CAPITOLO 28

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Il tempo passava, e senza accorgessene arrivò il 14 Febbraio.
San Valentino.
Era il penultimo giorno della settimana, quindi sarei dovuta andare a scuola, e la festa di San Valentino all'interno delle mura scolastiche era un'evento straordinario. Si potevano notare file di striscioni rose e rossi appesi nei corridoi, cuori di carta appesi al soffito come se volassero.
Mi alzai dal letto aiutandomi con le stampelle, che ormai avevo imparato bene come usare. Mi preparai e andai in cucina per fare colazione; tutto era già pronto sul tavolo per essere mangiato e digerito. "Buongiorno!" Mi accolse Logan voltandosi nella mia direzione. Da quando mi ero rotta la caviglia, lui voleva in tutti i modi aiutarmi, quindi alla fine ho ceduto per dargli le chiavi di casa mia. Speriamo solo non gli vengano in mente cose strane.
"Ti piace il mio nuovo acquisto?" Si indicò uno strano grembiule con su scritto 'kiss the cook'. Scoppiai a ridere mentre mi sedevo al tavolo. "Cos'ha che non va?" Chiese lui da finto ingenuo. "Beh, è strano."
"Perché non obbedisci alla scritta sulla maglietta?" Domandò lui avvicinandosi a me. "Perché sono Divergente e non posso essere controllata." Ribattei inclinando la testa da un lato. "Hey, non usare le citazioni dei libri con me, guarda che ti comprendo mondana." Ci mettemmo a ridere entrambi. "Buon San Valentino." Mi disse lui dandomi un dolce bacio sulle labbra. "Anche a te." Sussurrai sulla sua bocca.

Quando arrivai a scuola, con Logan al mio fianco che portava gli zaini di entrambi, mi saltò subito all'occhio il rosa shocking e il rosso acceso delle decorazioni, come avevo sospettato quella mattina appena svegliata. "Bah, non ho mai sopportato San Valentino a scuola, troppo rosa!" Commentai di fronte al mio armadietto. "Io non mi ricordo neanche se l'ho mai festeggiato con qualcuno." Disse Logan guardando le decorazioni. Mi dispiacque molto per lui, perché era un ragazzo dolce e sincero, a stento credevo a quella sua riflessione. "Beh, lo festeggerai con me oggi, non sei contento?" Cercai di rassicurarlo. "Con te? Davvero?" Chiese riluttante lui. "Ah, non ti vado bene?" Logan si mise a ridere. "Tranquilla, stavo scherzando! Sono più che felice di passarlo insieme a te." Mi diede un bacio delicato sulla guancia. Quando si allontanò dal mio viso, la campanella suonò l'inizio della lezione. "Sarà meglio andare." Dissi, per poi dirigermi insieme a lui verso l'aula della prima ora.

