Capitolo 19

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Golden Falls sembrava nascondersi in mezzo alla neve. Circondata da ventidue pini alti e spogli, era ben visibile al pubblico. Ci si poteva accedere tramite un vialetto di breccia, separato da un sentiero da un alto cancello nero che sapeva di vernice fresca e con a lato una targhetta d'argento che recitava il nome della dimora. Vedendola dopo tanto tempo, Leonard si disse che gli operai che aveva assunto avevano fatto un buon lavoro. Quelle mura, che rappresentavano parte della sua infanzia, richiamavano vecchi e felici ricordi.

Dalla lunga balconata della camera da letto, quella padronale, si poteva ammirare la bellezza del panorama della penisola. Specialmente in primavera e in estate, si poteva godere dello scorrere dell'acqua di Hunter Island. Golden Falls, infatti, era una piccola perla nascosta nel cuore di Pelham Bay Park. Nome nato per la bellezza delle acque che, all'imbrunire nelle belle stagioni, tendevano ad assumere una tonalità d'oro sporco.

Un pozzo antico in mattoni grigi dava il caldo benvenuto ai suoi ospiti.

Prima di proseguire, Leonard si voltò verso Raissa. L'espressione della russa era sempre più sorpresa, passo dopo passo. Ancora confusa da ciò che stava succedendo, continuava a ripetersi a chi appartenesse quella graziosa e sofisticata dimora. La mano dell'uomo non aveva lasciato quella della donna un solo istante, da quando si erano fermati all'entrata del lungo sentiero. E per far sì che Raissa tornasse al presente, Leonard la strinse con maggiore forza. Per una frazione di secondo, i loro sguardi, si incontrarono. Luminosi e ridenti, i loro sorrisi erano in perfetta armonia con l'ambiente che li circondava.

Dentro di sé, Leonard recuperò una secchiata di coraggio, di almeno cinque litri, e si fermò davanti alla porta d'ingresso, in mezzo a due colonne lisce e così bianche che sembravano sparire in tutto il manto nevoso che circondava loro e quella casa.

"Hai con te la chiave?" Le chiese l'uomo, con una nonchalance che non faceva che aumentare l'ansia nel cuore della donna.

Con un gesto abbastanza svelto, Raissa recuperò la piccola chiave dorata all'interno del piccolo scrigno di legno. In quell'istante si accorse di stare tremando, ma non per il freddo. Deglutì, tendendo a mezz'aria la chiave e guardando dubbiosa Leonard. "Perché mi hai portata qui?"

"Noto con piacere che, in tutto questo tempo, tu non abbia mai smesso di farti troppe domande." Le rispose divertito, prendendole la chiave e infilandola nella toppa. Bastarono due giri, prima di spalancare la porta e cogliendo i primi particolari della hall.

Il pavimento era di un legno lucido e scuro, quasi tutto coperto da un tappeto borgogna. Una scala curvata, dai gradini in marmo bianco, era davanti a loro. Un arco, verso la loro destra, dava accesso ad una lunga sala grande arredata con un grande tavolo e sei sedie della stessa fattura. C'erano quadri che rappresentavano paesaggi, cavalli sulla sabbia e ritratti di donne ben vestite. Tutti incorniciati da una luminosa e nuova cornice d'oro.

"Continuo a non capire." Commentò Raissa, cercando di riprendere un respiro regolare. Sentiva un gran calore per tutto il corpo da rendere il freddo di quelle mura quasi superfluo.

Leonard chiuse la porta d'ingresso, raggiungendola al centro della hall. "Questa è casa tua."

"Come?" Dire che fosse sorpresa era poco. Raissa sbarrò gli occhi, stupita da tale cosa. Non avrebbe mai pensato ad un regalo di così tanto valore.

