Capitolo VII

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Ti sei innamorato di una tempesta.

Ti aspettavi davvero di andartene illeso?

(Nikita Gill)

* * *

Cap. VII

Pianeta Theron, Sistema di Theron. Otto settimane standard dopo...

Ben entrò nella stanza buia con in mano una bottiglia di Champagne garwilliano mezza vuota, trascinandosi dietro una Rey zoppicante, poco sobria ed eccitata. Avevano passato l'intera serata a festeggiare la seconda vittoria consecutiva del loro Dark Squadron e, a stento, erano riusciti a trovare la via del ritorno.

Avevano primeggiato anche sugli sprint orbitali, che erano sempre stati la sua specialità, ed ora li attendevano le prove più lunghe e impegnative. Avevano mangiato a crepapelle, ballato (ma forse era più appropriato dire che si erano scatenati e dimenati come Ewoks ubriachi) e, soprattutto, avevano bevuto senza ritegno.

Mosse alcuni passi all'interno del piccolo appartamento, che Otkiis aveva messo loro a disposizione, barcollando e cercando di tenere a bada le mani della jedi che lo tastavano dappertutto cercando di spogliarlo.

«Sta' buona» le intimò sogghignando, anche se la sua impazienza e intraprendenza non potevano che fargli piacere.

Rey si fermò giusto il tempo di liberarsi delle décolleté, di cui una col tacco spezzato, calciandole via dai piedi doloranti in modo molto poco sensuale. Poi tornò all'attacco infilando le mani minute e calde sotto la sua maglia nera sbrindellata, seguendo la curvatura e la consistenza dei suoi muscoli, le infinite incrinature della pelle.

L'aveva ammirata per tutta la sera, avvolta in quel vestitino nero, aderente e succinto, che le aveva prestato quel diavolo tentatore di Dana. Non l'aveva mai vista con indosso una gonna e, ben più di una volta, gli era salita la voglia urgente di trascinarla in un luogo appartato e farla sua contro un muro, fregandosene di chiunque avrebbe potuto beccarli in flagrante. Si era trattenuto solo per evitare alla jedi una magra figura che avrebbe disintegrato la sua casta reputazione per sempre.

Di solito reggeva bene la birra corelliana, ma quella sera si era dato alla pazza gioia, scolandosi di tutto di più col preciso intento di prendersi una sbronza colossale, alla faccia di chi gli aveva sempre imposto uno stile di vita da monaco.

Si attaccò al collo della bottiglia ma Rey gli afferrò la mano con prepotenza, fermandolo prima che potesse bere. «Ehi, basta con quella roba. Mi servi sobrio ancora per un po'» gli intimò con un sorrisino ebete e gli occhi lucidi per l'ebrezza.

Sobrio non era proprio l'aggettivo più adatto alla sua attuale condizione. «Un po' d'alcool non mi ha mai fermato» la tranquillizzò, scolandosi il resto dello Champagne e gettando con noncuranza la bottiglia alle sue spalle. L'afferrò con prepotenza e la tenne stretta a sé, poi cercò famelico le sue labbra tumide, così morbide ed invitanti.

Rey si lasciò trasportare dalla sua irruenza abbandonandosi a quel bacio con tutta la sua passione. Schiuse la bocca e cercò bramosa la sua lingua.

Un desiderio rovente gli invase le vene. Se era del sesso sfrenato, quello che la jedi stava cercando, lo avrebbe avuto.

Nessuna dolcezza.

Nessuna riserva.

Le lambì con la punta delle dita le cosce nude, accarezzandole sensualmente, sentendola gemere e fremere sotto il suo tocco.

Rey chiuse gli occhi, piegò leggermente la testa all'indietro e si lasciò toccare, esplorare, lasciando che i suoi gesti divenissero sempre più arditi ed eccitanti.

Lo desiderava disperatamente, lo percepì in modo chiaro ed intenso.

Con un gesto deciso le infilò una mano sotto la gonna abbassandole gli slip che scivolarono rapidi ai suoi piedi. Le alzò il vestito stretto lungo i fianchi, scoprendola dalla vita in giù. Le artigliò i glutei tondi e sodi, sollevandola e facendola sedere sul primo ripiano che gli capitò a tiro, in modo da averla all'altezza perfetta.

Rey sembrava un animale selvatico in calore, non riusciva a tenere le mani ferme, lo aiutò a sfilarsi la maglia con impazienza, lo accarezzò tra le gambe constatando compiaciuta tutta la sua eccitazione. Armeggiò smaniosa intorno alla cintura per aprirla, abbassandogli i pantaloni fino a scoprirgli i fianchi e le natiche, lo stretto necessario per sentirlo nuovamente a contatto e permettere ai loro corpi seminudi di unirsi. Lo toccò con sapienza fino a farlo impazzire di desiderio. Gli avvolse le gambe intorno alle anche, stringendosi a lui.