Una volta finita la giornata scolastica, io e Logan andammo a casa mia. "Vuoi provare anche oggi?" Gli chiesi sedendomi sul divano.
Da quando avevo aggiunto il nome di Logan insieme al mio per la competizione di canto, provavamo il lunedì, il mercoledì, il venerdì e la domenica, entrambi con la speranza di vincere. La canzone che avevamo scelto si chiamava 'I Think About You' di un certo Ross Lynch. Il testo parlava di un ragazzo e una ragazza che all'inizio erano solo amici, ma poi la loro relazione diventa qualcosa di più, e non fanno altro che pensare l'uno all'altra.
Quando Logan l'aveva trovata su internet l'avevamo scelta perché ritenuta molto simile alla nostra situazione.
"No, non oggi almeno." Rispose Logan, sedendosi accanto a me e posandomi un braccio sulle spalle. "E allora cosa vuoi fare?" Domandai confusa. Di tutta risposta, lui posò le labbra sulle mie, trasmettendomi calore. All'inizio fu un bacio semplice e delicato, ma poi diventò più intenso, passionale. Le nostre lingue si intrecciarono; col suo aiuto mi sedetti sulle sue gambe e gli presi il viso tra le mani, lui nel frattempo mi afferrò per i fianchi e spinse il mio corpo verso di lui. "Logan..." Gli sussurai sulle labbra. "Sì?" Chiese lui, non smettendo di baciarmi. "Non posso andare tanto oltre." Ammisi un po' imbarazzata. "E chi ha parlato di sesso?" Ribattè lui con un sorriso, contagiando anche me.
Continuammo a baciarci, fin quando Logan non smise con le mie labbra e mi traccio una scia lenta di dolci baci per il collo fino ad arrivare alla clavicola, trasmettendomi un brivido che si diffuse per tutta la spina dorsale. Quando fu giunto a destinazione gli alzai il mento con due dita per fare in modo di accanirmi di nuovo sulle sue labbra morbide e non troppo carnose.
Da quanto ci stavamo comportando in quel modo? Minuti? Ore? Eravamo un turbinio di baci, passione, amore e parole dette tra riprese d'ossigeno e altro. In quel momemto pensai che non ci saremmo mai fermati, fin quando...
"Siamo tornati!" Delle voci familiari risuonarono dall'ingresso.
Panico.
Io e Logan ci staccammo guardandoci confusi e scioccati allo stesso momento negli occhi. Le mie mani erano scivolate sul suo petto e le sue erano ancora sui miei fianchi, anche se la stretta si era allentata. "Vanessa ci hai senti..." La voce di mia madre si fermò nell'istante esatto in cui entrò in salotto. Girai lentamente la testa nella sua direzione e notai lei e mio padre che mi guardavano angosciati sulla soglia della porta che portava al soggiorno. "Posso spiegare." Mi giustificai cercando di fare un sorriso innocente. "Ah sì? E cosa dovresti spiegarci?" Chiese mio padre, incrociando le braccia al petto. Raddrizzai la schiena prima di rispondere, con un po' di imbarazzo: "Ci stavamo solo...baciando?" La risposta che diedi sembrò più una domanda, non convinse me mentre la pronunciavo, figuriamoci i miei genitori. "Che ne dici se andiamo nel nostro posto speciale?" Mi sussurrò Logan; non capii di quale posto stesse parlando, ma gliene fui grata perché mi stava salvando da una brutta situazione. "Ora noi usciamo, torno per cena." Informai i miei afferrando le stampelle e alzandomi.

"Grazie Logan, ti sono debitrice e non sai nemmeno quanto." Ringraziai Logan con un sospiro di sollievo una volta che fummo usciti da casa mia. I miei genitori mi avrebbero guardata perplesso almeno fino a domani, ma poi gli sarebbero passati ogni dubbio.
"Tranquilla, tanto avevo bisogno di prendere una boccata d'aria." Rispose lui con capo chino e le mani infilate nelle tasche. Aveva lo sguardo turbato, molto probabilmente un pensiero lo perseguitava, e sembrava anche da un po'. Mi fermai per vedere cosa avrebbe fatto, e dopo circa un metro si fermò voltandosi nella mia direzione. "Cosa aspetti?" Mi chiese quasi scorbuticamente. "Che cosa ti è successo?" Ribattei io, con le lacrime agli occhi. Non lo vedo come il solito Logan, il ragazzo dolce e carino che mi amava ancora di più della sua stessa vita, ma sembrava più un uomo adulto che è stufo di tutto: della vita, di quello che fa nella vita, delle persone che ama. "Perché?" Domandò Logan con una scrollata di spalle. "Un secondo prima eri dolce e gentile, adesso invece sei scorbutico, stanco, tormentato. Devi dirmi qualcosa?" Volevo tirargli fuori quello che aveva dentro per fare in modo che non esplodesse e continuasse a fargli male, ma feci un buco nell'acqua. "Perché non ti fai i cazzi tuoi!?" Sembrava arrabbiato mentre sputava fuori quelle parole che mi trafiggevano il cuore come lame di coltelli affilate. "Se non volevi avermi tra i piedi oggi potevi dirmelo semplicemente." Quasi urlai quest'ultima frase, attirando anche l'attenzione di qualche passante curioso. "Vorrei solo sapere cosa ti ho fatto." Mormorai in modo che solo lui potesse sentirmi, per poi girarmi e allontanarmi il più possibile da lui, mentre una lacrima traditrice mi rigava la guancia, per poi cadere a terra con un ticchettio.

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