Leonard era estremamente divertito dalla sua reazione. Era certo che quel regalo l'avrebbe stupita, in tutto e per tutto. Ed ora avrebbe dovuto spiegarle ogni cosa. "Vedi, questa villa era di mia zia Evelyn, quando viveva qui nel Bronx. Quando si trasferì nel centro di New York, decise di venderla a mio padre. E lui aveva deciso di donarla a te e Sam come regalo di nozze. Quando poi lui è..." Si bloccò, verificando se il proseguire delle sue parole l'avrebbe gettata nel turbamento di vecchie ferite. "Morto, pensò bene di interrompere i lavori di ristrutturazione. Circa un mese fa ho ingaggiato alcuni operai che mi avevano garantito la conclusione della villa per Gennaio e quindi... eccola qui!" Terminò, allargando le braccia per indicare le mura ben dipinte.

Raissa aveva seguito il racconto con grande interesse, restando sorpresa ad ogni parola. Leonard aveva fatto tutto quello per lei, per riuscire a strapparle ancora un sorriso, e doveva ammettere che c'era riuscito alla grande. Emozione e eccitazione si stavano mischiando in un vortice di sensazioni che la facevano sentire ancora parte di quel mondo.

"Io non so cosa dire." Sussurrò, abbassando lo sguardo e passandosi una mano sul viso. Non riusciva ancora a crederci.

"Potresti dire solo grazie."

Raissa incontrò lo sguardo di Leonard, rialzando il volto verso il suo. La luce del giorno riusciva ad entrare dalle finestre coperte dalle tende scure, affinché si sposassero meglio con i colori dell'ambiente. Sentiva il cuore pesare sempre di più, passo dopo passo che faceva per arrivare davanti a lui.

Leonard la guardava con fare attento, riuscendo finalmente ad accarezzare la sua morbida guancia.

"Grazie." La sentì mormorare, vedendo la sinuosità con la quale quelle labbra carnose si muovevano. Si allontanò bruscamente, maledicendosi per quella vicinanza e per quella attrazione sempre più difficile da sostenere. Raissa restò interdetta, guardandolo confusa. "Che succede?"

"Niente." Leonard si allontanò, entrando nel piccolo soggiorno che ospitava un caminetto spento, due divanetti e un pianoforte bianco vicino ad una grande finestra ovale. Da lì si poteva intravvedere qualche fiocco di neve scendere leggero. "Guardati un po' attorno." Le disse, fermandosi vicino allo strumento musicale e poggiando distrattamente il dito su qualche tasto a caso.

Raissa, però, non si mosse da lì. Attenta e rapita al tempo stesso, lo guardò di spalle. I capelli erano cresciuti di poco, i muscoli erano tesi sotto quella giacca dal colore amaro, caldo e inespressivo. Si chiese se anche lui, con il tempo che avrebbe passato nella base militare, sarebbe diventato così. Non gli avrebbe mai ricordato Samuel e non chiedeva di certo quello. Tra i due fratelli non c'era un abisso, ma una barriera corallina che divideva due mondi e caratteri totalmente opposti. Quando aveva visto Sam per la prima volta, aveva visto solo un ragazzo allegro e felice della propria carriera, con una famiglia che l'amava e sosteneva. In Leonard non aveva mai visto ciò e, anche dopo tre mesi di lontananza, continuava sempre e solo a vedere la sua anima complicata e torturata dalla responsabilità che il fratello maggiore aveva lasciato con la sua dipartita.

Con un gesto quasi istintivo, Raissa tolse alcune forcine che le tenevano legate i capelli all'insù, lasciando che le morbide onde brune ricadessero sulle sue spalle. Poi si tolse il lungo mantello nero, poggiandolo su un mobile lì vicino e, togliendosi le scarpe per non far rumore, si addentrò nel piccolo soggiorno.

Leonard continuava ad emettere note a caso dal pianoforte e smise solo quando sentì le mani della donna sulle sue spalle. "Raissa." Deglutì, sussurrando il nome della russa con devozione.

