chloe, ansiosa come si sentiva di tornare a casa, fece quasi finta di non sentire Ambra che la chiamava dietro di lei.

Si girò apprensiva, sperando che dovesse dirle qualcosa di poco conto.

-Scusami, ma devo raggiungere mio padre. In un bar qua vicino. – Indicò la strada per dirle che doveva andare.

Ambra la raggiunse. Era insieme a Iris.

-Oggi non ci siamo quasi per niente parlate. – Ambra la guardò sinceramente preoccupata.

-E non mi hai salutato. – Iris assunse uno sguardo triste. Chloe avrebbe tanto voluto abbracciarla per consolarla.

-Scusate. – Chinò la testa. – E' soltanto che è un periodo abbastanza confuso e spesso sono assente. – Le dispiaceva, e questo non poteva nasconderlo. Risollevò lo sguardo, questa volta assumendo un'espressione positiva, cercando di sorridere quanto più riusciva. – Dovremmo fare qualcosa. Uscire tutte e tre insieme. E' da molto in effetti che non lo facciamo. – Le guardò una ad una. -Vi va? – Sorrise radiosa.

Ambra guardò Iris, la quale ricambiò lo sguardo. – Te lo volevamo appunto chiedere. Stasera Selena tiene una festa. In discoteca. –

Chloe si pentì di averglielo proposto. Odiava le discoteche. E odiava Selena.

-Selena, quella snob del quinto anno? Non pensavo invitasse quelle più piccole. –

-Ma lei non ci ha invitato. Pensi che si accorga in mezzo alla baraonda di gente che ci sarà che saremmo presenti anche noi? Avanti, ce ne staremo in un angolo a chiacchierare e staremo tranquille. Faremo finta di essere lì per caso. – Iris la guardò ritrovando la vivacità negli occhi azzurri.

-Già, e probabilmente sarà un bel momento. – Ambra alzò le spalle e le fece l'occhiolino.

Chloe sospirò. Avrebbe preferito di gran lunga passare la sera e anche tutta la notte a studiare, cosa che tra l'altro non l'avrebbe irritata. Inoltre doveva scoprire di più sui suoi genitori e passare più tempo con Cèleste.

Ma non ci teneva a deludere le sue amiche. Poteva concedersi una sera.

-Okay. Sento se posso e vi faccio sapere. –

Iris emise un gridolino che fece girare un ragazzo lì vicino. Ambra lo fulminò con lo sguardo prima di sorridere a Chloe.

-Se volete potete venire da me prima. Ho delle cose molto carine che penso non metterò mai e mi sembrano adatte per... per una discoteca. –

-Basta che tu non ti smentisca. Ci vediamo dopo! Oddio, sono troppo felice! –

Ci mancava solo che Iris si mettesse a saltare per strada e sarebbe stata la cosa più imbarazzante a cui avrebbe mai assistito.

Si sforzò di fare un sorriso. La cosa positiva era che avrebbe potuto passare del tempo con loro e quando si sarebbero trovate tutte insieme a casa sua anche Cèleste avrebbe potuto distrarsi.

-Allora a dopo. Venite sul pomeriggio tardi. Vi aspetto. – Sollevò la mano per salutarle mentre già si accingeva ad avviarsi e anche loro prendevano strade diverse per tornare a casa.

Chloe attraversò in fretta la strada per andare a raggiungere Cèleste che sicuramente la stava aspettando fuori da scuola e si sarebbe lamentata per il suo ritardo.

Sospirò mentre immaginava quanto noiosa sarebbe stata quella sera.

Sarebbe stata una lunga giornata.

Chloe attraversò la strada con Cèleste per mano.

Era in ritardo, ed era colpa sua. Immaginò suo padre spazientito che la aspettava.

Se almeno avesse saputo cosa voleva. Sperò almeno che fosse una cosa seria come si immaginava.

Quando raggiunse la piazza del Duomo, si infilò nel primo bar che trovò. Era alla sua destra e fece segno a Cèleste di seguirla, che era stata stranamente zitta per tutto il tragitto, senza neanche essersi lamentata del suo ritardo.

Aprì la porta e scorse Jayden dall'altro lato della stanza, con ancora indosso il cappotto. Quando si accorse della sua presenza agitò una mano verso l'alto per comunicarle che lo raggiungesse.

Vicino a lui c'era Brian, quasi onnipresente. Gli occhiali da sole abbassati sul naso e lo sguardo fintamente truce che all'apparenza lo facevano sembrare scorbutico e irritabile. Era intento a leggere qualcosa sul cellulare, completamente assorto.

Solo quando Chloe e Cèleste presero posto di fronte a lui sollevò lo sguardo e le salutò limitandosi a un sorriso. Probabilmente Jayden gli aveva detto che sarebbero passate da lì.