Ansimando la osservò ancora una volta prima di lasciarsi andare, cercando per assurdo, l'ombra di un rifiuto, ma non lo trovò. Rey era in attesa bramosa, tutto di lei implorava la loro unione: il petto che si sollevava veloce, i suoi battiti impazziti, le iridi ambrate e accese che sembravano chiamarlo, invitarlo. La sua pelle lucida di sudore, brillava alla luce delle stelle che filtrava timida dalla finestra.

Lasciò che fosse il suo corpo a decidere cosa fare. Scivolò dentro di lei con facilità, come un egoista, senza perdere tempo in preliminari inutili, dato che era già bagnata. Penetrò in profondità nella sua intimità caldissima e subito cominciò a spingere.

I suoi colpi erano decisi, veloci, dettati dalla brama di un predatore che ha tra le fauci la sua vittima. Rey lo accolse dentro di sé gemendo più forte e aggrappandosi alle sue spalle ampie.

I loro bacini combaciavano perfettamente, come se fossero stati creati per unirsi. La sentì tremare e sospirare, implorandolo che le desse di più, affondando le unghie nella sua schiena, graffiandolo, sfregiandolo con dolcezza e rabbia.

Si chiese come aveva potuto vivere per tanto tempo senza quel contatto. Aveva bisogno di lei, aveva bisogno di sapere che fosse sua, in ogni momento, e che il suo corpo gli appartenesse.

Sentì la necessità di fermarsi, non voleva che finisse tutto troppo presto, e catturò i suoi occhi languidi di desiderio. Le sciolse i capelli togliendole la pinza che li fermava per poterne ammirare pienamente la bellezza e palpare la morbidezza. Raggiunse la cerniera del vestito sulla schiena, l'aprì e le abbassò le spalline con prepotenza per scoprirle i seni, rotondi e perfetti. Poi iniziò a sfiorarli con le labbra a succhiarli avidamente ed accarezzarli. Aveva un disperato bisogno di toccarla, sentirla, assaporare nuovamente quel contatto che ormai li aveva uniti tante volte, possederla, per ripetersi ancora che quello che stavano vivendo non era un'illusione. Rey lo implorò di continuare.

Riprese a muoversi dentro di lei e l'aria si saturò dei loro gemiti, dei loro respiri mozzati, dei loro baci avidi, famelici.

«Stringimi...» le ringhiò, mentre affondava sempre più rapido e famelico nella sua carne bollente.

Rey sorrise sulla sua bocca e lo strinse più forte.

Bastarono poche spinte, veloci e profonde, per farle raggiungere l'apice, tremando violentemente e gemendo tra le sue braccia. Solo allora si lasciò andare, venendole dentro, liberando il suo piacere con un gemito roco, scosso dall'impeto di quelle sensazioni così primordiali ed istintive.

«Ben...» gli sussurrò Rey ansimando, sfiorandogli le labbra, finalmente sazia di lui.

«Dillo ancora» la pregò, sorridendo soddisfatto, tenendola stretta.

«Ben...»

«Ancora.»

«Ben...»

Adorava sentirla pronunciare il suo nome, finalmente con un tono gentile e morbido che gli accarezzava dolcemente i sensi.

Quando gli spasmi del piacere si spensero lasciandoli ansimanti, rimasero per un po' abbracciati, inebriati da quel turbinio di sensazioni. Poi le mise le mani sulla vita e la sollevò. Rey gli allacciò le gambe attorno ai fianchi e si lasciò trasportare, nascondendo il viso contro il suo collo.

Raggiunse la camera, anch'essa avvolta in una tenue oscurità, e l'adagiò piano sul letto, tra le lenzuola fresche. Le si sdraiò accanto per godere, in pace e tranquillità, del suo profumo, del suo calore.

Non avrebbe mai voluto nessun'altra.

Nessuna era come lei.

*

L'alba su Theron era avvolta da una suggestiva luce rosata.

Era abituato a svegliarsi presto, c'erano sempre un milione di cose da fare prima della prova successiva e il tempo sembrava volare via velocemente. Troppo velocemente.

Il periodo che aveva trascorso insieme a Rey ad assemblare sgusci, esercitarsi sui caccia stellari, litigare a morte per i pezzi di ricambio, amarsi per fare pace, completamente sudici di lubrificante, era stato incredibile, appagante, perfetto. Era stato come un'assurda luna di miele, l'unica che entrambi avrebbero mai potuto desiderare, e sopportare.

Il loro alloggio era uno dei tanti piccoli bungalow a piano terra, in cui soggiornavano i piloti, con un'incantevole vista sulle famose formazioni rocciose a spirale, tipiche di quel pianeta, attraverso le quali gli sgusci si esercitavano continuamente passandoci in mezzo.

Quella mattina si concesse il lusso di poltrire un po' di più, lasciandosi cullare da quell'atmosfera onirica. Non c'era nulla di male a godersi il tepore del corpo di Rey stretto a sé, sotto le lenzuola stropicciate. Aveva passato l'ennesima notte con addosso quel dolce peso, e si era ritrovato troppo ubriaco per riuscire a protestare.