Dietro di lui, Raissa sorrise dispettosa. Muovendo i palmi sulle spalle dell'uomo riusciva a sentire una quantità incalcolabile di stress accumulato. "Hai bisogno di rilassarti, Leo." Disse, poggiando poi la testa sulla sua spalla destra. L'uomo strinse gli occhi con forza, alzando una mano per sfiorare la capigliatura della donna. Il desiderio di averla ancora più vicino tornò prepotentemente a bussare dal suo cuore fino lì, in mezzo alle gambe. Non ricordava neanche quando è stata l'ultima volta che aveva fatto l'amore con una donna.

"Issa, ti prego."

"Ricordi la tua promessa? Quella che mi hai detto prima di andartene?" Le chiese lei, ignorando il suo avvertimento. "Vuoi ancora baciarmi?"

Con uno scatto quasi fulmineo, Leonard si girò, prendendo tra le sue mani il volto della donna che per tante notti l'aveva tenuto sveglio. Con famelicità si avventò sulle labbra della donna, chiedendo il permesso per poi accedere alla sua bocca. Le loro lingue si incontrarono di nuovo, dopo troppo tempo. Nel mentre lui le lasciava dispettosi morsi sulle labbra, lei ricambiò facendo scivolare una mano sul suo punto più duro. La cosa la fece divertire.

"Che hai da ridere?" Le chiese, staccandosi dalle sue labbra per ammirare il suo volto.

"Mi chiedevo quando è stata l'ultima volta che sei stato con una donna."

"Troppo tempo. Aspettavo te." Leonard si sentì spinto all'indietro, facendo suonare ancora qualche tasto. Interrogativo, guardò Raissa. La donna assunse un'espressione dubbiosa, alzando le sopracciglia.

"Vuoi farmi credere che in questi tre mesi, tu non ti sia mai recato ad un bordello?"

"No. Puoi chiedere conferma a Sunford, se vuoi."

"Tu sei incredibile." Commentò la donna, riavvicinandosi nuovamente all'uomo con passo felino. "Ti sarà capitato di incontrare qualche donna più bella di me. Che cosa te ne fai di una povera disgraziata?" Osò chiedergli, abbassando lo sguardo ben sapendo di star dicendo una cosa ovvia. Stranamente, però, Raissa non si sentiva sporca a baciare il fratello del suo defunto fidanzato. Quest'ultimo, probabilmente, l'avrebbe voluta sapere felice e al sicuro, esattamente come Leonard le aveva detto. Ricordava ancora le sue parole, quando egli la destò dalla sua idea di ripartire per la Russia.

Sam mi ha fatto promettere di prendermi cura di te, nel caso gli fosse successo qualcosa.

Leonard le prese il mento con una mano, assumendo un'espressione dura, effetto delle parole della ragazza appena pronunciate. "Non voglio più sentirti chiamarti così. Mi sono spiegato?"

Raissa annuì, senza alcun timore. Sapeva che il suo sguardo era dovuto all'essersi data della disgraziata, ricordando tanto l'insulto che aveva usato mrs. Putnam. Eppure, era proprio così che si sentiva. "Te lo prometto." Confermò, lasciando che i secondi inghiottissero la sua promessa. Occhi negli occhi, la donna suggellò le sue parole con un bacio, posando le mani sulle larghe spalle dell'uomo e issandosi di poco. Non aveva mai notato quella differenza d'altezza, seppur sottile. Lasciò che le loro lingue si incontrassero ancora, avvertendo l'atmosfera farsi sempre più densa, carica di desiderio represso da troppo tempo. Dopo Samuel non aveva avuto nessun altro uomo, per rispetto a lui e a sé stessa. Ecco perché, riscoprendosi una donna con determinate emozioni, Raissa si sentì intimorita. Da quanto tempo non si sentiva travolta dal desiderio sessuale? Da quanto tempo non veniva baciata in quella maniera?

Le larghe e pesanti mani di Leonard circondarono tutto il suo viso, rendendolo ancora più minuscolo agli occhi dell'uomo. Staccandosi dalle sue labbra, fece aderire la sua fronte a quella della donna. Il respiro regolare e la nebbiolina condensata uscivano dalla sua bocca per via del freddo. "Ti desidero, Raissa."