Suo padre tornò a sedersi di fianco all'amico e si tolse il cappotto riponendolo sullo schienale della sedia. Appoggiò i gomiti sul tavolo. Brian continuò a leggere sul cellulare.

Chloe e Cèleste facevano scorrere gli occhi dall'uno all'altro, non sapendo cosa fare né cosa aspettarsi. Si stava cominciando a respirare un forte imbarazzo.

Fu Brian a rompere il silenzio, probabilmente per sviare la tensione. Diede un colpetto col gomito a Jayden, alzandosi gli occhiali sopra la testa e fissandolo con uno sguardo confuso. – Com'è che hai detto che si chiama? –

Lui si voltò a guardarlo con uno sguardo esasperato. – Aperol, Brian. Aperol Spritz. –

-Ah, ecco. Comunque me lo ricordavo. – Brian si voltò verso il bancone, schioccando due volte le dita. – Hey! -

Jayden gli rifilò una gomitata. – Brian. I modi. – Lo redarguì senza guardarlo mentre l'altro si voltava a fissarlo con un'aria fintamente dispiaciuta.

Sospirò. – Hey, signorina. – Fece un sorriso forzato.

Vedere Brian sorridere per finta era una delle cose più divertenti che Chloe avesse mai visto. A Cèleste sfuggì una risatina.

La cameriera raggiunse il tavolo e guardò Brian interdetta. Era particolarmente graziosa, e Chloe constatò che i suoi orecchini di diamante, sempre se fossero veri, dovessero valere una fortuna.

-Uno Spritz. Grazie. – Le fece l'occhiolino.

Lei annuì e se ne andò via di fretta con un sorriso.

Jayden lo fissò, aspettando che fosse tornata dietro il bancone per parlare. – E' inutile che ci provi. Avrà trent'anni ma ha la fede. –

-Ti sembra che ci provi? – Brian lo fulminò da sotto la rivista che aveva appena preso da un angolo vicino alla vetrina mentre si rimetteva gli occhiali da sole. – Voglio solo bermi qualcosa prima di andarmene da questo posto pieno di gente con problemi. –

-Di gente con problemi? – Chloe si intromise nel discorso in modo spavaldo.

Brian si guardò intorno attentamente mentre i suoi occhi scuri la fissavano da sotto gli occhiali. – Oh, piccola Chloe. Agiata figlia di Jayden Damian Price. Guardati intorno. Quella laggiù si sta sicuramente struggendo perché il marito la tradisce e si sta sfogando con la sua amichetta. E quelle due là stanno spettegolando su argomenti a caso che non ho intenzione di ascoltare. Probabilmente una è una parrucchiera. – Continuò a rivolgere lo sguardo alla rivista. – Odio le parrucchiere. Vivono solo di gossip e robacce inutili. – Aggiunse, irritato.

Di fianco a lui Jayden alzò gli occhi al cielo.

Cèleste rise.

Brian era sempre stato così. Strano, decisamente troppo strano, ma dalla personalità innegabilmente interessante. E quando non parlava di cose serie cominciava a lamentarsi e si metteva a discutere con Jayden di quanto gli pesasse stare in Italia e di quanto velocemente il tempo passasse senza che lui ne accorgesse. Oltre alle sue innumerevoli fobie e fisse come quella dei germi e quella di personalizzare tutte le sue migliaia di paia di occhiali da sole con le sue iniziali in modo che non glieli rubassero.

Jayden lo sopportava seppur con piacere, ed era innegabile che con lui si divertisse. Si conoscevano da quindici anni e spesso le raccontava di quanto loro due e Chiara fossero uniti ai tempi delle scuole superiori.

Di altre cose riguardo al suo passato, Jayden però non ne parlava. Non ne aveva mai parlato.

Chloe non glielo chiedeva perché aveva paura in qualche modo di fargli male. Anche se avrebbe voluto conoscere. E sapere.

-Perché hai ordinato uno Spritz, Brian? –

Chloe vide suo padre girarsi perplesso verso di lui mentre incrociava le braccia sul petto e si appoggiava con la schiena alla sedia. Aveva un'aria regale. Come al solito, pensò, constatando quanto Brian all'opposto apparisse fuori luogo seppur con i suoi completi firmati ed essendo tutto sommato di bell'aspetto.

Non alzò gli occhi da ciò che stava leggendo. – Perché avevi detto che era buono. E qualche volta mi fido di te, Jayden Jayden. –

-Qualche volta? Oh, grazie. E' già un passo avanti. Non pensavo comunque fossi interessato ai drink italiani. –

Brian continuava a leggere, irremovibile e impassibile. – Io odio tutto quello che è italiano. Ma purtroppo devo adeguarmi. –

Cèleste, di fianco a lei, le tirò una manica della giacca, guardandola come per chiederle di andare via, sapendo che altrimenti avrebbe dovuto sorbirsi l'ennesima lamentela di Brian su quanto si trovassero secondo lui in un paese immondo e irrazionale, dopo che Jayden aveva innescato il discorso probabilmente senza proposito.