All'inizio gli faceva piacere che Rey cercasse costantemente un contatto, durante le poche ore di sonno che avevano a disposizione, lo desiderava anche lui. Erano stati separati a forza per così tanto tempo, che dormire avvinghiati per placare quella fame reciproca l'uno dell'altra, era diventata una necessità impellente. Ma l'attaccamento di Rey sfiorava la bramosia, era una fissa che si era presa e non aveva idea di come fargliela passare. A volte si svegliava nel cuore della notte urlando, se solo osava staccarsi da lei per cercare di riposare in una posizione più comoda.

Quella mattina però fu felice di aprire gli occhi con il suo corpo, minuto e caldo, avvinghiato addosso, la testa posata sul suo petto, una gamba piegata e accavallata alle sue.

Non c'era niente di più perfetto in quel tranquillo risveglio su Theron. Niente e nessuno avrebbe potuto rovinare la bellezza di quell'istante.

Le accarezzò la fronte, percorrendo con la punta delle dita il suo profilo, facendole il solletico sotto al mento.

Rey si svegliò serena, sollevando lo sguardo assonato su di lui, stampandogli un leggero bacio sulle labbra. «Buongiorno canaglia» gli sorrise, strofinando il naso lentigginoso sul suo. Era stupenda con quell'aria leggermente rimbambita da doposbronza, e i capelli sciolti scarmigliati. Lei fece scivolare lentamente le dita sul suo petto e poi sul ventre, insinuandosi sotto il lenzuolo, accorgendosi della sua notevole erezione mattutina e accarezzandola compiaciuta.

Le bloccò subito la mano e aggrottò le sopracciglia. «Non ne hai ancora abbastanza?» la provocò esasperato.

«Sei già a buon punto» si giustificò lei, con sguardo innocente, «sarebbe un peccato non approfittarne». Prima che potesse solo pensare di compiere qualsiasi movimento, Rey gli fu sopra, sistemandosi a cavallo su di lui, tenendogli i polsi fermi sopra la testa con le mani. Iniziò a baciarlo avidamente, a leccarlo, assaporando ogni centimetro della sua pelle. Lo accolse dentro di sé e subito cominciò a muoversi ondeggiando, prima lentamente per dargli tempo di lasciarsi andare, e poi sempre più velocemente al crescere della sua eccitazione.

Per un po' decise di assecondarla, facendosi trascinare dal suo impeto; era straordinario quanto fosse diventata disinibita e audace nell'arte del piacere. Ma proprio nel momento in cui la jedi pensava di averlo sopraffatto, con un colpo di reni ribaltò le loro posizioni, spingendola sotto di sé, imprigionandola, ancora una volta, col peso del suo corpo. La fissò con un sorrisino malizioso, facendole capire chiaramente chi aveva in mano le redini del gioco.

Rey gli riservò un'occhiata accigliata dimenandosi con energia, tentando invano di divincolarsi dalla sua presa ferrea. Percepì chiaramente il suo istinto di usare la Forza per scrollarselo violentemente di dosso. Ma non le diede il tempo di reagire.

«Io sopra. Tu sotto» le impose, ricordandole il momento in cui avevano attraversato l'ultimo arco del Gauntlet insieme, ed era stato appagante come una notte d'amore.

Rey si sciolse in una risata cristallina e poi, piacevolmente rassegnata, finalmente cedette, abbandonandosi all'impeto dei suoi baci, inarcando la schiena per accoglierlo più in profondità, per godere appieno di ogni centimetro del loro contatto.

Quella pestifera di una jedi era riuscita a farlo accendere di desiderio per l'ennesima volta. Ma la preziosa perfezione di quel momento fu interrotta bruscamente da un improvviso ed intenso bussare alla porta dell'alloggio.

Si bloccò imprecando, detestava venire interrotto sul più bello, mentre aveva appena cominciato a lasciarsi andare, ma Rey continuò a muoversi eccitata sotto di lui, nel tentativo di convincerlo ad ignorare ogni cosa e proseguire.

A malincuore fu costretto a fermarsi. «Potrebbe essere Elnor. Vuoi ritrovartelo tra i piedi un'altra volta?» le fece notare in tono frustrato e, questa volta, l'orecchie a punta a ragione avrebbe avuto materiale sufficiente per prenderli per il culo a vita.

A quel punto anche Rey si arrese e sbuffò contrariata, portandosi il dorso della mano sopra la fronte, mentre lui si alzava furioso dal letto e si infilava spazientito i pantaloni.

Si diresse a piedi nudi verso l'ingresso, passandosi una mano sui capelli lunghi spettinati. Chiunque ci fosse, oltre quella dannata porta, continuava ad insistere bussando con più insistenza. Se non fosse stata una questione di vita o di morte, avrebbe fatto una strage.

Premette il pulsante per l'apertura automatica e, quello che gli apparve di fronte, ebbe il potere di farlo pietrificare. Deglutì a secco e sbatté le palpebre per schiarirsi la vista ed assicurarsi che non fosse uno scherzo di cattivo gusto della Forza: FN-2187, Finn o come diavolo si chiamava, stava in piedi sull'uscio e lo fissava in silenzio, altrettanto sbigottito.