La russa lesse quel silenzioso desiderio lussurioso negli occhi. Nel tempo aveva imparato a leggere lo sguardo e quello di quell'uomo chiedeva solo di essere amato, sperando magari di non sentirsi in colpa, in seguito. "Anche io ti desidero, Leonard."

Gli occhi dell'uomo la colpirono come una lama nel petto. "Mi stai mentendo?"

Raissa scosse la testa con forza. "Affatto."

Leonard si allontanò di poco dal viso della donna, continuando ad accarezzarle una guancia. Dentro di sé sentiva un dubbio lacerargli il petto, fino ad arrivare al cuore. "Ami ancora mio fratello?"

"Amo il suo ricordo, Leo. Esattamente come tutti. Penso ancora a lui, a volte, non voglio mentirti." La donna allungò una mano verso di lui, facendo aderire il palmo all'altezza del suo cuore. Esattamente come aveva fatto lui quella sera di tre mesi prima. "Per ogni ricordo triste, però, ne ho sempre uno felice. E ci sei tu, ovunque. Tu che mi hai impedito di lasciare l'America ed ora, ne sono certa, non solo per la promessa che hai fatto a Sam. Quando è morto credevo di dover morire con lui, per un obbligo d'amore. Ma c'eri sempre tu. A tendermi una mano, a lanciarmi una scialuppa di salvataggio con tanto di remi, ad accarezzarmi con lo sguardo quando ero triste. Ho amato tuo fratello per ciò che era. Un amore nato quasi per obbligo, vista la mia ex professione. Poi l'ho amato come uomo. Con te è stato l'inverso." Raissa fece una pausa, volendo leggere l'effetto delle sue parole sul viso del soldato. "Di te ho amato prima l'uomo e poi la sua bellezza. Ma se dovessi dire com'è nata questa attrazione, sono sincera, non saprei da dove iniziare. Forse è successo e basta. E non voglio pensare a come sarebbe stato se Samuel fosse tornato da Liverpool, perché non saprei neanche risponderti. Le cose sono andate così, punto. E non voglio spremermi per trovare una giustificazione a ciò che sento per te." Aveva parlato ininterrottamente, senza mai accorgersi davvero che aveva iniziato a piangere. Inevitabilmente aveva confessato i suoi sentimenti ad un uomo che aveva sempre visto da lontano, a lei proibito.

Leonard deglutì più volte, sentendo il cuore battergli violentemente nel petto. Avrebbe voluto invitare Raissa a ripetere, parola per parola, il suo lungo discorso solo per accertarsi di non aver sentito male. Osservando i suoi bellissimi occhi, luminosi di lacrime, arrivò alla conclusione di aver sentito bene. Lei lo amava. Quello, senza alcun'ombra di dubbio, era il momento più bello della sua vita. Era arrivato, probabilmente, il momento di rivelare a Raissa che l'aveva amata dal primo momento che l'aveva vista.

No, si disse in seguito, potrò farlo più tardi.

Con la passione che lo bruciava internamente, Leonard ricatturò le labbra della donna, dandole il tempo di riprendersi dalla rivelazione di poco fa. Ora più che mai sentiva di volerla, di farla finalmente sua, di amarla e sostenerla in egual misura. Erano lì, soli, nel momento più bello delle loro vite.

Senza mai staccare le sue labbra da quelle di lei, Leonard fece scivolare le sue mani sul sedere della donna, stringendolo e sollevandola da lì per poterla posare sul pianoforte aperto, dietro di lui. Diverse note a caso vennero emesse dallo strumento, un dettaglio alla quale i due non fecero tanto caso. Raissa si lasciò cullare dalle labbra dell'uomo, dal modo che aveva di marchiarla. La spogliò con cura e attenzione, come se fosse una sposa alla prima notte di nozze.