-Tu non capisci quanto è grave la mia situazione. – Brian si tolse gli occhiali da sole e sbatté istericamente un gomito sul tavolo.

-Oh, sicuramente molto più grave di quella dei bambini che vengono sfruttati per mancanza di manodopera in Iran. – Jayden ironizzò guardandolo irritato, anche se nei suoi occhi non si nascondeva una lieve sfumatura di divertimento.

-Lascia stare loro, che sono forse più fortonati di me. –

-Si dice fortunati. –

-E' uguale. – Piegò la bocca in una smorfia storta. In nove anni di vita in Italia, Brian si rifiutava di imparare l'italiano come si doveva e si risentiva quando glielo si faceva notare, ma Jayden lo faceva apposta per prenderlo in giro.

-Jayden, tu non capisci. Io vivo sotto un cielo italiano. Sono dentro a un bar italiano. La gente italiana si insulta continuamente. Queste dannate riviste sono troppo italiane. Dimmi come faccio. – Si mise a gesticolare mentre lanciava stizzito la rivista sul tavolo che finiva involontariamente sotto gli occhi di Chloe. Notò che si trattava di una rivista di giardini.

-In quella rivista italiana non c'è niente di interessante. Solo case. Oh, Jayden, avrei già potuto comprarmi una villa a Miami. E invece guarda dove sono. – Abbassò la testa mentre riafferrava il cellulare e scorreva indifferente gli articoli che gli capitavano sotto il naso.

L'altro alzò gli occhi al cielo e prese un sospiro profondo prima di parlare. – Eh sì, Brian, guarda dove sei. E la cameriera è anch'essa italiana, guarda un po'. – Si bloccò quando vide la ragazza tornare con un bicchiere in mano.

Sorrise a loro quattro e se ne andò facendo ondeggiare i capelli scuri.

Brian ringraziò con un cenno – non era sempre molto formale – e spinse il bicchiere davanti a Jayden. – Bevilo. -

-Cosa? – Lui lo indirizzò di nuovo verso di lui. – Tu l'hai preso e tu te lo bevi senza discussioni. –

-Dovevi saperlo che non l'avrei mai bevuto. – A Brian, sempre rivolto verso il display del telefono, si illuminarono per un attimo gli occhi; probabilmente aveva trovato qualcosa di interessante da leggere.

-E allora perché l'hai preso? –

Lui si voltò verso di lui con uno sguardo malizioso. – Avevo voglia di spendere dei soldi. Quando hai i big money come me te lo puoi permettere. –

-Sai, non è che tu abbia speso tanto alla fine. – Jayden stava cominciando a stufarsi. – E comunque la cameriera devi pagarla comunque. Altrimenti la prossima volta non ti serve più. Se vuoi fare colpo su di lei dovrai comportarti bene. E smettila di usare le espressioni scorrette dei giovani. –

-Hmm. La cameriera non era poi così male. -

-Però che cosa mi dici di Delilah alle superiori? – A Jayden sfuggì un sorriso provocatorio.

Brian si girò verso di lui con una scintilla strana negli occhi, come se fosse compiaciuto che l'avesse detto. Un sorrisetto malizioso gli illuminò il volto.

– Delilah, sì. A bit of stuff. –

Chloe rise. Fu la prima risata cristallina di quel giorno, o forse dell'intera settimana. Adorava gli intercalari di Brian in inglese quando non sapeva il corrispettivo italiano. Lo rendeva cento volte più strano, e non si trattenne dal pensare di nuovo che fosse una personalità affascinante.

Cèleste dal canto suo trattenne una risatina divertita, anche se probabilmente non sapeva a cosa lui avesse alluso.

-Brian. Non essere volgare. – Jayden lo richiamò con un'occhiata accusatoria.

Lui abbozzò un altro sorriso. – A head-turner. Va meglio? Comunque non era volgare. –

-Per te forse non lo era. Per me sì. -

-Bah. – Brian agitò una mano verso di lui. – Comunque tu eri già impegnato con la tua Barbie bionda che aveva occhi solo per te. –

Chloe capì che probabilmente aveva alluso a Chiara, sua madre. Non era la prima volta che la sentiva chiamare così da Brian, scherzosamente.