Decise che non era il caso di perdere la calma. «Ma tu guarda chi si rivede: il traditore. Sei venuto a controllare se sto facendo il bravo?» lo accolse con sarcasmo, anche se avrebbe voluto scaraventarlo, con la mano ad artiglio, a chilometri di distanza.

Il ragazzo non si fece impressionare più di tanto dalla sua provocazione, continuando a rimanere impassibile, dopo il primo momento di smarrimento. «Dov'è Rey?» gli chiese in tono pretenzioso, se aveva anche solo un minimo timore, nei suoi confronti, era dannatamente bravo a mascherarlo.

Sorrise amaramente, quel tipo insopportabile era l'ultima persona che si aspettava di trovare alla sua porta. Era stato uno stupido a pensare che il suo idillio con Rey sarebbe durato abbastanza da farle dimenticare l'esistenza dei suoi stramaledetti amici. La presenza del ex stormtrooper su Theron voleva sicuramente dire guai in vista all'orizzonte.

«Perché dovrei dirtelo?» continuò a giocare con lui. Visto che non poteva fargli del male gli avrebbe almeno reso la vita difficile.

Finn sospirò nervoso, ma gli diede l'impressione di aver abbassato la cresta, doveva trattarsi proprio di una cosa seria. «Devo parlare con lei. È importante» insistette, sforzandosi di sostenere il suo sguardo glaciale.

«Cosa ti fa credere che sia qui?» indagò con circospezione, aggrottando la fronte.

Finn rovistò nella sacca che portava appesa a tracolla e ne tirò fuori, mostrandoglielo, un piccolo radiofaro ad occultamento binario che lampeggiava freneticamente. Evidentemente la stronza doveva avere l'altro nascosto da qualche parte.

«Per favore...» lo pregò, e il suo sguardo era diventato quasi supplichevole.

Sbuffò esasperato, ma poteva ritenersi soddisfatto. Si scostò per farlo passare, facendogli contemporaneamente cenno di entrare.

BB-8 rotolò al fianco del ragazzo e si infilò nell'alloggio per primo.

«BB-8!» sentì urlare alle sue spalle. Si voltò e vide Rey, che nel frattempo si era infilata la sua maglia nera per coprirsi alla meno peggio, chinarsi per accarezzare e salutare il droide pestifero. Poi si alzò e regalò un solare sorriso al suo amico. «Finn...» lo chiamò commossa e sinceramente stupita di vederlo.

L'ex stormtrooper la osservò corrucciato dalla testa ai piedi, studiandola con diffidenza, poi rivolse un'occhiata circospetta anche a lui, rendendosi conto che fosse nudo dalla cintola in su e che non si era nemmeno abbottonato bene i pantaloni. Chissà se era anche abbastanza intelligente da capire che vivevano sotto lo stesso tetto ed avevano passato una focosa notte insieme?

Rey allargò le braccia, in un chiaro invito a farsi stringere, e il ragazzo l'accontentò. Vederli riuniti, stretti l'uno all'altra, gli provocò una puntura dolorosa al centro del petto. La stessa brutta sensazione che aveva provocato al suo risveglio su Batuu. Strinse le labbra e si sforzò di non darlo a vedere. Qualunque cosa volesse da Rey, il traditore, lui doveva restarne fuori.

«Che cosa ti ha portato quaggiù?» gli chiese lei, sciogliendosi dal suo abbraccio e osservandolo ancora stupita.

Finn le rivolse un'occhiata preoccupata. «Ti devo parlare» le confidò teso, facendole capire che voleva rimanessero da soli.

Rey se ne rese conto ma corse subito ai ripari. «Puoi parlare liberamente. Non ho segreti per Ben» fu categorica. Le sue parole lo scossero, ma si ostinò a trattenersi.

«Vivi con lui adesso?» quella domanda aveva più il tono di un'accusa e Rey ci rimase male. Dovette far fronte a tutto il suo autocontrollo per non sbatterlo fuori a calci dal suo alloggio. Nonostante la rabbia furiosa che gli suscitava quell'individuo, si impose di non metterla in difficoltà più del dovuto.

«Parlate pure tra voi. Ho di meglio da fare» annunciò secco, sotto lo sguardo teso di Rey e quello, ancora più inquieto, di Finn. Si diresse a passo spedito nella camera e si rivestì velocemente, infilandosi gli stivali e mettendosi sulla spalla il giubbetto di pelle, poi imboccò la porta per andare a prendere una boccata d'aria. L'atmosfera nel suo alloggio cominciava ad essere irrespirabile. Quella dannata giornata era iniziata davvero nel peggiore dei modi.

* * *

Rey si vestì infilandosi i suoi soliti bermuda color kaki ed una maglia bianca incrociata sul petto, provando una sorta di sorda inquietudine. Si legò i capelli raccogliendoli in un unico nodo sulla nuca. L'arrivo improvviso di Finn, per quanto a lei gradito, non presagiva nulla di buono.

L'ex stormtrooper l'aspettava seduto su uno degli sgabelli che stavano attorno alla mensola dove lei e Ben mangiavano ogni giorno.

Tornò da lui sorridendo per smorzare la tensione. «Vuoi del caf?» gli chiese, avvicinandosi al piano lucido della piccola cucina su cui troneggiava una grossa brocca metallica.