Nei brevi momenti in cui si guardavano negli occhi, si lanciavano diverse occhiate di sfida e maliziose, sorretti dallo stesso desiderio che i due provavano, diventato insostenibile. Raissa, seduta sui tasti del pianoforte, aiutò Leonard a disfarsi della divisa dei marines. Il suo petto, che iniziava a scolpirsi sempre di più, era esposto alla vista della donna e al contatto delle sue mani che non tardarono a scoprirlo, spinte dalla voglia e dalla curiosità. Aveva visto molti uomini, baciato molti petti maschili, ma mai con nessuno sentiva il cuore arrivarle in gola. Leonard guardò la donna baciargli ogni centimetro dei pettorali, scendendo sempre più giù.

"Issa... se non vuoi puoi smettere." Sussurrò con la voce bassa, densa e carica d'eccitazione che il contatto con la donna gli procurava.

Raissa, in tutta risposta, tracciò con la lingua una scia dalla bocca dello stomaco fino all'ombelico, trafficando con le mani sulle sue braghe. Nonostante non fosse più una prostituta, era una donna e sapeva ancora come far felice un uomo nell'ambito sessuale. Aveva imparato a conoscere ogni sfumatura dei maschi, dalle loro voglie alle loro fantasie. Non fu quindi sorpresa della reazione di Leonard quando accolse la sua eccitazione nella sua bocca. Lo sentiva sospirare, respirare rumorosamente. Quella era decisamente la più dolce delle torture, soprattutto per un uomo come lui.

Si lasciò coccolare lì dove aveva più bisogno, facendo ben attenzione a contenersi. Non voleva che tutto finisse in quel modo, aveva bisogno di lei anche in un altro senso. Voleva sentirla aderire al suo corpo, entrare dentro di lei e renderla finalmente sua. La fece rialzare, guardandola in viso. Le gote ancora più arrossate la rendevano tremendamente seducente, come mai in quel momento.

"Ho fatto qualcosa di sbagliato?" Osò chiedere la donna, strabuzzando gli occhi.

Leonard scosse la testa. "Assolutamente no. E solo che non volevo sentirti in quel modo. Ho bisogno di te, non solo della tua bocca. Per me sei una donna, non una prostituta." Le disse, facendole cadere il vestito, che l'avvolgeva, a terra.

Quasi nuda, sotto il suo sguardo, la prima reazione che ebbe Raissa fu quella di coprirsi. Ma proprio quando stava chiudendo le braccia, la mano di Leonard afferrò la sua, stringendola. "Non devi nasconderti. Abbiamo dormito una notte abbracciati. Pensi che non ne abbia approfittato per spogliarti con lo sguardo?" Scherzò lui, donandole un'espressione da simpatica canaglia.

Ripresasi dal suo momento di iniziale disagio, Raissa li diede una gomitata, facendolo ridere. "Sei terribile!"

"Diciamo che ti ho tolto innocentemente i vestiti." Facendosi più serio, Leonard fece scivolare una sua mano sul suo petto, tracciando con l'indice una linea immaginaria che partiva dal collo al profondo scollo del busto color carne, stretto e basso fino all'inizio delle cosce. Gesto che fece sospirare la donna. "Ora intendo farlo veramente." Le annunciò, dedicandosi a liberarla anche dall'ultimo indumento.

Ammirò ogni centimetro di quella pelle, prendendosi il giusto tempo. La tonalità di porcellana richiamava, come un eco di voci lontane, i ghiacciai e la neve della sua terra fredda. Sotto il suo strato morbido e setoso, però, vi era calore. Un fuoco che partiva dal petto e si espandeva in tutto il corpo, bruciandola di una passione rovente che, a stretto contatto, contaminava anche lui. E Leonard non chiedeva che quello.

Catturò nuovamente le sue labbra carnose, facendo scorrere le mani lungo le sue gambe, partendo dai piedi e arrivando a sfiorare i peli pubici della donna. Un boschetto che racchiudeva il frutto più proibito per un uomo.

