CAPITOLO 37

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Appena entrai nella stanza che dividevamo io e Logan, lo vidi appoggiato allo stipite della finestra scorrevole che mi guardava in malo modo.
"Che succede?" Chiesi con la gola arida come il deserto, notando nei suoi occhi pura rabbia.
"Chi è quel tipo?" Ribattè acido, facendo un passo avanti verso di me.
"Di chi stai parlando?" Cercai di fare la finta tonta, di fare in modo che dalla mia espressione non traspirasse il nervoso che mi stava facendo battere il cuore all'impazzata.
"Sto parlando del ragazzo con cui stavi parlando e che ti ha baciato."
Deglutii, prima di trovare la forza di aprire di nuovo bocca, facendo un profondo respiro: "Ascolta Logan, non devi preocc-"
"Non dirmi di non preoccuparmi!" Urlò, spaventandomi come non mai.
Non l'avevo mai visto così arrabbiato per una cosa simile, ma era vero che non era neanche mai successo prima.
"Non puoi baciare un altro! Sei la mia ragazza, dopotutto!"
"E allora tu!?" Ribattei, cominciando ad irritarmi per il suo comportamento. "Vai dietro a quelle tre ochette, ignorandomi del tutto: come credi che dovrei sentirmi?"
"Non stiamo parlando di me." Cercò di giustificarsi, abbassando la voce; ottenendo però solo il risultato di far ammontare di più la rabbia in me.
"Davvero, Logan!? Tu puoi andare dietro a qualsiasi ragazza carina ti capiti di fronte, ma se un ragazzo carino bacia me, che ho respinto per te tra parentesi, vengo trattata in questo modo? Scommetto che anche tu hai baciato  una delle tre arpie, non è vero?"
All'inizio Logan rimase in silenzio, stringendo i pugni lungo i fianchi talmente forte da sbiancare le nocche.
"Non ci credo..." Mormorai, scuotendo la testa incredula. Quel silenzio mi faceva capire che molto probabilmente era vero, aveva baciato una di quelle tre, a mia insaputa.
La stanza calò nel silenzio più totale, fino a quando, all'improvviso, Logan marciò verso di me, alzando un braccio verso l'alto, il palmo della mano destra aperto. In pochi secondi mi ritrovai con un livido rossastro sulla guancia sinistra che mi bruciava da impazzire, sopratutto quando vi appoggiai delicatamente sopra la mia mano.
Le lacrime cominciarono a rigare il mio viso contratto dal dolore e lo stupore per ciò che aveva appena fatto: mi aveva tirato uno schiaffo in faccia.
Quando sembrò realizzare ciò che aveva appena fatto, cominciò subito a scusarsi, esterrefatto lui stesso dalla sua azione stupida e impulsiva.
"Scusa Vanessa, non vol-" Cominciò, cercando di poggiarmi una mano sulla guancia ferita, ma il gliela schiaffeggiai via, interrompendolo: "Non volevi, ma intanto l'hai fatto!"
Presi la mia valigia che avevamo sistemato sotto il letto e cominciai a riempirla con tutto ciò che era mio in quella stanza: vestiti, costumi,...
"Che stai facendo?" Domandò Logan con preoccupazione, mentre richiudevo il bagaglio.
"Me ne vado, tanto non sono più accettata qua dentro, neanche dal mio ragazzo."
Tentò di trattenermi prendendomi per un braccio, ma io lo scrollai via, gridandogli contro: "Non toccarmi!"
Mi affrettai ad uscire, la valigia alla mano, ignorando tutte preghiere di Logan di restare, di perdonarlo.
Una volta fuori tirai fuori il cellulare, controllando la mia rubrica, in particolare sotto una lettera: la M.