«Solo se lo prendi anche tu» le rispose sintetico, palesemente a disagio. Rey riusciva a sentire la tensione dell'amico palpabile e cercò in tutti i modi di metterlo a suo agio.

Le era dispiaciuto che Ben avesse preferito lasciarli soli, piuttosto che sentire cosa avesse da dire. Ma riflettendo, si rese conto che era stato meglio così. Per lui probabilmente era immensamente difficile interagire con le persone a cui, un tempo, aveva fatto del male, e non poteva pretendere che facesse finta di nulla. Così come Finn non poteva automaticamente considerare Ben innocuo, senza averlo mai conosciuto davvero.

Versò del caf fumante in due tazze, ne porse una al ragazzo e si sedette sullo sgabello di fronte a lui.

«Che cosa dovevi dirmi di così importante?» lo incalzò, posando con affetto la mano su quella di lui, per indurlo ad aprirsi, senza timore.

Finn le sorrise brevemente e poi bevve un sorso di caf, forse per farsi coraggio. «Abbiamo bisogno del tuo aiuto» iniziò drastico e senza mezzi termini e lei sentì un brivido attraversarle la schiena. «Ricordi, poco prima che te andassi, che io e Poe stavamo per partire per una missione delicata su Kalist VI, dove avevamo avuto la soffiata che ci fosse ancora un piccolo focolaio del Primo Ordine?» proseguì, fissandola negli occhi.

Annuì corrucciando la fronte. Ricordava bene quella missione, avrebbe dovuto partecipare anche lei, ma all'ultimo aveva preferito ritirarsi, era ancora troppo scossa dall'abbandono di Ben e poco dopo se ne sarebbe andata, per intraprendere il suo viaggio solitario.

«Ebbene. C'era davvero, la base del Primo Ordine. Solo una manciata di ufficiali e qualche assaltatore fanatico, niente di preoccupante... pensavamo. Credevamo di averli colti di sorpresa e ne catturammo vivi buona parte. Ma laggiù trovammo anche dell'altro... qualcosa di raccapricciante.»

A quelle parole le si gelò il sangue, turbata dal racconto misterioso di Finn.

«Perquisimmo ogni angolo di quel covo maledetto e alla fine trovammo una cella... in cui quei bastardi tenevano dei prigionieri. Schiavi, probabilmente, per usarli forse come merce di scambio» il ragazzo si interruppe posando la tazza e nascondendo il viso tra le mani.

Rey percepì chiaramente la difficoltà con cui stava rievocando quegli eventi, e temette seriamente il peggio. «E cosa ne è stato di loro?» chiese angosciata, «li avete liberati. Vero?»

Il ragazzo scosse la testa, posando stancamente le mani sudate sul piano della penisola, le labbra carnose gli tremavano e gli occhi avevano iniziato a velarsi di lacrime. «Li avevano già uccisi tutti» le rivelò nauseato, facendola sussultare per l'orrore. «Donne, bambini... tutti quanti. Pur di non farceli liberare, hanno preferito trucidarli.»

Le cadde la tazza di mano che andò a sbattere violentemente sul ripiano, rovesciandosi, sprecando tutto il liquido scuro in essa contenuto. Per un istante rimase impietrita, incapace di reagire, poi si fece forza e raccolse la tazza, gettandola nel lavandino. Prese un panno pulito e asciugò tutto con cura, sfregando la superficie in modo quasi maniacale, incapace di formulare un singolo pensiero.

Finn le mise una mano sulla sua e bloccò quel gesto compulsivo, solo allora riuscì a calmarsi e fermarsi. Aveva dimenticato quanto facesse male udire le atrocità del Primo Ordine.

Il ragazzo sospirò stancamente e continuò il suo racconto. «Mentre camminavamo in mezzo ai corpi straziati, Poe sentì provenire un lamento. Era molto flebile, e non riuscivamo a capire da dove provenisse. Spostammo insieme un paio di cadaveri e trovammo un bambino. Respirava a mala pena, era pieno di lividi e di abrasioni, ma era ancora vivo. Non si riusciva a vedere nemmeno il colore della sua pelle per quanto era sudicio e malridotto. Ma era vivo.»

Quella notizia ebbe il potere di rincuorarla. «E che ne è stato di lui? Sta bene adesso?» domandò fiduciosa.

Finn annuì, deglutendo a secco per trovare la forza e il coraggio di proseguire. «Dopo averlo stabilizzato, lo portammo alla base principale, su Chandrila. Lì scoprii una cosa davvero molto curiosa, che aveva dell'incredibile. Conoscevo già quel ragazzino. Io e Rose lo avevamo incontrato su Cantonica, ai tempi della Battaglia di Crait, era uno dei piccoli schiavi che si occupavano dei Fathier, nelle stalle di Canto Bigth. Aveva ancora al dito l'anello con lo stemma della Resistenza che Rose gli aveva regalato. L'anello che apparteneva a sua sorella. Le sue ferite non erano gravi e le condizioni generali non erano preoccupanti. Si riprese in poco tempo. Ed è stato allora che sono iniziati i guai.»