Raissa tenne lo sguardo fisso negli occhi di Leonard, dove si specchiò. L'uomo la trattò con ogni cura e riguardo, facendola sentire più volte a disagio, ma indubbiamente, la donna più bella del mondo. Non era abituata alla gentilezza, a uomini che si soffermavano ad ammirare la donna che avevano davanti. Padrona di quello che era stato il suo mestiere, era sempre stata la rapidità. Nei rapporti, negli incontri. Solo con Samuel si era sentita veramente voluta e poi il suo cuore ha scelto da sé. Il destino e il Dio, che tante volte aveva pregato, sembravano darle una seconda possibilità. Sembravano urlare, in coro: ecco, dolce e sofferente ragazza, ti doniamo Leonard perché tu possa tornare di nuovo ad amare. Ti doniamo questo ragazzo per far battere di nuovo il tuo cuore. Una lacrima scivolò dal suo occhio sinistro. Non avrebbe mai smesso di ringraziare il suo strano e contorto destino.

Con la stessa rapidità su cui l'aveva messa sul pianoforte, Leonard la prese in braccio, adagiandola sul tappeto davanti al camino spento. Si prese del tempo per assaggiare quel corpo che, sotto di lui, veniva scosso da brividi di piacere. Il desiderio tornò a bussare prepotentemente tra loro. Leonard si posizionò tra le gambe della russa, senza mai staccare gli occhi dal suo viso. Voleva imprimere nella memoria ogni secondo, ogni minuto, ogni istante, di quel momento.

Raissa lo avvicinò di più a sé, passando una mano tra i suoi capelli e baciandolo con passione. Come a rivelargli di essere finalmente pronta per lui, pronta per essere amata dopo un'eternità passata nella sofferenza. Nell'attimo in cui Leonard entrò dentro di lei, Raissa sentì, nell'intrusione dell'uomo, un senso di completezza. Tra i sospiri e i suoi gemiti, ritrovò la voglia di vivere e di credere ancora nella speranza. I loro corpi uniti sarebbero stati l'emblema che avrebbe affibbiato a quella parola, che avrebbe impresso nel cuore come il più dolce degli insegnamenti della vita.

Le spinte si facevano sempre più ritmiche e riusciva a sentirlo fino in fondo. Emise un lamento strozzato, mordendogli una spalla con fare dispettoso. Non voleva che smettesse di muoversi, voleva semplicemente di più.

"Sei dispettosa." Commentò maliziosamente lui, ammirando i denti della donna affondare sempre di più nella sua pelle.

Raissa sostituì ben presto i denti con la punta della lingua, soffocando i gemiti. "Non fermarti." Sussurrò nel suo orecchio.

"Non ne avevo intenzione." Le rispose lui, affondando ancora nel suo corpo. Si sentiva risucchiato da lei come una voragine, da quella deliziosa carne che l'avvolgeva. Intrecciò le sue mani a quelle della donna, posandole a terra.

La sua pelle aveva un buon profumo e quei seni che strusciavano contro il suo petto, erano inviti che nessun uomo sano di mente poteva rifiutare. Ne catturò uno, ricambiandole il morso di prima. La fece urlare appena, divertendosi per la sua reazione. Raissa, infatti, lo fulminò con lo sguardo, lasciandosi travolgere dal piacere che l'avvolgeva. "Me la paghi, sappilo."

Leonard le riservò un'occhiata di sfida. "E come?"

Raissa si passò la punta della lingua sulle labbra. "Così." Facendo forza sulle loro mani intrecciate, la donna si spinse verso destra, trascinando l'uomo con sé e ribaltando le posizioni. Ora era lei al comando.

Leonard si era lasciato piacevolmente trascinare, anche perché se si fosse impuntato, difficilmente la donna sarebbe riuscita a sovrastarlo. Da quella prospettiva, però, godeva di un ottimo panorama. "Devo ricordarmi di non mettermi mai contro di te."

"Impari in fretta, soldato." Rispose la donna, chinandosi a baciare le sue labbra, impartendo un movimento rapido e impaziente. Voleva sentirsi finalmente sazia del desiderio che la stava consumando, della passione che stavano condividendo tramite i loro corpi e i loro cuori.