"Allora, va un po' meglio?" Matthew mi allungò un bicchiere d'acqua fresa, mentre si accomodava di fianco a me sul letto in camera sua, sorreggendo al mio posto il sacchetto con il ghiaccio sulla guancia sinistra.
Annuii quasi impercettibilmente, sorseggiando un po' d'acqua. "Non posso crederci. Tra tutte le persone che conosco non avrei mai pensato che sarebbe stato Logan a farmi del male, sia fisicamente che moralmente." Commentai, ancora shockata da ciò che era appena successo.
Il viso era ancora segnato dalle lacrime, che si erano calmate una volta che ero entrata a casa da Matthew.
"Tranquillo, posso tenerla io la busta con il ghiaccio." Cercai di convincerlo, ma lui insistette sul volerla tenere lui.
Era stato dolce e gentile con me da quando ero giunta a casa sua dopo la telefonata. Appena uscita dalla casa in cui si era consumato il misfatto, l'unica persona che mi era venuta in mente era stata lui, per questo lo avevo chiamato per avvertirlo. Quando fui stata sulla sua porta di casa e lui mi ebbe aperto, Matthew mi aveva abbracciato forte e stretta a sé, sussurrandomi parole dolci, mentre io soffocavo i singhiozzi e le lacrime nella sua spalla, ascoltando senza proferire parola.
"È un brutto livido questo." Commentò, portandosi in grembo il sacchetto con il ghiaccio ormai quasi sciolto a causa del calore.
Sfiorò la guancia con il pollice, facendomi sussultare per il dolore.
"Scusa, non volevo."
"Tranquillo, non fa niente." Risposi, cercando di rassicurarlo.
Sentivo un vuoto dentro al cuore, non mi sarei mai aspettata che Logan avesse potuto alzare le mani su di me.
"Ti va di raccontarmi tutto?" Domandò Matthew, stringendomi una mano.
Gli rivelai tutto, mi sfogai del peso sul petto che mi opprimeva il respiro.
Gli parlai di ciò che era appena accaduto con Logan, che si era arrabbiato con me per il fatto che lo avevo baciato (anche se era stato Matthew); gli parlai del fatto che di sicuro anche Logan aveva baciato una delle ragazze che abitavano con noi; gli parlai anche di Jason e Abigail, non sapendo per quale motivo, forse per spiegargli la ragione per cui ci eravamo messi insieme, o forse volevo solo sfogarmi del tutto.
Lui ascoltò fino alla fine, senza parlare, dandomi supporto dall'inizio alla fine.
Non piansi neanche un po', avevo finito le lacrime oramai.
"Perché ci innamoriamo delle persone sbagliate?" Chiesi, una volta finito di raccontare; ma non a Matthew, in particolar modo a me stessa, date le mie precedenti relazioni.
"Perché l'amore altro non è che un velo che ci offusca la vista, rendendo sfocato qualunque cosa intorno a noi. Delle volte quel velo vola via e ci rivela la realtà, altre volte ci copre gli occhi, e le conseguenze non sempre sono positive; come quelle donne che vengono picchiate dal marito o dal fidanzato: il velo dell'amore le coprono gli occhi in modo tale da non mostrare ciò che le accade veramente."
Rimanemmo immersi nel silenzio, non riuscendo a togliermi dalla testa le parole che aveva appena detto.
"Non so che fare ora." Ammisi, quando ormai il silenzio aveva occupato troppo spazio. "Mi sono persa nelle tenebre, smarrendo la luce."
"Non ti preoccupare, ci sono luci diverse intorno ad ognuno di noi, che ci aiutano quando ne perdiamo una." Fece una pausa, i suoi occhi fissi nei miei non altrettanto profondi, dove dietro vi si poteva celare qualsiasi cosa. "E io sono una di quelle luci che ti aiuterà."
Mi avvicinai lentamente a lui, solo per risentire il dolce sapore delle sue parole e, per la seconda volta quella giornata, quello delle sue labbra, prendendogli nel frattempo il viso tra le mani.
All'inizio sembrò confuso e un pizzico perplesso, ma poco dopo si lasciò andare anche lui al bacio, posando le sue mani sui miei fianchi.
Durò solo qualche minuto, ma quando la sua lingua si intrecciò alla mia, il suo calore si diffuse in tutto il mio corpo, nonostante il caldo; con quel bacio finalmente mi sentii di nuovo a casa, al sicuro tra le braccia di qualcuno da quando Logan se n'era completamente fregato di me.
Ci staccammo solo per riprendere fiato, lo guardai con gli occhi socchiusi, non riuscendo a realizzare ancora bene ciò che avevo appena fatto: un impulso in cerca di affetto.
"Sai che è uno sbaglio, vero?" Mi avvisò Matthew, prendendomi il mento tra il pollice e l'indice.
"Lo so, ma non mi importa più niente ormai. Sono come un ubriaco o un drogato: bevo per dimenticare, mi faccio di stupefacente per vedere una realtà in cui preferirei vivere, ma che non esiste."
Poggiai la testa sulla sua spalla, mentre lui mi avvolgeva le spalle con un braccio.
Ci vollero pochi secondi, prima che il mio corpo si abbandonasse alla stanchezza di quel giorno che mi velava gli occhi.

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