-Non ti accorgevi mica di quello che facevo io. – Continuò, alzando finalmente gli occhi dal cellulare. - Certo, tu eri impegnato in... -

-In cose molto più interessanti di quelle che facevi tu. –

-Oh, questo non è vero. –

-Sì, invece. –

A Chloe non era sfuggito il modo in cui velocemente Jayden aveva sviato il discorso quando l'amico aveva appena accennato a nominare i tempi più addietro. Si chiese se l'avesse lasciato continuare se lei e la sorella non fossero state presenti.

Jayden sbirciò sul telefono di Brian e quasi sobbalzò. – E' tardi, Chiara sicuramente sarà in pensiero. Non mi ero accorto. – Si alzò e indossò il cappotto.

Brian alzò lo sguardo dal cellulare e lo fissò con un'occhiata interrogativa. – Non l'hai bevuto. – Indicò il bicchiere ancora pieno.

-No. E non ho intenzione di berlo. –

Quando notò l'espressione confusa sul viso di Chloe, Jayden le indicò con un cenno la via d'uscita per comunicarle implicitamente che si avviassero. – Parleremo lungo la strada. – Poi si rivolse all'amico. – Ci vediamo domani. –

Lui non si mosse dal suo posto e lo salutò con un cenno del capo, poi guardò Chloe e Cèleste. – Ciao, belle donzelle. Occupatevi di vostro padre, mi raccomando. E assicuratevi che non vi rompa come rompe me. –

Cèleste rise di nuovo. Jayden finse di essere risentito. – Che cosa dici? Io non rompo mai. –

Brian sollevò gli occhi, i quali per un attimo incrociarono i suoi. – You're always a pain in the neck. Non credo. –

Jayden sollevò nuovamente gli occhi al cielo e circondò Cèleste con un braccio. – Dai, andiamo. –

Brian rivolse loro un cenno della mano e si rimmerse nella lettura del suo articolo che doveva essere sicuramente molto interessante.

Chloe si avviò verso l'uscita trascinando Cèleste con sé, accorgendosi di avere passato un'intera mezz'ora dentro il bar.

Jayden le seguì a passo sostenuto e le superò velocemente, uscendo spaesato nel traffico di Milano come se fosse la prima volta.

Chloe si dovette quasi mettere a correre. – Aspetta! –

Lui si girò verso di lei. – Cammina più veloce, ci siamo trattenuti troppo. –

-Cosa volevi dirmi? –

-Niente. – Scrollò le spalle. Manteneva lo sguardo basso, perso. – Soltanto di venire. Per passare del tempo insieme. Solo non sapevo venisse Brian. Di solito torna a casa prima. –

Chloe girò la testa dall'altra parte per non lasciargli intendere la sua espressione confusa.

Aveva ben poco di chiaro. Era ovvio che mentiva. Solo non si aspettava che la giudicasse così stupida da non capire cosa veramente gli passasse per la testa.

Lasciò perdere. L'aveva irritata. Preferì cambiare discorso, ricordandosi in quel momento di quella sera.

-Ambra e Iris mi hanno invitata a una festa stasera. Posso andarci, vero? –

-Per me non è un problema. –

E anche questo era strano. Di solito era fin troppo apprensivo e le chiedeva l'ora esatta, con chi sarebbe andata e chi ci sarebbe stato, oltre all'aver stabilito un orario che ovviamente avrebbe dovuto rispettare se avesse voluto uscire le prossime volte.

Chloe raggiunse Cèleste dietro di lei. Il sorriso di poco prima le era sparito, lasciando il posto a uno sguardo molto più che rabbuiato.

-E' strano, Chloe. – Le disse senza alzare lo sguardo per guardarla.

- Lo so. E la cosa non mi piace. – Controllò che non le stesse ascoltando.

-Chloe, io stamattina non mentivo. Sono preoccupata. Seriamente. –

Chloe controllò nuovamente. Jayden era un bel po' più avanti. Avrebbero dovuto correre dopo per raggiungerlo.

Si piegò per fare in modo che sentisse meglio. – Se pensi che non ti creda hai sbagliato. Ho visto che c'è qualcosa che non va e capiremo la situazione, ma probabilmente a loro serve tempo. –

-A loro? – Cèleste la guardò con fare interrogativo. – Anche tu pensi che anche la mamma sia coinvolta? –

-Deve esserlo. Avanti, su. –

-Chloe, è da tre sere che non torna a casa alla sera. E sicuramente non sono cene di lavoro. –

Lei si rabbuiò. Anche quello era vero.

-Io stasera uscirò con Ambra e Iris. Se noterai qualcosa di strano me lo riferirai, okay? –

Cèleste alzò la testa per guardarla negli occhi e annuì, anche se Chloe poté capire che ci era rimasta male per il fatto che non sarebbe stata a casa con lei.

-Su, dai. Adesso andiamo. -

La prese per mano e gridò a suo padre di aspettare.

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