Sentendosi arrivare all'apice del piacere, Leonard spinse con delicatezza la donna di lato, in modo da evitare di rimanerle dentro. L'ultima cosa che voleva era regalarle una gravidanza indesiderata, soprattutto in un periodo come quello.

Con il cuore a mille come se avessero fatto il giro dell'intera Riverdale a piedi, si scambiarono uno sguardo, entrambi completi di ogni sensazione. La tirò nuovamente a sé, facendole adagiare il capo sul suo petto. La donna glielo baciò ancora con devozione, dando uno sguardo fuori alla finestra.

Il buio aveva avvolto Golden Falls, rendendo la residenza ancora più bella. Piccoli fiocchi di neve continuavano a scendere dal cielo, unendosi a piccole montagne di neve create attorno alla dimora. Le mura si scaldarono grazie ad un fuoco alto che aveva acceso Leonard stesso. Rivestitosi solo di pantaloni e camicia, aveva lasciato la giacca sulle spalle di Raissa, era uscito per prelevare dei ciocchi di legna per il fuoco. Il piccolo salotto aveva un'aria decisamente diversa e il calore tornò ad avvolgere gli abitanti momentanei di quell'abitazione.

La donna sorrise nel vedere l'uomo così sereno, intento a canticchiare e ad alimentare il fuoco. "Spero che rimanga sempre così." Disse, pensierosa e assente con la testa.

Leonard alzò il viso verso di lei, sfregandosi le mani accanto al fuoco per scaldarsi. "Così come?"

"Tu che spacchi legna e alimenti un fuoco, ed io che sto qui a guardarti." E tu che mi guardi sempre con gli occhi dell'amore, impedendo alla vita militare di cambiarti. La sua bocca, però, si era fermata molto prima. Non riusciva ancora ad esprimere veramente ciò che sentiva.

Leonard la raggiunse con pochi passi, guardandola con fare divertito. "Io la vedrei meglio con io che faccio la vita da taglialegna e tu che cucini qualcosa di appetitoso per me."

Raissa rise, immaginandosi quasi nella scena. "Hai fame?"

"Per il momento sono sazio." Le depositò un bacio sulle labbra prima di attirarla al suo petto.

La russa memorizzò i battiti del suo cuore, chiudendo gli occhi per godersi quel momento. Dentro di lei iniziava a farsi strada l'idea che niente sarebbe rimasto così per sempre e che, allo scadere della licenza, Leonard sarebbe tornato a New York e lei sarebbe rimasta lì. Quella grande casa le faceva già paura.

"L'idea di star sola mi terrorizza." Rivelò lei, lasciandosi cullare dalle sue braccia.

"Non devi. È una tua scelta se trasferirti qui o restare nella casa dei miei genitori."

"Lo preferirei. Almeno quando non sei qui."

"Allora verremo qui sono quando sarò nuovamente in licenza." Decretò Leonard, guardando fuori dalla finestra. Neanche lui sapeva quando ciò sarebbe successo di nuovo. Forse avrebbe dovuto aspettare un mese o due, ma ora aveva un motivo più che valido per restare vivo, a parte la sua famiglia.

"D'accordo." Raissa riaprì gli occhi, guardando il punto buio fuori dalla finestra accanto a loro. Cercò di entrare nei pensieri di Leonard, senza riuscirci. Non voleva pensare a quando sarebbe ripartito, non voleva chiedergli fra quanto sarebbe accaduto. Non appena avrebbe avuto una nuova licenza l'avrebbe atteso sulla soglia di quella villa, avrebbero fatto l'amore sul pianoforte e avrebbero acceso un nuovo fuoco insieme. Quelle mura sarebbero state vive solo con loro. "Sai che ci vedrei bene qui fuori, in primavera?"

Risvegliatosi dai pensieri che lo portavano lontano da lì, Leonard la guardò, curioso su ciò che passava per quella testolina bruna. "No. Cosa?"

"Una vigna. Una vigna per coltivare l'uva e farne un buon vino."

"Ne sai qualcosa?"