Rey non riusciva a capire: perché mai un ragazzino, schiavo ed indifeso per giunta, avrebbe dovuto rappresentare un problema? «È una storia davvero straziante, ma tu hai fatto tutto quello che era in tuo potere per lui, non devi sentirti in colpa» lo rassicurò benevola, sapendo quanto l'amico si fosse sentito sempre insicuro di sé e avesse bisogno di rassicurazioni. «Non avresti potuto evitare quel massacro. Nessuno avrebbe potuto. Io... davvero non capisco, come posso esservi d'aiuto in tutto questo?»

Finn la fissò intensamente negli occhi, come se si stesse preparando a confessargli qualcosa di sconvolgente. «Oh credimi, tu sei la chiave di tutto. Appena Rose seppe chi era il ragazzino che avevamo salvato, insistette per incontrarlo. Aveva addirittura intenzione di adottarlo. Lo portammo su Ajan Kloss, sembrava un buon posto per fargli dimenticare tutto l'orrore che aveva vissuto, e all'inizio era sembrato che andasse tutto bene, che fosse sereno, in qualche modo... Fu allora che scoprimmo, nel peggiore dei modi, cosa si nascondeva dietro alla sua straordinaria sopravvivenza. Temiri Blagg, questo è il suo nome... è sensibile alla Forza.»

A quella rivelazione Rey rimase sconvolta. Per quanto tempo lei e Leia avevano cercato dei piccoli segnali nella galassia che facessero sperare che i sensibili alla Forza non fossero definitivamente estinti? La rivelazione che anche Finn lo era le aveva dato una speranza, ma lui era come Maz, sentiva la Forza, la percepiva, e in alcune situazioni poteva addirittura servirsene per compiere azioni fuori dal comune, ma non era in grado di manipolarla completamente, non di certo al livello suo e di Ben. Per quello occorreva una predisposizione, un potere speciale.

Aveva assicurato Leia che, se solo avesse trovato anche un unico sensibile alla Forza avrebbe fatto di tutto per rifondare l'Ordine jedi. In quel momento, quell'antica e tacita promessa, non le apparve più come un'impresa disperata e impossibile.

«Ne sei assolutamente sicuro?» lo sondò ancora incredula.

«Ne sono più che sicuro» confermò lui, fin troppo deciso.

«Parlami di lui...» lo incalzò fremente, si sentiva esaltata come non lo era dai tempi dell'addestramento di Leia. Per più di un anno era vissuta come un eremita, dimenticandosi quasi dell'esistenza della Forza, poi aveva ritrovato Ben ed aveva avuto altre priorità. Ma adesso, quella notizia così sorprendente, così piena di speranza, avrebbe cambiato completamente la sua vita e l'avrebbe cambiata anche a Ben, perché lui doveva sapere, lui doveva essere al suo fianco.

Finn le raccontò nei dettagli i comportamenti del ragazzo, che aveva poco più di dieci anni, ed era timido e silenzioso. All'inizio era impaurito, restio ad aprirsi veramente con loro, nonostante Rose facesse di tutto per metterlo a suo agio. Se ne stava sempre da solo, evitando la compagnia degli altri bambini del campo scuola.

Non parlava la loro lingua però dimostrava di capirli perfettamente. Di notte aveva degli incubi tremendi, Rose lo faceva dormire con sé per tranquillizzarlo il più possibile ma con scarsi risultati.

Poi un giorno era accaduto qualcosa che nessuno si aspettava e che aveva segnato l'inizio dell'incubo.

«Temiri se ne stava come sempre per i fatti suoi, durante l'ora di ricreazione, al campo scuola» le spiegò sudando, era chiaro che rivangare quell'episodio gli costasse fatica. «Un gruppo di ragazzini vivaci e prepotenti decisero di dargli fastidio prendendolo in giro. Poi uno di loro, particolarmente intraprendente, andò a stuzzicarlo direttamente tirandogli addosso delle pietre. Un comportamento davvero riprovevole, ma non c'era nessuno a sorvegliarli, in quel momento. A detta dei pochi testimoni lui si è preso una sassata sulla fronte senza nemmeno fiatare, poi senza fare una piega, ha sollevato una mano nella direzione di quel ragazzino e lo ha spinto via con violenza mandandolo a sbattere contro una roccia. Randy è rimasto in coma per una settimana, ma per fortuna si è ripreso.» Finn la fissò intensamente negli occhi. «Capisci adesso cosa intendo? Gli serve un maestro, qualcuno che gli insegni a controllare i suoi poteri, o saranno guai seri, per tutti quanti. Io non sono in grado, non sono addestrato e non ho le tue conoscenze. Ma tu... Tu sei un jedi, Rey.»

Dopo aver ascoltato la storia di Temiri ebbe la necessità di sedersi di nuovo sullo sgabello. Sospirò chinando la testa, la situazione non era certo delle migliori. Un simile potere in mano ad un ragazzino disagiato non era certo un problema da poco, visti i precedenti che si erano succeduti nel corso della storia dei jedi.