"No, ma mi piacerebbe imparare. Darmi da fare insomma. Non ho l'ambizione di fare la Signora, ma di essere una donna moderna e con una testa fatta per pensare e non per decoro personale." Rispose Raissa, gustandosi la sua reazione non molto sorpresa.

Leonard rise appena, annuendo. "Sì, è proprio da te."

"Che vuoi dire?"

"Quello che ho detto." Allontanandosi di poco da lei, tornò vicino al camino per darsi un'ultima scaldata. "Ti va di dormire nel tuo nuovo letto?"

"Solo se mi prometti di non andartene, come un ladro, all'alba." Ribatté lei, raggiungendolo e lasciandosi avvolgere dal calore del fuoco.

Leonard scosse la testa. "Puoi stare certa di trovarmi al tuo fianco domani."

Raissa annuì, dirigendosi a lunghi passi verso l'uscio della porta, che conduceva direttamente nella hall e davanti alle scale. Le luci accese illuminavano le pareti, dando maggiore bellezza all'arredamento. "Bene, soldato. È giunto il momento di vedere quanto è agile."

"Nel senso?" L'occhiata della donna non prometteva nulla di buono.

Pochi secondi dopo, la russa si umettò le labbra con la punta della lingua, scappando su per le scale. "Se mi prendi prima che arrivo a letto ti do un premio."

"Hey, tu! Non vale!" Urlò lui di rimando. Ottenendo solo una risata serena e cristallina, Leonard raggiunse le scale con grandi falcate. "Raissa, torna qui!" Alla fine, dovette arrendersi ad avere già perso, quando la trovò tutta gongolante sotto le coperte del letto a baldacchino della camera da letto.

Lui si vendicò facendole il solletico, tenendola ben imprigionata sotto di lui. Non ci volle poi molto prima che lo scherzo si trasformasse in malizia e la malizia nel desiderio di ritrovarsi ancora uniti.

Una vocina, nella mente di entrambi, li consigliò di amarsi ora che erano lì, soli. Ora che erano giovani e pieni di vita. Ora che la guerra era lontana. Ora che entrambi erano vivi. Ora che entrambi potevano amarsi.




Wolf's note:

Sempre con ritardo ma con tanto affetto, followers, eccovi a voi il nuovissimo capitolo! A maggior ragione, ci terrei ad aprire le note finali dandovi un piccolo annuncio: dalla prossima settimana, i capitoli verranno pubblicati di Mercoledì, anziché di Martedì. Questo perché il Martedì sono tutta un corri corri e arrivo la sera che sono tremendamente stanca e quindi mi trovo impossibilitata ad aggiornare.

Quindi... il capitolo 20 della storia verrà pubblicato Mercoledì 19 Dicembre. Anche perché, la settimana prossima ancora, sarà Natale e capiterà proprio di Martedì. Quindi il cambiamento di giorno era pressoché inevitabile.

Vi anticipo già da ora che se qui siete stati rilassati, al caldo davanti al camino di Golden Falls.. nel prossimo capitolo non sarà così. Ritroveremo una Amelia sempre più indecisa sul da farsi, pensierosa circa i dubbi di mrs. Ferrars e ritroveremo anche l'ormai tenente colonnello Cameron. Vi anticipo anche che la situazione non sarà delle migliori.... *musica di suspance*. Curiosi? Non vi resta che attendere la settimana prossima.

Ci tengo a ringraziare ogni lettore che è arrivato fino a qui, che si è appassionato alla storia e che continua a seguirla. Un bacio grande a tutti voi! <3

A tal proposito vi consiglio di "seguire" o mettere un "like" alla mia pagina facebook dedicata alle mie storie. Lì potete trovare foto, link, quote sulle mie storie da condividere, booktrailer, avvisi e quant'altro. Le memorie di Wolfqueens Roarlion, link cliccabile dalla mia pagina d'autore qui su Wattpad.

Cuoricini a parte per i nostri Leonaissa! Vi mando un grande abbraccio e vi do appuntamento alla prossima settimana.

Un abbraccio,

Wolfqueens Roarlion.

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