Nella sua mente passarono velocemente le immagini di un altro ragazzo, dai capelli corvini e dalla pelle diafana, sempre solo, deriso, considerato un mostro dai suoi coetanei e dai suoi stessi genitori e che era diventato il terreno fertile di suo nonno per impiantarci il seme dell'odio.

Non avrebbe mai permesso che un'orrore simile si verificasse un'altra volta.

«Ti aiuterò, ci puoi contare» rassicurò Finn alzando lo sguardo luminoso su di lui, sorridendogli e vedendolo sospirare di sollievo.

«Dove si trova adesso Temiri?»

«È con Rose. Lo abbiamo riportato su Chandrila. È l'unico posto dove, per il momento, è al sicuro. Come puoi facilmente intuire, i genitori dei bambini del campo scuola hanno reagito malissimo a questa faccenda. Se si dovesse spargere la voce sarebbe una catastrofe. Lui si è chiuso in una sorta di mutismo ostinato, e si comporta in modo violento, se qualcuno cerca di avvicinarsi per aiutarlo» le spiegò addolorato.

«È comprensibile, non sa come gestire il suo potere e lo usa in modo istintivo, per proteggersi. Sono davvero impaziente di conoscerlo. Sono sicura che non è troppo tardi. Vedrai, andrà tutto bene» gli confidò entusiasta.

Finn annuì fiducioso. «E come farai con lui?» quella domanda a bruciapelo ebbe il potere di farla trasalire. Quello sarebbe stato un problema. Ovviamente avrebbe dovuto parlarne con Ben, e non sarebbe stato facile, ma era speranzosa che avrebbe compreso la situazione e che l'avrebbe seguita. Una gara di sgusci, per quanto prestigiosa, non era certo paragonabile alla necessità di mantenere l'equilibrio della Forza nella galassia. «A Ben penserò io. Il suo aiuto sarebbe ancora più prezioso.»

«Non avrai intenzione di renderlo partecipe di questa cosa?» L'atteggiamento del ragazzo non le piacque per niente. Ben faceva parte della sua vita, e Finn avrebbe fatto meglio ad accettarlo e anche alla svelta. Non avrebbe tollerato ancora del risentimento nei suoi confronti, era passato tanto tempo, Kylo Ren era ufficialmente morto agli occhi dell'intera galassia e Ben aveva pagato fin troppo per i suoi errori. Era giunto il momento per tutti di guardare avanti e superare certi preconcetti.

«Altroché se lo renderò partecipe. Ho preso un impegno con lui e non posso certo andarmene senza dargli una spiegazione» lo redarguì per bene, facendogli storcere il naso.

«Lui lo ha fatto però, ti ha abbandonata e senza dirti una parola, lasciandoti nella disperazione più totale. Te ne sei dimenticata, Rey? Hai scordato quello che ti ha fatto passare? Quanto ti ha fatta soffrire?»

Quelle parole così dure le fecero molto male e la lasciarono ammutolita. Finn non aveva intenzione di cedere, ai suoi occhi Ben era colui che lo aveva ridotto in fin di vita, e che aveva rappresentato per anni il potere oscuro che lo aveva reso schiavo, strappandolo alla sua famiglia d'origine. Una famiglia che non avrebbe mai conosciuto. Non poteva pretendere che dimenticasse tutto e si fidasse di lui di punto in bianco.

«Sono atterrato all'astroporto di Theron col Falcon, ti aspetterò lì, fino a stasera, ma non ti nascondo che preferirei vederti arrivare da sola» le confessò sincero, facendo cenno a BB-8 di seguirlo. Insieme si diressero alla porta e la lasciarono sola a riflettere.

* * *

Quando uscì dall'alloggio, Rey era ancora tesa ed aveva il cuore in gola. Camminò agitata verso l'hangar, dove era sicura che avrebbe trovato Ben. Ed infatti lo sorprese sdraiato a terra, tra mille apparecchiature, mentre era intento a sistemare l'ennesimo problema alla turbina destra del suo sguscio.

Rimase per qualche istante in silenzio ad osservare i suoi gesti, sapienti e veloci, incapace di trovare il coraggio di rivelargli tutto quello che aveva udito dalla bocca di Finn.

Ben si accorse subito della sua presenza, ma stranamente non si voltò a guardarla, proseguendo impassibile nel suo lavoro al motore.

Rey non riuscì a spiccicare parola, ma gli fece sentire tramite la Forza tutta la sua inquietudine per quella situazione.

Lui si fermò, come se fosse stato colpito da qualcosa, scivolò da sotto il motore e si pulì le mani, sudicie di grasso, con la prima pezza che gli capitò a tiro. Poi si alzò, sovrastandola con la sua considerevole altezza, gettando stizzito la pezza a terra. «È davvero una faccenda così seria?» constatò grave, fissandola negli occhi.

Rey si sentì fortemente a disagio, ma colse l'occasione al volo per sfogarsi e raccontargli ogni cosa, nella speranza che capisse le sue intenzioni e non l'avesse lasciata a se stessa.

Alla fine del suo resoconto dettagliato, Ben non si dimostrò particolarmente impressionato, si limitò a scuotere la testa, per poi darle le spalle e far finta di rimettere ordine in quell'immane casino di attrezzi intorno allo sguscio. Già questo la indispose notevolmente.

«Non hai nulla da dire, in proposito?» lo provocò schietta, sentendosi incompresa.

«Stai per partire, dunque» le concesse, senza nemmeno voltarsi a guardarla.

«Gli ho assicurato che avrei fatto il possibile, certo» si sentì in dovere di giustificarsi.

«E qui cosa sei venuta a fare? A cercare la mia approvazione? Non ti serve. Non sei mia prigioniera, sei libera di fare quello che vuoi. Mi pareva fosse chiaro.» Le parole di Ben e soprattutto l'astio con cui le aveva pronunciate la ferirono profondamente.

«Non sono qui per dirti che me ne vado. Speravo che avresti capito e che saresti venuto con me» gli confessò cercando di ignorare il turbine di sentimenti negativi che sentiva provenire da lui. Si aspettava che non avrebbe preso quella faccenda nel migliore dei modi, ma era anche fiduciosa che non avrebbe lasciato un ragazzino innocente in balia di un potere che avrebbe potuto devastarlo.

Ben si girò verso di lei con uno scatto feroce, fulminandola con uno sguardo furioso. «Non è un mio problema» sentenziò drastico.

«Temiri è solo un bambino, e potrebbe essere rimasto l'unico sensibile alla Forza in tutta la galassia, ha bisogno del mio aiuto. Del nostro aiuto. Potresti considerarlo come un campo di prova. Un giorno potremmo ritrovarci nella stessa situazione con un figlio nostro... la cosa non ti tocca?»

A quella provocazione, Ben sussultò lievemente come se gli avesse dato uno schiaffo, corrugando la fronte. «Sei incinta?» le chiese diretto, temendo quasi la sua risposta.

Esitò prima di dargliela. «No» lo tranquillizzò, ma la sua reazione l'aveva comunque turbata. «Ma potrebbe succedere prima o poi...»

«È meglio che non sia successo, così puoi partire senza sentirti legata.» Glielo disse in modo talmente crudele e glaciale da lasciarla impietrita.

Sospirò esausta e delusa. «Credevo che la tua esperienza, il tuo dolore, ti avessero insegnato qualcosa, mi sbagliavo.» In quel preciso istante si rese conto che aveva vissuto per due mesi una stupida illusione, aveva sperato di poter costruire qualcosa di concreto con lui, oltre la Forza, oltre la Diade e che non fosse soltanto riparare caccia e partecipare ad una stupida gara. Si era dannatamente sbagliata. Con il cuore gonfio di rabbia strinse le labbra e si impose di non reagire, anche se avrebbe voluto sonoramente mandarlo al diavolo.

Gli diede le spalle e corse, ingoiando le lacrime, verso il bungalow: aveva un bagaglio da preparare.

Continua...

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Note:

Champagne garwilliano è una qualità champagne discretamente comune in tutta la galassia, riservata a cittadini abbienti a causa del prezzo molto elevato.

Dark Squadron è il nome della squadra composta da Ben, Rey, Elnor e Dana, che Otkiis ha ingaggiato per partecipare alla Five Sabers.

Kalist VI conosciuto anche come Kalis, è un pianeta del nucleo. Vi è una colonia penale imperiale.

Temiri Blagg è il ragazzino sensibile alla Forza che abbiamo visto nella scena finale di The Last Jedi. Bellissimo messaggio di speranza per tutta la galassia. Lo avevo già nominato in una mia storia ma avevo trattato la vicenda in modo moooolto superficiale. Mi piace molto come personaggio e ho deciso di dargli più attenzione e spessore. Vedremo come sarà in grado di complicare la vita ai nostri due innamorati spaziali. Intanto ha già fatto danni, senza nemmeno conoscerli... povero piccino <3

I Fathier sono quei cavalloni simpatici che correvano nelle corse illecite su Canto Bigth.

Io non sono una fan di Finn e neanche di Boyega, a dire il vero. E quando in TROS si è appurato che è pure force users mi è salito l'omicidio potente, perché mi è sembrata una boiata immane, per dare importanza ad un personaggio pressoché inutile. Il rispetto del canone però mi impone di considerare questa cosa, sigh! ma non al pari del potere di un jedi. Per me è un po' come Maz o come Chirrut in Rogue One, persone sensibili alla Forza ma non in grado di manipolarla.

Angolo dell'autrice nottambula:

Ebbene sì, mi sono ridotta a scrivere questa storia di notte perché il tempo è tirannissimo. Credevo che me la sarei cavata con pochi capitoli e stop. Invece non ho idea di quanti ancora me ne serviranno per arrivare... dove devo arrivare XD

Quindi spero che apprezzerete il mio impegno. La storia resterà comunque a livello di trama molto leggera e con i toni della commedia, anche se ci saranno momenti leggermente più angst. Visto che la sezione Star Wars si è un po' ammosciata e ho notato un calo d'interesse, gli aggiornamenti arriveranno con più calma ^ ^'

Besitos!

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